Spaccapietre

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Un film di Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio. Con Salvatore Esposito, Samuele Carrino, Licia Lanera, Antonella Carone, Giuseppe Lo Console.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 104 min. - Italia 2020. - La Sarraz Pictures uscita lunedì 7 settembre 2020. MYMONETRO Spaccapietre * * * - - valutazione media: 3,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

di padre in figlio Valutazione 4 stelle su cinque

di MAURIDAL


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domenica 13 settembre 2020

 

 

 

Un film scritto e diretto da due fratelli, Gianluca e Massimiliano De Serio, esperienza che ha illustri precedenti e direi una lunga storia cinematografica .A partire dai fratelli Taviani, passando per i fratelli Coen, ancora ,i Vanzina, per i Manetti Bros, più di recente per i fratelli D Innocenzo. Questo film è’ una una conferma dunque  di come due singole identità accomunate dalla passione per il cinema, possano trovare una coincidente visione di una realtà da raccontare. Nell’essere fratelli vi è quindi un valore in più , quando si tratta di recuperare  racconti o fatti  familiari vissuti  o ascoltati  da racconti di padri, nonni e altri. E’ il caso del film dei fratelli De Serio ,Spaccapietre  che  prende spunto dal racconto della  fine tragica della nonna dei due  registi , dedicando o col film a ricordarne la figura  ,raccontando appunto la terribile e miserabile vita dei braccianti stagionali .  quelli che lavorano nei campi dei latifondisti in  Italia,   in Puglia . Braccianti  italiani o per lo più immigrati di colore , senza alcun diritto ,anzi  braccianti , arruolati da caporali al nero, e destinati ad uno sfruttamento che in condizioni di lavoro e vita pessime,  al limite della sopravvivenza, possono causare , morte e tragedie sociali.  E’. Il tema del film , dove il racconto si sviluppa attraverso alcuni personaggi , Giuseppe padre di Antò,  ragazzino , che dopo la morte della mamma Angela appunto bracciante nei campi, è rimasto  a vivere con  il padre Giuseppe a cui è molto legato, e reciprocamente anche ricambiato da un grande affetto , nel ricordo della mamma . Un Padre come Giuseppe già afflitto da menomazione ad un occhio che lo costringe ad abbandonare il suo lavoro nella cava di pietre , per adattarsi a lavorare anche lui nei campi come bracciante al fine di sopravvivere con il figlio da crescere e mantenere. Un racconto  amaro che il film svolge , ricordando il neorealismo migliore un cinema di impegno e di narrazione con immagini drammatiche  con evidenti violenze disumane,   ma al contempo , immagini delicate nel rapporto padre figlio o anche nei ricordo  di Antò della mamma Angela che Giuseppe promette di al figlio di  ritrovare un giorno. Un racconto che scorre con poche sorprese , il latifondo, i caporali il padrone che controlla e tutti gli operai braccianti che sfruttati lavorano in pessime condizioni. Anche Giuseppe e il figlio Antò sono tra questi . La vita dopo il lavoro è altrettanto difficile Giuseppe e il figlio persa la casa vivono  nelle baracche  con gli altri in condizioni di estrema difficoltà, Le figure dei padroni e dei caporali sono trattate con spietato realismo ,ma nulla cambia nel ‘equilibrio della vita  tra schiavi e padroni , e il lavoro continua implacabile ogni giorno. A poco vale   per  Giuseppe e il figlio del la presenza d un personaggio femminile , anche lei bracciante , che  era amica di Angela e conoscendo il figlio e Giuseppe si limitano a ricordarne la fine per stenti e malattia . Qualcosa si insinua nel racconto , la figura del padrone diventa sempre più odiosa fino a  presentare scene di sfruttamento anche sessuale delle donne braccianti. Dunque Giuseppe da uomo mite e affettuoso padre , cova sentimenti di ribellione , la narrazione continua però nella tranquilla normalità ,   e quando Giuseppe una sera  in baracca regala ad Antò  la mazzuola del nonno spaccapietre , appunto oggetto di lavoro duro , ma anche strumento  di possibile uso violento, si apre una svolta nel racconto che lo spettatore non si prefigura , perché il vero Giuseppe si scatena nel finale Pulp del film , e i  registi fanno un evidente omaggio cinefilo allo stile Tarantino , Pulp e dintorni , quando durante una festa in casa del padrone  il  piccolo Antò passa  la mazzuola al padre  affinché una scatenata reazione contro tutte le ingiustizie e i soprusi e gli sfruttamenti si concentrano sulla testa dl vecchio latifondista e dei suoi caporali a difesa. Un finale dunque dirompente e sconvolgente rispetto alla narrazione lineare del film, ma che gli autori evidentemente sentivano necessaria , per chiudere il film con la piena definizione del personaggio Giuseppe , ottimamente interpretato da Salvatore Esposito, ma anche dal giovane Samuele Carrino come Antò figlio  che nelle immagini di chiusura del film corre via con l’immagine  onirica della mamma Angela finalmente ritrovata. ( mauridal)

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