auro.84
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venerdì 16 novembre 2012
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tutti gli uomini sono uguali dinanzi alla legge..
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Tutti gli uomini sono uguali dinanzi alla legge, ma alcuni uomini sono più uguali di altri…George Orwell, Animal Farm.
Film lungimirante, adatto ad un pubblico critico nei confronti della società e della giustizia atipica italiana.
Il film sembra ispirarsi al caso Enzo Tortora (nel film viene indagato e accusato un giornalista, che risulterà innocente) e al cattivo costume del «fumus persecutionis», cioè il sospetto che le azioni compiute da un giudice non siano dettate da applicazione della legge o ricerca della verità, ma dall'intenzione di nuocere a una persona od un ente precisi, nel caso all'uomo e all'uomo politico.
Il film narra la storia di un giudice Annibale Salvemini (Alberto Sordi) che indaga su un giro di mazzette, che coinvolge faccendieri, banchieri e politici.
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Tutti gli uomini sono uguali dinanzi alla legge, ma alcuni uomini sono più uguali di altri…George Orwell, Animal Farm.
Film lungimirante, adatto ad un pubblico critico nei confronti della società e della giustizia atipica italiana.
Il film sembra ispirarsi al caso Enzo Tortora (nel film viene indagato e accusato un giornalista, che risulterà innocente) e al cattivo costume del «fumus persecutionis», cioè il sospetto che le azioni compiute da un giudice non siano dettate da applicazione della legge o ricerca della verità, ma dall'intenzione di nuocere a una persona od un ente precisi, nel caso all'uomo e all'uomo politico.
Il film narra la storia di un giudice Annibale Salvemini (Alberto Sordi) che indaga su un giro di mazzette, che coinvolge faccendieri, banchieri e politici. (Spoiler) Il suo zelo non sarà premiato, anzi per aver toccato i poteri forti, finirà sul banco degli imputati per corruzione e favoreggiamento del faccendiere. Il fumus persecutionis finirà per nuocere l'uomo Annibale Salvemini e nello specifico l'uomo giudice. In questo circolo vizioso di ingiustizie, dove gli innocenti sono trattati da colpevoli ed i colpevoli riescono sempre a trovare l'"inganno" nella legge, il messaggio che ci lascia Alberto Sordi è che in questo Paese dove si applicano due pesi e due misure e dove diventa difficile confidare nella giustizia e nelle leggi che la tutelano, ai comuni mortali non resta solo che credere nell'ingiustizia, "nella speranza ovviamente", che almeno essa "sia uguale per tutti".
Grazie Alberto per questo film!
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elgatoloco
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venerdì 23 marzo 2018
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sordi"profetico"
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Anche se non si può propriamente definire"Tutti dentro"(1984), film di Alberto Sordi(sempre ingiustamente ostracizzato dalla critica come autore e regista un film profetico, in quanto"Mani pulite"scatta comunque anni dopo e non con le modalità immaginate in questo film, è comunque vero che il film contiene elementi che fanno pensare alla famosa inchiesta di circa un decennio(poco meno, in realtà)successiva: il giudice ANnibale Salvemini(cognome famoso, di un grande storico e padre della Costituzione)è zelante non meno dei protagonisti dell'inchiesta più"targata"della storia italiana, ma oltre a tutto la sua capigliatura ricorda fortemente quella di un personaggio politico di quegli anni(gli Ottanta)più che solamente in voga, Gianni De Michelis.
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Anche se non si può propriamente definire"Tutti dentro"(1984), film di Alberto Sordi(sempre ingiustamente ostracizzato dalla critica come autore e regista un film profetico, in quanto"Mani pulite"scatta comunque anni dopo e non con le modalità immaginate in questo film, è comunque vero che il film contiene elementi che fanno pensare alla famosa inchiesta di circa un decennio(poco meno, in realtà)successiva: il giudice ANnibale Salvemini(cognome famoso, di un grande storico e padre della Costituzione)è zelante non meno dei protagonisti dell'inchiesta più"targata"della storia italiana, ma oltre a tutto la sua capigliatura ricorda fortemente quella di un personaggio politico di quegli anni(gli Ottanta)più che solamente in voga, Gianni De Michelis. Sordi, con un film comico ma non del tutto(come sempre nei film da lui scritti e realizzati)captava e sapeva captare con intelligenza lo"spirito del tempo"e ci dava spunti di riflessione che, in modo diverso(ma non abissalmente)si sarebbero realizzati. Del Sordi attore(il grande Albertone)non è possibile dire di più e di meglio, perché è un grande e lo dimostra(nei suoi film è sempre assolutamente presente), Dalila di Lazzaro era già bravissima, Joe Pesci all'epoca era(quasi)una scoperta, che si sarebbe poi affermata, come sappiamo, gli altri/le altre interpreti sono scelti/e con intelligenza... El Gato
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elgatoloco
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mercoledì 2 ottobre 2019
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sordi profeta?
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"Tutti dentro"(1984, Albertone Sordi regista, sceneeggiatore, protagonista)è appunto del 1984 e la vicenda del giudice ligio al dovere, anzi iper-zelante precede di otto anni quella di "Mani Pulite", che inizia nel 1992 , come noto. O qualcosa era nell'aria(e Albertone l'aveva captato)oppure si tratta di un'intuizione felice, come si suol dire.... Da verificare, cosa ormai impossibile, vista l'assenza per decesso, purtroppo, del protagonista-factotum. Rimane la certezza che, nei suoi vari film da regista, Sordi abbia saputo cogliere quanto nel suo tempo si svolgeva o stava per svolgersi. Brillante, questo film e al tempo stesso decisamente orientato a rappresentare la storia vissuta con esattezza, certo non"millimetrica", ma noteovle, ossia con un'approssimazione che rasenta la quasi individuazione del tutto da cogliere.
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"Tutti dentro"(1984, Albertone Sordi regista, sceneeggiatore, protagonista)è appunto del 1984 e la vicenda del giudice ligio al dovere, anzi iper-zelante precede di otto anni quella di "Mani Pulite", che inizia nel 1992 , come noto. O qualcosa era nell'aria(e Albertone l'aveva captato)oppure si tratta di un'intuizione felice, come si suol dire.... Da verificare, cosa ormai impossibile, vista l'assenza per decesso, purtroppo, del protagonista-factotum. Rimane la certezza che, nei suoi vari film da regista, Sordi abbia saputo cogliere quanto nel suo tempo si svolgeva o stava per svolgersi. Brillante, questo film e al tempo stesso decisamente orientato a rappresentare la storia vissuta con esattezza, certo non"millimetrica", ma noteovle, ossia con un'approssimazione che rasenta la quasi individuazione del tutto da cogliere. Tutto il resto è proprio nelle corde dell'autore.attore, compresa la capigliatura che ricorda decisamente quella del compianto Gianni De Michelis, praticamente per anni il vice di Bettino Craxi-qui invece è lecito sospettare che invece di"anteedere", Sordi abbia colto qualcosa che già c'era. La domanda iniziale non può avere una risposta, anche perché si tratterebbe di "prophetia ante eventum"(profezia prima dell'evento), che non si può dare per scontata.- ma aver colto qualcosa che nell'aria-ciò è più ragionevole...La storia del giudice incorruttibile incastrato a sua volta, invero, è kafkiana e Sordi aveva recitato in un film tratto da Duerrenmatt, "La più bella serata della mia vita"(Ettore Scola, 1972)e Duerrenmatt era un seguace.continuatore della leazione kafkiana. Sordi interprete benissimo, come anche Joe Pesci e Dalila Di Lazzaro e qui anche Giorgia Moll. Film notevole, non solo in chiave giudiziaria(l'eterno dilemma legge=diritto? e altro ancora) , da apprezzare e da riscoprire come, mi permetto di dirlo e ripeterlo., tutto Sordi, che è da riscorpire, come diceva Gilles Deleuze, certo non a proposito dei film di Sordi ma da grande cultore anche del cinema nel suo complesso anche e talora soprattuttto nelle pieghe. El Gato
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elgatoloco
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domenica 11 aprile 2021
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sordi al meglio, ancora una volta
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"Tutti dentro"(ALberto Sordi, anche autore di soggetto e sceneggiatura con Augsto Caminto e Rodolfo Sonego, 1984-il titolo originario sarebbe stato"TUtti dentro per una moralizzazione del paese", poi accorciato per ovvi motivi di lunghezza e di fonetica"ad usum populi"sarebbe stato ridondante)racconta di un giudice dalla folta chioma che, a differenza del suo precedecessore, è un PM(pubblico ministero)implacabile che condanna e"mette in gattabuia"tutti/e, finanzieri e"travets"della finanza, faccendieri, politici, soubrettes e anche monaci, non risparmiando nessuno/a, salvo poi magari dover venire a più miti consigli, rilasciando chi non presenta gravi capi d'imputazione o addirittura presenti motivi per essere ritenuto/a innocente.
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"Tutti dentro"(ALberto Sordi, anche autore di soggetto e sceneggiatura con Augsto Caminto e Rodolfo Sonego, 1984-il titolo originario sarebbe stato"TUtti dentro per una moralizzazione del paese", poi accorciato per ovvi motivi di lunghezza e di fonetica"ad usum populi"sarebbe stato ridondante)racconta di un giudice dalla folta chioma che, a differenza del suo precedecessore, è un PM(pubblico ministero)implacabile che condanna e"mette in gattabuia"tutti/e, finanzieri e"travets"della finanza, faccendieri, politici, soubrettes e anche monaci, non risparmiando nessuno/a, salvo poi magari dover venire a più miti consigli, rilasciando chi non presenta gravi capi d'imputazione o addirittura presenti motivi per essere ritenuto/a innocente. Colpa del suo eccessivo presneizalismo o della presenza di un suo ex compagno di scuola, che lo invita in Costa Azzurra, facendogli conoscere vari personaggi"equivioci", caolpa forse di un po'di abbaglio erotico per una cantante.attrice(soubrette, insomma), colpa di un'intemerata permanenza in Marocco alla ricerca dei"colpevoli", il giudice dalla folta chioma si riitrvoerà, colm di tutti i colmi, ad essere indagato a sua volta... Altro che storie! Sordi, anche a metà o quasi degli anni 1980, era ancora, anche come"autore"-scrittore di soggetto e sceneiggiatura, assolutamente "sul pezzo", come ai tempi del dottore, poi prfessor Tersilli, convenzionato o meno con le mutue, del trafficante d'armi di"Finché c'è guerra c'è speranza"(oggi verrebbe da dire"Finché c'è guerra contro il virus, c'é il minsitro Speranza"...cattiveria mia, che non ritiro...), Sordi, come altri comici e non solo sa intercettare la realtà. Eravamo a otto anni dal'esplosione di"Mani Pulite", ma già prima della materializzazione di DI Pietro e del pool di Milano molto"era nell'aeria, anzi non , meglio molto"si strava facendo". La tradizione neorealista, tanto bistrattata, ma anche il talento dell'artista, Oggi, invece, se va bene ci accontentiamo di qualche storiella stralunata o del"posto fisso"di Checco Zalone, se va bene, ma, scusare tra Alberto Sordi e Chjecco c'è un oceano... Che poi la chioma"da paggio"sia riferita non a un magistrato, ma a un perosnaggio ppoltico del tempo, un"'eminenza grigia"dell'allora PSI, a Gianni de Michelis, anche se Sordi magari ha smentito la cosa, non so dire, è una"contaminatio"felice, che si opera oltre la tripartizione dei poteri di montesqueuiana memoria, oltremodo felice, peraltro, senza che in alcun modo si possa intravedere un'allusione diretta. Sordi bistrattato da molti(quando si legge Pasolini, si trova"Gli italian si meritano i film di Alberto Sordi", qualcuno crede che Pasolini critichi Alberone, mentre si limita a dire che certi spaccati filmici del reale ce li andiamo a cercare e dunque poi ce li meritiamo).è invece chi, con fine capacità anatlitoc-rappresentativa sa mettere in scena vizi e virtù(più i primi naturalmente, piuttosto che le seconde) di un'Italietta che certo non sa stare alla pari con Dante, Petrarca e tutti i grandi, che ha bistrattato Machiavelli, fraintendendone invero tutto. Film da rivedere, sempre e comunque, "TUtti dento", con un Sordi perfettoa anche come interprete, una brava Dalila di Lazzaro. QUalcuno chiede, poi, in rete, ragione del perché l'italoamericano Joe Pesci interpreti il faccendiere,. Non so dirlo, ma Sordi o la produzione l'avranno cosniderato adatto alla parte. Comqunue"funziona". El Gato
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ultimoboyscout
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venerdì 16 settembre 2011
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il giudice dalle manette facili.
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Integerrimo e zelante giudice dalla lunga e riccioluta chioma si trova suo malgrado invischiato nella rete da lui stesso lanciata perchè fin troppo ingenuo. Sordi veste di nuovo i panni antipatici, tipo quelli già indossati ai tempi de "Il moralista", ma stavolta è un magistrato che con un modo di fare subdolo e falsamente bonario riesce ad incastrare tutti gli inquisiti della sua indagine tranne uno, un pessimo Joe Pesci, doppiato anche malissimo, che lo metterà alla sbarra. Sordi sottotono, c'è poco di suo, il personaggio risulta ingabbiato in troppi clichè ed il film e la relativa interpretazione dell'attore romano appaiono tra i meno convincenti degli anni '80.
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Integerrimo e zelante giudice dalla lunga e riccioluta chioma si trova suo malgrado invischiato nella rete da lui stesso lanciata perchè fin troppo ingenuo. Sordi veste di nuovo i panni antipatici, tipo quelli già indossati ai tempi de "Il moralista", ma stavolta è un magistrato che con un modo di fare subdolo e falsamente bonario riesce ad incastrare tutti gli inquisiti della sua indagine tranne uno, un pessimo Joe Pesci, doppiato anche malissimo, che lo metterà alla sbarra. Sordi sottotono, c'è poco di suo, il personaggio risulta ingabbiato in troppi clichè ed il film e la relativa interpretazione dell'attore romano appaiono tra i meno convincenti degli anni '80. Se l'intento è colpire parte della magistratura è fuoriluogo, un vero colpo basso. Se invece vuol mirare all'Italia tangentara, facilona e degli scandaletti passi ma con riserva, anche se almeno è lungimirante. La satira punge poco e male finendo per essere qualunquista ed impersonale. Da ricordare solo le location da sogno.
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filippo catani
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venerdì 23 marzo 2012
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un film malriuscito
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Un iperzelante giudice non perde occasione per cercare di incastrare politici e faccendieri al centro di affari sporchi e traffici di denaro. Il giudice finirà però per cadere vittima della sua stessa rete a causa dell'incontro, dopo oltre vent'anni, con un vecchio compagno di studi ora diventato un mediatore d'affari.
Alberto Sordi in questo caso non riesce a dare sfoggio della sua consueta bravura e comicità e finisce per interpretare e dirigere un film che non sa nè di carne nè di pesce e che si trascina verso un finale che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere piuttosto forte. Certo c'è la denuncia del grande malaffare che toccava diversi ambienti italiani e che di lì a qualche anno sarebbe emerso in tutta la sua esplosività con le indagini di Mani Pulite.
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Un iperzelante giudice non perde occasione per cercare di incastrare politici e faccendieri al centro di affari sporchi e traffici di denaro. Il giudice finirà però per cadere vittima della sua stessa rete a causa dell'incontro, dopo oltre vent'anni, con un vecchio compagno di studi ora diventato un mediatore d'affari.
Alberto Sordi in questo caso non riesce a dare sfoggio della sua consueta bravura e comicità e finisce per interpretare e dirigere un film che non sa nè di carne nè di pesce e che si trascina verso un finale che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere piuttosto forte. Certo c'è la denuncia del grande malaffare che toccava diversi ambienti italiani e che di lì a qualche anno sarebbe emerso in tutta la sua esplosività con le indagini di Mani Pulite. Resta il fatto che anche questa figura dello zelante giudice dai capelli impomatati balla troppo tra il sottile confine che divide ironia e denigrazione. Sì ci sono donne, soldi, immancabili battute sulle lottizzazioni RAI ma nel complesso il film e i suoi interpreti non convincono affatto.
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