La casa dalle finestre che ridono |
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Un film di Pupi Avati.
Con Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Giulio Pizzirani, Francesca Marciano.
continua»
Giallo,
durata 110 min.
- Italia 1976.
MYMONETRO
La casa dalle finestre che ridono
valutazione media:
3,86
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La brughiera Ferraresedi JonnyLoganFeedback: 24009 | altri commenti e recensioni di JonnyLogan |
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martedì 9 aprile 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Abbandonate per una prima, ma non ultima volta, le sue ambientazioni Bolognesi Avati riesce a sfornare una pellicola fra le migliori del suo repertorio ma che s’incastona alla perfezione nel filone dei suoi ricordi d’infanzia per quanto con una deriva horror - thriller impreziosita dalla colonna sonora firmata da Amedeo Tommasi, capace di sottolineare ogni momento della pellicola fino a far sobbalzare lo spettatore sul proprio posto.
Basandosi su un’esperienza d’infanzia, il ritrovamento di un cadavere di donna all’interno della tomba di un parroco di paese, Avati riesce a creare una storia semplice ma dalle tinte thriller, ponendo le valli di Comacchio e la provincia della ‘sua Bologna’, entrambe usate per ambientare la pellicola, al centro di una narrazione dal sapore Felliniano. Popolando il paese, innominato per tutto il corso della pellicola, e che al calar del sole sembra uscire direttamente dalla brughiera inglese, di personaggi stereotipati. Basti pensare al parroco e all’ufficiale dei carabinieri, così come Gianni Cavina, attore feticcio del regista Felsineo, nel ruolo di un tassista alcolizzato, perfettamente interpretato e caratterizzato esattamente come ogni personaggio, che alla fine porta alla creazione di un quadro d’insieme rurale e misterioso, nel quale il corpo estraneo di Stefano: Lino Capolicchio, altro attore da sempre vicino al cineasta bolognese, passa progressivamente dall’essere accettato, all'essere sopportato, fino a essere inviso alla cittadinanza, per finire con l'essere in pericolo.
Avati riesce quindi a muoversi dalla sua 'comfort zone' creando un gioiello horror che all'epoca della sua uscita suscitò numerose critiche positive che lo portarono a vincere il Premio della Critica al Festival du Film Fantastique di Parigi del 1976 e che in seguito issarono la pellicola a horror - cult Italiano di riferimento degli anni '70, esattamente alla stregua delle pellicole di Dario Argento, due su tutte Profondo Rosso (id.; 1975) e L’Uccello dalle Piume di Cristallo (id.; 1970).
Perfetto per una serata nella 'brughiera ferrarese' ma sempre intravedendo nelle pieghe di una pellicola dei fratelli Avati quel clima di malinconia e ricordo che ne contraddistinguono il cinema.
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