Les rencontres d'après minuit |
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Un film di Yann Gonzalez.
Con Alain-Fabien Delon, Julie Brémond, Pierre-Vincent Chapus, Frédéric Bayer Azem, Louis-Orfeo Marin, Kate Moran, Dominique Bettenfeld.
continua»
Drammatico,
- Francia 2013.
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ambizioso quanto vacuo trashmovie profamiliaredi no_dataFeedback: 255 | altri commenti e recensioni di no_data |
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lunedì 16 settembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film si presenta come un dramma psicologico in chiave kitsch che spesso cade in una volgare banalità diventando un trash movie che vorrebbe provocare ma finisce per far ridere: si ride però del film, non nel film, complice l'ingenuità del regista e le sue cadute di stile. I personaggi sono: “lo stallone”: un sedicente poeta che a tredici anni ha visto crescere enormemente le dimensioni del proprio membro e ha dovuto cessare con la scrittura per dedicarsi a esso e rappresenterebbe, col suo enorme finto fallo moscio, in assenza di un dio o di un sistema di valori, una specie di divinità, un garante, un totem intorno al quale raccogliersi per l'orgia; “l'adolescente”: un ragazzino che è scappato di casa senza un soldo e una meta per andare a letto con chiunque dormendo ogni sera in un letto diverso in un'esistenza casuale in balìa del caso; una governante trans che si identifica con la propria volgarità verbale; “la cagna”: una ninfomane che dichiara subito i propri intenti in un'assenza totale di desiderio altrui e che è solo una donna che ha paura di invecchiare e desidera la madre; la coppia di giovani eterni innamorati che ospitano a casa propria il ritrovo orgiastico sono una bellissima e banalissima stanca coppia il cui amore è solo una maschera della paura del mondo vestita di gelosia, rimandi ai film horror nella loro storia personale stanno a significarne l'immaturità; “La star”è una donna attempata che non vuole essere vista e non vuole istericamente sapere nulla dei suoi compagni di piacere. Lacan diceva che "non esiste rapporto sessuale"e questo film lo prende alla lettera: sembra che ognuno sia interessato solo a godere il più possibile in un'impossibile godere, non importa con chi, prendendo senza mediare la propria fantasia quel che c'è, senza vero desiderio dell'”Altro”. Magicamente però le coppie o i terzetti si formano lo stesso e si può così dare inizio all'orgia riappacificante.
La morte è mascherata narcisisticamente con uno specchio oltre il quale non c'è nulla. C'è quindi un ritorno incessante alla madre-origine senza più nemmeno mezzo Edipo in un'eterna ripetizione dell'uguale interrotto da "piccole morti" allo specchio. Il regista fatica a gestire tanta “carne al fuoco” in questa operazione presuntuosa e soprattutto costosa: la fotografia, le scene, i costumi, la recitazione sono di buon livello a significare che il budget per la realizzazione è stato alto. C'è da chiedersi se un film così non sia la rappresentazione dell'attuale società occidentale: narcisistica, edonistica e tardoadolescenziale, la quale desidera celebrare sé stessa e la risposta, confermata dalla vittoria al Milano film festival, potrebbe purtroppo essere positiva.
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