Il Primo dei Bugiardi

   
   
   

Geniale! Valutazione 5 stelle su cinque

di lordbertus


Feedback: 2871 | altri commenti e recensioni di lordbertus
mercoledì 18 agosto 2010

Ho letto diverse critiche che accusavano questo film di essere inconsistente, o di essere una commedia che non fa poi tanto ridere.

A costo di sembrare arrogante, penso che queste persone, per quanto esimi professionisti, si siano decisamente fermati all'apparenza. Penso che la genialità di questo film stia proprio nel trattare un argomento immenso con una leggerezza disarmante, offrendo infiniti spunti di riflessione senza annoiare.

La trama del film in fondo è semplice: in un mondo in cui la verità non è mai minacciata da bugie o da filtri (vedi "Thank you for smoking") non esistono la diffidenza ed il senso critico, ed è questo che fornisce al protagonista un potere illimitato. La sua capacità di mentire, di per sè, non varrebbe a nulla se non vivesse in un mondo in cui la gente crede a qualsiasi cosa egli dica. Queste persone, dal nostro punto di vista di spettatori, appaiono grette e ridicole, ma come facciamo a sapere di non essere nella stessa situazione?

Penso che il film non spinga tanto ad immedesimarsi nel protagonista, quanto invece nel resto della popolazione. Su quante, delle informazioni che ogni giorno riceviamo e assimiliamo, abbiamo una garanzia di veridicità? Dai politici agli amici, dalla tv a internet, a quante cose crediamo, senza poter sapere se siano bugie o meno? E nonostante questo, è inoppugnabile che queste informazioni condizionino continuamente la nostra vita, dalle piccole alle grandi scelte.

Ma allora, cosa è veramente reale? La denuncia del film, se così si può chiamare, sta proprio qui: nell'impossibilità o incapacità di provare la veridicità di un'informazione, ci basiamo più sulla credibilità del relatore o del mezzo di informazione, ma questa credibilità è un valore che noi stessi attribuiamo, è convenzionale e non reale. Questo genera un mostro spaventoso, crea cioè una situazione in cui "l'abito fa il monaco", in cui il modo ed i mezzi in cui un concetto viene comunicato (o impacchettato, a volte) diventano più importanti del concetto stesso, nello stabilirne la credibilità. Nel 1938 Orson Welles descrisse via radio un'invasione aliena in corso sulla Terra, provocando diversi suicidi e fenomeni di panico di massa. Nessuno ovviamente potè vedere alcuna astronave aliena, ma la gente vi credette ugualmente, semplicemente perchè lo aveva detto la radio. Oggi sappiamo che le crociate si combatterono per la ricchezza e le terre, ma tutti o quasi a quel tempo credettero che fossero guerre sante, che fosse la volontà di Dio, e che partecipandovi ci si potesse assicurare un posto in paradiso. Questa convinzione, per quanto palesemente in contrasto con la filosofia non violenta del cristianesimo, si reggeva unicamente sul fatto che lo aveva detto il Papa. E tanto bastò.

A tal proposito il film è caratterizzato da una ironica ma evidente polemica religiosa. In fin dei conti, ogni religione si basa sulla fede, cioè la capacità di accettare dogmaticamente concetti non spiegabili razionalmente nè tantomeno comprovabili. Bisogna accettare quello che i capi e i testi religiosi ci insegnano, senza passarlo al vaglio della ragione. In cosa, in questo senso, siamo diversi dai concittadini del protagonista? Anche noi ogni giorno concediamo la nostra fiducia ad altre persone, e così facendo concediamo loro anche il potere di condizionarci, ed è un potere enorme.

Penso che pur presentandosi come commedia, questo film offra una quantità ed una qualità di spunti di riflessione degna del miglior mattone cervellotico, e lo fa senza annoiare, ma anzi intrattenendo. Sarà un'ora e mezza della vostra vita assolutamente ben spesa, guardatelo.

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pjmix sabato 12 febbraio 2011
ottima recensione!
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Di recente ho visto il film e devo dire che condivido su tutta la tua linea; un film leggero, divertente, ma che invece di sfociare nel banale riesce a farti riflettere moltissimo. Mi permetterei di aggiungere un appunto sulla conclusione del film: c'è un chiaro invito a diffidare dal "monaco" ( per usare la tua metafora) e a vivere secondo le proprie leggi morali, non quelle degli altri. Conclusione fantastica e ricca di significato.

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