La Palestina occupata si tinge di assurdo in questo film che svela il carattere umoristico della commedia palestinese.
La pellicola è una storia di amore e dolore che si sviluppa in un’atmosfera surreale dalla quale emergono le situazioni drammatiche imposte dall’occupazione come i checkpoint che separano i due amanti protagonisti. Ma in Palestina le forme di apartheid, controllo e limitazione delle libertà personali sono talmente incredibili che la realtà supera la nostra immaginazione: Elia Suleiman sembra dirci che non ci si può riferire a questa realtà se non nei termini dell’assurdo e della leggerezza poetica.
I bizzarri personaggi e le esasperate situazioni che tessono la trama del film vanno letti come allegorie dei conflitti interni a una società spossata e logorata dall’oppressione.
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La Palestina occupata si tinge di assurdo in questo film che svela il carattere umoristico della commedia palestinese.
La pellicola è una storia di amore e dolore che si sviluppa in un’atmosfera surreale dalla quale emergono le situazioni drammatiche imposte dall’occupazione come i checkpoint che separano i due amanti protagonisti. Ma in Palestina le forme di apartheid, controllo e limitazione delle libertà personali sono talmente incredibili che la realtà supera la nostra immaginazione: Elia Suleiman sembra dirci che non ci si può riferire a questa realtà se non nei termini dell’assurdo e della leggerezza poetica.
I bizzarri personaggi e le esasperate situazioni che tessono la trama del film vanno letti come allegorie dei conflitti interni a una società spossata e logorata dall’oppressione. Ognuno reagisce a suo modo, ma pochi agiscono, tantomeno il protagonista, interpretato dallo stesso regista. Ma come in ogni bella storia, alla fine appare, in una straordinaria e inaspettata scena, l’eroe anzi l’eroina del film.
Premio della Giuria al Festival di Cannes 2002
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