Premessa: Inside Out è un capolavoro.
Tesi: si può entrare nella mente di una persona che stia vivendo il periodo forse più complesso della vita, cioè l’adolescenza o meglio la preadolescenza. Si può entrare e si può raccontare cosa succede, ma per farlo occorre usare le emozioni e non la ragione, sentire più che capire, disegnare più che descrivere.
La sceneggiatura dell’ultimo prodotto Disney-Pixar ci conduce attraverso un racconto più curioso e stimolante di Big Hero 6 e più profondo e rivoluzionario di Up. Vuole parlare di mente. Per farlo non teme di slegarsi dal racconto di ciò che sta nel mondo esteriore (Outside) e ridurlo a una trama scheletrica – in fin dei conti “fuori” cosa succede? storia di un trasloco nella vita di una bambina che sta per diventare ragazza, che soffre un cambiamento e si ribella con un fenomeno di fuga - per approfondire invece quel tempo e quello spazio che sono del mondo interiore e più ricchi di significato. L’Inside infatti mostra come ognuno di noi sia guidato dalle emozioni che, sotto forma di “omini del cervello”, lavorano alla consolle del quartier generale della mente dove elaborano i pensieri e costruiscono i ricordi. Sono quattro splendidi personaggi che andiamo a conoscere nella mente di Riley. Quattro emozioni fondamentali ognuna delle quali in realtà possiede tratti di ben più di uno dei nostri sentimenti. Gioia: lei è il capo, quella che ha maggiormente influenzato la formazione dei ricordi d’infanzia, quella che è sempre ottimista, positiva, che irradia la sua energia vitale e che talvolta appare fin troppo semplice se non frivola e superficiale. Tristezza: lei è la seccatrice dei giorni felici di una bambina, (inizialmente Gioia non capisce a cosa possa servire), contagia con il suo colore i ricordi, è pessimista, negativa e avvilente. Ma è anche misteriosa, complessa e intelligente. Rabbia: è primitivo, è istinto, è violenza ma anche necessità, impulsività, sopravvivenza. Disgusto: è lo spiacevole, il riprovevole ma anche la sofisticatezza, quella che protegge dai sapori peggiori della vita.
Antitesi: non si possono semplificare i processi mentali complessi, quelli che si sviluppano durante un periodo di cambiamento così drastico e misterioso come è il passaggio all’età adulta. O forse si? O forse semplicemente si può farne metafore? Costruire un film con diversi livelli di lettura – non solo quello per spettatori “adulti” e spettatori “bambini”- che permettono a ciascuno di noi di cogliere il proprio personale significato, la peculiarità dell’esperienza del nostro cammino di crescita. Qualcuno di noi ha dimenticato il suo amico immaginario, qualcuno ha costruito, distrutto e ricostruito le sue personali isole della personalità, tutti abbiamo fatto a meno di emozioni in qualche passaggio, molti hanno capito come la sofferenza faccia parte di noi e ci sia indispensabile per capire noi stessi e gli altri.
Sintesi: Inside Out per il sottoscritto parla di nostalgia. Etimologicamente il termine "nostalgia" deriva da "nostos", che indica il senso del ritorno, e "algos", che significa dolore. Nostalgia è di noi adulti che guardiamo i – come li chiamiamo ancora – “cartoni animati” e continuiamo a imparare da essi. Nostalgia è Tristezza che fa crescere anche quando rende malinconici i “pensieri primari” della fanciullezza. Nostalgia è il dolore della separazione dal nostro Io bambino (onnipotente e fatto di gioia prevadente). Nostalgia è il ricordo della semplicità della vita da fanciulli, che abbiamo perduto per andare a vivere in un mondo più complesso, dove i ricordi e le sensazioni hanno colori emotivi misti.
Nostalgia è la malinconia per la lontananza dai propri riferimenti affettivi, persone, luoghi o cose.
La crescita passa attraverso l’accettare la sofferenza come uno dei nostri sentimenti più importanti. Tristezza deve avere il suo spazio, non può relegarsi in un cerchio tracciato in una stanza della nostra coscienza. Deve partecipare insieme alle altre emozioni nel farci conoscere la vita. Addirittura può essere il “capo” (notare il ruolo di primo piano dell'emozione blu nella mente della mamma di Riley) che ordina il nostro modo di porci alla vita.
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