flyanto
|
martedì 1 luglio 2014
|
la biografia di un famoso gruppo musicale degli an
|
|
|
|
Film in cui si racconta la storia e l'ascesa del famoso cantante degli anni '50/'60, Frankie Valli e del suo gruppo "4 Seasons".
Quest'ultimo film di Clint Eastwood è la sua trasposizione cinematografica dell'omonimo musical di Broadway e, come tutte le opere di questo grande attore/regista, risulta molto ben diretta, ben interpretata e precisa nella ricostruzione dell'epoca ormai passata appunto degli anni '50/'60. Tematicamente parlando la pellicola si discosta parecchio dalle ultime di genere drammatico/sentimentale e sociale di Eastwood in quanto presenta la biografia di un famoso gruppo musicale e del suo leader, evidenziandone gli inizi difficili e e caratterizzati pure da azioni illegali dei protagonisti che, come molti nati nei quartieri popolari di una grande città, ricorrevano a collaborare con i boss malavitosi del quartiere al fine di guadagnare qualche soldo ed in ogni caso togliersi dalla profonda miseria in cui vivevano, sperando in qualche ascesa sociale.
[+]
Film in cui si racconta la storia e l'ascesa del famoso cantante degli anni '50/'60, Frankie Valli e del suo gruppo "4 Seasons".
Quest'ultimo film di Clint Eastwood è la sua trasposizione cinematografica dell'omonimo musical di Broadway e, come tutte le opere di questo grande attore/regista, risulta molto ben diretta, ben interpretata e precisa nella ricostruzione dell'epoca ormai passata appunto degli anni '50/'60. Tematicamente parlando la pellicola si discosta parecchio dalle ultime di genere drammatico/sentimentale e sociale di Eastwood in quanto presenta la biografia di un famoso gruppo musicale e del suo leader, evidenziandone gli inizi difficili e e caratterizzati pure da azioni illegali dei protagonisti che, come molti nati nei quartieri popolari di una grande città, ricorrevano a collaborare con i boss malavitosi del quartiere al fine di guadagnare qualche soldo ed in ogni caso togliersi dalla profonda miseria in cui vivevano, sperando in qualche ascesa sociale. Col successo ottenuto negli anni grazie al proprio talento, Eastwood pone poi l'accento sui problemi legati anche a quel periodo e costituito di svariate incomprensioni tra alcuni esponenti del gruppo stesso, alla propria famiglia ed all'uso eccessivo di alcool e sostanze stupefacenti varie. Insomma, un film sicuramente perfetto che si avvale anche della scelta di ottimi brani musicali dal sapore ormai un pò nostalgico, ma che purtroppo, possiede anche il limite di un'eccessiva lungaggine per ciò che concerne la narrazione dei fatti che gli impedisce di raggiungere l'optimum della sua realizzazione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
veritasxxx
|
lunedì 30 giugno 2014
|
"you're just too good to be true..." quasi.
|
|
|
|
Il film è la trasposizione cinematografica di un musical di successo che negli ultimi anni ha fatto rivivere in teatro alcuni dei più famosi successi dei Four Seasons, un gruppo americano che contò svariati numeri uno in classifica negli anni 60. La storia racconta le avventure del quartetto musicale formato da quattro giovanotti italoamericani, dagli inizi della loro carriera musicale in un quartiere del New Jersey scanditi da furtarelli e contatti con la mafia locale (rappresentata da un Christopher Walken stagionato ma in buona forma), fino al grande successo di "Can't take my eyes off you". Non mi ha mai appassionato particolarmente l'Eastwood regista (e neanche l'attore a dire il vero), ma perlomeno questa volta non ci propina la solita storiella tragica che deve strapparti la lacrimuccia a tutti i costi, in cui è maestro.
[+]
Il film è la trasposizione cinematografica di un musical di successo che negli ultimi anni ha fatto rivivere in teatro alcuni dei più famosi successi dei Four Seasons, un gruppo americano che contò svariati numeri uno in classifica negli anni 60. La storia racconta le avventure del quartetto musicale formato da quattro giovanotti italoamericani, dagli inizi della loro carriera musicale in un quartiere del New Jersey scanditi da furtarelli e contatti con la mafia locale (rappresentata da un Christopher Walken stagionato ma in buona forma), fino al grande successo di "Can't take my eyes off you". Non mi ha mai appassionato particolarmente l'Eastwood regista (e neanche l'attore a dire il vero), ma perlomeno questa volta non ci propina la solita storiella tragica che deve strapparti la lacrimuccia a tutti i costi, in cui è maestro. Il film scorre leggero nelle sue due ore tra concerti, matrimoni, funerali, seratine con donnine allegre, registrazioni in studio con il produttore camp, momenti di vita vissuta che hanno ispirato titoli di pezzi famosi, stravizi e debiti milionari con lo strozzino di turno. Non so quanto i fatti riportati siano reali o semplicemente romanzati per fini scenici, ma gli attori sono sufficientemente convincenti anche se un po' troppo ingessati nei loro caratteri (il bravo cantante responsabile attaccato alla famiglia, il cinico sciupafemmine spendaccione, il compositore talentuoso ma impacciato con le donne, e il quarto elemento con crisi di autostima perchè poco considerato dagli altri). Certamente non può essere la versione in celluloide di un musical ben rodato a fornire occasioni per battute particolarmente divertenti o colpi di scena che facciano saltare sulla sedia, ma il film si trascina un po' troppo pigramente dopo la prima ora, e tutto va "come da copione" fino al finale con tanto di balletto di chiusura in stile Broadway, nel caso che qualcuno si fosse pentito di non aver visto il musical. Una piacevole lezione di storia della musica popolare americana di 50 anni fa, ma poco più. È uno di quei casi in cui tre stelle sono troppe e due forse troppo poche, ma nel dubbio opto per la prima opzione per non essere troppo severo.
"You're just too good to be true...". Non proprio, ma si può guardare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a veritasxxx »
[ - ] lascia un commento a veritasxxx »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
lunedì 30 giugno 2014
|
un delizioso omaggio a frankie valli
|
|
|
|
Nel lunghissimo viaggio alla ricerca delle radici della cultura a stelle e strisce, Clint Eastwood recupera un famoso musical di Broadway ispirato alla favola dei Four Season e lo porta sul grande schermo. Le avventure di Frankie Valli, la voce, e del suo gruppo rappresentano un momento importante della musica statunitense, il prologo della stagione d’oro del rock & roll di Elvis Presley. E’ un film anche musicale, ma il palcoscenico è tutto per le vicende umani dei quattro uomini delle banda, incredibilmente diversi nei valori e nei caratteri. L’unico elemento che li accomuna, oltre all’amore per la musica, sono le radici nella comunità italiana del New Jersey, testimoniate per il rispetto per il boss del posto Gyp De Carlo, interpretato dal leggendario Christopher Walken.
[+]
Nel lunghissimo viaggio alla ricerca delle radici della cultura a stelle e strisce, Clint Eastwood recupera un famoso musical di Broadway ispirato alla favola dei Four Season e lo porta sul grande schermo. Le avventure di Frankie Valli, la voce, e del suo gruppo rappresentano un momento importante della musica statunitense, il prologo della stagione d’oro del rock & roll di Elvis Presley. E’ un film anche musicale, ma il palcoscenico è tutto per le vicende umani dei quattro uomini delle banda, incredibilmente diversi nei valori e nei caratteri. L’unico elemento che li accomuna, oltre all’amore per la musica, sono le radici nella comunità italiana del New Jersey, testimoniate per il rispetto per il boss del posto Gyp De Carlo, interpretato dal leggendario Christopher Walken. Clint Eastwood utilizza un metodo narrativo particolare, alternando le voci parlate, racconta la storia, anzi le storie, con la classe gli è propria. Una su tutte, chiaramente, quella del protagonista del gruppo, Frankie Valli, l’unico vero combattente del gruppo, voce straordinaria, il coraggio di accollarsi tutti i debiti del gruppo generati dalla disastrosa gestione di uno dei componenti. Folgorato dalla morte della figlia Frankie va avanti, e Clint gli rende il doveroso omaggio con la presentazione di un suo grandissimo successo, can’t take my eyes off you, con i fiati che esaltano la voce. Clint Eastwood è una garanzia, poi non è detto che si debba sempre urlare al capolavoro; al minimo, comq in questo caso, fa un gran bel film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
andreaforte_
|
domenica 29 giugno 2014
|
clint eastwood maestro
|
|
|
|
A 85 anni Clint riesce a colpire ancora il pubblico con un film che non parla di quattro amici che volevano fare musica, ma di uno che voleva farla e di altri che più che altro cercavano fama e soldi. Jersey boys coinvolge completamente lo spettatore con una Fantastica colonna sonora con le canzoni dei tour seasons; sono uscito dalla sala cantando
|
|
[+] lascia un commento a andreaforte_ »
[ - ] lascia un commento a andreaforte_ »
|
|
d'accordo? |
|
fabiofeli
|
venerdì 27 giugno 2014
|
big girls don't cry
|
|
|
|
Agli inizi degli anni ’60 Frank Valligiani (John Lloyd Young), un giovane americano figlio di immigrati italiani, si lascia coinvolgere da Tommy De Vito (Vincent Piazza) in alcuni furti per l’ascendente che questi esercita su di lui. Frank ha il sogno di cantare e Tommy ha un piccolo complesso rock, con altri ragazzi, anche loro implicati in azioni malavitose sotto l’egida del boss mafioso Gyp De Carlo (Christopher Walken). I componenti del gruppo musicale, che entrano ed escono dal carcere, reclutano un nuovo membro, Bob Gaudio (Erich Bergen) che scrive testi e musica. Con il nome di Four Season comincia l’ascesa del gruppo nell’olimpo canzonettistico, grazie alla particolare voce di Frank, un falsetto dal timbro simile a quello di cantanti famosi come Paul Anka e Neil Sedaka.
[+]
Agli inizi degli anni ’60 Frank Valligiani (John Lloyd Young), un giovane americano figlio di immigrati italiani, si lascia coinvolgere da Tommy De Vito (Vincent Piazza) in alcuni furti per l’ascendente che questi esercita su di lui. Frank ha il sogno di cantare e Tommy ha un piccolo complesso rock, con altri ragazzi, anche loro implicati in azioni malavitose sotto l’egida del boss mafioso Gyp De Carlo (Christopher Walken). I componenti del gruppo musicale, che entrano ed escono dal carcere, reclutano un nuovo membro, Bob Gaudio (Erich Bergen) che scrive testi e musica. Con il nome di Four Season comincia l’ascesa del gruppo nell’olimpo canzonettistico, grazie alla particolare voce di Frank, un falsetto dal timbro simile a quello di cantanti famosi come Paul Anka e Neil Sedaka. Frank mette su famiglia e tutto sembra filare liscio; ma Tommy ha contratto un debito a usura con esponenti mafiosi, una voragine di un milione di dollari che va colmata per evitare luttuose conseguenze. Frank si carica del debito e si sottopone a lunghe ed estenuanti tournée per estinguerlo, mettendo in crisi la stabilità della sua famiglia e il rapporto con la figlia maggiore.
Eastwood si serve del testo di un recente musical per raccontare una storia sull’amicizia e sui danni sociali operati dalla malavita, con uno sguardo innamorato alla canzone degli anni ’60. Dirige bene i suoi attori, mai fuori tono, e rimanda un fedele quadro di un’epoca. Chi ha vissuto quegli anni non ha dimenticato canzoni come Sherry o Big girls don’t cry, motivetti ye ye con un testo risibile, ma con valida ritmica e coretti ben congegnati che li rendevano gradevoli e orecchiabili. Il resto dello spettacolo lo facevano i componenti del gruppo musicale: giacche sgargianti con lustrini e ampi revers neri, capelli incollati con la brillantina e il ciuffo alla Presley, movenze sincronizzate a scatto sul palco.
Non un grande film, che non attinge alle vette di Bird, altro film sulla musica dello stesso Eastwood; qui la musica è più facile ma non meno coinvolgente.
Una buona fotografia e una splendida carrellata verticale sullo studio musicale, che ricorda il magico inizio di Gangs of New York di Scorsese. Da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabiofeli »
[ - ] lascia un commento a fabiofeli »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
giovedì 26 giugno 2014
|
un'avventura (av)vincente
|
|
|
|
Siamo a fine anni '50, il giovane Castelluccio (questo il vero cognome di Frankie Valli, con la i e snza la y) dall'evidente origine italica, apprendista barbiere, viene incoraggiato a coltivare la sua straordinaria voce, calda e dotata di un falsetto ineguagliabile, da amici, da Tommy, un piccolo aspirante boss che lo fa entrare nella sua ruspante band e soprattutto dal potente boss della zona, disposto a proteggerlo e favorirlo con ogni mezzo. La band fa il salto con l'innesto di un abile compositore, il gruppo cambia nome in "4 Seasons" e il successo dilaga inarrestabile. Ma Tommy s' imbarca in grossi guai finanziari, e Frankie per riconoscenza si presta ad aiutarlo da solo fino a risoluzione del problema.
[+]
Siamo a fine anni '50, il giovane Castelluccio (questo il vero cognome di Frankie Valli, con la i e snza la y) dall'evidente origine italica, apprendista barbiere, viene incoraggiato a coltivare la sua straordinaria voce, calda e dotata di un falsetto ineguagliabile, da amici, da Tommy, un piccolo aspirante boss che lo fa entrare nella sua ruspante band e soprattutto dal potente boss della zona, disposto a proteggerlo e favorirlo con ogni mezzo. La band fa il salto con l'innesto di un abile compositore, il gruppo cambia nome in "4 Seasons" e il successo dilaga inarrestabile. Ma Tommy s' imbarca in grossi guai finanziari, e Frankie per riconoscenza si presta ad aiutarlo da solo fino a risoluzione del problema. Tra ovazioni pubbliche, drammi familiari e contrasti all'interno della band, il tempo passa e i magnifici quattro, dopo una carriera ricolma di allori ma inevitabilmente soggetta alle rigide leggi del tempo (e dei tempi), si ritroveranno insieme ormai incanutiti e trasformati dai rispettivi vissuti per l'ultimo raduno professionale a New York: è il trionfo conclusivo di un'avventura (av)vincente.
Clint, ispirandosi all'omonimo musical, mette in scena un pezzo di vita americana nel popolare New Jersey, anzi di vita italo-americana, dove i ragazzi tra piccoli reati, aiuti della mafia di zona e il richiamo della musica, in quel momento in pieno fermento innovativo, si apprestano a dare alla propria vita qualcosa di importante. Frankie viene spinto a salire sul treno della speranza come un prezioso soldatino, soggetto a vincoli e gerarchie, ma presto la sua stella lo porterà a primeggiare e guidare il gruppo che spopolerà in America ed all'estero, spargendo dovunque note di pop che amplificheranno il duraturo successo grazie alle reinterpretazioni di altre grandi voci come Gloria Gaynor (e in Italia i Pooh).
La ricostruzione d'ambiente è perfetta e d'effetto, grazie all'uso di un technicolor che dà al tutto un che di autentico vintage, la storia scorre intensa, toccando temi forti come l'amicizia, anche quella con personaggi non proprio immacolati, i drammi conseguenti al successo soprattutto nell'ambito familiare (F.V. oltre a cambiare più volte moglie perse ben tre figli), la presenza condizionante, anche se qui appare in veste morbida, della mafia locale, il potere iniziatico della musica, per molti giovani vaga possibilità di fuga dalla povertà, per alcuni veicolo di riscatto e guadagni.
Il regista, la cui competenza musicale è nota, tratta la musica, quella musica -oggi datata e in parte oscurata dalle successive correnti degli anni '60 ed oltre- con amore e rispetto, e la usa con i toni adeguati allo svolgersi del racconto, talora in modo sommesso, tal'altra sparandola a tutto campo uditivo, per massimizzarne il potere emozionale e catartico. Impossibile non entrare dentro quelle vibrazioni fatte di fusione armonica, compattezza strumentale e soprattutto di passione, tutti elementi che mettono in secondo piano il limitato valore complessivo di una musica che non potrà competere con Dylan e con gli altri geni che ben presto occuperanno la scena e non la lascerano per parecchi anni, ma che manterrà a lungo un suo spazio ed un pubblico fedele sempre pronto ad andare in visibilio in consonanza con il famoso falsetto di Frankie.
Per dare dinamicità al racconto, Eastwood ricorre all'espediente della rottura della quarta parete, introducendo saltuariamente finestre in cui alcuni dei protagonisti narrano in diretta con i pubblico fatti e situazione di quella vicenda, senza che il fluire della storia ne risenta minimamente.
Il gran finale è un trionfo di bellezza, che ricorda nello spirito Fellini e nella forma Kitano (ricordate Zatoiki?): drammi, contrasti, tristezza ed altre negatività si stemperano nella centrifuga di una festosa kermesse di musica, balli e canti in strada, come per dire: signori, questo è solo un film, ma se con la mia musica siete riusciti a dimenticare per due ore i vostri guai, io sono felice. Firmato Clint Eastwood.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
pressa catozzo
|
giovedì 26 giugno 2014
|
barbecue
|
|
|
|
Barbecue, si un po di troppa carne al fuoco. Resta il fatto che mi è piaciuto. American dream per chi ha vissuto o ricorda gli anni 50/60 in quel periodo ci fu il passaggio dai 78 ai 45 giri e fu la rivoluzione della nusica. Quella america non esiste più ora c'è American night mess. Un buon film che merita la visione che ci può aiutare a sognare per due ore e a uscire da un incubo che stiamo vivendo. Clint si è voluto regalare una sua immagine giovanile apparendo su un televisore in B&N non potendo trovare una collocazione nel film. Il finale? Forse il vecchio Clint pensava che gli spettatori iniziassero a ballare durante i titoli di coda; ma non è andata così.
[+]
Barbecue, si un po di troppa carne al fuoco. Resta il fatto che mi è piaciuto. American dream per chi ha vissuto o ricorda gli anni 50/60 in quel periodo ci fu il passaggio dai 78 ai 45 giri e fu la rivoluzione della nusica. Quella america non esiste più ora c'è American night mess. Un buon film che merita la visione che ci può aiutare a sognare per due ore e a uscire da un incubo che stiamo vivendo. Clint si è voluto regalare una sua immagine giovanile apparendo su un televisore in B&N non potendo trovare una collocazione nel film. Il finale? Forse il vecchio Clint pensava che gli spettatori iniziassero a ballare durante i titoli di coda; ma non è andata così. Eccitanti le ricostruzioni peccato che i sogni svaniscano all'alba.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pressa catozzo »
[ - ] lascia un commento a pressa catozzo »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
martedì 24 giugno 2014
|
un altro straordinario film di clint eastwood
|
|
|
|
Quando in Italia qualcuno aveva dubbi sulla grandezza di Clint Eastwood come regista, in Francia, già ai tempi di"Assassinio sull'Eiger"e comunque dei suoi primi film come autore, dubbi non ce n'erano: sia "Positif" sia "Les cahiers du cinéma", riviste"rivali"per motivazioni estetiche ma non solo, apprezzavano il rapporto significante-significato in questo straordinario autore, a suo tempo attore con Sergio Leone ed altri, da cui aveva appreso tutto...ma l'Eastwood autore di oggi è molto di più e d'altro rispetto ai primordi...Mantenendo pienamente l'origine teatrale del testo, che è un musical di grande successo, Eastwood, egli stesso musicista non"a casaccio"(autore di varie colonne sonore)ricrea un tempo, un'atmosfera, lo spirito della"Little Italy"nel Jersey, senza pietismo né retorica, né indulgenza verso l'attività allora più rinomata e propagandata degli"All american boys"italo-gringos, quella criminale, ci ridà la musica tutt'altro che stantia dei"Four Seasons", di quel pre-rock'n roll e soft rock'n roll che nel finale, nonostante tutte le amarezze del vivere, fa riscoprire alla banda e agli spettatori il potere affascinante, trascinante della musica, con la straordinaria sequenza finale, dove le"Seasons"ci ridanno l'eterna giovinezza, l'inveramento del motto di Bob Dylan:"For Ever young".
[+]
Quando in Italia qualcuno aveva dubbi sulla grandezza di Clint Eastwood come regista, in Francia, già ai tempi di"Assassinio sull'Eiger"e comunque dei suoi primi film come autore, dubbi non ce n'erano: sia "Positif" sia "Les cahiers du cinéma", riviste"rivali"per motivazioni estetiche ma non solo, apprezzavano il rapporto significante-significato in questo straordinario autore, a suo tempo attore con Sergio Leone ed altri, da cui aveva appreso tutto...ma l'Eastwood autore di oggi è molto di più e d'altro rispetto ai primordi...Mantenendo pienamente l'origine teatrale del testo, che è un musical di grande successo, Eastwood, egli stesso musicista non"a casaccio"(autore di varie colonne sonore)ricrea un tempo, un'atmosfera, lo spirito della"Little Italy"nel Jersey, senza pietismo né retorica, né indulgenza verso l'attività allora più rinomata e propagandata degli"All american boys"italo-gringos, quella criminale, ci ridà la musica tutt'altro che stantia dei"Four Seasons", di quel pre-rock'n roll e soft rock'n roll che nel finale, nonostante tutte le amarezze del vivere, fa riscoprire alla banda e agli spettatori il potere affascinante, trascinante della musica, con la straordinaria sequenza finale, dove le"Seasons"ci ridanno l'eterna giovinezza, l'inveramento del motto di Bob Dylan:"For Ever young". Se gli States sono grandi, nonostante le loro miserie(chi scrive ne è"politicamente"un critico implacabile)ciò si deve anche e forse soprattutto a opere come questa. Interpreti eccelsi, dove è da ricordare la prova straordinaria di Christopher Walken nei panni del"decano". El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
catcarlo
|
martedì 24 giugno 2014
|
jersey boys
|
|
|
|
Tratto da uno dei maggiori successi di Broadway nel decennio scorso, il nuovo film di Eastwood rappresenta la realizzazione del desiderio del regista di mettere la sua firma sotto a un musical, tanto da accettare di prendere il posto di Jon Favreau a progetto già avviato. Si tratta di un'ulteriore tappa nella esplorazione dei generi classici hollywoodiani e il risultato è una commedia musicale a tutto tondo (a testimoniarlo basterebbe la gioiosa scena collettiva sulla quale scorrono i titoli di coda) in cui i conflitti vengono smussati e anche il boss mafioso Gyp DeCarlo – nei cui panni gigioneggia divertito Cristopher Walken – è rappresentato soltanto come un bonario, per quanto rispettato, ‘facilitatore’.
[+]
Tratto da uno dei maggiori successi di Broadway nel decennio scorso, il nuovo film di Eastwood rappresenta la realizzazione del desiderio del regista di mettere la sua firma sotto a un musical, tanto da accettare di prendere il posto di Jon Favreau a progetto già avviato. Si tratta di un'ulteriore tappa nella esplorazione dei generi classici hollywoodiani e il risultato è una commedia musicale a tutto tondo (a testimoniarlo basterebbe la gioiosa scena collettiva sulla quale scorrono i titoli di coda) in cui i conflitti vengono smussati e anche il boss mafioso Gyp DeCarlo – nei cui panni gigioneggia divertito Cristopher Walken – è rappresentato soltanto come un bonario, per quanto rispettato, ‘facilitatore’. La storia di Frankie Valli e dei futuri Four Seasons - Vivaldi chi? - inizia nel New Jersey con un vago sentore di ‘American Graffiti’ che pervade le peripezie di quattro ragazzi italoamericani alla ricerca del successo: in questa prima parte la scena è dominata dal chitarrista e piccolo intrallazzatore Tony Visconti (Vincent Piazza) che spesso e volentieri parla direttamente in macchina – come pure succede più avanti al bassista Nick Massi (Michael Lomenda), facendo nascere più di un sospetto che si tratti di un omaggio a ‘Quei bravi ragazzi’ – e dà l'avvio alla scalata organizzando le prime serate nei locali del circondario. A questo punto l'attenzione si sposta sul personaggio di Valli (John Lloyd Young), narrando la crescita verso il vertice della parabola e la susseguente discesa, che inizia proprio in uno dei momenti di massimo successo (l’esibizione all’Ed Sullivan Show), ma non si trasforma in un crollo rovinoso, anzi il cantante riuscirà ancora a piazzare qualche buon colpo come solista, ‘Grease’ e ‘Can't take my eyes off you’ su tutti. Proprio la genesi di quest'ultimo brano si trova al centro di quella che, assieme alla panoramica a salire sul Brill Building e sui relativi generi musicali, è una delle scene più belle del film. In essa, Valli sta seduto da solo in un diner dopo la morte della figlia mentre fuori cade la neve e viene raggiunto da Bob Gaudio (il tastierista e compositore del gruppo, interpretato da Erich Bergen) che gli propone lo spartito con il quale trovare la forza di ripartire: un insieme di narrazione e inquadrature che dice molto della sensibilità di un regista che sa ben raccontare la malinconia. Un altro tema caro a Eastwood è il rapporto padre-figlio, che qui però appare solo in una dimensione secondaria: in tutta la pellicola il registro drammatico risulta solo accennato (si veda anche il difficile rapporto di Valli con la moglie) e fatica ad amalgamarsi al tono da commedia che caratterizza l'andamento complessivo quando in scena non ci sono le canzoni (che sono, ovviamente, parecchie, a partire dalla celeberrima ‘Sherry’). Tra i tanti pregi dello zio Clint è, del resto, anche la notevole capacità di mettere in immagini la musica, sia quando essa è protagonista, sia quando è parte integrante nello sviluppo della storia e questo anche quando il genere è lontano dalle sue preferenze (che come noto, sono orientate al jazz): perché il tutto risultasse più efficace, il regista ha voluto che gli interpreti fossero gli stessi del musical (Young ha vinto un Tony per la sua interpretazione teatrale) o comunque provenissero da quel mondo e le canzoni sono state eseguite direttamente sul set. Su un tocco di nostalgia per gli anni migliori che non tornano più – dal palco della Hall of Fame il ricordo torna al vecchio quartiere – si chiude una pellicola che, per quanto detto in precedenza e perché il coinvolgimento emotivo non riesce sempre ad essere al massimo, non è certo un capolavoro, ma che comunque garantisce due ore leggere di ottimo intrattenimento. Il che, poi, è un problema per l’ex Biondo (che si cita in un fotogramma da ‘Rawhide’): da lui ci si aspetta sempre il colpo d'ala e, quando si limita al solido mestiere, c’è sempre qualcuno che finisce per storcere il naso.
[-]
[+] il riscatto di quattro giovani grazie alla musica.
(di antonio montefalcone)
[ - ] il riscatto di quattro giovani grazie alla musica.
|
|
[+] lascia un commento a catcarlo »
[ - ] lascia un commento a catcarlo »
|
|
d'accordo? |
|
ace87
|
lunedì 23 giugno 2014
|
lunga vita a clint
|
|
|
|
Quattro ragazzi sotto un lampione, un sound innovativo, originale, giusto: l’inizio di uno dei più grandi successi musicali d’America di sempre, direttamente dallo stato più “Italian Style” qual’era all’epoca degli anni ’60 il New Jersey. Frankie Valli, nelle grazie del maggior boss Gyp De Carlo, con la sua voce definita incantevole e con Nick, Bobby e Tommy, darà vita a questo fenomeno per vederlo appunto nascere, crescere e tramontare, in primissima persona. Tutte le difficoltà, gli ostacoli, gli inevitabili scontri interni, porteranno comunque i Four Seasons sino alla Hall of Fame del Rock a stelle e strisce.
Clint Eastwood più invecchia e più migliora, questo il primo pensiero fuori dalla sala.
[+]
Quattro ragazzi sotto un lampione, un sound innovativo, originale, giusto: l’inizio di uno dei più grandi successi musicali d’America di sempre, direttamente dallo stato più “Italian Style” qual’era all’epoca degli anni ’60 il New Jersey. Frankie Valli, nelle grazie del maggior boss Gyp De Carlo, con la sua voce definita incantevole e con Nick, Bobby e Tommy, darà vita a questo fenomeno per vederlo appunto nascere, crescere e tramontare, in primissima persona. Tutte le difficoltà, gli ostacoli, gli inevitabili scontri interni, porteranno comunque i Four Seasons sino alla Hall of Fame del Rock a stelle e strisce.
Clint Eastwood più invecchia e più migliora, questo il primo pensiero fuori dalla sala. Più passa il tempo, più il suo cinema si autentica, si arricchisce, si definisce e si completa: che ciò accada anche oggi sulla soglia degli 84 anni, e soprattutto il modo in cui accade, riesce ogni volta a far commuovere, riflettere, pensare, ed infine applaudire. Succede a me, nello specifico, ma il vedere la maggior parte delle poche persone in sala reagire nel modo appena descritto, mi bagna di speranza. La speranza che questo vecchio cowboy dal cuore d’oro non la smetta mai, che tutto quel ritmo e quella passione che risuonano e si riproiettano sul grande schermo ogni volta, continuino a farlo ancora per molto tempo. Jersey Boys è molto più di un musical, ma proprio così come gli ultimi lavori erano molto più che film, a mio modo di vedere… E questo non mi sorprende, e dovrebbe chiudere ancor prima di aprire la questione sul genere del lungometraggio.
La prima trasposizione cinematografica del successo di Broadway proviene dunque da un autore che ha sempre fatto della musica un elemento cardine della propria carriera e della propria vita: e sui titoli di coda, ti esplode qualcosa dentro che stavolta fa ballare; ma lo fa così, con la leggerezza dei finali col bacio di Hereafter, col monito di Invictus, con l’avvertimento di J. Edgar, con la dissolvenza di Milion Dollar Baby, col gesto di Mystic River, con la speranza di Changeling, con la resa dei conti di Gran Torino… E’ la leggerezza tipica dei grandi ed inarrivabili registi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ace87 »
[ - ] lascia un commento a ace87 »
|
|
d'accordo? |
|
|