Il teatro e il mestiere dell'attore, gli anni ottanta di Valeria Bruni Tedeschi
di Cristina Piccino Il Manifesto
Nell'autofinzione che attraversa molto cinema francese - lo mostrano gli autori visti qui questi giorni, da Desplechin a Mia Hansen-Love - quella di Valeria Bruni Tedeschi riesce a sempre a sorprendere, e soprattutto a farsi esperienza condivisa grazie a un punto di vista rispetto alla propria personalissima materia - gli amori infelici, la famiglia, la maternità, il lutto con la morte dell'amatissimo fratello - che vive di autoironia mai compiaciuta. Una forma dirompente che accompagna questo «mettersi a nudo» anche nelle zone emozionali più intime, e nei ricordi più dolorosi, capace e di andare oltre la biografia - o le personali nevrosi - per toccare una sensibilità comune. [...]
di Cristina Piccino, articolo completo (4629 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 24 maggio 2022
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