Jersey Boys |
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Un film di Clint Eastwood.
Con John Lloyd Young, Erich Bergen, Michael Lomenda, Vincent Piazza, Christopher Walken.
continua»
Biografico,
durata 134 min.
- USA 2014.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 18 giugno 2014.
MYMONETRO
Jersey Boys
valutazione media:
3,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Jersey boysdi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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martedì 24 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tratto da uno dei maggiori successi di Broadway nel decennio scorso, il nuovo film di Eastwood rappresenta la realizzazione del desiderio del regista di mettere la sua firma sotto a un musical, tanto da accettare di prendere il posto di Jon Favreau a progetto già avviato. Si tratta di un'ulteriore tappa nella esplorazione dei generi classici hollywoodiani e il risultato è una commedia musicale a tutto tondo (a testimoniarlo basterebbe la gioiosa scena collettiva sulla quale scorrono i titoli di coda) in cui i conflitti vengono smussati e anche il boss mafioso Gyp DeCarlo – nei cui panni gigioneggia divertito Cristopher Walken – è rappresentato soltanto come un bonario, per quanto rispettato, ‘facilitatore’. La storia di Frankie Valli e dei futuri Four Seasons - Vivaldi chi? - inizia nel New Jersey con un vago sentore di ‘American Graffiti’ che pervade le peripezie di quattro ragazzi italoamericani alla ricerca del successo: in questa prima parte la scena è dominata dal chitarrista e piccolo intrallazzatore Tony Visconti (Vincent Piazza) che spesso e volentieri parla direttamente in macchina – come pure succede più avanti al bassista Nick Massi (Michael Lomenda), facendo nascere più di un sospetto che si tratti di un omaggio a ‘Quei bravi ragazzi’ – e dà l'avvio alla scalata organizzando le prime serate nei locali del circondario. A questo punto l'attenzione si sposta sul personaggio di Valli (John Lloyd Young), narrando la crescita verso il vertice della parabola e la susseguente discesa, che inizia proprio in uno dei momenti di massimo successo (l’esibizione all’Ed Sullivan Show), ma non si trasforma in un crollo rovinoso, anzi il cantante riuscirà ancora a piazzare qualche buon colpo come solista, ‘Grease’ e ‘Can't take my eyes off you’ su tutti. Proprio la genesi di quest'ultimo brano si trova al centro di quella che, assieme alla panoramica a salire sul Brill Building e sui relativi generi musicali, è una delle scene più belle del film. In essa, Valli sta seduto da solo in un diner dopo la morte della figlia mentre fuori cade la neve e viene raggiunto da Bob Gaudio (il tastierista e compositore del gruppo, interpretato da Erich Bergen) che gli propone lo spartito con il quale trovare la forza di ripartire: un insieme di narrazione e inquadrature che dice molto della sensibilità di un regista che sa ben raccontare la malinconia. Un altro tema caro a Eastwood è il rapporto padre-figlio, che qui però appare solo in una dimensione secondaria: in tutta la pellicola il registro drammatico risulta solo accennato (si veda anche il difficile rapporto di Valli con la moglie) e fatica ad amalgamarsi al tono da commedia che caratterizza l'andamento complessivo quando in scena non ci sono le canzoni (che sono, ovviamente, parecchie, a partire dalla celeberrima ‘Sherry’). Tra i tanti pregi dello zio Clint è, del resto, anche la notevole capacità di mettere in immagini la musica, sia quando essa è protagonista, sia quando è parte integrante nello sviluppo della storia e questo anche quando il genere è lontano dalle sue preferenze (che come noto, sono orientate al jazz): perché il tutto risultasse più efficace, il regista ha voluto che gli interpreti fossero gli stessi del musical (Young ha vinto un Tony per la sua interpretazione teatrale) o comunque provenissero da quel mondo e le canzoni sono state eseguite direttamente sul set. Su un tocco di nostalgia per gli anni migliori che non tornano più – dal palco della Hall of Fame il ricordo torna al vecchio quartiere – si chiude una pellicola che, per quanto detto in precedenza e perché il coinvolgimento emotivo non riesce sempre ad essere al massimo, non è certo un capolavoro, ma che comunque garantisce due ore leggere di ottimo intrattenimento. Il che, poi, è un problema per l’ex Biondo (che si cita in un fotogramma da ‘Rawhide’): da lui ci si aspetta sempre il colpo d'ala e, quando si limita al solido mestiere, c’è sempre qualcuno che finisce per storcere il naso.
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