Domani è un altro Giorno |
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Un film di Simone Spada.
Con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Anna Ferzetti, Andrea Arcangeli.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Italia 2019.
- Medusa
uscita giovedì 28 febbraio 2019.
MYMONETRO
Domani è un altro Giorno
valutazione media:
3,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Forte, intenso, struggentedi woody62Feedback: 6249 | altri commenti e recensioni di woody62 |
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domenica 10 marzo 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Premetto che non ho visto il film argentino da cui è tratto lo spunto - e non mi interessa -, ma se c'era un modo per trattare un tema così complesso con delicatezza, ironia e disincanto, il regista Simone Spada e gli sceneggiatori Ciarrapico e Landruscolo, lo hanno trovato. E se c'erano due attori che potevano interpretare gli ultimi 4 giorni di un'amicizia forte e radicata, pur nella tristezza dell'addio, non potevano che essere Giallini e Mastandrea, amici anche e sopratutto nella vita (Marco ha detto di Valerio: “Per me è come un fratello”). “Domani è un altro giorno” ottiene questo risultato, dove altri film hanno fatto più fatica (vedi ad esempio “La voce dell'amore” del 1998 con Reneè Zellweger e Meryl Streep). La vicenda è semplice nella sua essenzialità: la malattia di Giuliano ex attore di cinema e TV, ora impegnato nel teatro, è incurabile; le terapia possono solo allungare i tempi, ma con quali conseguenze? Giuliano non vuole saperlo e prende una decisione che naturalmente la sorella e l'amico, Tommaso, giunto dal Canada ove vive, non condividono. Nella quotidianità di una Roma pigra e soleggiata viviamo gli incontri dei due amici con i personaggi che gioco forza devono interagire con la malattia di Giuliano: la giovane attrice innamorata, i colleghi che fanno finta di non vederlo, il direttore del teatro che lo licenzia in modo comico e surreale, il figlio e la sua ragazza in un blitz a Barcellona dove frequenta l'Università. E poi su tutto, il grande rapporto di amicizia tra Giuliano e Tommaso, fatto di complicità, comprensione, affetto profondo che si coglie perfettamente in una scena bellissima. L'inquadratura trasversale coglie in basso a destra il volto di Giallini disteso sul divano e a sinistra la figura di Mastandrea in poltrona: è il momento in cui Giuliano confessa per la prima volta la sua paura per l'immediato futuro, mentre le mani dei due amici si stringono in silenzio, in modo naturale. La decisione di non proseguire le cure e ancor di più, quella di non attendere il momento della fine naturale, impongono al mondo la volontà di Giuliano di rivendicare la propria dignità, frutto di una riflessione profonda, anche se non per forza condivisibile. Sarà il cane Pato, personaggio chiave del film, a rappresentare l'eredità spirituale, prima che affettiva, di Giuliano nel grande e commovente finale. Senza pietismi e senza retorica, mentre Noemi canta con grazia il brano immortale di Ornella Vanoni, che dà il titolo al film. Prova attoriale stupenda di Marco Giallini, credibile e convincente, ma Mastandrea non è certo da meno, con una cifra stilistica misurata ed efficace, fino quasi al rigore. Assolutamente da non perdere.
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