
Sino al 31 luglio l'Istituto Luce Cinecittà e la Film Society del Lincoln Center propongono a New York la retrospettiva di tutti i film del regista.
di Pino Farinotti
Sino al 31 luglio, l'Istituto Luce Cinecittà, insieme alla Film Society del Lincoln Center, propone a New York la retrospettiva di tutti i film di Luchino Visconti, arricchita dai restauri di Ossessione, di Morte a Venezia e di Ludwig. Poi la rassegna andrà in tour in tutto il Nordamerica (da Toronto a Washington, da Houston a Chicago). A Visconti (1906-1976) non è mai stata dedicata tanta attenzione. I media americani, a cominciare dal New York Times ne hanno approfondito tutti i registri, compreso quello politico. Dopo aver dedicato un editoriale a tutti i film in programma, cogliendo la sensibilità storica e l'attitudine letteraria di Visconti, il Times ha rilevato che in altri tempi, un artista come l'italiano non avrebbe trovato cittadinanza negli USA, perché avrebbe avuto un nemico implacabile in Egdar Hoover l'ultrapotente capo dell'FBI, che era ossessionato dai comunisti, veri o presunti, tanto da controllare centinaia di intellettuali e autori, come Hemingway, che aveva partecipato alla guerra di Spagna dalla parte dei repubblicani, o Chaplin che considerava un sovversivo, persino i Beatles, e non si sa bene perché. Con Visconti Hoover sarebbe andato sul sicuro, perché il regista, comunista lo era davvero.
In questa epoca senza Hoover, Visconti è un magnifico modello di fascino, perfetto per gli americani, sempre pronti ad inchinarsi a una cultura straniera superiore. Il Visconti comunista viene inteso come un paradosso nobile e suggestivo che la retrospettiva lo ha approfondito.
Il padre era il duca Giuseppe Viscontidi Modrone, sua madre Carla Erba, titolare della più importante casa farmaceutica italiana. Tanto denaro dunque. E tanto prestigio: quel ramo visconteo è cospicuo, si risale, per esempio, a Francesco Bernardino, il leggendario Innominato di Alessandro Manzoni.
Decisivi sono gli anni trenta che vedono Luchino a Parigi. In un momento ardente di quella città, che si identifica col Fronte Popolare, un tentativo di governo comunista. In chiave artistica il "Fronte" rappresenta uno dei momenti più alti del novecento. La cultura marxista respirata a Parigi, sarebbe stata per Visconti un imprinting per tutto il suo percorso artistico e personale. La collaborazione col maestro massimo Renoir ebbe uno sviluppo non banale, perché tornato in Italia, nel '42 il regista diresse Ossessione, uno dei più grandi film italiani, di sempre.