Anno | 2005 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Bruno Dumont |
Attori | Samuel Boidin, Adélaïde Leroux, Inge Decaesteker, Patrice Venant, Henri Cretel Jean-Marie Bruveart, David Poulain, David Legay. |
MYmonetro | 2,67 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento domenica 18 ottobre 2009
Bruno Dumont ci offre un film liberato dagli intellettualismi che avevano appesantito le sue due ultime opere. La sua è un'umanità amorale in cerca inconsapevole di un senso della vita. Il film è stato premiato al Festival di Cannes,
CONSIGLIATO NÌ
|
Le Fiandre. La campagna in cui vivono la giovane Barbe e Demester, un piccolo allevatore che ha con lei rapporti sessuali senza amore. Demester parte per il servizio militare in un paese del medioriente. Qui conoscerà la brutalità della guerra e la bestialità dello stupro. Vedrà morire alcuni dei suoi compagni e abbandonerà a se stesso quello che ha messo incinta Barbe che, nel frattempo, è affetta da disturbi psichici.
Bruno Dumont torna ai suoi luoghi desolati persi nella campagna ma questa volta, bisogna riconoscerglielo, lo fa senza quella sufficienza e compiacimento pseudointellettualistici che avevano caratterizzato L'Humanité (caricato di premi immeritati a Cannes) e 29 Palms. È quasi un ritorno alle origini di La vie de Jesus questo affondare lo sguardo nel vuoto morale e materiale della campagna profonda in cui il sesso perde qualsiasi connotato di relazione fra esseri umani e dove il tempo scorre sempre uguale a se stesso mentre la mente giace in un cono d'ombra. Sarà, per assurdo, il conflitto armato raccontato senza false retoriche ad aprire (forse) una nuova prospettiva al protagonista maschile. Ancora una volta solo chi cade può risorgere.
Più che psicologie e dialoghi, quasi inesistenti, contano i paesaggi, la loro materialità (i campi, la neve e il fango delle Fiandre; le rocce, i canyon, la polvere del deserto), che traducono a meraviglia l'interiorità di questi personaggi quasi animali, al di qua di ogni morale. C'è di mezzo una guerra imprecisata in Medio Oriente che cambierà per sempre la vita di un gruppo di ragazzotti di provincia. [...] Vai alla recensione »
Che rapporto c'è tra barbarie e moralità? Secondo Bruno Dumont è morale mostrare la barbarie della guerra per riattivare nello spettatore l'indignazione anestetizzata dalla tv, che la guerra — quella vera — si guarda bene dal farla vedere. Il regista dei controverso (e premiato) L 'Humanité, al contrario, la esibisce nel suo aspetto più crudo, sinistro, bestiale.
Due scene orribili in Flandres (Fiandre) di Bruno Dumont, in concorso al Festival. Una pattuglia di soldati bianchi prende un cecchino che sparava loro addosso; è una donna, le strappano i vestiti, la violentano a turno in silenzio. Più tardi vengono fatti prigionieri da amici della donna. Uno dei soldati subisce la mutilazione dei genitali, urla di dolore, si regge il ventre con le mani, viene trascinato [...] Vai alla recensione »
Ieri al Festival di Cannes la globalizzazione è stata raccontata in lungo e in largo: da Babel di Inàrritu, in chiave di molteplici disgrazie personali, riflesso degli attriti politici mondiali; da Flandres («Fiandre») di Bruno Dumont, con attenzione per le conseguenze della operazioni militari su chi deve parteciparvi. Con L'umanità Dumont aveva vinto il Gran premio della giuria e due premi d'interpretazio [...] Vai alla recensione »