Clockers

Un film di Spike Lee. Con Harvey Keitel, John Turturro, Mekhi Phifer, Isaiah Washington, Keith David.
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Drammatico, durata 139 min. - USA 1995. - UIP - United International Pictures uscita venerdì 20 ottobre 1995. MYMONETRO Clockers * * * - - valutazione media: 3,26 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Scene Crime Valutazione 3 stelle su cinque

di gianmarco.diroma


Feedback: 7173 | altri commenti e recensioni di gianmarco.diroma
mercoledì 16 febbraio 2011

"Scene crime": scena del crimine. "Do not cross": non oltrepassare. Clockers (che significa spacciatori) si muove all'interno non di una singola scena del crimine, ma all'interno di una lunga carrellata di scene del crimine (quelle dei titoli di testa) che fanno da cornice al mondo del ghetto in cui il giovane Strike vive e spaccia. C'è una linea di confine che Spike Lee chiede di oltrepassare ai suoi spettatori: una linea di confine rappresentata da quel nastro giallo con su scritto "Scene crime/ do not cross". Il perimetro definito da quel nastro è un mondo dominato dalla violenza (chi è il rapper più cattivo?), da macchie di sangue sulle strade, di esistenze spezzate dall'uso e abuso di droghe pesanti da una parte e dallo spaccio di queste ultime dall'altra. Spike Lee è in grado di raccontare con grande abilità certi momenti clou del mondo dello spaccio (il gioco dei segni tra Strike e i suoi compagni/colleghi), sa dare respiro epico alla scena di un bambino che si accinge ad uccidere per la prima volta, si sofferma sul cinismo dei poliziotti, costretti ad irridere morte e cadaveri per non essere sopraffatti da un senso di orrore, e ci racconta di un mondo minato dall'Aids quando meno te lo aspetti. Spike Lee ci racconta questa storia come se fosse un testimone del ghetto, uno che il ghetto lo conosce e lo frequenta. E ce lo racconta dal di dentro (non è certo un caso che si sia ritagliato una parte proprio come curioso/testimone delle scene del crimine all'inizio ed alla fine del film). Una grande colonna sonora che rende sopportabile tanta violenza. Dialoghi al vetriolo. Una fotografia supersatura. Colori forti. E il rosso che domina incontrastato: il rosso del sangue, il rosso che Strike indossa, il rosso che Strike vomita a causa di litri e litri di bevande al cioccolato al posto di inarrestabili sigarette. Ci sono le madri sole e coraggiose: i padri che mancano o sbandano (come Victor, il fratello del protagonista, distrutto dal troppo lavoro). C'è un senso della colpa e del peccato che compare a sprazzi ma che la logica del ghetto ingoia e rigurgita sotto forma di violenza e spacconeria. Strike alla fine riuscirà a redimersi: ma quanti invece rimarranno schiavi di questo girone infernale in cui lo spreco di esistenze umane è all'ordine del giorno? 

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