giomer
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mercoledì 26 luglio 2023
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da vedere!
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Un film a metà tra l'onirico e le tesi scientifiche sulla possibilità di viaggiare nel tempo...nel passato e nel futuro. Un film poetico che però stimola anche riflessioni metafisiche circa la possibilità dei nostri cari che non ci sono più di mettersi in comunicazione con noi. Un film armonico ed anche ardito che svela, nelle ultimissime scene, la chiave che consente di comprendere il significato profondo di tutta la storia. Da vedere.
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francesca
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giovedì 18 maggio 2023
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capolavoro
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Film bellissimo poetico profondo
Grazie
Francesca M
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jonnylogan
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mercoledì 15 marzo 2023
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fra dickens e la capitale
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Roma, XIX secolo. Bartolomeo Proietti è un uomo ricco e privo di scrupoli che pur di diventare nobile, per poter essere considerato nei salotti della capitale, decide di stringere un accordo segreto con un principe caduto in disgrazia il quale gli garantisce la mano della figlia a fronte di un ingente pagamento.
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Roma, XIX secolo. Bartolomeo Proietti è un uomo ricco e privo di scrupoli che pur di diventare nobile, per poter essere considerato nei salotti della capitale, decide di stringere un accordo segreto con un principe caduto in disgrazia il quale gli garantisce la mano della figlia a fronte di un ingente pagamento.
Edoardo Falcone alla sua quarta pellicola, e per la terza volta con Marco Giallini nel ruolo di protagonista, si da alla riscrittura della commedia dell’arte, in perenne bilico fra il Marchese del Grillo di Mario Monicelli e Canto di Natale, di Charles Dickens, riadattato all’ombra dei Fori imperiali e lontano dai periodi di festa. La sceneggiatura diviene immediatamente accattivante non appena la figura del ricco cialtrone a caccia della tanto agognata nobiltà, raggiunta per vie matrimoniali, deve fare inaspettatamente i conti con il proprio passato, fatto degli stenti di un orfanotrofio e una giovinezza piena di soprusi perpetrati per la brama di potere, esattamente come il suo presente a caccia di rispettabilità, fino a un futuro circondato dalla più completa solitudine. Giallini occupa tutta la scena con pochi accorgimenti, riuscendo a caratterizzare al meglio il personaggio di Bartolomeo, ovvero un coatto d’altri tempi al fianco del quale ogni componente del cast gli si accoda rispondendo a tono a ogni sua battuta e portando a conclusione il film con un finale che ricorda molto l’opera di Dickens. Piacerà decisamente a chi desidera riscoprire un classico della letteratura all’ombra della capitale e per coloro che amano le ambientazioni ottocentesche con Giallini in un ruolo in bilico fra Scrooge e Alberto Sordi.
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lizzy
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domenica 12 marzo 2023
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ci sono i fantasmi, ma non siamo a natale...
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...anche se questo è, ovviamente, un copiare paro-paro il mondialmente famoso lavoro di Dickens.
Esatto: qua siamo in pieno "Canto di Natale" e il nostro "Proietti" (forse un omaggio al nostro caro Gigi, anche lui, ovviamente, di discendenza "trovatella" come tutti i vari Rota, Pregadio, Diodato eccetera) ricalca abbastanza il buon (?) vecchio Scrooge.
L'idea potrebbe anche esser valida, se ne fosse accettata e, speciamente, se fosse ampiamente segnalata dai creaori.
Perchè, e non prendiamoci in giro, una cosa è "liberamente tratto da" e tutta un'altra "spudoratamente ricalcato".
Nulla di male, come dicevo, e il prodotto, riportato in salsa romanesca, fa bene il suo lavoro: intrattenere lo spettatore per la sua bella ora e mezza di durata.
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...anche se questo è, ovviamente, un copiare paro-paro il mondialmente famoso lavoro di Dickens.
Esatto: qua siamo in pieno "Canto di Natale" e il nostro "Proietti" (forse un omaggio al nostro caro Gigi, anche lui, ovviamente, di discendenza "trovatella" come tutti i vari Rota, Pregadio, Diodato eccetera) ricalca abbastanza il buon (?) vecchio Scrooge.
L'idea potrebbe anche esser valida, se ne fosse accettata e, speciamente, se fosse ampiamente segnalata dai creaori.
Perchè, e non prendiamoci in giro, una cosa è "liberamente tratto da" e tutta un'altra "spudoratamente ricalcato".
Nulla di male, come dicevo, e il prodotto, riportato in salsa romanesca, fa bene il suo lavoro: intrattenere lo spettatore per la sua bella ora e mezza di durata.
Certo la "modernità" nel film si fa sentire: a differenza dei vetusti "Grillo" e "Tacchia" si percepisce un "finto vecchio" in tutto il film e non convincono vestiti, locali e personaggi.
D'altronde i tempi son cambiati e sicuramente la "perfezione" che si cerca nel cinema odierno stride con la necessità di vetustà della trama.
Anche i dialoghi stessi: troppo "leccati" per esser quelli veri del tempo: non credo che quei personaggi si potessero veramente esprimere "in quello modo".
Detto questo inutile parlare dei protagonisti: Giallini lo conosciamo, di Rubini non possiam dire nulla e Battiston fa sempre la sua porca figura. Una spanna più sotto il Timi che, malgrado sia un ottimo attore, sembra sempre voler salire in cattedra pure in un ruolo marginale in un filmetto come questo. Insopportabile.
Forse però la migliore di tutto il cast mi risulta la Teta/Bevilacqua: vera romana verace perfettamente calata nella parte assieme al marpione Eugenio/Sartoretti.
Il film è comunque godibile (se chiudiamo un occhio e tappiamo il naso) e ci riporta comunque ad una Roma come sempre è stata, con i suoi intrallazzi fra potenti, con il solito clero invischiato e con il popolino che soffre e mastica amaro.
Però non siamo di fronte ad un "Marchese del Grillo", manco per idea.
Per quanto la storia sia, appunto, plausibile e ben strutturata, malgrado sia solo la finitura di un "prefabbricato", non siamo di fronte ad un capolavoro immortale.
Per quello ci sarebbero voluti altri sforzi, altre situazioni e, sicuramente, tutto un altro tipo di rappresentazione.
Ma va bene così: pollice in alto!
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jonnylogan
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sabato 11 marzo 2023
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all''ombra del cupolone
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Roma, XIX secolo. Bartolomeo Proietti è un uomo ricco e privo di scrupoli che pur di diventare nobile, per poter essere considerato nei salotti della capitale, decide di stringere un accordo segreto con un principe caduto in disgrazia il quale gli garantisce la mano della figlia a fronte di un ingente pagamento.
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Roma, XIX secolo. Bartolomeo Proietti è un uomo ricco e privo di scrupoli che pur di diventare nobile, per poter essere considerato nei salotti della capitale, decide di stringere un accordo segreto con un principe caduto in disgrazia il quale gli garantisce la mano della figlia a fronte di un ingente pagamento.
Edoardo Falcone alla sua quarta pellicola, e per la terza volta con Marco Giallini nel ruolo di protagonista, si da alla riscrittura della commedia dell’arte, in perenne bilico fra il Marchese del Grillo di Monicelli e “Canto di Natale" di Charles Dickens, riadattato all’ombra dei Fori imperiali e lontano dai periodi natalizi. La sceneggiatura riesce a essere accattivante quando la figura del cialtrone a caccia di rispettabilità raggiunta per ragioni matrimoniali, deve fare i conti con il proprio passato fatto degli stenti di un orfanotrofio e una giovinezza fatta di soprusi, esattamente come il suo presente a caccia di rispettabilità e un futuro circondato dalla solitudine. Giallini occupa tutta la scena con pochi accorgimenti interpretando il ruolo di un coatto d’altri tempi affiancato da un cast che funziona alla perfezione e che gli si accoda portando a conclusione la pellicola con un finale che ricorda quella dell’opera di Dickens. Piacerà decisamente a chi desidera riscoprire un classico della letteratura all’ombra della capitale e per coloro che amano le ambientazioni ottocentesche con Giallini in un ruolo in bilico fra Scrooge e Alberto Sordi.
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maramaldo
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giovedì 8 dicembre 2022
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"nobiltà de noantri"
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Marco Giallini per certi versi mi ricorda Vittorio Gassman. Ci si soffermava sul personaggio, sulla storia, sui comprimari ma a nessuno veniva in mente di sottolineare quant'era bravo, fatto acquisito, andava da sè. Oggi, Bartolomeo s'impone. In parodia o allucinato, in sogno o ben desto ossia un arricchito rimasto "trucido", uno spilorcio senza core. Con lui ci "ripassiamo" una Roma. Affezionati, senza curarci di ricordare, seguiamo invogliati il suo giocoso esecizio di rivisitare, di rivivere. Attorniato da degna compagnia, ci sembra di conoscerli ad uno ad uno. Ad es. Teta (Giulia Bevilacqua), padrona che fa la serva, ma fino ad un certo punto...
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Marco Giallini per certi versi mi ricorda Vittorio Gassman. Ci si soffermava sul personaggio, sulla storia, sui comprimari ma a nessuno veniva in mente di sottolineare quant'era bravo, fatto acquisito, andava da sè. Oggi, Bartolomeo s'impone. In parodia o allucinato, in sogno o ben desto ossia un arricchito rimasto "trucido", uno spilorcio senza core. Con lui ci "ripassiamo" una Roma. Affezionati, senza curarci di ricordare, seguiamo invogliati il suo giocoso esecizio di rivisitare, di rivivere. Attorniato da degna compagnia, ci sembra di conoscerli ad uno ad uno. Ad es. Teta (Giulia Bevilacqua), padrona che fa la serva, ma fino ad un certo punto...
Imprevisto, un colpo di teatro. Apparentemente un piccolo horror, cammeo di una deliziosa Denise Tantucci. Allusivo di qualcosa che il film non vuol dire esplicito. Uno di quegli spettri che circolano sotto traccia della quotidianità, questa Beatrice "de Roma". La casa dove abitò ospita un ristorante che tra poco fa cent'anni. Attaccato a Spinaceto, che c'è? Tor de... Cenci.
Emblematico il richiamo neanche tanto innocente. Secondo rito penitenziale di allora, decapitata previa tortura la femminista ante litteram. Il popolo, sempre attratto dalla débauche dell'upper class, la volle sepolta sotto un altare. pratica che ancor oggi in certi casi si rispolvera. Violò il sepolcro gente di passaggio, solo per giocare a palla con quella che fu la testolina graziosa che vedete nel film. Francesi giacobini, giunti per diffondere lumi e piantare alberi della libertà. Da Parigi, però, si recepivano solo i dettami della moda assieme a qualche innovazione tecnologica come la ghigliottina, funzionale ad una spedita eliminazione dei malviventi.
Un punto di criticità. Non solo allora ma ancor oggi la caput mundi si mostra refrattaria a influenze intellettuali. Insomma, proprio come allora, bisogna andare a Milano per nutrirsi di cultura.
Una pregiudiziale riduttiva, non da oggi, ab Urbe condita. Gloria tanta, per carità, ma ribalderie e truculenze soggette solo a sarcasmi, in fondo bonari. Si spiega meglio Nerone ricorrendo a Petrolini.
Non mi sembra un difetto. E' il sorriso olimpico, da dei, che vuol celarsi dietro la "persona" di un buffone vernacolare. Sordi/Manfredi/Proietti, nomino non tanto i "mejo" ma quelli a cui più abbiamo voluto bene. Adesso "ci avemo" Marco Giallini. Teniamocelo stretto.
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flaw54
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domenica 20 novembre 2022
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inaspettato
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Mi aspettavo un Marchese del Grillo di serie B con un Giallini sgranato e sopra le righe e mi sono trovato davanti ad un film gradevole di dickensiana memoria. Un Giallini assai contenuto dà un' immagine accattivante al suo Scrooge in salsa romanesca e veramente centrate sono le apparizioni di Timi e Battiston negli inusuali panni dei fantasmi di Giordano Bruno e Alessandro VI. Certo non un capolavoro, ma un' ora e mezzo piacevole che vira progressivamente verso un moralismo che non appare solo di facciata. Andate a vederlo.
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