Titolo originale | Zamani baraye doost dashtan |
Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Iran |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Ebrahim Forouzeh |
Attori | Mohsen Tanabandeh, Negin Sedgh-Gouya, Ali Shadman, Behnaz Jafari, Reza Shamsaie Mehrab Rezaie, Alireza Mozaffari. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 25 gennaio 2010
Babak, un bambino disabile figlio di genitori benestanti, è il "cocco" di casa. Quando nasce suo fratello Afshin, però, il piccolo viene segregato per evitare qualsiasi imbarazzo al fratello minore Il film è stato premiato al Festival di Giffoni,
CONSIGLIATO SÌ
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Babak è handicappato, condizione difficile da sostenere in qualsiasi paese e particolarmente in Iran dove il pregiudizio sociale colpisce forte e senza fare sconti. È questo il caso di Babak, il cui padre si vergogna profondamente di portare in giro un figlio incapace di controllare correttamente qualsiasi movimento muscolare e la cui madre è vittima inerme del dominio del marito.
Con la scusa di proteggere il loro secondo genito (sano) dai pregiudizi e le situazioni imbarazzanti in cui potrebbe ficcarlo il fratello handicappato il padre da prima sceglie di abbandonarlo (ma la moglie ha un sussulto di umanità) e poi opta per la reclusione, tentando di far dimenticare al mondo l'esistenza di quella disgrazia.
Non risparmia stoccate alla sua società Ebrahim Forouzesh. I genitori di Babak oscillano tra il patetico, l'esecrabile e il semplicemente condannabile ogni qualvolta la malattia del figlio li pone a contatto con i cortocircuiti tra il loro dovere parentale e gli ideali sociali di una società e uno stato inesistenti (se si eccettua la maestra). E nonostante un finale che sembra contraddire tutto questo, lo stesso la sensazione con cui si rimane è che la chiusura più corretta e reale sarebbe un'altra.
Ma A time to love è anche un melodramma classico, classicissimo, quasi matarazziano nel suo individuare una figura (il bambino handicappato e quindi il diverso) come collettore di tutte le disgrazie per motivazioni che sono intrinseche alla sua natura e nel suo orchestrare la storia in 3 tempi: esposizione del problema, tentativi di rimedio disumani, vero snodo del film.
Non ci sono grigi nel film solo ribaltamenti di fronte, si passa dal male assoluto al bene assoluto cercando (e trovando) a tutti i costi la lacrima dello spettatore nel finale.
A time to love però non è ricattatorio, solo classicamente melodrammatico, qualcosa che non si vedeva da tempo.