L’amore eterno, indissolubile, in grado di andare oltre la morte, rappresenta uno dei miti letterari comuni a ogni epoca e latitudine. Da Shakespeare a J. Austen, passando per i classici russi, è un tema che ha appassionato molti dei più grandi scrittori di tutti i tempi.
A tre anni di distanza dal thriller-sentimentale La migliore offerta il cineasta siciliano Giuseppe Tornatore torna a raccontare, in modo del tutto originale, una storia d’amore assoluto, viscerale e tormentata.
Anche questa volta i protagonisti sono una splendida ed enigmatica giovane donna e un fascinoso amante, molto più anziano. Come nel precedente film la loro comunicazione o meglio, la loro corrispondenza, è ostacolata, in questo caso non da un muro ma dalla distanza. Le analogie, però, si fermano qui.
Se il registro del precedente lavoro era il thriller a incastro, inquietante e claustrofobico, La corrispondenza tesse la sua storia con i toni del melò e del romanticismo; il sentimento e l’affetto prevalgono sulla passione.
Il mondo dell’arte e la dicotomia verità-finzione de La migliore offerta lasciano il posto al poetico mistero delle stelle e delle leggi dell’astronomia.
Ed Phoerum, infatti, è un docente universitario, un luminare di astrofisica.
E’ spesso lontano dalla famiglia, che vive ad Edimburgo in Scozia, per i numerosi impegni in convegni e seminari. Da anni vive una intensa relazione clandestina con Amy, un’allieva di cui è perdutamente innamorato.
Amy Ryan, studentessa fuori corso, è una ragazza determinata ma interiormente fragile, ossessionata da un trauma passato che cerca di esorcizzare lavorando come controfigura e stuntman per il cinema in ruoli acrobatici e pericolosi che prevedono nel copione la morte del doppiato. I due amanti hanno poche occasioni per incontrarsi e passare del tempo assieme, sono però costantemente in contatto grazie ai messaggi sullo smartphone e i collegamenti skype.
Un giorno, senza nessun preavviso, il professore scompare, diventa misteriosamente irrintracciabile. Per Amy non sarà più possibile mettersi in contatto con lui; inspiegabilmente, però, continuerà a ricevere messaggi e conforto da Ed, tramite quegli strumenti tecnologici che fin dall’inizio hanno azzerato la distanza che li separava.
Malgrado l’assenza di Ed, la corrispondenza che non finisce ma continua rafforza il loro legame e mantiene vivo il sentimento dei due protagonisti, permettendo così a Amy di trovare la forza per intraprendere un percorso introspettivo che la porterà a rielaborare il suo trauma e “rinascere”.
La nuova opera del regista palermitano è al tempo stesso un film profondamente antico quanto moderno e innovativo.
E’ antico nel pudore del suo linguaggio letterario, nel raccontare una storia d’amore senza morbosità e volgarità, nel riproporre temi universali come l’amore e la morte partendo da una visione romantica.
E’ moderno per il ruolo fondamentale della tecnologia: la storia si sviluppa e si regge sull’uso continuo di what’s up, skype e internet. Nuovi strumenti di comunicazione che sono “complici” dell’amore di Ed a Amy, positivi e non inva-denti, visti come una risorsa e non come un pericolo.
Sullo sfondo di tutta la vicenda c’è la metafora delle stelle che non cessano di brillare anche dopo migliaia di anni dalla loro morte. Sono molte però le metafore e i simbolismi utilizzati, come per esempio gli animali che appaiono nei momenti chiave della storia. L’abilità registica di Tornatore, capace di inquadrature magnifiche e riprese raffi-natissime, riesce a esaltarsi anche in una scrittura filmica più sobria e asciutta, necessaria per rendere l’intimità e i tor-menti interiori dei due personaggi.
Da sottolineare la splendida fotografia di Fabio Zamarion - i colori di Borgoventoso (in realtà l’isola di San Giulio nel lago d’Orta) sono mozzafiato - così come la colonna sonora del maestro Ennio Morricone, presente in tutti i film di Tornatore. Indovinata e ineccepibile anche la scelta degli interpreti dei due ruoli principali. Jeremy Irons possiede un carisma e un fascino magnetici, riesce a restituire intensità ed espressività malgrado, a parte la prima scena, compaia praticamente solo “in video”. Olga Kurylenko, bellezza incantevole a parte, è una gradita e inaspettata sorpresa. Dopo i ruoli da 007 ha svoltato verso un cinema più raffinato e colto - ha lavorato anche con Terence Mallick in To the Wonder - dimostrando grandi doti espressive e di recitazione. Per lunghi tratti deve reggere da sola la scena, e ci riesce sempre in modo credibile e convincente.
Il pubblico meno sentimentale probabilmente non si farà ammaliare troppo dal romanticismo delle stelle. Conoscendo l’amore di Giuseppe Tornatore per il cinema, però, mi piace pensare che la metafora della luce delle stelle che si irradia nell’universo anche dopo migliaia di anni dal loro spegnimento sia rivolta anche al caro vecchio Cinema che, pur destinato e soccombere di fronte alla potenza delle nuove tecnologie di serie-tv, smartphones e internet, continua e continuerà a regalarci emozioni.
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