Nashville |
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Un film di Robert Altman.
Con Geraldine Chaplin, Karen Black, Keith Carradine, Gwen Welles.
continua»
Drammatico,
durata 159 min.
- USA 1975.
MYMONETRO
Nashville
valutazione media:
4,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nashvilledi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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giovedì 28 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lo svolgimento di un grande concerto a Nashville è il pretesto per raccontare, attraverso una miriade di personaggi singolari, uno spaccato di America con mirabile sarcasmo e perfidia. Ogni singolo individuo è lo specchio di qualche bassezza, di qualche mediocrità figlia della popolarità, del consumismo, del conformismo o del successo a tutti i costi. E così largo alla giornalista cretina (Geraldine Chaplin) che non "spettegola con la servitù" delle stelle dello spettacolo e che non trova di meglio da fare che andare ad organizzare servizi finto-poetici nelle discariche automobilistiche, alla moglie dell'impresario musicale che lo tradisce per un più giovane musicista country, alla ragazzina che, pur di poter stare a contatto con il "gotha" convenuto a Nashville, non fa nemmeno visita alla zia morente, alla ragazza stonata che, pur di godere del suo quarto d'ora di celebrità, accetta di umiliarsi denudandosi in un club in cui era stata assoldata per cantare, alla star della musica in preda a perenni crisi nervose, ad Haven, attempato cantante buonista e spocchioso che si candida a governatore dello Stato e, infine, al candidato presidente Hal Walker, che non compare mai sullo schermo ma che ci riempie le orecchie con i suoi messaggi registrati in cui riesce a parlare decine di minuti senza sosta e senza mai dire nulla. Il tutto affogato nella terribile monotonia della musica country, eseguita dagli stessi protagonisti, tanto popolare quanto piatta ed insignificante. I personaggi più azzeccati sono sicuramente Haven, Hal Walker e la giornalista, e la narrazione, sempre procedente su ritmi di evidente sarcasmo, si conclude in maniera spietata con la tragicità dell'evento finale, quando, nonostante tutto, lo show deve andare avanti, e lo fa lasciando che ciò che è precedentemente accaduto sia dimenticato da coloro che assistono grazie all'esibizione di un'aspirante star di quart'ordine, la quale, incurante del dramma, intona un quantomai drammatico e stucchevole "Don't worry". Ritratto cinico e spietato di una certa America (e non solo), quello di Altman è un grandissimo film che, trentacinque anni dopo, non ha ancora perso tutta la sua attualità e vedibilità.
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