Solitudine 1: essere anziani è cercare ad ogni costo l’oblio, fare del sonno che sfugge il vuoto rifugio che tutto assorbe come un buco nero; da 1 a 10 la vita è diventata il minimo, non servono medici che curino ma farmaci che riattivino quella parte di vita che apparentemente è sospensione della vita e di notte rende insensibili alle insidie quotidiane. Non serve una psicoterapeuta piuttosto bruttina ed attempata, non servono i suoi abbracci professionali e la sua persuasività serena e inutilmente rassicurante. Non serve ripercorrere il passato alla ricerca di un baleno di luce ormai dimenticato che riaccenda il presente. Meglio scomparire senza lasciare traccia.
Armonia 1 ed Armonia 2 hanno visto e vissuto tanto, hanno costellato la loro esistenza comune di viaggi, di esperienze ardite, pascendosi di tutte le possibilità che la gioventù offre a chi non vi pone ostacoli. Come Tom e Jerry sono diversi, magari sono sopravvissuti a contrasti e scontri ma ogni volta si sono ritrovati più forti come coppia, lei esploratrice della mente, lui indagatore del sottosuolo; lei, su una spiaggia, vorrebbe stare con le spalle alla scogliera e vedere il mare, lui stare con le spalle al mare e contemplare le rocce scoscese, ma la incombente vecchiaia ne ha consolidato il rapporto dialettico insieme ai punti di vista ed agli interessi convergenti, come la coltivazione dell’orto. Armonia 1 ed Armonia 2 sono due persone qualsiasi alle soglie della vecchiaia, lei bruttina con un gran doppio mento e denti cavallini e lui un po’ dimesso, dalla barba non curata, una leggera pancetta. Poco dotati fisicamente ma molto legati dalla facilità di comunicazione, di dialogo, da un amore ormai stemperato dagli anni ma sostenuto da una propulsiva vitalità a prova di infelicità ed immune (o quasi) agli stimoli negativi che li bombardano quotidianamente. Sono il sole avviato ad affievolirsi ma che ancora dà luce ai satelliti ormai pressoché spenti, freddi, mondi provati dalla solitudine che girano intorno alle loro vite per succhiarne calore.
Armonia 3 è giovane, è indipendente, si nutre del piacere di aiutare professionalmente gli indigenti, e partecipa alla ricchezza di interazione con la famiglia, ne condivide lo slancio vitale, trova una compagna che è ben felice di inserirsi in questo circolo virtuoso.
Solitudine 2 annaspa nel fronteggiare le rughe che si moltiplicano, affoga nel vino il peso dei fallimenti, maschera di frenesia e di orpelli giovanilisti la propria barcollante esistenza di donna ancora piacente ed abbandonata, cerca un rapporto con un altro da sé che le faccia rivivere i momenti migliori, foss’anche un ragazzo che ha visto crescere, che renda più sabbioso il piano inclinato su cui sta scivolando, e non può fare a meno di alimentarsi dell’affetto energetico di chi è l’opposto di lei, al cui cospetto si traveste, straripa, mente, si ottunde con quel vino che altri tracannano con gioiosa sobrietà, varca i limiti verso una sgradita invadenza, combatte un strenua lotta con il silenzio.
Solitudine 3 era un bell’uomo, ridotto ormai a debordante contenitore di delusione, frustrazione professionale e di birra; ora cerca invano un contatto che dia un senso agli anni futuri, lo trova fugacemente negli scherzi infantili durante una partita a golf, si rifugia quando può nel suo antico caminetto umano, tenta senza successo approcci con chi sembra essere come lui, ma le sue evasioni durano fino a quando il treno lo rapisce per riportarlo al grigiore di tutti i giorni.
Solitudine 4ha“perso” un figlio che lo detesta e lo ha abbandonato, ma la sorte lo priva anche dell’ultimo anello che lo lega alla vita; resta solo nella casa spoglia, come spoglio ed insignificante è tutto l’insieme di gente e cose che circonda, la sua espressione è assente, la mente vaga lontano dalle parole di chi offre conforto, l’isola di dolore non ammette ospiti; ma a sua volta accetta l’ospitalità temporanea di chi ormai si è abituato al ruolo di dispensatore di calore umano.
Mentre le Armonie macinano gli anni arricchendosi dei propri reciproci stimoli e decisi a mantenere (per bontà? per buonismo?) con qualche fatica il loro sistema orbitante di dipendenze affettive, le Solitudini cercano di interagire fra di loro ma non comunicano; presenziano ma non v’è dinamica di rapporto; le parole, poche, sforzate, lente, s’infrangono contro il muro anelastico dell’altro. Ogni approccio s’involve ed implode, ogni ciambella lanciata per il (comune) salvataggio torna indietro come risacca; i volti sono cupi in contrasto con il vitale biancore di una orchidea in fiore. Ed alla fine prorompe il silenzio che fagocita le parole, le risate, i rumori circostanti che rimbalzano lontano.
Un altro anno è passato, un altro ancora è in corso e passerà, si alternano le stagioni; cambieranno i colori, le tonalità dei suoni. Ma il grigiore della solitudine è destinato a non avere sfumature, come non ne ha il silenzio.
Questa è, per come la vedo io, la descrizione del rapporto di Mike Leigh con la vecchiaia, attraverso la rappresentazione delle dinamiche di un gruppo di attempati uomini e donne appartenenti alla media borghesia inglese che si avvicinano all’ultima fase della vita. Per dare corpo ai vari personaggi nel modo più realistico, Leigh si avvale di un cast di attori dalla fisionomia di gente qualunque: niente divi magari attempati ma fascinosi, niente folte capigliature, ma doppi menti, canizie avanzata e radure sul cuoio capelluto, rughe e pance prominenti, il tutto fuso in una coralità ottimamente assortita. La vicenda, quasi tutta espressa a livello di movimenti psicologici, apparentemente verte sulla centralità della coppia Tom e Jerry verso cui tutti gli altri convergono, ma in realtà sono le figure disperate, le Solitudini a richiamare l’attenzione dello spettatore, soprattutto la Solitudine 2 che fa da elemento di collegamento tra i vari personaggi e cattura le maggiori sensazioni, di simpatia, di comprensione umana, di solidarietà, qualche volta di irritazione. Il film parte lentamente, forse con qualche pausa di troppo, ma recupera progressivamente per giungere ad un grande finale. Qualcuno ha scritto che è un film non di personaggi ma di persone. Concordo totalmente.
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