adriano
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mercoledì 28 febbraio 2007
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viaggio onirico di cinque angeli biondi nel verde
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Il film “Il giardino delle vergini suicide” è la trasposizione dell’inadattabile romanzo di Jeffrey Eugenides la cui storia è difficile da accettare e che ci offre un’attenta analisi psicologica.
Infatti il film racconta la sconvolgente e conturbante estate delle sorelle Lisbon, cinque adolescenti figlie di un professore di matematica(James Woods) e di una madre severa e opprimente(Kathleen Turner), bellissime e desiderate da tutti che scopriranno sesso,amore e morte.
La sopresa del film è lo stile adottato dall’esordiente regista Sofia Coppola che si dimostra essere elegante,onirico nel realismo borghese mantenendosi sempre a un passo dal kitsch senza mai caderci dentro.
Inoltre, sempre grazie allo stile, il film appare ai miei occhi del tutto affascinati, come un’opera poeticamente morbosa e molto emozionante, piena di dettagli e di una conoscenza precisa dei sogni dell’età verde.
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Il film “Il giardino delle vergini suicide” è la trasposizione dell’inadattabile romanzo di Jeffrey Eugenides la cui storia è difficile da accettare e che ci offre un’attenta analisi psicologica.
Infatti il film racconta la sconvolgente e conturbante estate delle sorelle Lisbon, cinque adolescenti figlie di un professore di matematica(James Woods) e di una madre severa e opprimente(Kathleen Turner), bellissime e desiderate da tutti che scopriranno sesso,amore e morte.
La sopresa del film è lo stile adottato dall’esordiente regista Sofia Coppola che si dimostra essere elegante,onirico nel realismo borghese mantenendosi sempre a un passo dal kitsch senza mai caderci dentro.
Inoltre, sempre grazie allo stile, il film appare ai miei occhi del tutto affascinati, come un’opera poeticamente morbosa e molto emozionante, piena di dettagli e di una conoscenza precisa dei sogni dell’età verde. Ed è proprio tutto ciò che da forza a una storia che avrebbe potuto restare solo una fantasia morbosa.
Per me il tema del film, molto difficile da etichettare, è quello del disagio esistenziale dell’adolescenza che viene affrontato con uno stile narrativo tra il racconto fantastico e l’affresco sociale.
La vicenda si svolge in una sconosciuta provincia americana del Wichita come simbolo di una normalità apparente, e in un tempo immobile, in cui i pochi riferimenti agli anni Settanta non sembrano volerlo datare con eccessiva precisione storica.
L'immediatezza e l'imprevedibilità del primo suicidio, quello della tredicenne Cecilia, la sorella più giovane, e l'impossibilità di spiegare il gesto da parte degli altri personaggi, ma anche dello spettatore, sembrano funzionali a rendere problematicamente il tema. Ed è questo suicidio che spinge la gente a porsi domande a cui mai potranno trovare risposte e soprattutto i professori delle ragazze a parlarne a scuola.
Quest’ ultima è una scena molto bella: mentre i professori informano sulla quantità di suicidi di adolescenti al giorno, ben 80, l’inquadratura si restringe sul volto della quattordicenne Lux, la cui espressione sembra già presagire la tragica fine. Il film sembra quindi invitare gli adulti a non
presumere che la loro razionalità possa comprendere e spiegare tutto, né tantomeno a illudersi che il semplice controllo sia sufficiente per evitare imprevisti drammatici.
Un altro punto molto forte del lungometraggio è anche il cast:i veterani del cinema James Woods e Kathleen Turner e la sorprendente Kirsten Dunst.
James Woods molto bravo nell’interpretare un padre insicuro,privo di personalità, di autorevolezza nei confronti delle figlie e che vive in un mondo tutto suo nel quale si rifugia ogni volta che non sa affrontare la realtà.
Questo suo atteggiamento infantile si evince in particolare in alcune scene come quella in cui, dopo il suicidio di Cecilia, il parroco si reca in casa Lisbon per dire parole di conforto e il padre dimostra di non essere o non voler essere consapevole dell’accaduto perché è intento a seguire la partita in TV.
Ancora più emblematica di questo “cecità” è la scena in cui il professore si reca da lui per informarsi riguardo alle numerose assenze delle quattro ragazze che per punzione sono rinchiuse in casa; in quel momento l’unica risposta che lui riesce a dare è:
-“Hai controllato fuori?”.
Kathleen Turner altrettanto brava nel dare vita all'icona esemplare di una madre possessiva che vuole sicuramente bene alle figlie, ma non si rende conto di soffocarle con un eccessivo controllo dei loro gesti e delle loro vite, con una rigida osservanza della religione, a maggior ragione in un momento di crescita e trasformazione come l'adolescenza.
Infatti è lei che manda al ballo, dopo tanti tentennamenti, le figlie vestite con “quattro sacchi identici” quasi a voler impedire loro di essere sé stesse; è ancora lei che punisce, in modo quasi sadico, la quattordicenne Lux ordinandole di bruciare tutti i suoi dischi rock, nonostante le preghiere disperate di quella di salvare almeno il suo preferito.
Un’ulteriore prova della sua estrema severità è la decisione, nonostante la sola colpevole fosse Lux, di “segregare” tutti e quattro gli angeli biondi nella loro stanza lasciando loro come unico contatto con il mondo depliant e riviste di moda.
Inoltre il personaggio che più mi ha emozionato è stato quello di Lux interpretato dalla bella e soprattutto straordinaria Kirsten Dunst che interpreta il suo ruolo alla perfezione:la più estroversa, la più bella tra le sorelle e vera e propria dissipatrice della propria sensualità, oggetto del desiderio di tutti i ragazzi della scuola che fantasticano su di lei.
I suoi sguardi sono di quelli che perforano e sono proprio questi che insieme ai suoi atteggiamenti delineano il suo personaggio, cioè una ragazza consapevole già dal principio di quello che sarà il suo destino e che quindi fa di tutto per provare tutte le esperienze adolescenziali che la vita le offre:dalle sigarette,l’alcool e il sesso, al ballo scolastico e al sentirsi liberi di fantasticare.
Per ciascuna di queste vi è una scena che a suo modo mi ha colpito:il suo atteggiarsi con le sigarette in determinati momenti, soprattutto per scaricare la rabbia e le emozioni che cova dentro di sé da tempo;gli incontri sessuali sul tetto di casa sua con ragazzi e uomini anche in diverse sere di luna piena;il suo primo incontro con l’alcool durante il ballo scolastico in compagnia del playboy Trip(Josh Hartnett) con il quale vive al meglio quella serata soprattutto dopo essere stati eletti re e reginetta del ballo e infine la scena in cui le sorelle intrecciano le loro fantasticherie con quelle dei ragazzi.
Secondo me anche la breve esperienza d’amore vissuta con Trip, che si conclude con l’abbandono da parte di lui, è stata una delle tante cause che la spingeranno poi al gesto estremo condiviso anche dalle sorelle.
Da tutto ciò emerge una famiglia che non è più un nucleo protettivo e formativo, ma il luogo in cui dietro la tranquillità quotidiana e la rispettabilità sociale, accompagnate da una religiosità che viene applicata in modo rigido e deforme, covano forze distruttrici che saranno difficilmente controllabili.
Emblematici sono il santino con cui Cecilia tenta il suicidio tagliandosi le vene e i crocifissi sparsi dappertutto nella casa.
Molto bella e appropriata al contesto del film è la colonna sonora anni 60-70.
Un’ altra cosa che mi ha colpito del film sono i luoghi molto suggestivi in cui predomina il colore verde quasi a voler esprimere la voglia di continuare a vivere e a lottare piuttosto che convincersi di trovare la loro libertà nella morte.
Ciò che più mi si è focalizzato nella mente è la bravura con cui Sofia Coppola riesce a evocare i comportamenti adolescenziali:la scena in cui i ragazzi sfogliano il diario di Cecilia per cominciare a capire qualcosa sulle loro vite e sul loro modo di intendere l’amore e la morte;il ballo scolastico a cui partecipano la prima volta le sorelle;quella in cui i quattro angeli si stringono all’albero che ricorda loro l’immagine della sorella morta;la delusione che si legge negli occhi di Lux quando si risveglia sola nel campo di football; la corsa sull’autostrada che per me è il simbolo della ritrovata libertà e la scena finale in cui i ragazzi con il loro gesto nello spegnere e accendere un accendino dimostrano loro anche se non ci sono più il loro amore e il loro non voler dimenticarle.
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liesl<89>
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venerdì 7 dicembre 2007
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un film che va sentito
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il film è decisamente ben riuscito. l'unica scelta che forse non condivido pienamente è affidare la narrazione a un punto di vista esterno alle ragazze. questo da una parte mette il pubblico più a suo agio, perchè lo spettatore finisce con l'identificarsi la voce narrante, ma purtoppo trascura la parte interiore e non vista delle ragazze, che nel suicidio rappresenta il 99,9%. con questo non voglio dire che la scelta di Sofia Coppola sia sbagliata(non mi permetterei mai), è solo che forse contribuisce a rendere una visione superficiale del suicidio. c'è anche da dire che questo spinge lo spettatore a cercare di capire meglio quelle ragazze e la cosa è notevole! quello che intendo è che non vorrei che la gente pensasse che il suicidio sia la conseguenza di un problema particolare o di una particolare situazione esterna.
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il film è decisamente ben riuscito. l'unica scelta che forse non condivido pienamente è affidare la narrazione a un punto di vista esterno alle ragazze. questo da una parte mette il pubblico più a suo agio, perchè lo spettatore finisce con l'identificarsi la voce narrante, ma purtoppo trascura la parte interiore e non vista delle ragazze, che nel suicidio rappresenta il 99,9%. con questo non voglio dire che la scelta di Sofia Coppola sia sbagliata(non mi permetterei mai), è solo che forse contribuisce a rendere una visione superficiale del suicidio. c'è anche da dire che questo spinge lo spettatore a cercare di capire meglio quelle ragazze e la cosa è notevole! quello che intendo è che non vorrei che la gente pensasse che il suicidio sia la conseguenza di un problema particolare o di una particolare situazione esterna. credo che la storia del suicidio sia iniziata per le ragazze molto prima, nella loro interiorità e che le ragazze non si siano suicidate solo per il corso degli eventi. l'aspetto esterno devo dire è curato molto bene anche psicologicamente. la particolarità che mi ha colpito è la scena del suicidio, in cui vengono mostrate solo le gambe delle ragazze, o per lo meno, non viene mostrato il volto: lo spettatore non rimane impressionato da particolari che suggeriscono la morte, ma dal gesto in sè e la cosa è molto più dolorosa, pregnante e forse inspiegabile. la realtà del suicidio è molto più complessa(purtroppo) di quello che molti pensano. credo che nessuno sia in grado di esprimere la sua complessità senza averne fatto esperienza... consiglio di guardare il film e cercare di capirlo veramente e non fermandosi solo alle apparenze, altrimenti il film non ha significato
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kiki
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martedì 26 giugno 2007
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amore ossessivo
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cinque sorelle tormentate dall'ossessione dei genitori(la madre integralista,il padre professore di matematica con la passione per i modellini di aereoplani) nei loro riguardi decidono di suicidarsi..la prima,la più giovane dopo un tentato suicidio, durante una festa si getta da una fnestra infilzandosi nelle inferriate del cancello...le sorelle devastate dalla notizia e stanke dell'ossessione dei genitori che le avevano perfino segregate in casa decidono di togliersi la vita un anno dopo in un suicidio collettivo.la storia è narrata da cinque ragazzi gli unici che realmente l'avevano amate fino all'ultimo respiro,prendendo e conservando di loro ogni minimo oggetto e particolare che potesse ricordarle,sapendo bene che la storia della amiglia Lisborn comunque non sarebbe mai stata dimenticata del tutto.
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cinque sorelle tormentate dall'ossessione dei genitori(la madre integralista,il padre professore di matematica con la passione per i modellini di aereoplani) nei loro riguardi decidono di suicidarsi..la prima,la più giovane dopo un tentato suicidio, durante una festa si getta da una fnestra infilzandosi nelle inferriate del cancello...le sorelle devastate dalla notizia e stanke dell'ossessione dei genitori che le avevano perfino segregate in casa decidono di togliersi la vita un anno dopo in un suicidio collettivo.la storia è narrata da cinque ragazzi gli unici che realmente l'avevano amate fino all'ultimo respiro,prendendo e conservando di loro ogni minimo oggetto e particolare che potesse ricordarle,sapendo bene che la storia della amiglia Lisborn comunque non sarebbe mai stata dimenticata del tutto.Per la regia di Sofia Coppola che come successivamente sarà Marie Antoinette..un film ricco di silenzi e pieno di misteri,con Kirsten Dunst che dopo piccole donne e jumanji in cui era veramente una bambina la vediamo come protagonista nel ruolo di Lux,e presto diventerà l'eroina di supermen interpretando Mary-Jane,e al fianco di Julia roberts con Mona Lisa smile.Vediamo anche Josh Hartnett bell'attore che rivedremo in Pearl Harbor,mentre vediamo agli esordi le altre quattro ragazze mai viste fino ad ora.
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elisz
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mercoledì 15 agosto 2007
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bello ma non perfetto (2)
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..escenti?
Concludendo,(e qui apparirò senza dubbio come il solito criticone incapace di gustarsi un film..) sul piano estetico ed emozionale ci innamoreremo di questo film, poi molti cadranno anche nella tentazione della storia facile e spacceranno per capolavoro assoluto un film con quel tanto di spessore che basta per "mantenersi a un passo dal kitsch senza mai caderci dentro" (parafrasando le parole di adriano).
Se dovessi dargli un voto da 1 a 10, si meriterebbe un bel 7+.
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giusepon
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venerdì 18 marzo 2011
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il giardino delle cose non dette
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i film di Sofia Coppola hanno una caratteristica che li accomuna e li rende leggittimi della propria regista: navigano su scie invisibili e mute che li porta cosi lontani uno dall'altro da ritrovarsi uno sotto l'altro alla voce "filmografia di Sofia Coppola". Ciò che più dice nelle sue pellicole sono le inquadrature e le scene in cui i personaggi non parlano, rimangano in silenzio e un particolare cambia; sono le gambe a penzoloni dalle calze bianche e le scarpe da collegiale della seconda vergine morta, è l'albero dritto davanti casa che alla fine rimane spezzato, mozzato come la vita dei genitori senza le loro cinque figlie, o meglio ancora la ringhiera di ferro trascinata via che porta con sè i fiori del giardino di quattro piccole donne che non riusciranno mai a vivere.
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i film di Sofia Coppola hanno una caratteristica che li accomuna e li rende leggittimi della propria regista: navigano su scie invisibili e mute che li porta cosi lontani uno dall'altro da ritrovarsi uno sotto l'altro alla voce "filmografia di Sofia Coppola". Ciò che più dice nelle sue pellicole sono le inquadrature e le scene in cui i personaggi non parlano, rimangano in silenzio e un particolare cambia; sono le gambe a penzoloni dalle calze bianche e le scarpe da collegiale della seconda vergine morta, è l'albero dritto davanti casa che alla fine rimane spezzato, mozzato come la vita dei genitori senza le loro cinque figlie, o meglio ancora la ringhiera di ferro trascinata via che porta con sè i fiori del giardino di quattro piccole donne che non riusciranno mai a vivere. Il film corre via veloce, in un circa 90 minuti non ci chiediamo mai quando finisce seppur sappiamo sin dall'inizio come finisce, è come il circuito di "Somewhere", film per cui la Coppola si aggiudica l'ultimo Leone D'oro come miglior film 2010, un circuito chiuso che a metà film ci vuol ingannare mascherandosi da un storia che cambia, ma in realtà cosi non è, la madre non lascerà mai libere le proprie figlie, il marito vive in una dimensione agonizzante che sfocia della follie celata da numeri e modellini e la cittidina rimane sommersa dalle convenzione e dalle ipotesi sociologiche che la "svampita" giornalista ci annuncia fino alla fine del film. I quatto ragazzi che narrano la storia crescono, cambiano ma il posto in ci vivono no, rimane immobile e incapace di dare una svolta come le cinque ragazze, mentre un pizzico di cinisco e satira si cela nella immagini della tv e nelle parole del narratore che non dimenticherà mai gli occhi di quelle vergini piene di vita mai vissuta.
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levo95
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venerdì 6 maggio 2011
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sovrannaturale ed ammiccante
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La fatica di crescere e di crearsi una vita sociale, con un genitore integralista e iperprotettivo, porta un gruppo di 5 ragazze dai 13 ai 17 anni al suicidio. Tutto incomincia dalla piccola Cecille, (personaggio simbolo della storia, come triste e sognatrice) che dopo aver tentato il suicidio per dissanguamento si butta giù dalla finestra impalandosi su un cancello. La famiglia scossa non si riprenderà mai e la madre diventerà ancor più protettiva ed ossessiva.
Tristezza e sentimenti forti si alternano in questa storia di 5 ragazze a cui sta stretta la vita che loro madre impone. La protagonista di questo strano racconto sembra proprio Lux (una giovane e brava Kirsten Dunst), colei che più di tutte sogna la libertà e l'amore, un personaggio sofferente che nasconde il tutto sotto una corazza sensuale ed ammiccante.
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La fatica di crescere e di crearsi una vita sociale, con un genitore integralista e iperprotettivo, porta un gruppo di 5 ragazze dai 13 ai 17 anni al suicidio. Tutto incomincia dalla piccola Cecille, (personaggio simbolo della storia, come triste e sognatrice) che dopo aver tentato il suicidio per dissanguamento si butta giù dalla finestra impalandosi su un cancello. La famiglia scossa non si riprenderà mai e la madre diventerà ancor più protettiva ed ossessiva.
Tristezza e sentimenti forti si alternano in questa storia di 5 ragazze a cui sta stretta la vita che loro madre impone. La protagonista di questo strano racconto sembra proprio Lux (una giovane e brava Kirsten Dunst), colei che più di tutte sogna la libertà e l'amore, un personaggio sofferente che nasconde il tutto sotto una corazza sensuale ed ammiccante.
Poco da dire in merito ad una colonna sonora perfetta. Film capolavoro, un dramma familiare struggente e dal finale agghiacciante.
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kondor17
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mercoledì 2 settembre 2015
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come non essere madre
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Interessante film d'esordio di Sofia Coppola, che narra la storia di una famiglia americana nella metà degli anni settanta. La madre, un'angosciosa e bigotta Kathleen Turner, sposata con James Woods, dopo aver messo al mondo cinque figlie in scala, a quel tempo tutte adolescenti, le segrega in casa, impedendo loro qualsiasi contatto esterno a parte quello della scuola. L'ossessione della madre sembra allentarsi dopo il tentato suicidio della piccola Cecile, ma è il prologo di un dramma inaspettato e di proporzioni bibliche.
L'impressione alla fine è di una angosciosa tristezza. Quasi come fosse la regista stessa ad aver vissuto un'esperienza similare.
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Interessante film d'esordio di Sofia Coppola, che narra la storia di una famiglia americana nella metà degli anni settanta. La madre, un'angosciosa e bigotta Kathleen Turner, sposata con James Woods, dopo aver messo al mondo cinque figlie in scala, a quel tempo tutte adolescenti, le segrega in casa, impedendo loro qualsiasi contatto esterno a parte quello della scuola. L'ossessione della madre sembra allentarsi dopo il tentato suicidio della piccola Cecile, ma è il prologo di un dramma inaspettato e di proporzioni bibliche.
L'impressione alla fine è di una angosciosa tristezza. Quasi come fosse la regista stessa ad aver vissuto un'esperienza similare. Strano infatti che una donna così giovane si getti, con maturità e cognizione di causa, su un progetto d'esordio così complesso e drammatico. Alcune splendide scene e le bellissime musiche, fanno da contrappasso ad altre banali e senza senso, frutto forse d'inesperienza o di una certa superficialità nello script. Mi riferisco alle scene di sesso di Lux (l'ottima Kirsten Dunst, allora 17 enne) sul tetto, come a quelle in cui le ragazze, segregate e controllate a vista, escono invece indisturbate ad abbracciare l'albero di Cecile. Anche un po' forzatina e inspiegabile è sia la concessione a partecipare al ballo della scuola prima e l'attesa passiva di Lux fino all'alba. Nuova e geniale è invece la narrazione fuori campo dal punto di vista dei 4 amici delle ragazze, che viaggiano con la fantasia comunicando con loro col morse, prima, e poi rinchiudendo cimeli e ricordi in un cassetto mentale. All'opera anche una A.J.Cook giovanissina, e già brava allora, che rivedremo poi tra l'altro nel primo Criminal Minds.
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stefano capasso
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venerdì 10 febbraio 2017
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i danni del conflitto tra estremismi
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Cinque sorelle adolescenti di un’età compresa tra i quindici e I diciannove anni vivono le difficoltà dell’adolescenza e il conflitto con I genitori di vedute restrittive. I ragazzi le corteggiano e loro usano tutti i trucchi possibili per sfuggire alla stretta sorveglianza, ma a lungo andare non sarà sufficiente.
Sofia Coppola affronta il tema del difficile momento di transizione che è l’adolescenza raccontando le vicende di una famiglia tutto sommato comune. Nell’adolescenza ogni vissuto assume aspetti molto marcati, spariscono le sfumature per lasciare posto alle idealizzazioni e agli assolutismi. In questo contesto quando l’amore e l’istinto di protezione dei genitori li porta ad assumere la stessa intransigenza dal punto di vista educativo, le conseguenze possono essere molto negative per l’equilibrio emotivo dei figli.
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Cinque sorelle adolescenti di un’età compresa tra i quindici e I diciannove anni vivono le difficoltà dell’adolescenza e il conflitto con I genitori di vedute restrittive. I ragazzi le corteggiano e loro usano tutti i trucchi possibili per sfuggire alla stretta sorveglianza, ma a lungo andare non sarà sufficiente.
Sofia Coppola affronta il tema del difficile momento di transizione che è l’adolescenza raccontando le vicende di una famiglia tutto sommato comune. Nell’adolescenza ogni vissuto assume aspetti molto marcati, spariscono le sfumature per lasciare posto alle idealizzazioni e agli assolutismi. In questo contesto quando l’amore e l’istinto di protezione dei genitori li porta ad assumere la stessa intransigenza dal punto di vista educativo, le conseguenze possono essere molto negative per l’equilibrio emotivo dei figli.
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cinelady
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giovedì 12 ottobre 2017
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puro esercizio di stile
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Una voce fuori campo ci introduce alla storia delle cinque sorelle Lisbon che, negli anni Settanta, arrivarono a compiere un suicidio collettivo. La voce appartiene ad uno dei ragazzini del paese che, ormai cresciuto, ricorda l’ossessione sua e dei suoi amici per le sorelle, considerate quasi delle creature fatate. E l’atmosfera onirica, con note di malinconia verso un passato che è impossibile cambiare, è sicuramente l’elemento più riuscito e migliore di tutto il film.
Sì, perché per il resto la pellicola è di una banalità, di una superficialità e di una piattezza disarmanti.
I personaggi sono appena sbozzati, alcuni praticamente privi di spessore, e della psicologia delle sorelle, che dovrebbero costituire il fulcro della storia, non viene detto assolutamente nulla, anzi, non prendono proprio mai la parola, tanto che a volte sembrano costituire un semplice ornamento alla storia.
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Una voce fuori campo ci introduce alla storia delle cinque sorelle Lisbon che, negli anni Settanta, arrivarono a compiere un suicidio collettivo. La voce appartiene ad uno dei ragazzini del paese che, ormai cresciuto, ricorda l’ossessione sua e dei suoi amici per le sorelle, considerate quasi delle creature fatate. E l’atmosfera onirica, con note di malinconia verso un passato che è impossibile cambiare, è sicuramente l’elemento più riuscito e migliore di tutto il film.
Sì, perché per il resto la pellicola è di una banalità, di una superficialità e di una piattezza disarmanti.
I personaggi sono appena sbozzati, alcuni praticamente privi di spessore, e della psicologia delle sorelle, che dovrebbero costituire il fulcro della storia, non viene detto assolutamente nulla, anzi, non prendono proprio mai la parola, tanto che a volte sembrano costituire un semplice ornamento alla storia. In più, conoscendo da subito il finale, ci si aspetta sempre una svolta nella storia che non arriva mai, e ogni elemento preso in considerazione, a partire dal tormento adolescenziale, non viene mai approfondito, facendo risultare il film molto più superficiale di quello che la storia avrebbe permesso. Insomma, sono tutti argomenti già visti e trattati (probabilmente meglio) in altri film. È come se la regista, qui al suo primo film, fosse molto concentrata sul piano estetico e sull’atmosfera che vuole conferire, ma non avesse realmente qualcosa da dire.
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andrej
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domenica 30 aprile 2017
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come far fallire un soggetto formidabile
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Considerando le buone recensioni che ho letto e il drammaticissimo argomento trattato (per di piu’ tratto, a quanto pare, da fatti realmente accaduti), mi sarei aspettato davvero molto di piu' da questo film, che mi pare invece esser stato ampiamente sopravvalutato (forse anche per via del nome illustre della sua autrice). A mio parere, nonostante la bellezza e bravura delle giovani attrici (in particolare Kirsten Dunst) la pellicola risulta fiacca e deludente, soprattutto per l'imperdonabile superficialita' di approccio alle problematiche familiari delle protagoniste e ai motivi scatenanti del dramma che ne deriva: vista la tematica (uno sconvolgente suicidio collettivo di ben 5 sorelle) sarebbe stato necessario spiegare adeguatamente gli errori educativi (sicuramente gravissimi) compiuti nei confronti delle figlie da parte dei genitori, in particolare della madre, che ben si capisce essere il vero capo famiglia e il massimo responsabile del disastro a venire; sarebbe stato necessario approfondire adeguatamente questa figura di madre padrona e tiranna e metterne assai piu’ in evidenza il soffocante e cieco autoritarismo, il fanatismo bigotto e il maniacale perbenismo sessuofobo, la troppa vigilanza e invadenza, i divieti e i castighi, tutto quanto insomma avrebbe potuto suscitare una cosi’ estrema reazione di ribellione e rancore in adolescenti tutto sommato tranquille, ben educate e ubbidienti quali erano le sue figlie.
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Considerando le buone recensioni che ho letto e il drammaticissimo argomento trattato (per di piu’ tratto, a quanto pare, da fatti realmente accaduti), mi sarei aspettato davvero molto di piu' da questo film, che mi pare invece esser stato ampiamente sopravvalutato (forse anche per via del nome illustre della sua autrice). A mio parere, nonostante la bellezza e bravura delle giovani attrici (in particolare Kirsten Dunst) la pellicola risulta fiacca e deludente, soprattutto per l'imperdonabile superficialita' di approccio alle problematiche familiari delle protagoniste e ai motivi scatenanti del dramma che ne deriva: vista la tematica (uno sconvolgente suicidio collettivo di ben 5 sorelle) sarebbe stato necessario spiegare adeguatamente gli errori educativi (sicuramente gravissimi) compiuti nei confronti delle figlie da parte dei genitori, in particolare della madre, che ben si capisce essere il vero capo famiglia e il massimo responsabile del disastro a venire; sarebbe stato necessario approfondire adeguatamente questa figura di madre padrona e tiranna e metterne assai piu’ in evidenza il soffocante e cieco autoritarismo, il fanatismo bigotto e il maniacale perbenismo sessuofobo, la troppa vigilanza e invadenza, i divieti e i castighi, tutto quanto insomma avrebbe potuto suscitare una cosi’ estrema reazione di ribellione e rancore in adolescenti tutto sommato tranquille, ben educate e ubbidienti quali erano le sue figlie. Invece, nel film non vi e’ nulla di tutto questo: la figura della madre e’ poco piu’ che accennata e tutto cio’ che viene mostrato del suo comportamento sono gli abiti molto castigati e poco sexy che impone alle belle figlie, la distruzione dei dischi della piu’ ribelle tra loro e la loro segregazione in casa per due settimane dopo che una era tornata a casa all’alba (e non piu’ vergine) da una festa: elementi che non bastano neppure lontanamente a spiegare i fatti accaduti. In assenza di una connotazione particolarmente negativa della madre, si sarebbe dovuta ricercare la causa della tragedia in una estrema ipersensibilita’ e psicolabilita’ delle ragazze, che potrebbe averle portate a iper reagire a comportamenti genitoriali tutto sommato normali e comprensibili: ma in tal caso bisognava chiarire adeguatamente tutto cio’. Invece nel film non si fa neppure questo: le ragazze sono descritte come adolescenti normali e per nulla squilibrate e, come appena accennata e’ la figura materna, cosi’ altrettanto poco approfondite sono anche le loro figure, per cui in pratica nessuno dei personaggi chiave della storia viene sviluppato in modo adeguato, soddisfacente e funzionale alla vicenda. Questo forse accade anche per via della scelta di un punto di vista totalmente sbagliato per raccontare la storia, punto di vista che non e’ ne’ quello delle protagoniste (come sarebbe stato opportuno fare) ne’ quello dei loro genitori ne’ quello di un personaggio esterno ma autorevole e a conoscenza dei fatti (come avrebbe potuto essere per esempio uno psicologo che avesse tenuto in terapia le 4 figlie superstiti dopo il suicidio della prima di esse), ma il piu’ assurdo punto di vista possibile, ossia quello dei loro vicini di casa coetanei, che della loro vita e dei loro problemi familiari sapevano poco o nulla e che dunque non serve a spiegare assolutamente niente… Cosi' lo spettatore assiste ad eventi che vorrebbe ma non puo' comprendere e a fine film resta confuso, deluso, interdetto ed anche parecchio infastidito, perche’ non si puo’ mettere in scena una storia di questo tipo e poi lasciarla cosi’ in sospeso e totalmente irrisolta: e’ come fare appassionare qualcuno a un enigma che poi non trova risposta, e’ come giocare scorrettamente col tempo della vita altrui. Si’, perche’ se si chiedono due ore di vita degli spettatori per raccontare loro una storia, allora quella storia deve avere un senso compiuto, che invece questa non ha. Cio’ forse dipende anche dal libro da cui il film e’ tratto, ma questa non e’ una attenuante bastevole, in quanto nella trasposizione cinematografica si sarebbero potute operare scelte diverse. Del tutto misterioso e inspiegabile e’ anche il comportamento del ragazzo di Lux, che prima pare tenere tanto a lei, poi dopo averla sedotta la scarica brutalmente senza neanche riaccompagnarla a casa e in seguito riappare, ormai adulto, proclamando grande amore e rimpianto per la stessa ragazza con cui si era comportato in modo cosi’ vergognosamente scorretto: un ennesimo passo falso della sceneggiatura, che tuttavia e' piccola cosa rispetto a quelli, assai piu’ gravi, di cui ho parlato in precedenza. Per concludere il mio “elenco delle doglianze”, devo dire di aver trovato parecchio fastidiosa e inopportuna anche la voce narrante esterna (di uno dei ragazzi del vicinato), che risulta troppo spesso verbosa, retorica e melensa e mi ha ricordato vecchi e non rimpianti film di 50 e passa anni fa. Per concludere, una nota positiva: fra tanti errori, la fulgida bellezza di Kirsten Dunst e la sua ottima prova di attrice, seducente e sensibile, fanno da parziale contrappeso ai madornali sbagli di regia e sceneggiatura e, pur non riuscendo a salvare la pellicola, ne costituiscono il principale punto di forza e il piu’ valido motivo che ne possa consigliare la visione.
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