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lunedì 19 luglio 2021
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ed, amy e il... borgo ventoso
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Tornatore ci propone un film molto particolare, intimista e suggestivo, con una storia nuova che sfrutta le ultime possibilità tecnologiche per mantenersi in contatto a distanza. Gli interpreti sono calati nei ruoli, Jeremy Irons d'altronde è una garanzia, mentre Olga Kurylenko è una conferma. I luoghi sono fondamentali e sono scelti con cura. Si potebbe dire che "Borgo Ventoso" è fin troppo fumettistico come nome, ma non è il caso di andare troppo per il sottile. È piuttosto la fredda Edimburgo che anima le giornate di Amy, con il vento della Scozia a smuovere il lei dubbi e perplessità. Certo che Amy, anche se abituata ad emozioni forti nel suo lavoro cinematografico, ha di che essere sorpresa.
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Tornatore ci propone un film molto particolare, intimista e suggestivo, con una storia nuova che sfrutta le ultime possibilità tecnologiche per mantenersi in contatto a distanza. Gli interpreti sono calati nei ruoli, Jeremy Irons d'altronde è una garanzia, mentre Olga Kurylenko è una conferma. I luoghi sono fondamentali e sono scelti con cura. Si potebbe dire che "Borgo Ventoso" è fin troppo fumettistico come nome, ma non è il caso di andare troppo per il sottile. È piuttosto la fredda Edimburgo che anima le giornate di Amy, con il vento della Scozia a smuovere il lei dubbi e perplessità. Certo che Amy, anche se abituata ad emozioni forti nel suo lavoro cinematografico, ha di che essere sorpresa. Il suo amato Ed non c'è più, così all'improvviso, non le ha mai fatto capire nulla e ora vuole comunque continuare ad amarla con metodi moderni e in parte sconcertanti. Sempre che lei lo voglia, altrimenti basta che digiti undici volte il suo nome e "la corrispondenza" finirà.
Ed era di un'intelligenza unica e riesce a plasmare un piano meticoloso e perfetto affinché lui possa mantenersi in contatto con Amy. Il suo avvocato e persino la ditta di consegne hanno ricevuto ordini ben precisi ai quali attenersi. Con il suo aiuto Amy riesce a laurearsi a pieni voti, tutto con consigli intelligenti mirati a valorizzare la personalità di Amy. Ed la conosceva davvero bene! Ci sono scene struggenti dove Olga Kurylenko è molto brava. Sulla panchina ad esempio, quando con stupore capisce quello che è appena successo ed è animata da forti dubbi su quello che succederà. È talmente sconvolta che ci vuole il tassista, fermo in sosta, a ricordarle il bagaglio dimenticato. Poi molto suggestiva la scena del calco per il bizzarro artista, che chiede di rifare tutto perché si è leggermente mossa. Ma quello che sorprende è che alla mostra verrà esposto il calco "sbagliato", proprio perché suggerisce l'inquietudine e i tormenti della persona ritratta... Gli autoctoni di Borgo Ventoso sono gentilissimi e disponibili anche se vedere lei, sola senza Ed, li intristisce parecchio. Però ad un certo punto Amy non ce la fa più ad andare avanti in questo rapporto virtuale e senza anima, e allora tronca la corrispondenza. Ma Ed aveva previsto anche questo e infatti, con artifici vari a livello informatico, un amico di Amy riesce a ricreare il collegamento. Triste l'ultimo messaggio di Ed, sempre di spalle e meno entusiasta del solito, ma d'altronde anche questa "corrispondenza atipica" non poteva durare in eterno. Amy in cuor suo è contenta: è rimasta accanto al suo Ed come lui voleva, e allora nel finale accenna ad un sorriso accettando l'invito a cena di un suo amico. Tornatore, Irons e Kurylenko, un trio di artisti sul quale si poteva scommettere con qualche riserva, invece bisogna ammettere che la scommessa è stata vinta. Un gran film, innovativo e suggestivo come pochi. - di "Joss" -
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scrigno magico
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domenica 18 luglio 2021
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occasione persa
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Peccato sprecare Jeremy Irons per un film così.
La trama può reggere al massimo fino a metà narrazione. Poi si avviluppa su se stessa, e si replica in loop con poche sostanziali variazioni.
Resta un po' di curiosità solo per il finale che, manco a dirlo, delude.
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pedro
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mercoledì 29 luglio 2020
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film medioccre
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Mi dispiace, ma questo film dimostra la decadenza del cinema italiano...e del doppiaggio italiano. Che risorse e, forse, talenti sprecati.
Film mediocre. Incompresibile. Irreale. Una giovane donna, senza alcun amico/a, senza vita personale, è follemente innamorata di un attempato signore che, per il film, dovrebbe essere una specie di Hawking, ma che si esprime come uno scolaretto al primo amore.
La signorina non è però un’introversa, solitaria e disoccupata giovine, ma un richiestissima attrice, cascatrice e modella che però vive un’esistenza eremitaria.
Se a ciò si aggiunge che, visto alla RAI, soffre anche della decadenza della, in altri tempi, famosa scuola di doppiaggio italiano, il gioco è fatto.
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Mi dispiace, ma questo film dimostra la decadenza del cinema italiano...e del doppiaggio italiano. Che risorse e, forse, talenti sprecati.
Film mediocre. Incompresibile. Irreale. Una giovane donna, senza alcun amico/a, senza vita personale, è follemente innamorata di un attempato signore che, per il film, dovrebbe essere una specie di Hawking, ma che si esprime come uno scolaretto al primo amore.
La signorina non è però un’introversa, solitaria e disoccupata giovine, ma un richiestissima attrice, cascatrice e modella che però vive un’esistenza eremitaria.
Se a ciò si aggiunge che, visto alla RAI, soffre anche della decadenza della, in altri tempi, famosa scuola di doppiaggio italiano, il gioco è fatto. Vedere un film doppiato è già, normalmente, un’attentato, ma vederlo cosi mal doppiato e un doppio attentato: ma la voce di Irons non poteva esser fatta da un suo quasi coetaneo? Terribile. Da dimenticare.
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venerdì 2 febbraio 2018
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una vera e propria storia useless
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Come da titolo, unica cosa che si salva sono le riprese al lago d’orta. Viva nuara
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ennio
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giovedì 1 febbraio 2018
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jeremy irons sprecato
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L'unica cosa un pò originale di questo film è la forma di comunicazione virtuale sull'asse vita/morte. Il buono finisce lì, poi vengono noia approssimazione ed eccessiva ricerca del colpo di scena ad effetto, e l'improbabilissima passione che una donna giovane e intelligente nutre per un uomo di età avanzata, depresso, romanticoide e decisamente strambo. Jeremy Irons nel ruolo di acchiappagiovincelle si era già allenato con Lolita, ma lì almeno c'era un Nabokov alle spalle.
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francesco2
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giovedì 4 gennaio 2018
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inconcludente
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Tornatore ripercorre -stavolta anche “fisicamente” - gli stessi sentieri della “Migliore offerta”,
parzialmente rintracciabili nella “Sconosciuta”, ma non in “Baaria”, non a caso –secondo chi scrive-
l’unico riuscito dei quattro.
Gli altri tre film a cui faccio riferimento si distinguono per una (con)fusione di generi nella quale,
sotto il
marchio autoriale del regista di “Nuovo Cinema Paradiso”, si intrecciano la denunzia sociale-sic-
nel caso del film con la Rapsoport e la Gerini) e tematiche pseudo-autoriali – negli altri due- con
un ‘intreccio che sa di giallo senza diventarlo mai.
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Tornatore ripercorre -stavolta anche “fisicamente” - gli stessi sentieri della “Migliore offerta”,
parzialmente rintracciabili nella “Sconosciuta”, ma non in “Baaria”, non a caso –secondo chi scrive-
l’unico riuscito dei quattro.
Gli altri tre film a cui faccio riferimento si distinguono per una (con)fusione di generi nella quale,
sotto il
marchio autoriale del regista di “Nuovo Cinema Paradiso”, si intrecciano la denunzia sociale-sic-
nel caso del film con la Rapsoport e la Gerini) e tematiche pseudo-autoriali – negli altri due- con
un ‘intreccio che sa di giallo senza diventarlo mai. Proprio questo è il paradosso, visto già oltre
vent’anni fa nel bruttino e pretenzioso “Una pura formalità”, che tuttavia aveva quantomeno
qualche qualità dei “kammerspiel”: più Tornatore cerca di uscire dai generi codificati, più si avvicina
alle nebbioline pseudoautoriali.
Una giovane scopre che l’amato, con cui intratt(i?)ene(va?) una relazione che si nutre anche dei
neo-messaggi, è improvvisamente deceduto, ma continua a ricevere da lui una serie di video-
messaggi. Cosa è avvenuto e cosa avviene, allora?
Dunque: lo spessore psicologico latita, la riflessione sui sentimenti e rapporti interpersonali
ai tempi delle nuove tecnologie, non ne parliamo. Il viaggio dentro una città, che vorrebbe
-presumibilmente- simulare quello all’interno della propria coscienza, è lontano anni luce dall”
“Amore molesto” di Martone, o anche dalla riscoperta di sé stessi (intra?)vista nel “buonista”
“Amélie”. Il finale, che ovviamente non svelo, serve ad allontanare dal regista il sospetto di una
ruffianeria fine a sé stessa ma aggiunge poco sul piano della sostanza.
Si rinnova, più che altro, la domanda su cosa sia oggi la scomposizione dei generi, col dubbio che
funga anche da pretesto per una nuova (non)politica d’autore, che copre la volenterosa inconsistenza
di certuni camuffandola da “cinema d’intrattenimento che non rinuncia all’impegno ed alla
riflessione”. Arridatece “Baaria”.
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silvana
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venerdì 29 settembre 2017
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un'idea geniale
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“La corrispondenza” ha insito nel titolo il motore narrativo della vicenda. Il continuo scambio di lettere, sms e videochiamate tra un professore di astrofisica e una giovane studentessa è, infatti, ciò che porta avanti questa toccante storia. Non viviamo il primo incontro della coppia protagonista o la scintilla che ha fatto scattare l’amore (un amore tanto profondo da superare le barriere dell’età, della distanza e dei pregiudizi) ma li conosciamo già nel pieno della loro affiatata relazione consolidata da diversi anni. Consolidamento che non sarebbe stato possibile senza il cellulare, con il quale quotidianamente lei aggiorna lui dei suoi esami; senza il monitor del pc, attraverso cui i due possono guardarsi negli occhi e ascoltare il suono delle rispettive voci; e ancora senza le lettere postali, che lui invia a lei abbinandole a regali impeccabili e studiati a puntino.
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“La corrispondenza” ha insito nel titolo il motore narrativo della vicenda. Il continuo scambio di lettere, sms e videochiamate tra un professore di astrofisica e una giovane studentessa è, infatti, ciò che porta avanti questa toccante storia. Non viviamo il primo incontro della coppia protagonista o la scintilla che ha fatto scattare l’amore (un amore tanto profondo da superare le barriere dell’età, della distanza e dei pregiudizi) ma li conosciamo già nel pieno della loro affiatata relazione consolidata da diversi anni. Consolidamento che non sarebbe stato possibile senza il cellulare, con il quale quotidianamente lei aggiorna lui dei suoi esami; senza il monitor del pc, attraverso cui i due possono guardarsi negli occhi e ascoltare il suono delle rispettive voci; e ancora senza le lettere postali, che lui invia a lei abbinandole a regali impeccabili e studiati a puntino. Consapevole che nessuno dei due possa più fare a meno di questa “corrispondenza”, il professor Phoerum lavora giorno e notte a registrare videochiamate che, attraverso un occulto meccanismo ideato dallo stesso, potranno continuare ad essere ricevute da Amy persino dopo la propria morte! Il professore sa di avere i giorni contati e anziché studiare il modo migliore per confessarlo, studia il modo migliore per prolungare la propria vita sfruttando le nuove tecnologie. Ecco che da una parte abbiamo la perfetta rappresentazione dello “schiavismo” dai nuovi mezzi di comunicazione che produce appagamento ad una coppia lontana migliaia di chilometri; dall’altra parte abbiamo le paradossali conseguenze cui tale schiavismo conduce: Ed ed Amy sembrano conoscere tutto l’uno dell’altro, del resto non perdono tempo per mettersi in contatto e raccontarsi ogni cosa, eppure lei non conosce la verità più importante… non sa che lui sia affetto da una mortale malattia. Una storia NON a distanza non avrebbe permesso tutto ciò. Il prof Phoerum non avrebbe potuto nascondere un segreto simile ed Amy, in cambio di una bella illusione, avrebbe potuto continuare il resto della propria vita nella serenità di essere stata vicina al proprio uomo fino all’ultimo suo respiro. Lo spunto di riflessione è presto dato: meglio vivere una storia senza scomodarsi da casa e fingere che tutto sia perfetto, o vivere una storia a stretto contatto con tutte le sue reali imperfezioni? Un film ansiogeno ma con un’idea geniale!
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fabal
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sabato 1 aprile 2017
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kamikaze amy, harakiri tornatore
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Un maturo professore di astrofisica ha una relazione con la bella Amy, studentessa fuori corso che lavora come controfigura per il cinema, girando scene pericolose. Cosa che le vale il soprannome di kamikaze. Nonostante il professor Phoerum abbia moglie e figli, la storia d'amore procede per anni, più o meno in clandestinità tra videochat via Skype, Sms e semplici telefonate. Finché, un bel giorno, Amy scopre che l'uomo che ama è morto. Ma la corrispondenza continua e assume i contorni di una caccia al tesoro.
Funziona solo nella prima parte l'ultimo film di Tornatore, regista capace di regalare opere tra la fiaba e la realtà, unite a trame barocche e personaggi dai contorni enigmatici.
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Un maturo professore di astrofisica ha una relazione con la bella Amy, studentessa fuori corso che lavora come controfigura per il cinema, girando scene pericolose. Cosa che le vale il soprannome di kamikaze. Nonostante il professor Phoerum abbia moglie e figli, la storia d'amore procede per anni, più o meno in clandestinità tra videochat via Skype, Sms e semplici telefonate. Finché, un bel giorno, Amy scopre che l'uomo che ama è morto. Ma la corrispondenza continua e assume i contorni di una caccia al tesoro.
Funziona solo nella prima parte l'ultimo film di Tornatore, regista capace di regalare opere tra la fiaba e la realtà, unite a trame barocche e personaggi dai contorni enigmatici. Se lo svolgimento fin troppo ingegnoso de La migliore offerta condensava tutto questo, La corrispondenza manca della sostanziale credibilità che Tornatore ha saputo creare anche nei film più audacemente metafisici, come nel racconto a piccoli sorsi di Una pura formalità.
La presenza di CD, smartphone e supporti digitali in blocco, promette un realismo che invece non è in grado di mantenere: si tratta in effetti di una caccia al tesoro, tassello dopo tassello, la stessa con cui era alle prese Geoffrey Rush con i componenti di un immaginario automa rinascimentale. E persino Ksenia Rappoport ne La sconosciuta, protagonista femminile, soggetto e oggetto di un'indagine sulla propria identità.
L'oggetto della ricerca è ora evanescente, forse l'amore stesso, forse è nella semplice interiorità della protagonista, che scopriremo vittima di un trauma e di un forte senso di colpa. Il piano architettato dal professorone per farsi eternità è insomma spropositato rispetto all'intento. E nemmmeno illustra un'idea originale su come sopravvivere alla morte: in My Life, Michael Keaton malato di cancro passava tutto il film a preparare clippini per il figlio che non avrebbe mai conosciuto.
Tutto, comunque, sembra calcolato alla perfezione, Amy riceve pacchi a scadenze prefissate, viene portata a Edimburgo e fino al lago d'Orta, ma con uno scopo che alla fine si rivela deludente. L'impressione è che la trama artificiosa diventi un vezzo di maniera, una sorta di passo obbligato nel cinema di Tornatore, ma non rispecchi i reali contenuti de La corrispondenza. Che si rivela una classica storia d'amore che non si arrende alla morte, una ricerca interiore a tratti commovente ma molto verbosa. E scomodare Jeremy Irons per vederlo solo parlare, peraltro sullo schermo di un notebook e spesso sgranato, riflette una sproporzione di fondo tra mezzi e intenti.
Il giochino ossessivo della trama funziona per un po' ma diventa ben presto fine a stesso, annacquando le poche idee buone con un tratto autoreferenziale al massimo. Una fotografia eccellente con la splendida location dell'Isola di San Giulio ed altre invenzioni geniali (l'opera d'arte "mossa" nel finale) non bastano a risollevare la debolezza complessiva di una storia che per commuovere in modo così elementare non aveva bisogno di questo complesso sistema di scatole cinesi.
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lgiulianini
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lunedì 13 febbraio 2017
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amore in una dimensione "altra"
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Numerose sono le chiavi di lettura e di interpretazione di questo film.
Una, la più banale forse, è quella che individua in Ed Phoerum, anziano ed illuminato professore di Astrofisica di livello internazionale, un cinico narcisista ed un vecchio seduttore, che nell'approssimarsi della sua morte fisica, architetta un piano mefistofelico fatto di messaggi e video messaggi preregistrati da inoltrare in tempi prestabiliti contrassegnati da date progressive ad opera di persone complici, e la consegna di pacchetti tramite uno scadenzario prestabilito con il corriere, per tenere legata a sé la bella e giovane amante Amy, impedendole di avere una vita affettiva “normale” dopo la sua scomparsa.
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Numerose sono le chiavi di lettura e di interpretazione di questo film.
Una, la più banale forse, è quella che individua in Ed Phoerum, anziano ed illuminato professore di Astrofisica di livello internazionale, un cinico narcisista ed un vecchio seduttore, che nell'approssimarsi della sua morte fisica, architetta un piano mefistofelico fatto di messaggi e video messaggi preregistrati da inoltrare in tempi prestabiliti contrassegnati da date progressive ad opera di persone complici, e la consegna di pacchetti tramite uno scadenzario prestabilito con il corriere, per tenere legata a sé la bella e giovane amante Amy, impedendole di avere una vita affettiva “normale” dopo la sua scomparsa.
La seconda, altrettanto banale forse, è vedere nel film di Tornatore solamente un melodramma sentimentale carico di languori e tardive ri-scoperte, del quale anche Amy sarebbe complice, perché bisogna ricordarsi bene che Amy, che apprende lentamente della morte fisica dell'amante, della cui malattia è stata tenuta all'oscuro, accetta e richiede anche dopo la presa di coscienza dell'avvenuta scomparsa del professore, il conforto e la vicinanza dei suoi messaggi, senza i quali si sente perduta, nell'incapacità di accettare il lutto ed il distacco, e quindi di elaborarlo in qualsiasi forma.
Poi c'è la interessante meditazione sulla “effettiva” realtà del visibile: numerosi e corretti sono i rimandi alle più recenti istanze della moderna astrofisica, dalla teoria delle stringhe ad undici dimensioni spazio temporali, che costituiscono la premessa matematica teorica per postulare una realtà costituita da numerosi (forse infiniti!) universi paralleli, al concetto mai del tutto capito appieno dall'uomo comune sulla quasi sovrumana profondità della relatività del concetto di spazio-tempo, per cui la luce di una stella già esplosa sotto forma di supernova, risulta visibile per miliardi di anni dopo che la stella è già diventata “altro”, un buco nero ovvero una stella di neutroni con ogni probabilità. Quindi di fatto “quello che si vede” non è quello che è, perché la luce impiega miliardi di anni per essere visibile dai nostri strumenti, quindi nel punto di irradiazione esiste ormai una realtà completamente diversa da quella che noi possiamo osservare. Paradossalmente per converso se si puntasse un telescopio verso lo sperone di Orione, che è il periferico punto della Galassia Via Lattea occupato dal nostro Sistema Solare, da una distanza spazio-temporale di sei miliardi di anni luce da qualsivoglia direzione, non si vedrebbe il Sole ed i suoi Pianeti, non ancora.
Si vedrebbe invece ancora splendente e formidabile la nostra Stella Madre, probabilmente una ipergigante blu orbitata da una nana bianca ad alto contenuto metallico, la cui esplosione simultanea dopo orbita sincrona sempre più veloce, ha dato vita poi alla nebulosa metallica che ha formato il Sole ed i pianeti rocciosi che lo orbitano tra cui la nostra Terra: non esisteremmo senza questo.
E' questo a mio avviso l'orizzonte mentale che anima Tornatore in questo film, il concetto della relatività temporale di ogni accadimento fisico, anche della morte.
Il Professor Ed Phoerum ha tutti i mezzi mentali e tecnologici per realizzare una messa in scena perfetta, che dopo la sua morte consenta alla sua amante di sentirlo ancora vivo, e di potere comunicare con lui, superata ormai la barriera della esistenza “fisica” grazie alla più moderna tecnologia di comunicazione. Già la tecnologia appunto, il suo uso ed abuso, è un'altra chiave di lettura interessante per questo film. Quanti rapporti umani ormai, per motivi di distanza fisica, o semplicemente perché questa è stata la nostra evoluzione, si basano più su sms, video chiamate, social networks, video messaggi e quant'altro, piuttosto che su contatti “reali”? Solo in un contesto similare il “trucco” di Ed Phoerum sarebbe possibile e diventa di fatto realizzabile.
Su questo secondo me Giuseppe Tornatore ci invita a riflettere, piuttosto che sul melodramma dell'amor perduto, riuscendoci pienamente secondo me. Anche le vicende personali dei due protagonisti, il passato non facile di Amy ed i contrastati rapporti familiari di Ed, mi sembrano più accessori ad impiantare una storia cinematograficamente accettabile, e veicolare il messaggio di fondo.
Su tutto si diffonde la visione poetica e lirica tipica di Giuseppe Tornatore, vero marchio di fabbrica del suo linguaggio filmico: che sia una foglia morta che batte su una finestra, o lo sguardo meraviglioso di un vecchio cane che interroga e conosce, la visione dei cieli illuminanti durante i viaggi aerei, ovvero le scene teatrali non casuali cui Amy assiste, distacchi di forma in movimento dalle “forme” statiche della scena, ovvero il calco del suo dolore fissato da uno scultore; tutto contribuisce ad accrescere la tensione poetica e polisemica del film.
Un film splendidamente fotografato dall'ottimo Fabio Zamarion, in location formidabili, dalle brume di Edimburgo alle higlands scozzesi al lago d'Orta, musicato dagli archi sempre felici di Ennio Morricone sapientemente interrotti da brani il cui significato non fa che confermare il senso dell'opera intera, ed infine splendidamente recitato da Jeremy Irons e dalla bellissima Olga Kurylenko, già apprezzata in Oblivion, che si conferma molto abile nel registro drammatico, e costituisce ormai più che un promessa per un nobile futuro.
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liuk!
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giovedì 22 settembre 2016
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troppo lungo
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La Corrispondenza di Tornatore è un buon film, con delle idee originali e magistralmente recitato da un'ottima Kurylenko (discreto anche Irons). Purtroppo l'idea dei messaggi postmortem non riesce ad interessare per due ore, risultando, alla lunga, piuttosto ripetitiva. Un taglio di 30-35 minuti avrebbe giovato non poco al risultato finale.
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