Whiplash |
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Un film di Damien Chazelle.
Con Miles Teller, J.K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 107 min.
- USA 2014.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 12 febbraio 2015.
MYMONETRO
Whiplash
valutazione media:
3,90
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Soffrire per impararedi ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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domenica 8 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film diretto da Damien Chazelle, eco – pare – di un’esperienza autobiografica, è la storia di un rapporto – se si può chiamare così – pedagogico, tra un giovane batterista, Andrew Neiman (Miles Teller), un diciannovenne che ha la batteria nel sangue e adora Buddy Rich, e un temuto insegnante di conservatorio, Terence Fletcher (J. K. Simmons) deciso ad estrarre il meglio in assoluto dal promettente allievo, in una sorta di corpo a corpo micidiale che ha il ritmo folle di un assolo scatenato di batteria. E’ un rapporto violento ed estremo, con tratti di acceso sadismo, che trasmette questa idea di fondo: l’eccellenza artistica e il diritto all’espressione individuale e libera si raggiunge soltanto impegnando se stessi in un duro apprendistato fino all’ultimo respiro, con sudore e sangue (letteralmente e non solo metaforicamente), rinuncia ad ogni orgoglio e facile autocompiacimento, feroce autodisciplina, flagellazione e autoflagellazione (whiplash) , ma anche resilienza, capacità di risorgere da questo tritacarne con forza pura e assoluta, di fronte alla quale anche il feroce maestro è pronto ad inchinarsi alla fine senza riserve. Antico tema qui coniugato nei termini iperbolici della tragedia greca (pathei mathos), all’insegna del rifiuto della mediocrità come obiettivo pedagogico, efficacemente espresso nell’odio di Fletcher per l’onnipresente e meccanico “good job”, con cui l’insegnante-tipo del consolatorio sistema educativo americano gratifica qualsiasi anche modestissima performance. Premessa la mia totale insofferenza per tutti e due gli estremi (sadismo e ‘good job’, ma soprattutto sadismo, a cui si indulge troppo in questo film), osservato che – fenomeno interessante – il mondo giovanile, intollerante di ogni autoritarismo pedagogico, lo accetta senza discussione solo nei campi della performance-spettacolo e dello sport (vedere in ambito nostrano i mini-sadismi di ‘Amici’ o ‘X Factor’ o simili, digeriti senza fare una piega…), come giudicare il film nel suo complesso? Una metafora e una provocazione da discutere, coinvolti ma non travolti dall’ efficacissima rappresentazione visiva e soprattutto musicale, che ha forza e ritmo, e vi avvolge anche se riluttanti dall’inizio alla fine, dalla grande carrellata iniziale scandita dalla batteria, alla catartica performance finale. Tre stelle e mezzo.
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