antonio pagano
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giovedì 11 luglio 2019
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arriva un tempo, kemosabe, che un uomo ...
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Il treno attraversa tutti i paesaggi e le epoche così come attraversa tutti i generi e le categorie di narrazione del cinema: non poteva mancare il western fantasy. Ispirato alla favola americana degli anni ’30 del ranger John Reid e dell’indiano Tonto, che nacque in radio per diventare un fumetto nel 1948 e una serie televisiva in otto stagioni a partire dal 1949, in questa trasposizione il Lone Ranger mascherato (Armie Hammer), con cavallo bianco e cappellone in tinta, cede la scena al personaggio di Tonto (Johnny Depp), enigmatico indiano perseguitato da un incubo personale, dal mistero della “natura sbilanciata” nelle visioni immobili e sconfinate di un mitico West, come lo spiritato capitano Jack Sparrow era ammaliato da sé stesso ne “I pirati dei Caraibi” di cui ritroviamo regista, produttore e sceneggiatori oltre che l’attore protagonista.
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Il treno attraversa tutti i paesaggi e le epoche così come attraversa tutti i generi e le categorie di narrazione del cinema: non poteva mancare il western fantasy. Ispirato alla favola americana degli anni ’30 del ranger John Reid e dell’indiano Tonto, che nacque in radio per diventare un fumetto nel 1948 e una serie televisiva in otto stagioni a partire dal 1949, in questa trasposizione il Lone Ranger mascherato (Armie Hammer), con cavallo bianco e cappellone in tinta, cede la scena al personaggio di Tonto (Johnny Depp), enigmatico indiano perseguitato da un incubo personale, dal mistero della “natura sbilanciata” nelle visioni immobili e sconfinate di un mitico West, come lo spiritato capitano Jack Sparrow era ammaliato da sé stesso ne “I pirati dei Caraibi” di cui ritroviamo regista, produttore e sceneggiatori oltre che l’attore protagonista.
Texas Ranger, fuorilegge, indiani Comanche, donnine allegre ma non disarmate, coolies cinesi, cavalleria U.S. e … treni. Lo sfondo, infatti, è quello della conquista del West da parte della modernità della ferrovia: nel 1869, quando le rotaie si inchiodavano sulle traversine a martellate, era in corso di ultimazione la linea ferroviaria che voleva unificare gli Stati Uniti dopo la Guerra Civile. «Un intero continente collegato dalla strada ferrata: combustibile per le città, metallo per le fabbriche, cibo per le masse. Chiunque controlli questo controlla il futuro» sentenzia lo spregiudicato e perfido, ma lucido, Cole (Tom Wilkinson).
Insieme alla costruzione della ferrovia avanza una caotica società di frontiera, dove coesistono legge e corruzione, leggende e locomotive a vapore, dove Tonto cerca il suo riscatto nel “kemosabe” John Reid (il “fratello sbagliato” del valoroso ma defunto ranger Dan Reid) e nella disincantata ma non rassegnata maitresse Red Harrington (Helena Bonham Carter), personaggio dall’arguzia corrosiva («… impari una cosa nel mio mestiere: assassini, predicatori, eroi di guerra, ferrovieri, ognuno ha le sue stranezze»).
Apoteosi finale: The Lone Ranger in sella al suo Silver, miracolosamente comparso sul tetto della Courthouse, con il cavallo che si impenna sullo sfondo della scritta monitoria e profetica “Justice for all” e l’overture del “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini che suona la carica per una sequenza action mozzafiato, buoni contro cattivi su due treni che si inseguono, poi sfrecciano paralleli, infine si incrociano ma senza alcun controllo se non quello della sceneggiatura.
Solidali con i “buoni”, stretti tra idealità e sopraffazione, facciamo nostra la massima che Tonto rivolge a John: «Arriva un tempo, kemosabe, che un uomo deve mettere maschera». Del resto, ogni narrazione è finzione: per la sequenza in cui una locomotiva deraglia dai binari finendo pericolosamente vicino ai due protagonisti, è stata utilizzata una vera locomotiva di oltre 11 tonnellate montata su una piattaforma girevole di quasi 2 tonnellate che, azionata da cavi, sbandava e si ribaltava lungo una rotaia di 4,5 tonnellate.
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hollyver07
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martedì 30 luglio 2013
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mesciua e caciucco in salsa... west(ern)
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Ciao. Costosa ed ambiziosa pellicola, prolissa nei contenuti e nelle citazioni ma... a mio avviso... non molto appagante nel risultato. Chiarissima la progenie delle idee: tra "Rango" e "I pirati dei Caraibi" c'è da sbizzarrirsi a non finire. Inoltre, ritengo d'aver notato consistenti "strizzate" d'occhio ad altri registi (Ford, Leone, Spielberg e Ritchie ecc.) e se non ho visto male anche una sorta d'omaggio a Chaplin. Bene... doveva essere un filmone (alias Blockbuster) ma così non mi è sembrato. Onestamente la storia del "Lone Ranger" non mi aveva mai particolarmente avvinto. Nel film, comunque sia, risulta abbastanza lineare ma il ritmo narrativo non mi è sembrato all'altezza e nella sceneggiatura sono state aggiunte troppe situazioni, scene, o deviazioni descrittive, che hanno originato uno strano minestrone di argomenti duro da "digerire".
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Ciao. Costosa ed ambiziosa pellicola, prolissa nei contenuti e nelle citazioni ma... a mio avviso... non molto appagante nel risultato. Chiarissima la progenie delle idee: tra "Rango" e "I pirati dei Caraibi" c'è da sbizzarrirsi a non finire. Inoltre, ritengo d'aver notato consistenti "strizzate" d'occhio ad altri registi (Ford, Leone, Spielberg e Ritchie ecc.) e se non ho visto male anche una sorta d'omaggio a Chaplin. Bene... doveva essere un filmone (alias Blockbuster) ma così non mi è sembrato. Onestamente la storia del "Lone Ranger" non mi aveva mai particolarmente avvinto. Nel film, comunque sia, risulta abbastanza lineare ma il ritmo narrativo non mi è sembrato all'altezza e nella sceneggiatura sono state aggiunte troppe situazioni, scene, o deviazioni descrittive, che hanno originato uno strano minestrone di argomenti duro da "digerire".... e così ho inteso definirlo nella frase di lancio. Dell'aspetto visivo... ho constatato l'impegno per realizzare una pellicola super che però, com sovente accade, da sola non basta... specialmente se non è in sintonia con il resto della produzione. Abbastanza bene il corposo cast dove però non mi è parso brillare la stella di Depp - che in alcune scene mi è parso stranamente impacciato -. Per gli altri... attività di mestiere con qualche punto in meno per Ruth Wilson e Barry Pepper (per i quali in questa occasione un forno a micro-onde avrebbe sollecitato più emozioni di entrambi) e la curiosa, per quanto chiara "nota recitativa" alla RockNRolla di Tom Wilkinson (quando intende vuole punire il ragazzino). Nel fracasso generale... interessante la pericolosa gamba d'avorio di Helen B. Carter. Da rimarcare, invece, le a dir poco acide considerazioni che si possono trarre su come sia stata originata almeno una parte degli Stati Uniti, una nazione storicamente fondata sull'avidità e la prevalicazione di qualsiasi diritto che non sia il profitto (ma sai che novità...!?). In sostanza, la mia impressione è che il film non sia proprio un flop ma, tenuto conto delle attese, a parte i costi non sia di elevato livello in termini d'intrattenimento e, a tratti, anche abbastanza noioso. Saluti a tutti
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a.auris
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domenica 14 luglio 2013
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comicità, avventura, storia, etica:the lone ranger
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“The Lone Ranger”, film della Walt Disney Studios, viene distribuito in Italia il 3 luglio 2013
Il film si apre con un vecchio guerriero indiano, Tonto (Johnny Depp), che posa come statua in un piccolo museo. Una sera Tonto incrocia lo sguardo di un bambino, al quale racconta la sua storia, quando egli era un giovane indiano alla ricerca di un criminale, Butch Cavendish (William Fichtner). Durante la sua ricerca, Tonto fa la conoscenza di John Reid (Armie Hammer), un avvocato fautore della giustizia , infatti diventerà presto un ranger della sua città.
Presto Tonto e John stringeranno un legame di fratellanza e insieme cercheranno di catturare Cavendish, attraversando deserti, accampamenti indiani, valli rocciose, cittadine del West americano.
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“The Lone Ranger”, film della Walt Disney Studios, viene distribuito in Italia il 3 luglio 2013
Il film si apre con un vecchio guerriero indiano, Tonto (Johnny Depp), che posa come statua in un piccolo museo. Una sera Tonto incrocia lo sguardo di un bambino, al quale racconta la sua storia, quando egli era un giovane indiano alla ricerca di un criminale, Butch Cavendish (William Fichtner). Durante la sua ricerca, Tonto fa la conoscenza di John Reid (Armie Hammer), un avvocato fautore della giustizia , infatti diventerà presto un ranger della sua città.
Presto Tonto e John stringeranno un legame di fratellanza e insieme cercheranno di catturare Cavendish, attraversando deserti, accampamenti indiani, valli rocciose, cittadine del West americano.
Diretto da Gore Verbinski "The Lone Ranger" è un film con molti significati etici e morali, che ripercorre la storia degli Stati Uniti del Sud-Ovest del dopo guerra di secessione americana. Il film è il perfetto insieme di azione, avventura, western e comicità. Veramente spettacolari le scene d'azione, ma ciò che regge in piedi il film è la comicità, perché è una comicità sobria, che non cade nella volgarità, che è stata anche soggetto dei film della saga de "I Pirati dei Caraibi", infatti il principale produttore di questa comicità è l’indiano Tonto, interpretato da Johnny Depp, protagonista della saga dei pirati cinematografici più famosi del mondo.
Veramente buona la regia di Gore Verbinski, la fotografia e il trucco, niente di eccezionale la sceneggiatura, ma veramente ottimo il montaggio e il montaggio sonoro. La sceneggiatura di Ted Elliott, Teddy Rossio e Justin Haythe contiene alcune falle, ma si parla di dettagli; interessante è il fatto che molti di quelli che sembrano errori di sceneggiatura, non sono altro che scelte degli sceneggiatori che rendono il film magico, che alimentano la comicità e che si fondono perfettamente con l'essenza del film, esempi di queste scelte sono le apparizioni magiche del cavallo di John Reid.
Questo è un film che non ha peli sulla lingua, che si permette di criticare le scelte dell'uomo, sia nel passato, sia nel presente, che ha il coraggio di inserire scene più o meno cruente per quello che è un film comico, pensato principalmente per un pubblico giovane, ma che in realtà è adatto per qualsiasi fascia d'età.
L’apice si raggiunge in uno scontro nel finale tra indiani e americani nel quale c'è la perfetta fusione di azione, etica, comicità, tutto farcito con una stupenda regia e fotografia, una scena che riassume parte della storia degli Stati Uniti, che ci fa capire cosa è disposto l'uomo a fare per il potere e che ci fa anche scendere una lacrima sulla guancia, una scena di poco meno di 5 minuti che riassume l'essenza dell'intero film.
Altra scena che ha molto significato è quella finale, nella quale Tonto, da indiano indossa un vestito aziendale e si trasforma nell'uccello morto che ha sempre portato con se, segno di come gli indiani si siano adattati al mondo moderno degli americani, ma mantenendo sempre il loro animo libero.
Traendo le somme "The Lone Ranger" è un film d'azione, western, d'avventura e comico, con una buona tecnica, che ripercorre parte della storia americana, con forti significati morali ed etici e con un ritmo incalzante, insomma un film da 1000 volti, adatto a qualsiasi pubblico, di qualsiasi fascia d'età, un ottimo pretesto per andare al cinema con gli amici o con la famiglia, ma anche semplicemente per spendere due ore e mezza.
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luigi chierico
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sabato 3 maggio 2014
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giustizia e' fatta
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Finalmente, dopo tanto tempo, si torna a vedere un genere di film che per tanti anni, a pieno titolo, è stato il vanto del cinema americano. Era l’epoca dei cowboys, degli sceriffi, di Nuvola Nera , di Toro Seduto, Penna Bianca. In “The lone ranger” ci ritroviamo tutto: dalla guerra sanguinosa, condotta dagli americani del nord nel 19° secolo, contro gli indiani pellerossa, in cui furono sterminate decine e decine di migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini delle tribù Sioux ed Apache, Cheyenne, all’assalto ai treni; dai ricercatoti d’oro ai saloon, frequentati da coloni e ballerine dalle calze a rete e vesti svolazzanti; da sceriffi e fuorilegge, da cavalli selvaggi a mandrie di bufali.
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Finalmente, dopo tanto tempo, si torna a vedere un genere di film che per tanti anni, a pieno titolo, è stato il vanto del cinema americano. Era l’epoca dei cowboys, degli sceriffi, di Nuvola Nera , di Toro Seduto, Penna Bianca. In “The lone ranger” ci ritroviamo tutto: dalla guerra sanguinosa, condotta dagli americani del nord nel 19° secolo, contro gli indiani pellerossa, in cui furono sterminate decine e decine di migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini delle tribù Sioux ed Apache, Cheyenne, all’assalto ai treni; dai ricercatoti d’oro ai saloon, frequentati da coloni e ballerine dalle calze a rete e vesti svolazzanti; da sceriffi e fuorilegge, da cavalli selvaggi a mandrie di bufali. Ci voleva la sempre grande produzione Walt Disney per ridarci il piacere di vedere un ottimo film magistralmente diretto da Gore Verbinski ed altrettanto magistralmente interpretato da Johnny Depp, irriconoscibile nei panni dell’ indiano Tonto, e da un buon Armie Hammer, nella parte di John Reid, entrambi accomunati da un unico scopo:fare Giustizia.
La trama non va raccontata, per non togliere allo spettatore il piacere di gustarsi a pieno lo spettacolare film in 3D. Gli effetti, bellissimi, straordinari, sono tali che si percepiscono anche nella versione non tridimensionale. Peraltro la storia non è banale e semplice ma di ampio respiro ed ampia portata, come ampi sono gli spazi in cui si svolgono i fatti. Grandi praterie, deserti di sabbia, distanze enormi, terre sconfinate. Il fondamentale scopo è quello di parlare di Giustizia , giustizia tra gli uomini, tra i popoli, tra civili e nomadi. Altro elemento portante del film è la necessità di costruire una ferrovia su cui far correre il treno, il cavallo pazzo. E’ uno scopo socialmente utile per unire i continenti e “chiunque controlla questa (la ferrovia), controlla il futuro, un potere che farà, degli imperatori e re, dei poveri sciocchi”. Gli inizi furono difficili, ci furono sabotaggi, difesa ad oltranza del territorio. Il treno corre, stridendo, sulle rotaie appena inchiodate, fissate sulle travi di robusto legno, tra i sassi, sbuffa e taglia il vento, il fumo nero oscura il cielo nitido delle terre occupate, allorché, minato, sembra emettere un urlo, le ruote fanno scintille, non tiene più i binari che si smuovono, si sollevano, volano via; la motrice si rovescia e si trascina dietro le vetture come fossero fuscelli, tutto è un groviglio di ferraglie stridenti, un rumore di ferri contorti, di pezzi volati via, un frastuono di grida, urla e pianto.
Il cavallo di ferro è ferito a morte, si solleva, come uno stallone dinanzi al pericolo ( leggi “L’uomo che sussurrava ai cavalli” di Nicholas Evans o vedi l’omonimo film con Robert Redford) A parole si racconta, ma non si vede quel che invece si vede in un film come questo, che si deve andare a vedere. Tutto vero per la conquista del progresso ma, come sentirai ripetere, “Non si ottiene niente senza sacrificio”. Non è un treno carico d’argento che non si ferma, ma il progresso, come la giustizia, è davvero un treno che non si ferma.
Dopo aver assistito a questo spettacolo, ad aver apprezzato recitazione, fotografia, grande regia, ottimo dialogo sarai chiamato a giudicare il passato ed il presente, e qualcuno, amante del buon cinema, ricordandosi di altri film di indiani non potrà fare a meno di andare con la mente a “L’ultimo Apache” dove Burt Lancaster interpreta Massai, dopo la resa nel 1886 dell’ultimo Apache, Geronimo.chibar22@libero.it
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jacopo b98
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lunedì 8 luglio 2013
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sparrow monta a cavallo e combatte l'ingiustizia
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Nel west John Reid (Hammer), rispettabile avvocato, viene salvato dalle grinfie di una banda di fuorilegge che gli hanno ucciso il fratello dall’indiano Tonto (Depp). Insieme combatteranno per la giustizia, ma quando scopriranno che la giustizia è più ingiusta e corrotta dell’ingiustizia si trasformano in giustizieri fuorilegge. Otto mesi di riprese in tre stati d’America, oltre duecentocinquanta (qualcuno dice duecentosettantacinque!) milioni di dollari di budget (come Avatar, ma il film dei record ne spese altrettanti per farsi pubblicità, e fu ampiamente ricompensato dai favolosi incassi) e una star del calibro di Johnny Depp come protagonista: questa è stata la folle lavorazione di The Lone Ranger.
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Nel west John Reid (Hammer), rispettabile avvocato, viene salvato dalle grinfie di una banda di fuorilegge che gli hanno ucciso il fratello dall’indiano Tonto (Depp). Insieme combatteranno per la giustizia, ma quando scopriranno che la giustizia è più ingiusta e corrotta dell’ingiustizia si trasformano in giustizieri fuorilegge. Otto mesi di riprese in tre stati d’America, oltre duecentocinquanta (qualcuno dice duecentosettantacinque!) milioni di dollari di budget (come Avatar, ma il film dei record ne spese altrettanti per farsi pubblicità, e fu ampiamente ricompensato dai favolosi incassi) e una star del calibro di Johnny Depp come protagonista: questa è stata la folle lavorazione di The Lone Ranger. Prodotto da Jerry Bruckheimer e dalla Disney è un megafilm western, il più costoso della storia, e si vede. Indimenticabili le scenografie, i costumi, le grandi scene di massa e l’inseguimento finale sui treni, sulle note del Guglielmo Tell di Rossini, una scena di pura adrenalina assolutamente indimenticabile. Ma il punto è: che cos’è The Lone Ranger? Un remake di Pirati dei Caraibi, il cui team è riconfermato al completo, o un film con aspirazioni più alte, seppur limitate? Un misto di entrambi purtroppo e per fortuna allo stesso tempo. Infatti il film è un perfetto remake della saga precedente dedicata ai pirati e riconferma tutto il positivo dei film precedenti ma ha l’aspirazione di dire qualcosa sul west, sulla frontiera, sugli indiani, sugli sterminatori americani e questa parte, seppur fallisce in gran parte dato che il film alla fine è un western senza pretese, non è del tutto annullata e le sequenze nel museo del west a San Francisco con Tonto vecchio sono pervase di una malinconia che ricorda i film di Leone, nonostante la distanza qualitativa sia abissale. Gli attori funzionano, tranne Hammer, impacciato ed inespressivo, e in parte Depp che seppur confermi ancora una volta il suo enorme talento, come già in Pirati dei Caraibi, eccede nei gigionismi, creando un personaggio poco credibile.
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mickey97
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martedì 9 luglio 2013
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esoso progetto ben orchestrato ma troppo temperato
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The Lone Ranger alias " John Reid " nacque dalla penna di Fran Striker nel lontano 30 gennaio 1933, l'eroe mascherato riscosse uno smisurato successo grazie alle varie trasposizioni televisive e fumettistiche delle sue avventure che dal 1949 al 1957 tennero compagnia a milioni di ragazzini. Nel 1981 e nel 2003 si è tentato di trasporre le vicende del ranger solitario sul grande schermo ma senza successo, mentre altri due progetti fallivano per non aver ottenuto i risultati sperati, si trattava di un lungometraggio e di un film, il quale non potè essere il pilota di un nuovo serial. Striker ha dato vita a un eroe che col tempo ha acquistato moltissima popolarità scaturita dall'affetto del pubblico, ma il presente non replica il passato ed il successo dell'eroe in maschera non si ripete alla stessa stregua di quegli anni popolari, ma Depp, Bruckheimer e Verbinski riprendono il mito del ranger solitario, dando vita a questo esoso progetto di ben 250 milioni di dollari, un budget persino più maestoso di Avatar che trova giustificazione nell'aver girato tutte le scene dal vivo e in una di queste Depp si è pure rotto una costola ( The lone ranger dietro le quinte, visto al cinema ).
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The Lone Ranger alias " John Reid " nacque dalla penna di Fran Striker nel lontano 30 gennaio 1933, l'eroe mascherato riscosse uno smisurato successo grazie alle varie trasposizioni televisive e fumettistiche delle sue avventure che dal 1949 al 1957 tennero compagnia a milioni di ragazzini. Nel 1981 e nel 2003 si è tentato di trasporre le vicende del ranger solitario sul grande schermo ma senza successo, mentre altri due progetti fallivano per non aver ottenuto i risultati sperati, si trattava di un lungometraggio e di un film, il quale non potè essere il pilota di un nuovo serial. Striker ha dato vita a un eroe che col tempo ha acquistato moltissima popolarità scaturita dall'affetto del pubblico, ma il presente non replica il passato ed il successo dell'eroe in maschera non si ripete alla stessa stregua di quegli anni popolari, ma Depp, Bruckheimer e Verbinski riprendono il mito del ranger solitario, dando vita a questo esoso progetto di ben 250 milioni di dollari, un budget persino più maestoso di Avatar che trova giustificazione nell'aver girato tutte le scene dal vivo e in una di queste Depp si è pure rotto una costola ( The lone ranger dietro le quinte, visto al cinema ). Gore Verbinski dopo Rango e la trilogia dei pirati, prende le redini di questo folle progetto e conferma il suo talento visionario, Bruckheimer si ritrova nuovamente a produrre e Depp interpreta Tonto, il quale racconta oramai ridotto ad attrazione da museo la storia di John Reid, un uomo di legge che si è trasformato in una leggenda della giustizia, perfettamente memore del loro primo incontro e dell'alleanza che li ha portati a cavalcare insieme per combattere corruzione e avidità. Nel western di Verbinski c'è di tutto: miniere d'argento, ferrovie, ranger, bordelli e dinamiti, indiani ma specialmente le scenografie mozzafiato dei cinque stati dove è stato girato on location The Lone Ranger, uno spettacolo per gli occhi che con gioia, dei paesaggi ne colgono i dettagli. Armie Hammer e Johnny Depp sono gli avventurieri del mondo Western e le loro imprese si concentrano in un tripudio scenograficamente spettacolare, sono degli eroi in cerca di giustizia, desiderosi di consegnare dinanzi alla legge Butch Cavendish, il pluricriminale che ha fatto loro del male e che nel contempo li ha uniti in nome della legalità. Depp riesce brillantemente ad attribuire a Tonto una dignità, bisogna rendergliene atto dal momento che, come dice Marianna Cappi, serve il racconto e non si giggioneggia come Sparrow, ritagliandosi il ruolo di protagonista insieme all' astro nascente di Hollywood Armie Hammer, molto convincente nei panni del ranger solitario. Mentre a quest'ultimo la maschera gli calza benissimo, il volto bianco a strisce nere dona a Depp il fascino di un tipico sciamano con in testa un corvo morto, a cui non si dimentica mai di dare da mangiare. L'avidità di Latham Cole alberga sotto l'eleganza del vestito di Tom Wilkinson, la cui interpretazione risulta trasparente mentre il personaggio poco credibile, William Fichtner interpreta Cavendish, l' antagonista davvero poco incisivo, inutile e per nulla valorizzato, anche Ruth Wilson risulta del tutto inutile mentre dimostra le sue incapacità nel recitare ma Helena Bonham Carter è bravissima anche in film che non sono diretti dal marito Tim Burton, ma si è vista poco. The Lone Ranger purtroppo è solo un film più che buono e non un capolavoro, è solo un'esoso progetto ben orchestrato ma troppo temperato, non trova la sua libertà nell'esprimersi e tende a racchiudersi in sè stesso, la sceneggiatura si prende troppo sul serio, Depp per questo non rispetta i suoi tempi comici, riesce solo a strappare due risatine e alcune scene quale il cavallo che beve alcolici oltre a non fare ridere, è pure inutile. Il film dura troppo, le scene decisamente lunghe lasciano spazio a qualche sbadiglio, si tira senza dubbio per le lunghe, qualcuna di queste andavano tagliate. La regia di Verbinski nonostante sia attenta rispetto alla trilogia dei pirati perde un po' di smalto, tanto che non conferma il suo grande stile che ha caratterizzato i primi tre film della saga piratesca. Da questo film si evince il gusto di narrare le vicende del ranger solitario ma l'entusiasmo è temperato, non si assiste a un'evoluzione dinamica e a rappresentare l'azione è un continuo temperamento, il quale priva la medesima dell'epicità mentre i buoni effetti speciali si sono dipanati in maniera poco omogenea per tutto il film che in realtà è stato solo ben orchestrato nel momento in cui si è scelto il potenziale destinato a non germogliare ed è proprio nelle potenzialità non sfruttate che il progetto di Depp, Bruckheimer e Verbinski si cataloga come più che buono e non un capolavoro.
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cuzzo91
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sabato 13 luglio 2013
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poteva essere e invece...
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Le premesse ci sono tutte, western, indiani, treni, sparatorie, gambe di avorio, un regista bravo come Gore Verbinski e soprattuto la garanzia, Johnny Depp, la stella che non sbaglia un film, uno degli attori più poliedrici e talentuosi del panorama contemporaneo... della serie: "c'è Johnny Depp!" "Ah beh allora è un gran film!" e invece no! Colpo di scena! Questa volta ha toppato di brutto...
The Lone Ranger... intanto chi è? Si tratta di un adattamento cinematografico di un fumetto da cui peraltro venne tratta una serie tv molto popolare negli USA intorno agli anni 50, ma quasi sconosciuta qua da noi, in cui i protagonisti sono l'indiano Tonto e il Cavaliere Solitario (The Lone Ranger) , che attraverso varie peripezie devono smascherare e sconfiggere i cattivi, il crudelissimo nonchè semi-cannibale fuorilegge Butch Cavendish, e il fratello Wilkinson, personalità di spicco della cittadina, abile politico e oratore, ma malvagio e corrotto.
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Le premesse ci sono tutte, western, indiani, treni, sparatorie, gambe di avorio, un regista bravo come Gore Verbinski e soprattuto la garanzia, Johnny Depp, la stella che non sbaglia un film, uno degli attori più poliedrici e talentuosi del panorama contemporaneo... della serie: "c'è Johnny Depp!" "Ah beh allora è un gran film!" e invece no! Colpo di scena! Questa volta ha toppato di brutto...
The Lone Ranger... intanto chi è? Si tratta di un adattamento cinematografico di un fumetto da cui peraltro venne tratta una serie tv molto popolare negli USA intorno agli anni 50, ma quasi sconosciuta qua da noi, in cui i protagonisti sono l'indiano Tonto e il Cavaliere Solitario (The Lone Ranger) , che attraverso varie peripezie devono smascherare e sconfiggere i cattivi, il crudelissimo nonchè semi-cannibale fuorilegge Butch Cavendish, e il fratello Wilkinson, personalità di spicco della cittadina, abile politico e oratore, ma malvagio e corrotto.
Il problema di fondo del film è soprattutto il co-protagonista ... Cioè Johny Depp... o meglio il suo personaggio. Non convince, ci prova sia chiaro, ma non ci riesce mai, risultando solo una pallida imitazione dell'amatissimo Jack Sparrow, costretto a condividere la scena con il vero protagonista, Armie Hammer, mai veramente calatosi nella parte e con lo stesso carisma di Brown Cleveland (l'afroamericano dei Griffin tanto per capirci) . E quindi purtroppo Johnny si adegua, parla poco, si sforza di dare eccentricità al suo indiano, riuscendoci purtroppo poco spesso, e con lo scorrere del film si defila, inspiegabilmente gli si chiede di fare il comprimario un po' svitato, e il suo personaggio resta così incompiuto, tratteggiato solo a metà. E purtroppo l'intera pellicola ne risente, senza la sua verve e la sua esplosiva vivacità, il film si trascina lentamente aggrappandosi alle fragili braccia dell'altro protagonista, completamente incapace di sorreggere tale peso. Se poi ci aggiungiamo l'inspiegabile durata del film, abbondantemente oltre le 2 ore, e una noia che subentra dopo la prima, allora il quadro risulterà ben chiaro.
Nonostante questo ci sono comunque aspetti estremamente positivi che risollevano in parte le sorti del film. Il primo è sicuramente la cornice della storia, l'incontro di un bambino mascherato con l'attrazione principale del museo, il vecchio decrepito Tonto, ridotto a semplice e curiosa reliquia, vicino a bisonti ed orsi impagliati. Ed è proprio attraverso gli occhi del bambino che riviviamo la storia del Cavaliere Solitario così come viene raccontata dal vecchio indiano. Apprezzato è sicuramente anche il finale di sparatorie su treni in corsa sulle note del Guglielmo Tell di Rossini, in effetti una vera chicca. Ecco è proprio questa la parte migliore, nel passaggio dal crescendo grandioso del finale alla malinconica e triste fine dell'indiano Tonto, patetica attrazione del museo del Far West, alla pari di bestie morte ormai da tempo, ricordi di un passato venduto per pochi spiccioli ai rari visitatori. Ma purtroppo non basta a superare una scarsa sufficienza.
Peccato davvero, occasione mancata.
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fedson
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giovedì 4 luglio 2013
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pirati del western!
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Quarta collaborazione di Gore Verbinski col produttore Bruckheimer e il feticcio Depp. Solo la presenza di questi tre nomi ci porta di fronte ad un progetto cinematografico di alto livello (almeno di in termini di budget, in quanto questo oscilla tra i 250 milioni di dollari). La storia è quella di un ranger, John Reid, intento a scovare il criminale Butch Cadivish e compagnia. Dopo l'assassinio del fratello del ranger per mano del pluricriminale in seguito ad un'imboscata, Reid viene salvato dall'indiano Tonto e da uno strano cavallo bianco. I tre si uniranno in nome della giustizia e Reid, creandosi un'identità segreta, tenterà in mille modi di catturare Cadivish.
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Quarta collaborazione di Gore Verbinski col produttore Bruckheimer e il feticcio Depp. Solo la presenza di questi tre nomi ci porta di fronte ad un progetto cinematografico di alto livello (almeno di in termini di budget, in quanto questo oscilla tra i 250 milioni di dollari). La storia è quella di un ranger, John Reid, intento a scovare il criminale Butch Cadivish e compagnia. Dopo l'assassinio del fratello del ranger per mano del pluricriminale in seguito ad un'imboscata, Reid viene salvato dall'indiano Tonto e da uno strano cavallo bianco. I tre si uniranno in nome della giustizia e Reid, creandosi un'identità segreta, tenterà in mille modi di catturare Cadivish. Dopo aver passato mille avventure con i bucanieri di Jack Sparrow, Verbinski inscena una storia western, tratta dall'omonimo fumetto, decidendo di giocare a indiani e cowboy, sempre con lo Sparrow-Depp, sempre con lo stesso produttore di kolossal ormai campioni di botteghini e sempre con la stessa atmosfera. Si respira, già dalla prima scena, un'aria che ci riporta, almeno in un primo momento, agli amati Caraibi dei pirati e di fatto sembrerà vedere "La maledizione della prima luna" versione western. Sembrerà, perché sono proprio alcune piccolezze, tra cui sfumature psicologiche dei personaggi e, ovviamente, la linea temporale, a creare un distacco tra i pirati e gli indiani di Verbinski. Il regista decide di svelare, senza nascondere nulla, la genesi del ranger solitario e del collega Tonto secondo una sceneggiatura che varia dal bizzarro all'imprevedibile (almeno in alcune scene), incorniciandola in un prodotto firmato Disney, e quindi anche consigliato ad un pubblico infantile. Si passa da momenti comici a momenti di serietà, da scene puramente western ad imprese epiche. Tutto questo sembrerà rendere il film un prodotto che stuzzica ed incuriosisce al massimo (almeno per i bambini e i fan di Depp); ma la stessa curiosità viene appunto infranta da questo mescolarsi di momenti. Si capisce il gioco che Verbinski sfrutta (creare un prodotto western alla pari di quello dei suoi pirati), ma non si capisce l'atmosfera che il film emana o che vuole ingarbugliare nella sua storia. Passare da momenti comici a momenti seri è sempre stata un'impresa difficile in ambito cinematografico, e, per questo, Verbinski pensa bene di usare il suo Jolly del mazzo, Depp, che riesce abilmente ad oltrepassare a testa alta questi momenti tramite una recitazione naturale ma che, fortunatamente, prende un briciolo di distanza da quella usata per creare il tormentone cinematografico di Jack Sparrow. E se Johnny Depp veste i panni dell'indiano Tonto (di pari passo al ruolo di "secondo protagonista" e non "co-protagonista"), Armie Hammer è altrettanto bravo nel raffigurare un ranger, specchio della giustizia nel vecchio West e qui protagonista della pellicola. Tra sparatorie, esplosioni, ponti che crollano e ferrovie che si frantumano a rotta di collo, sembra che il regista abbia appuntato tutto questo con il semplice scopo di entusiasmare il pubblico pagante (almeno quello infantile), creando invece un prodotto sì, epico, ma discretamente gustono e un po' troppo per le lunghe (circa due ore e mezzo di film) che potrebbe strappare qualche sbadiglio allo spettatore che invece voleva aspettarsi un prodotto al pari dei "Pirati dei Caraibi". Le tematiche del film: giustizia, rapporto tra bianchi e indiani, corruzione, vendetta, odio e amore, sono certamente caratteristiche che possiamo trovare in ogni film western che si rispetti, ma la differenza sta nel fatto che qui, come tutta la storia (dal suo inizio alla sua fine), vengono visti dagli occhi di un bambino (in questo caso lo spettatore) che si aspettava una grande storia di grandi uomini e di coraggio. Il coraggio dei protagonisti c'è, ma non quello di Verbinski di cambiare tipologia di prodotto e attore, fattore che contribuisce lati positivi e negativi. Il western di Verbinski, già affrontato nel precedente "Rango", è leggero, godibile, epico e girato in maniera sublime, ma non lascia quello spirito avventuroso e coinvolgente che ci regalavano Sparrow e compagnia. Spettacolare e di grande prova registica l'ultima scena d'azione fiancheggiata da una musica di Zimmer da pelle d'oca. Buon prodotto per bambini.
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killbillvol2
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domenica 7 luglio 2013
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the lone ranger
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Dopo il successo dei tre pirati dei caraibi e del film d'animazione Rango, Gore Verbinski torna dietro alla macchina da presa, dirigendo questo adattamento del del fumetto e in seguito telefilm cult anni cinquanta. E vengono assoldati gli stessi sceneggiatori della fortunata trilogia piratesca e l'attore protagonista, mentre tutto è ancora una volta prodotto da Jerry Bruckheimer. L'obbiettivo? Replicare il successo dei pirati. Purtroppo questo film risulta nettamente inferiore alla trilogia. In primis, l'inizio d'azione furibondo, fracassone e, soprattutto, troppo lungo e inutile. La pellicola fa fatica ad andare avanti ed arranca, per migliorare nell'ultima mezz'ora (che è soltanto un quinto dell'intero film) con una sparatoria sulle note del Guglielmo Tell.
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Dopo il successo dei tre pirati dei caraibi e del film d'animazione Rango, Gore Verbinski torna dietro alla macchina da presa, dirigendo questo adattamento del del fumetto e in seguito telefilm cult anni cinquanta. E vengono assoldati gli stessi sceneggiatori della fortunata trilogia piratesca e l'attore protagonista, mentre tutto è ancora una volta prodotto da Jerry Bruckheimer. L'obbiettivo? Replicare il successo dei pirati. Purtroppo questo film risulta nettamente inferiore alla trilogia. In primis, l'inizio d'azione furibondo, fracassone e, soprattutto, troppo lungo e inutile. La pellicola fa fatica ad andare avanti ed arranca, per migliorare nell'ultima mezz'ora (che è soltanto un quinto dell'intero film) con una sparatoria sulle note del Guglielmo Tell. Johnny Depp non dimostra appieno i suoi tempi comici anche a causa di una sceneggiatura che si prende fin troppo sul serio e che non lascia spazio ai dialoghi frizzanti che avevano contraddistinto i Pirati (specialmente La Maledizione Del Forziere Fantasma), mentre Armie Hammer dimostra solo la sua incapacità di recitare e il suo carisma sotto i piedi. Togliendo la Bonham Carter, naturalmente promossa, la sorpresa del film è il villain di turno ovvero il cannibale fuorilegge Butch Cavendish, interpretato da Fichtner, che rappresenta la cattiveria senza freni, quasi come un Joker, contrapposto dal fratello Wilkinson, la vera malvagità che si nasconde dietro gli abiti eleganti e falsi dell'uomo politico. Ed è proprio questa la parte più riuscita dell'intera opera, nel ribaltamento dei ruoli tra gli indiani e gli americani, contrariamente al cinema di John Wayne a cui si ispira. L'altra cosa che regala a questo film la sufficienza è l'insieme di tutti gli elementi del western, anche distorti ma presenti: si va dagli indiani alle rapine ai treni fino alle imboscate nei canyon. L'unico elemento che manca è un duello finale, di cui infatti si sente la mancanza, nonostante questo non sia un vero e proprio western. È un buddy-movie, un film d'(anim)azione esagerata ed incredibile, ma ricorda agli spettatori l'ambientazione western con varie citazioni filmiche (le più evidenti: Il Buono Il Brutto Il Cattivo e C'era Una Volta il West. ma anche il nome del cattivo, chiaro rimando a Butch Cassidy) e musicali, grazie alla bella colonna sonora del "solito" Hans Zimmer. Nel complesso è un film che si lascia guardare, un po' troppo lungo, ma che lascia un senso di vuotezza e incompiutezza, e si spera che produttori, sceneggiatori e regista rispettino l'ordine che l'indiano Tonto urla al Cavaliere Solitario (e non Lone Ranger, cari dialoghisti italiani): "Non farlo mai più!".
VOTO REALE: 2 e mezzo.
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