marica romolini
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mercoledì 4 novembre 2015
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il coraggio della felicità
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Film dissacrante è stato detto. Tutt'altro. Quello di Jaco Van Dormael propone una coraggiosa idea di sacro. E lo fa con la forza del pioniere esperto, costruendo attraverso la narrazione cinematografica un pensiero fuori dagli schemi e però (o proprio per questo) robusto.
The Brand New Testament è davvero un Nuovo Testamento, rivolto a coloro che sono pronti a un clamoroso atto di fede: abbandonare le sedicenti certezze dei preconcetti per rischiare di essere felici sul serio (n.
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Film dissacrante è stato detto. Tutt'altro. Quello di Jaco Van Dormael propone una coraggiosa idea di sacro. E lo fa con la forza del pioniere esperto, costruendo attraverso la narrazione cinematografica un pensiero fuori dagli schemi e però (o proprio per questo) robusto.
The Brand New Testament è davvero un Nuovo Testamento, rivolto a coloro che sono pronti a un clamoroso atto di fede: abbandonare le sedicenti certezze dei preconcetti per rischiare di essere felici sul serio (n.b. non seriosamente, e infatti il film è tutto una divertente allegoria). La rivelazione è quella di un Bene a portata di mano, finora non visto soltanto perché ostinatamente cercato in quel dover essere o dover fare che altri ci hanno cucito addosso, basandosi su una taglia di media. Perseguito nell'adeguarsi a pensarsi così come si è pensati (il bambino della madre ipocondriaco apprensiva che finisce per ammalarsi realmente o la donna con la protesi che non riesce a vedersi più che commiserevole).
Ea chiama sei nuovi apostoli a testimoniare il Dio che è in loro, una felicità non solo possibile ma così raggiungibile da far paura, perché tangibile sì ma toccata mai. Una redenzione che passa attraverso la realizzazione della potenzialità, unica nella singolarità ma comune a tutte le persone, soffocata in fondo al sé. Basta ascoltare la propria musica interiore, permettersi di esprimerla e andare poi alla ricerca di altre con cui stabilire un accordo sinfonico. Con il risultato di un concerto che, se realmente armonico, non può che generare un'amorosa gioia di e per tutti.
I sei apostoli non sono scelti in base a virtù morali (si va dal bambino malato all'assassino, del resto l'Amore non è certo questione di merito), ma per il coraggio di voler essere persone libere. Da ruoli sociali, schemi mentali e qualsivoglia forma pensiero che si aggrappa a puntelli anche arrugginiti pur di non spiccare il volo (l'uccello chiede all'uomo seduto sulla panchina perché non voli via da gabbie che solo la sua immaginazione ha costruito).
The Brand New Testament consegna insomma la chiave di un'escatologia universale, democratica e terrena, affidando agli uomini la responsabilità diretta della propria felicità. Il Verbo si fa carne, l'uomo si india senza superbia, risorge in vita e diventa capace di mutare il proprio destino.
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writer58
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domenica 6 dicembre 2015
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senza il computer, non è nessuno...
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"Dio si annoiava, per questo creò Bruxelles".
Questo film mi ha stimolato la voglia di recensire. La frase quotata mi ha fatto ridere fragorosamente, ha creato una sorta di empatia, di identificazione emotiva con la pellicola. L'opera di Van Dormael inizia come una commedia corrosiva e dissacrante e si sviluppa come un apologo poetico sul senso e la qualità della vita. Dio vive in un trilocale di Bruxelles, crea il cosmo con alcuni click da un computer che tiene nel suo studio, una immensa stanza piena di fascicoli personali dalle pareti interminabili. Beve birra e fuma come un turco, maltratta la moglie (una Dea svagata e impaurita interessata alle pulizie domestiche e al baseball) e la figlia (una ragazzina di dieci anni capace di modesti miracoli che parla di nascosto con il fratello, allontanatosi da casa circa 2000 anni fa).
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"Dio si annoiava, per questo creò Bruxelles".
Questo film mi ha stimolato la voglia di recensire. La frase quotata mi ha fatto ridere fragorosamente, ha creato una sorta di empatia, di identificazione emotiva con la pellicola. L'opera di Van Dormael inizia come una commedia corrosiva e dissacrante e si sviluppa come un apologo poetico sul senso e la qualità della vita. Dio vive in un trilocale di Bruxelles, crea il cosmo con alcuni click da un computer che tiene nel suo studio, una immensa stanza piena di fascicoli personali dalle pareti interminabili. Beve birra e fuma come un turco, maltratta la moglie (una Dea svagata e impaurita interessata alle pulizie domestiche e al baseball) e la figlia (una ragazzina di dieci anni capace di modesti miracoli che parla di nascosto con il fratello, allontanatosi da casa circa 2000 anni fa). Dio non ama l'umanità, anche se la crea a propria immagine e somiglianza, anzi la detesta e gli piace vederla soffrire. Infarcisce la vita di ognuno di dolori, lutti, perdite, separazioni, crea conflitti religiosi tra le persone per un proprio disegno personale o forse solo per combattere la noia.
La figlia (Ea) si ribella a questo disegno e decide di scrivere un nuovo testamento 2.0 (da qui il titolo originale "Le Tout Nouveau Testament"). Manomette il computer paterno, spedisce a tutti gli umani un sms che contiene la data esatta della loro morte, creando un putiferio di proporzioni planetarie e si mette alla ricerca di sei apostoli che si aggiungeranno ai 12 di Gesù.
Contrariamente a ciò che queste note farebbero supporre, non ci troviamo davanti a una commedia demenziale, nè a un'opera antireligiosa. Il film di Van Dormael, anzi, sviluppa una spiritualità immanente alla vita. Ea, parlando con uno dei suoi nuovi sei apostoli, dice "Dopo la morte non c'è nulla. Il Paradiso è ora, su questa terra". La ricerca della felicità, della realizzazione, del significato passano attraverso la liberazione dalle catene quotidiane che ci opprimono, attraverso atti che ci consentono di accedere ai nostri desideri autentici. In questo modo, i sei apostoli si mettono alla ricerca di traguardi veri, abbandonano le consuetudini fondate su rapporti di convenienza, lavori insensati, vite mediocri capaci solo di replicare perdita e assenza. "Le Tout Nouveau Testament" narra queste vicende con leggerezza e un pizzico di poesia, strappa il sorriso, fa ridere e, allo stesso tempo, riflettere. Lo fa con un impianto che coniuga la commedia stralunata con folgorazioni improvvise, un incipit dissacrante con uno sviluppo attento alla tenerezza, invenzioni originali e il gusto dello sberleffo.
Di questi tempi, non mi sembra affatto poco.
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mercoledì 2 dicembre 2015
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la ribellione dal pensiero comune
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L'attesa dopo Mr nobody (2009) è stata lunga, ma il tempo vola ed ecco che oggi è uscito: "Dio esiste e vive a Bruxelles".
Ancora una volta i protagonisti del suo film non conoscono, non sanno, ignorano e ce lo dimostrano.
Ce lo dimostrano dandoci la loro visione della realtà, talvolta così strampalata e assurda ai nostri occhi, da regalarci un sorriso e giustificando il genere del film: commedia.
Il film è un tornado di emozioni e di pensieri.
Qual'è la colonna potante del film? Ne ha tante, come l'ultima volta.
Una chiave di lettura può essere l'autocondizionamento che ogniuno di noi opera su se stesso.
L'autocondizionamento è quella cosa che ci invita a controllare due volte il contenuto del frigorifero.
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L'attesa dopo Mr nobody (2009) è stata lunga, ma il tempo vola ed ecco che oggi è uscito: "Dio esiste e vive a Bruxelles".
Ancora una volta i protagonisti del suo film non conoscono, non sanno, ignorano e ce lo dimostrano.
Ce lo dimostrano dandoci la loro visione della realtà, talvolta così strampalata e assurda ai nostri occhi, da regalarci un sorriso e giustificando il genere del film: commedia.
Il film è un tornado di emozioni e di pensieri.
Qual'è la colonna potante del film? Ne ha tante, come l'ultima volta.
Una chiave di lettura può essere l'autocondizionamento che ogniuno di noi opera su se stesso.
L'autocondizionamento è quella cosa che ci invita a controllare due volte il contenuto del frigorifero.
La prima volta ci sembrerà vuoto, mentre la seconda sarà pieno unicamente della cosa che abbiamo accettato di desiderare.
Il credere che la fila adiacente alla nostra sia la più veloce, il sentir bisogno di dormire ancora un po' ogni mattina, il puntuale squillo del telefono quando entriamo nella vasca.
Queste sono tutte rappresentazioni della "superstizione del piccione" già affrontate in mr. nobody.
Il passo avanti in questo film è però il consiglio che ci dà il regista, ossia quello di accettare l'idea che la sfiga di un Dio malefico che ha creato le leggi "della sfortuna" non esista, ma che tutte queste creazioni pessimiste sono generate dal modo sbagliato di vedere e sentire le cose.
Da questo concetto si passa al prossimo: la concezione del buon vivere.
Nessuno al mondo è nato con coscienza di sé o del suo percorso e soprattutto nessuno è uguale all'altro.
Ea, la figlia di Dio, non conosce il senso ed il significato di tante cose (non ha mai mangiato una mela ,simbolo della conoscenza), ma allo stesso tempo è capace, poichè bimba , di vedere nel cuore delle persone ed effettuare una ribellione spirituale pura e libera, come solo una ribellione di un bimbo può essere.
Il film, quindi, finisce con il tradursi in una ribellione contro dogmi e pensieri che possono essere stravolti da qualsiasi mente libera capace di creare una nuova versione della realtà.
Si trasforma tutto all'improvviso in una rivoluzione del vivere, le cui radici risiedono nel bisogno di un pensiero libero e nella comprensione del prossimo e del suo punto di vista.
Ci è sempre stato detto che non conoscere il giorno della nostra morte ci aiuta a vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo.
E se fosse anche questa una balla? se invece conoscere il giorno della nostra morte ci aiutasse maggiormente a vivere una vita straordinaria?
Chi ce lo dice? nessuno.
"tutto potrebbe essere completamente diverso ed avrebbe comunque senso".
Tutto può essere! , l'autroconvincimento è ciò che ci lega ad un barlume di realtà, tuttavia dovremmo lasciarlo scappare di tanto in tanto.
Per vivere, basta avere degli apostoli e saperli ascoltare.
La rivoluzione del punto di vista.
La rivoluzione del modo di vivere.
La ribellione ad un mondo che non piace più a nessuno.
Il cielo potrà anche essere un campo di fiori e Dio un barbone misantropo e scorbutico, ma la realtà finirà sempre per far da contorno alla stupenda complessità dell'uomo e alla sua capacità di amare.
Amare la propria natura ed accettare quella degli altri.
Amare un punto di vista in cui in realtà crediamo, ma siamo stati troppo ciechi ed autocondizionati per seguirlo.
"Il miracolo più grande fu lui. Chiamammo i giorni con i nomi dei mesi, e dopo una settimana ci frequentavamo da metà anno".
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maria cristina nascosi sandri
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domenica 13 dicembre 2015
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e se dio fosse stato femmina?
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DIO ESISTE E VIVE a BRUXELLES-Rec.di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Grande accoglienza da parte del pubblico italiano per Dio esiste e vive a Bruxelles, la nuova commedia di Jaco Van Dormael (Toto le héros-Un eroe di fine millennio, Mr.Nobody), ora finalmente in sala.Presentato in anteprima nazionale, dopo Cannes, al Biografilm Fest di Bologna,a giugno scorso,è uscito ufficialmente il 26 novembre per I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection e, al suo primo w.end,il film ha già conquistato oltre 30mila spettatori.
E se Dio fosse stato femmina?
Il Dio del film di Van Dormael,un sempre più bravo e character Poelvoorde,è un Dio sans papier uzbeco che ha usurpato il titolo a Dea:in principio, allora, era la Donna, ma poi il maschio prevalse e fu il.
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DIO ESISTE E VIVE a BRUXELLES-Rec.di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Grande accoglienza da parte del pubblico italiano per Dio esiste e vive a Bruxelles, la nuova commedia di Jaco Van Dormael (Toto le héros-Un eroe di fine millennio, Mr.Nobody), ora finalmente in sala.Presentato in anteprima nazionale, dopo Cannes, al Biografilm Fest di Bologna,a giugno scorso,è uscito ufficialmente il 26 novembre per I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection e, al suo primo w.end,il film ha già conquistato oltre 30mila spettatori.
E se Dio fosse stato femmina?
Il Dio del film di Van Dormael,un sempre più bravo e character Poelvoorde,è un Dio sans papier uzbeco che ha usurpato il titolo a Dea:in principio, allora, era la Donna, ma poi il maschio prevalse e fu il...caos.
Così si può riassumere,con molte pecche e lacune questa ultima fatica di Van Dormael, geniale, contorta che pare'gettare una nuova luce' sui comuni mortali,la divinità ed il libero arbitrio: tutto pare esser predestinato nell'arguto(e/o blasfemo?)plot di Jaco.
Dio esiste, dunque, e abita a Bruxelles.
Ha una moglie-la sunnominata DEA-avvezza a raccogliere le figurine della squadra del cuore di baseball ed a ricamare tutto il giorno, un figlio che non c'è (più), ed EA (caduta la'd' iniziale o la'v'interposta,chissà....
Giocato tra simbolo e surrealtà, nella migliore tradizione belga,il film pare trovare ottimi antecedenti e precursori nell'arte di Magritte/Delvaux, a livello visivo,formale,ma anche contenutistico.
Doppi, simmetrie, corpi che si specchiano e si accolgono e paion trovare una loro ragion d'essere ed una pace con se stessi mai avuta.
Ma facili i riferimenti a Buñuel ed al suo sempiterno "Discreto fascino della borghesia", ma anche ad un certo Oliveira, il grande Maestro della cinematografia portoghese che c'ha lasciato, a 106 anni, attivo fin all'ultimo, ad aprile scorso.
Il J.C, figlio scomparso, cui si allude nei dialoghi è Gesù che buono e debole-così lo definisce il Padre-si è lasciato sopraffare, grazie ad un Padre-Eterno che l'ha reso, per sempre, Crocifisso.
Però, ogni tanto, scende dal suo estetico piedistallo di apparente icona immota e dialoga con la sorella Ea che-ottima stirpe di Madre Dea-si ribella, senza bisogno di 'mela del peccato', al padre padrone che, in principio, ha per l'appunto rubato la gestione del mondo alla moglie, Fattrice di pace, serenità, fratellanza per gettare il mondo nelle guerre, nel dolore, nella crisi.
Una Nemesi quanto mai salutare nata da un geniale espediente, lo allontanerà dal suo pericoloso ruolo sempiterno con un contrappasso degno del Dante più infernalmente 'classico',
La Dea ( Madre - Natura - Donna ) ricomporrà la pace ed il nuovo (ma vecchio) equilibrio renderà la vita degna d'esser vissuta.
Oltre alla magistrale e qui un po' sopra le righe interpretazione di Poelvoorde, la pellicola si avvale di tutti gli altri eccellenti comprimari. Bravissima la piccola Pili Groyne, già grande 'diva in posa' a Bologna, al Biografilm Festival. C'è anche una Deneuve che, forse, omaggia, il suo giovanile Buñuel di Belle de jour.
Film bellissimo, colto, anche nella scelta delle musiche, da Rameau a Schubert a Haendel, che non dimentica neppure qualche buon cantante ed interprete del secolo scorso come gli indimenticabili Dalida e Trenet ed il nostro Salvatore Adamo, minatore ed 'extracomunitario' ante-litteram di lusso dagli anni Cinquanta-Sessanta nel paese della conterranea principessa del Belgio ( patria di Jaco), Paola di Liegi.
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vanessa zarastro
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domenica 29 novembre 2015
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dio è donna?
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Il film Le Tout Nouveau Testament (titolo originale) del belga Jaco van Dormael ha in sé tutti gli elementi per ottenere il successo che nel 2001 ebbe Il favoloso mondo di Amélie.
Dio esiste e vive a Bruxelles è una fiaba dei nostri tempi che parla della gente, delle persone, delle solitudini, dei loro desideri e dei loro difetti. Ciò che il film opera attraverso il percorso narrativo è una sezione a 45° sulla società urbana attraversando ogni strato sociale, dal barbone Victor (Marco Lorenzini) alla super ricca Martine (Catherine Deneuve).
La storia presenta un Dio umano, burbero e sadico che vive a Bruxelles (bravissimo Benoit Poelvoorde) che vive eternamente in vestaglia in una casa di una cucina-tinello e due camere, in un grande studio tappezzato di cassetti-classificatori, chiuso a chiave, senza finestre né entrata né uscita.
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Il film Le Tout Nouveau Testament (titolo originale) del belga Jaco van Dormael ha in sé tutti gli elementi per ottenere il successo che nel 2001 ebbe Il favoloso mondo di Amélie.
Dio esiste e vive a Bruxelles è una fiaba dei nostri tempi che parla della gente, delle persone, delle solitudini, dei loro desideri e dei loro difetti. Ciò che il film opera attraverso il percorso narrativo è una sezione a 45° sulla società urbana attraversando ogni strato sociale, dal barbone Victor (Marco Lorenzini) alla super ricca Martine (Catherine Deneuve).
La storia presenta un Dio umano, burbero e sadico che vive a Bruxelles (bravissimo Benoit Poelvoorde) che vive eternamente in vestaglia in una casa di una cucina-tinello e due camere, in un grande studio tappezzato di cassetti-classificatori, chiuso a chiave, senza finestre né entrata né uscita. Come lui stesso dirà verso la fine del film non si è mai sognato di esortare ad amare "il prossimo tuo come te stesso". Dio ha famiglia e oltre al figlio che scappato di casa si è messo con brutta gente ed è stato ucciso, ha una moglie che terrorizzata non parla mai e una figlia ribelle che (una nuova Amélie) decide di salvare il mondo e scappa di casa in modo rocambolesco. Ma prima, per liberare gli esseri umani dalle paure e incertezze, Ea invia a tutti gli abitanti del pianeta un SMS con un'informazione preziosa sul numero di anni, mesi giorni, che restano da vivere ad ognuno.
Dio passa tutto il suo tempo al computer nel suo immenso studio inaccessibile al resto della famiglia dove fa “il buono e il cattivo tempo” dell’umanità. Direi prevalentemente il cattivo tempo: cataloga incidenti, disgrazie, malattie e quant’altro per un’umanità che spia in modo sadico. Nei ritagli di tempo, inventa leggi perverse e frustranti: la fetta di pane farcita cadrà sempre dalla parte della marmellata, oppure al supermercato la fila accanto è sempre più veloce della tua e così via. Costruisce la città come un artigiano costruisce un modello analogico e, come un bambino sotto l’albero di Natale, gioca con i treni elettrici che poi riporta nel suo PC e ne programma deragliamenti. Questo Dio spregevole è rintanato nel suo appartamento di Bruxelles e quando non è al computer beve birra sdraiato sul divano guardando le partite di hockey in TV.
La lavatrice di casa, simbolo di consumo e di progresso, avrà un ruolo strategico nella vicenda perché, collegata con una vera lavanderia, costituire l’unico punto di fuga per la sacra famiglia.
La figlia Ea ha dei poteri tra i quali la capacità di ascoltare la musica dell'anima delle persone che incontraed ecco che alle musiche composte appositamente di An Pierlé si alternano brani classici immortali che spaziano dal quartetto schubertiano de La morte e la fanciulla al popolarissimo La mer di Charles Trenet. Tutti hanno una musica anche le persone che abbiamo sottovalutato o giudicato male. Questo è uno dei messaggi di un film che ha molte cose importanti da dire e lo fa divertendo. La ricerca dei 6 apostoli mancanti (12 sono gli apostoli ma anche i giocatori di okay mentre nel baseball sono 18, sport amato dalla mamma e da JC) è un pretesto per inserire mini-storie nella storia che Jaco van Dormael dipinge rimanendo “oggettivo” con un occhio quasi da collezionista. Così l’impiegato che scappa per seguire lo stormo di uccelli fino in Groenlandia e così l’assassino che perde il desiderio di sparare quando finalmente s’innamora. Tante sono le trovate geniali degli autori come ad esempio Gesù, dopo la sua fuga dall'opprimente padre e il claustrofobico appartamento genitoriale, ha assunto la forma di una statuina che la mamma spolvera tristemente.
Le figure femminili sono ritratte senza ammiccamenti, neanche la viziata e annoiata Deneuve suscita particolare simpatia, parteggiamo per Ea e il suo operato senza eccesso di empatia perché è troppo in competizione con il padre (divinità maschile distruttiva), convinta di poter fare meglio di lui, ci si vuole sostituire, in fondo, per il piacere del potere.
Resta comunque il fatto che il mondo sarà salvato dalle donne di case e cioè dalla moglie e dalla figlia di Dio.
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maumauroma
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martedì 1 dicembre 2015
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dio esiste e vive a bruxelles
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Bel film,laico e dissacrante,ma mai blasfemo anzi intriso di una pagana e pacata religiosita'. Il Dio che convive in un maldestro omaccione di Bruxelles violento e malmostoso, controlla il mondo attraverso un computer,distribuendo a piacimento con un semplice clic calamita',catastrofi,malattie,morte. Vive nel suo modesto appartamento sottomettendo ai propri voleri moglie e figlioletta,memore della brutta esperienza passata circa 2000 anni fa con il figlio maggiore,riuscito a sfuggire alle sue manie,scendendo su questo mondo per redimere tutti noi con risultati non del tutto confortanti. Ma Ea,la figlioletta,sveglia e indipendente,dopo aver all'insaputa del Padre inviato un sms a tutti ,rivelando la data della propria morte,riesce con un originale stratagemma ad arrivare sulla terra per scrivere un nuovo vangelo,attraverso le esperienze esistenziali di 6 esseri umani presi a caso.
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Bel film,laico e dissacrante,ma mai blasfemo anzi intriso di una pagana e pacata religiosita'. Il Dio che convive in un maldestro omaccione di Bruxelles violento e malmostoso, controlla il mondo attraverso un computer,distribuendo a piacimento con un semplice clic calamita',catastrofi,malattie,morte. Vive nel suo modesto appartamento sottomettendo ai propri voleri moglie e figlioletta,memore della brutta esperienza passata circa 2000 anni fa con il figlio maggiore,riuscito a sfuggire alle sue manie,scendendo su questo mondo per redimere tutti noi con risultati non del tutto confortanti. Ma Ea,la figlioletta,sveglia e indipendente,dopo aver all'insaputa del Padre inviato un sms a tutti ,rivelando la data della propria morte,riesce con un originale stratagemma ad arrivare sulla terra per scrivere un nuovo vangelo,attraverso le esperienze esistenziali di 6 esseri umani presi a caso. Di piu' non si puo' raccontare. Il film si fa apprezzare per le sue visioni oniriche e metafisiche,per la sua eleganza,per la convincente interpretazione,per le belle musiche,per la sceneggiatura. Certo.a volte le grandi problematiche esistenziali vengono spiegate come sui foglietti dei baci perugina e il finale risulta piuttosto "arrangiato",ma le due ore del film passano piacevolmente veloci e alcune scene resteranno a lungo impresse nell'animo.
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aristoteles
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giovedì 2 giugno 2016
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il vero paradiso è questo???
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Innegabilmente è uno dei prodotti più originali dell'ultimo decennio.
Ed in fondo la figura di questo Dio un po crudele si sposa con la certezza che siamo destinati a morire.
Funziona molto meno tutta la faccenda del nuovo "Nuovo Testamento" anche se i nuovi apostoli sono abbastanza frizzanti e particolari.
Anche la prole,JS ed EA fa la stessa fine,divertenti ma senza spessore.
C'è qualche somiglianza con il film"Il Favoloso Mondo di Amelie" ma solo per come vengono raccontate le vite altrui.
Comunque,tralasciando commenti religiosi e non volendo soffermarsi sul l'irriverenza di fondo che fa sicuramente inorridire ed irritare i credenti,credo che il regista voglia invitarci a godere la vita il più possibile e ad usufruire del nostro tempo, non infinito,con rinnovata enfasi.
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Innegabilmente è uno dei prodotti più originali dell'ultimo decennio.
Ed in fondo la figura di questo Dio un po crudele si sposa con la certezza che siamo destinati a morire.
Funziona molto meno tutta la faccenda del nuovo "Nuovo Testamento" anche se i nuovi apostoli sono abbastanza frizzanti e particolari.
Anche la prole,JS ed EA fa la stessa fine,divertenti ma senza spessore.
C'è qualche somiglianza con il film"Il Favoloso Mondo di Amelie" ma solo per come vengono raccontate le vite altrui.
Comunque,tralasciando commenti religiosi e non volendo soffermarsi sul l'irriverenza di fondo che fa sicuramente inorridire ed irritare i credenti,credo che il regista voglia invitarci a godere la vita il più possibile e ad usufruire del nostro tempo, non infinito,con rinnovata enfasi.
Il finale è Super grottesco e piuttosto scialbo ed abbassa la votazione finale,tuttavia dopo il Dio in ciabatte e vestaglia non potevamo aspettarci molto di più.
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flyanto
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venerdì 4 dicembre 2015
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uno strano dio
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"Dio Esiste e Vive a Bruxelles" è una commedia surreale che asserisce che Dio effettivamente esiste e risiede con la propria famiglia nella città di Bruxelles. Qui, egli dirige e dispone dell'esistenza di tutti gli esseri umani e il ritratto che ne viene fuori non è però quello di un Dio buono e misericordioso, bensì di un individuo egoista, assai dispettoso, quasi incattivito e parecchio antipatico ed ostile a tutti, i propri familiari compresi. La moglie, ormai, è una donna completamente sottomessa e per giunta che non gli si ribella mai, il figlio, Gesù, se n'è andato via di casa per conoscere gli uomini più da vicino ed immolarsi per loro, e la piccola figlia è l'unica persona che gli si oppone e gli si ribella.
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"Dio Esiste e Vive a Bruxelles" è una commedia surreale che asserisce che Dio effettivamente esiste e risiede con la propria famiglia nella città di Bruxelles. Qui, egli dirige e dispone dell'esistenza di tutti gli esseri umani e il ritratto che ne viene fuori non è però quello di un Dio buono e misericordioso, bensì di un individuo egoista, assai dispettoso, quasi incattivito e parecchio antipatico ed ostile a tutti, i propri familiari compresi. La moglie, ormai, è una donna completamente sottomessa e per giunta che non gli si ribella mai, il figlio, Gesù, se n'è andato via di casa per conoscere gli uomini più da vicino ed immolarsi per loro, e la piccola figlia è l'unica persona che gli si oppone e gli si ribella. Da qui nasceranno una serie di avvenimenti e soprattutto cambiamenti nell'assetto generale dell'Universo e dell' Umanità stessa su cui Dio non potrà più prendere il controllo.
La pellicola, con una tale trama, ovviamente risulta quanto mai originale e sarcastica, ma non offensiva e pertanto alquanto divertente. L'ironia è sottile e pungente e nel complesso il film deve essere accettato come una favola surreale e di "riscatto" per quei personaggi oppressi che mal sopportano le vessazioni ed i capricci di un Dio dispettoso e quanto mai dispotico.
Ben girato e ben interpretato da famosi attori dell'Oltralpe, l' ultima opera di Jaco Van Dormael si segue bene e con sempre crescente curiosità da parte dello spettatore al fine di sapere come il regista abbia optato per il finale....
Interessante, appunto, per la sua originalità
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francesca meneghetti
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lunedì 21 dicembre 2015
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il fantasma del libero pensiero
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Uno dei problemi più ardui della filosofia e, soprattutto, della teologia, è dato dall'esistenza del Male, che colpisce alla cieca, spesso risparmiando i “malvagi”. Chi crede nel caso, e quindi all'assurdo che domina l'esistenza, se ne fa, forse, una ragione più facilmente. Maggiori difficoltà ha chi crede in un Ente superiore e alla sua Provvidenza. Come può, infatti, un Dio buono consentire il Male? E come può reggere, di fronte alla realtà una professione di ottimismo? Ne sapeva qualcosa Voltaire, testimone del terremoto di Lisbona del 1756, che nel suo romanzo “Candido” demoliva il credo ottimista. Un'operazione analoga, con altro linguaggio, è stata effettuata nel cinema da “Le mele di Adamo”, film provocatorio e persino politicamente scorretto (quando ci porta a simpatizzare per un neonazista più che per un pastore protestante).
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Uno dei problemi più ardui della filosofia e, soprattutto, della teologia, è dato dall'esistenza del Male, che colpisce alla cieca, spesso risparmiando i “malvagi”. Chi crede nel caso, e quindi all'assurdo che domina l'esistenza, se ne fa, forse, una ragione più facilmente. Maggiori difficoltà ha chi crede in un Ente superiore e alla sua Provvidenza. Come può, infatti, un Dio buono consentire il Male? E come può reggere, di fronte alla realtà una professione di ottimismo? Ne sapeva qualcosa Voltaire, testimone del terremoto di Lisbona del 1756, che nel suo romanzo “Candido” demoliva il credo ottimista. Un'operazione analoga, con altro linguaggio, è stata effettuata nel cinema da “Le mele di Adamo”, film provocatorio e persino politicamente scorretto (quando ci porta a simpatizzare per un neonazista più che per un pastore protestante). C'è, a mio vedere, un richiamo a quel lavoro in “Dio esiste e vive a Bruxelles”, là dove la provocazione è ancora più marcata, visto che avviene un rovesciamento della prospettiva tradizionale che oppone Bene e Male, perché qui essi coincidono. Il Dio (dell'Antico Testamento) che vive a Bruxelles non solo è fatto a immagine e somiglianza dell'uomo (un uomo brutto e volgare), ma si crogiola nel male nella vita privata (apparendo irascibile e violento) e nella direzione degli affari del mondo, che conduce con cinismo e malvagità. Naturalmente il cattivo nelle storie ha una funzione importante: far risaltare il buono. Nel nostro caso il salvatore buono è una bambina, la figlia di Dio, che cercherà dapprima di boicottare il carattere oscuro e imprevedibile dei disegni divini (rendendo chiaro a tutti il termine della propria vita), poi di porre rimedio a tanti guai. La aiuteranno il fratello Jesus (ridotto a statuina) e la madre, prima umiliata e zittita da Dio-padre-padrone, poi risorta a fantasiosa regista di un nuovo mondo colorato in rosa.
La storia non è chiaramente realistica. Si presta dunque a una cifra anarchica, visionaria e surreale che richiama Bunuel (si veda la citazione dello struzzo del “fantasma della libertà”, ma anche la love story rovesciata tra Catherine Deneuve e una specie di Kng-Kong).
Stilisticamente il film tende al barocco, per eccesso di spunti e di effetti scenici, messi generosamente a disposizione dalla tecnologia digitale, ma non privi, a volte, di notevole poesia. Ma, se si mette da parte il metro di misura dello stile classico, il film risulta gradevole, vario nella sua alternanza di fasi drammatiche e comiche. Resta una laica e intelligente provocazione, anche per il secondo tema introdotto, dopo quello del Male, secondo ma non meno importante: quale senso dare alla vita, ovvero come giocarsi la partita dell'esistenza. Come a dire, non sono noccioline.
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norby
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sabato 2 gennaio 2016
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due ore perse inutilmente
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Operzione vergognosa. Naturalmente loro vi diranno che si tratta di un pensiero innovativo su dio. Un dio che vive come tutti noi. Anzi molto peggio. Isolato all'ultimo piano di un grattacielo dalle finestre sporche. Cattivo, iracondo, crudele, tirannico, puerile, amorale. L'incarnazione di tutte le peggiori qualità umane. A potenza, sta a zero: fa tutto attraverso un computer (che evidentemente rappresenta una specie di superdio). Vive, dopo che il figlio se n'è andato di casa, con una moglie idiota e una figlia birichina, che a un certo punto, dopo esser stata picchiata dal satrapo, se ne scappa in città. Non si tratta nemmeno di un film dissacrante o blasfemo.
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Operzione vergognosa. Naturalmente loro vi diranno che si tratta di un pensiero innovativo su dio. Un dio che vive come tutti noi. Anzi molto peggio. Isolato all'ultimo piano di un grattacielo dalle finestre sporche. Cattivo, iracondo, crudele, tirannico, puerile, amorale. L'incarnazione di tutte le peggiori qualità umane. A potenza, sta a zero: fa tutto attraverso un computer (che evidentemente rappresenta una specie di superdio). Vive, dopo che il figlio se n'è andato di casa, con una moglie idiota e una figlia birichina, che a un certo punto, dopo esser stata picchiata dal satrapo, se ne scappa in città. Non si tratta nemmeno di un film dissacrante o blasfemo. Sarebbe già qualcosa. No, si tratta di un film stupido e inutile. E la forzata comicità non fa neanche ridere, ma solo storcere la bocca in uno sbadiglio a stento trattenuto. Ma naturalmente loro sottolineeranno che alla fine è la moglie idiota che salverà il mondo, come perfetta realizzazione del pensiero gender. Anzi di più, come superamento del genere femminile su quello maschile. Un film alla moda dunque, in linea con le ultime elucubrazioni e farfugliamenti una cultura piccola piccola, che si sta progressivamente imponendo, sorretta dai media e da una sedicente intellighentia opportunista, spocchiosa e mafiosetta. Con villa, piscina, porsche e cachemirino.
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(di light one)
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