Il tempo, inteso come dimensione spaziale, si ferma nella pellicola di Olmi per regalare allo spettatore immagini di rara purezza. Un film fatto di sguardi, di tensioni emotive che riescono a superare le difficoltà di comprensione linguistica e generazionale tra i due protagonisti (il vecchio e il giovane). Uno studia economia, l'altro legge "Cuore" di De Amicis, ma giocano a dama insieme e si divertono sugli sci a rincorrere una lepre selvatica. Durante una notte di tempesta, i due si rifugiano nella chiesetta accanto alle baracche ed il vecchio guardiano si prende cura del suo giovane compagno come un padre farebbe con suo figlio: qui il senso di umanità di Olmi si fonde con la carità e l'amore fraterno che scaturiscono dalla sua profonda fede cristiana. Tutto il cinema di Olmi (quello che poi saprà magistralmente produrre) è già presente in questo lungometraggio. Il bianco e nero della pellicola ne accentua i contrasti, sottolineati dalla colonna sonora che mescola melodie popolari con il rock di Celentano. I particolari sugli oggetti di uso quotidiano del vecchio guardiano, rimandano ad immagini antiche come l'uomo, fuori dal tempo presente, che, appunto, si è fermato.
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