Anno | 2006 |
Genere | Thriller |
Produzione | Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Jérôme Salle |
Attori | Sophie Marceau, Yvan Attal, Sami Frey . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
CONSIGLIATO SÌ
|
Anthony Zimmer è un noto criminale esperto nel riciclaggio di denaro sporco e nel traffico di droga. Ricercato dalla polizia internazionale e dalla mafia russa, Zimmer si è sottoposto ad un grosso intervento di chirurgia estetica per modificare radicalmente i tratti del volto e la tonalità della voce, così che adesso nessuno sa più che aspetto abbia. L'unico modo per rintracciarlo è attraverso gli spostamenti della compagna Chiara Manzoni, la quale, tuttavia, viene avvertita del pedinamento e invitata da Zimmer ad avvicinarsi a un uomo qualunque per sviare le ricerche della polizia. Salita sul primo treno per la Costa Azzurra, Chiara decide così di sedersi vicino a un tranquillo passeggero appassionato di romanzi polizieschi: François Taillandier.
L'eredità di Hitchcock è un patrimonio immaginario incommensurabile e sono molti i registi che vogliono mettervi le mani. Unica controindicazione nel maneggiare tale ricchezza è data da quella sorta di maledizione che spinge a creare emanazioni fantasmatiche delle sue opere (Brian De Palma), quando non addirittura vere e proprie copie conformi (lo Psycho di Gus Van Sant).
Con Anthony Zimmer, l'esordiente Jérome Salle lavora in modo altrettanto scoperto rispetto ai suoi colleghi americani con l'enciclopedia hitchcockiana, convertendo tuttavia il peso dell'eredità nella leggerezza di un gioco di citazioni e di rimandi intertestuali. Il riferimento principale è in questo caso Intrigo internazionale, con il personaggio di François Taillandier/Yvan Attal che sta a quello di Roger Thornhill/Cary Grant come il misterioso Anthony Zimmer sta alla figura di Mister Kaplan. Presenza incombente ma incorporea, continuamente sullo sfondo ma mai realmente visibile, Anthony Zimmer è il MacGuffin che inaugura il détournement, il punto di svolta straordinario nella vita ordinaria del mite Taillandier. Se a questa matrice a intreccio fra love story e spy story si aggiungono alcuni dettagli iconografici - come la somiglianza fra la villa d'architettura razionalista di Zimmer e quella di Philip Vandamme a Mount Rushmore nell'Intrigo hitchcockiano, oppure i lussuosi alberghi di Cannes come rimando diretto a un'altra celebre collaborazione fra Hitchcock e Cary Grant, Caccia al ladro - si capisce come l'intento dell'operazione di Salle sia principalmente allusivo e referenziale. E tuttavia, Anthony Zimmer non procede solo per procura o per rimandi ludico-cinefili, ma costruisce un regime di incertezza capace di mantenere una tensione continua, senza cadute né dilatazioni. Anche il twist finale, che senza dubbio deve più alla moda delle chiusure ad effetto del cinema contemporaneo americano che non alla raffinatezza stilistica di Hitchcock, risulta comunque tanto poco coerente quanto gustoso.
Nel comporre questo puzzle dell'immaginario hitchcockiano, poco importa infatti se qualche pezzo è mancante e se la figura risulta visibile soltanto a debita distanza. L'importante è solo che ci si diverta a giocare con gli incastri.