saint loup
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lunedì 30 dicembre 2013
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una saker torte tra i cine-panettoni
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Tra gli scontatissimi Un fantastico via vai e Indovina chi viene a Natale, brilla la perla tutta italiana di Uberto Pasolini: Still life.
E' la storia di John May, un inpiegato comunale che ha il compito di censire e portare a onorata sepoltura i decessi delle persone morte in solitudine nel distretto territoriale di cui è funzionario, senza lasciare nulla d'intentato per rintracciare eventuali parenti e amici dei defunti.
Il lavoro è svolto con metodo e coscienzioso rigore, nel rispetto assoluto della personalità del decuius, al punto di scegliere personalmente il rito più appropriato all'orientamento religioso del defunto e di sciverne di suo pugno l'omelia funebre.
Ma l'eccessiva abnegazione che profonde nel suo lavoro e l'ossessiva ritualità che accompagnano i suoi gesti, rendono John May,vivo tra i morti, esso stesso una still life - natura morta -, al punto da rappresentare una diseconomia per il reparto amministrativo da cui dipende, motivo da cui deriverà il suo licenziamento.
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Tra gli scontatissimi Un fantastico via vai e Indovina chi viene a Natale, brilla la perla tutta italiana di Uberto Pasolini: Still life.
E' la storia di John May, un inpiegato comunale che ha il compito di censire e portare a onorata sepoltura i decessi delle persone morte in solitudine nel distretto territoriale di cui è funzionario, senza lasciare nulla d'intentato per rintracciare eventuali parenti e amici dei defunti.
Il lavoro è svolto con metodo e coscienzioso rigore, nel rispetto assoluto della personalità del decuius, al punto di scegliere personalmente il rito più appropriato all'orientamento religioso del defunto e di sciverne di suo pugno l'omelia funebre.
Ma l'eccessiva abnegazione che profonde nel suo lavoro e l'ossessiva ritualità che accompagnano i suoi gesti, rendono John May,vivo tra i morti, esso stesso una still life - natura morta -, al punto da rappresentare una diseconomia per il reparto amministrativo da cui dipende, motivo da cui deriverà il suo licenziamento. Ma non si tratterà di un licenziamento in tronco: gli sarà data l'opportunità di lavorare al suo ultimo caso,quello dell'alcolizzato Billy Stoke. Ed è qui che John May intravede,forse la prima volta,la possibilità di una vita reale, quella degli affetti legati nel bene o nel male a Billy Stoke.In particolare la tenerezza e il calore di Kelly, una delle figlie abbandonate da Billy Stoke quando questi era in vita,saranno per John May lo spiraglio per riscattare la sua vita e sottrarla al regno dei morti. Migliore regia nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia 2013,il film è di una delicatezza che tocca le corde più intime, dove tutto è percorso a ritroso: si parte dai morti per andare dai vivi, per poi ritornare dai morti con quella pietas che sembra non appartenere più al mondo contemporaneo, perche è conforto autentico e consolazione vera. La ricostruzione della memoria avviene anche, soprattutto direi, attraverso il recupero dovizioso e riverenziale degli oggetti appartenuti al defunto,e in particolare delle fotografie, meticolosamente archiviate in album ad esso dedicati. E con la memoria cerca di resuscitarne un pezzo di vita, un mosaico del passato,con un meccanismo che sarebbe proustiano se non fosse che il processo di resurrezione non riguarda la propria ma la vita degli altri.
La colonna sonora è di quelle che t'inchiodano alla poltrona e ti conducono drito dritto ad un finale che commuove e scuote.
Finalmente una Saker Torte tra i Cine-Panettoni.
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stefanomaria
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domenica 29 dicembre 2013
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poesia allo stato puro
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Ci sono momenti nella vita dei quali si riesce a godere intensamente ogni singolo attimo, ogni stilla di tempo che ci scorre tra le dita, negli occhi, nelle parole, negli sguardi di chi ci sta intorno, nelle azioni nostre e degli altri. Beh, a me non è capitato proprio così quando, entrato nella sala, le immagini di 'Still life' hanno cominciato a scorrere sullo schermo: una vaga trepidazione si è impossessata di me: temevo monotonia, piattezza, noia, tristezza e, quella sera di qualche giorno fa, proprio non ero in vena di sorbirmi tutto ciò; ma avvertivo, anche, una certa curiosità, un interesse masochistico che mi spingeva ad andare avanti nella visione, a non demordere e, anzi, ad essere più attento alle sfumature, alle espressioni dei personaggi, allo sviluppo della storia, all'ambientazione, ai movimenti di macchina.
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Ci sono momenti nella vita dei quali si riesce a godere intensamente ogni singolo attimo, ogni stilla di tempo che ci scorre tra le dita, negli occhi, nelle parole, negli sguardi di chi ci sta intorno, nelle azioni nostre e degli altri. Beh, a me non è capitato proprio così quando, entrato nella sala, le immagini di 'Still life' hanno cominciato a scorrere sullo schermo: una vaga trepidazione si è impossessata di me: temevo monotonia, piattezza, noia, tristezza e, quella sera di qualche giorno fa, proprio non ero in vena di sorbirmi tutto ciò; ma avvertivo, anche, una certa curiosità, un interesse masochistico che mi spingeva ad andare avanti nella visione, a non demordere e, anzi, ad essere più attento alle sfumature, alle espressioni dei personaggi, allo sviluppo della storia, all'ambientazione, ai movimenti di macchina... E non sono stato deluso: poesia allo stato puro, una trama originalissima che mi ha fatto godere e fremere di piacere intenso, attori assolutamente appropriati mai sopra le righe, una fotografia bellissima nella sua semplicità, una sapiente fissità di macchina che, da sola, valeva il prezzo del biglietto, una misurata commozione che non prende mai il sopravvento per diventare melensaggine, la morte e la solitudine (argomenti insidiosissimi) trattate con delicatezza e levità rare.... Insomma, credetemi, un film come non ne vedevo da secoli: poetico (ma questo l'ho già detto...) come solo il cinema orientale o africano (che io, personalmente, prediligo) sa fare, fantasioso, onirico, mistico, che pizzica sapientemente corde profonde del nostro animo, e che sa essere anche latentemente ironico; passato e presente che si mischiano insieme regalando una visione uniforme e rassicurante della realtà, dello scorrere del tempo e dei rapporti col prossimo, una visione che ricorda molto da vicino la 'corrispondenza di amorosi sensi' di foscoliana memoria, ma trattata con tocco tenue, leggero e spruzzato di umorismo (un po' rigido...) di marca anglosassone.
Cosa dirvi di più? Io sono uno di quelli che, per interesse prettamente cinematografico (ma anche con una buona dose di masochismo, come ho già detto....) si è andato a vedere l'ultimo di Checco Zalone; il cinema a me piace moltissimo, lo considero un po' la lettura visiva della vita, di noi e degli altri, un punto di vista alternativo al mio, e una piccola fessura nell'anima del regista, attraverso la quale si riesce ad intravedere la sua vera essenza; ma, se in moltissimi film di oggi (ma anche di ieri...) da quello spiraglio si vede solo il simbolo dei dollari (come le pupille di Zio Paperone quando si prospettava un lauto guadagno, per intenderci...), in alcuni altri (e per palese volontà del regista) il 'messaggio' è ben lungi dall'essere la sola e squalificante acquisizione economica, ma il desiderio è quello di comunicare ad un livello più alto ed edificante, un livello che con sempre più sforzo si raggiunge, un livello che deve essere conquistato con impegno, dedizione, serietà e rispetto per noi, pubblico, che tanto scemi non siamo (a parte le tendenze masochistiche di cui sopra...).
Vi basta?
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enrico omodeo sale
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domenica 29 dicembre 2013
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film perfetto basato sulla sottrazione
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"Still life" di Pasolini (Uberto) è un film perfetto. Fare un film in grande stile perfetto è quasi impossibile, come dimostrano opere che mirano molto in alto tipo "La grande bellezza". Fare un film essenziale perfetto è possibile, e "Still life" incarna perfettamente questa dimensione rigorosa, precisa come un cubo di Rubik, apperentemente semplice ma strutturalmente complessa.
La storia di John May, personaggio silenzioso, meccanico, malinconico, triste, ma incredibilmente umano, è la descrizione di un uomo medio ma non mediocre, che grazie alla sua passione per il lavoro e alla metodica energia che imprime nella ricerca di parenti e amici di cadaveri solitari, riuscendo a diventare personaggio e protagonista di un film.
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"Still life" di Pasolini (Uberto) è un film perfetto. Fare un film in grande stile perfetto è quasi impossibile, come dimostrano opere che mirano molto in alto tipo "La grande bellezza". Fare un film essenziale perfetto è possibile, e "Still life" incarna perfettamente questa dimensione rigorosa, precisa come un cubo di Rubik, apperentemente semplice ma strutturalmente complessa.
La storia di John May, personaggio silenzioso, meccanico, malinconico, triste, ma incredibilmente umano, è la descrizione di un uomo medio ma non mediocre, che grazie alla sua passione per il lavoro e alla metodica energia che imprime nella ricerca di parenti e amici di cadaveri solitari, riuscendo a diventare personaggio e protagonista di un film.
Still life è basato sulla sottrazione e sul movimento. Piccoli gesti, ritualità quotidiane come i pasti frugali che john consuma nella propria anonima abitazione, esercizi scrupolosi come il rito dell'appendere la giacca sempre nello stesso posto e nello stesso modo, si alternano ai continui movimenti di John, in particolare nella seconda parte del film, quella in cui cerca di portare a termine il suo "ultimo caso", l'organizzazione di un funerale dignitoso e partecipato a un ex militare alcolizzato. Ritualità e movimento, quello dei treni, delle porte che si aprono e si chiudono per aprire delle fugaci scene di dialogo e di ricerca, simbolo delle relazioni mancate del protagonista, uomo solo, che vive ma per poco le "vite degli altri".
Il funzionario comunale John May è più caloroso e umano dei parenti di un morto, stranezza che però contagia (a scoppio ritardato) queste persone, affascinate dal silenzioso e apparentemente inespressivo entusiasmo del protagonista, che raggiunge il suo apice nella pisciata contro la macchina del boss e, soprattutto, nello splendido primo piano del viso che mette in evidenza i suoi occhi blu prima dell'appuntamento con la figlia del morto, e che nella perfetta struttura a orologeria del film, anticipa il colpo di scena finale.
Il titolo, giustamente non tradotto nella versione italiana, significa "natura morta", ma letteralmente potrebbe voler dire "ancora vita", lascia spazio a molteplici interpretazioni. Quello che però si può affermare con certezza, è che nel caos cinematografico di questo periodo, c'è ancora spazio per film indipendenti in 2d dove la commozione viene prima dell'azione pura e semplice. E questo fa ben sperare per gli anni a venire.
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radicalmind
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domenica 29 dicembre 2013
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no no no
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Se vi piace un film lento, se vi piace un film monotono, se vi piace un film con pochi dialoghi, se vi piace un film scontato, se vi piace dormire al cinema, se vi piace tutto questo allora questo film fa per voi. È la prima volta che leggendo le recensioni entusiastiche del pubblico e del forum di mymovies non mi ci ritrovo per nulla. Temo che siano dei fake delle produzioni che pompano giudizi davvero troppo sproporzionati.
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(di brian77)
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(di lia_manelli)
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giubal
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sabato 28 dicembre 2013
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delicato e bellissimo
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Di una delicatezza e di una umanità uniche. Bellissime le inquadrature; bellissima la colonna sonora. Di che cosa parla il film? Degli ultimi? Del senso della vita? Del senso di ciò che resta dopo la vita? Io credo che parli di tutto questo insieme. Del resto il titolo stesso immagino giochi su un doppio senso: sia "natura morta", sia "... ancora vita", ciò che resta dopo la vita. Comunque sia, alla fine del film ci siamo ritrovati io e la mia ragazza a guardarci in lacrime. Eppure felici. Io credo che solo un grande film possa "ridurti" così. Davvero bello. Complimenti a Pasolini.
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manusimo
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venerdì 27 dicembre 2013
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capolavoro ispirato a saramago?
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Still Life...film capolavoro che già dalla recensione mi aveva fatto pensare a "Tutti i nomi" di Josè Saramago,guardandolo poi,non mi ha lasciato alcun dubbio.Entrambi descrivono la vita "dolcemente malinconica" di un inetto,di un dimenticato,di un personaggio tanto semplice e banale,quanto originale e curioso. In entrambi, c'è la componente dell'ossessione verso la vita degli altri e la ricerca appassionata di uno sconosciuto,in entrambi, c'è il mettere in gioco le certezze di una vita minuziosamente programmata e sempre uguale, che improvvisamente poi viene sconvolta.Ho trovato queste forti analogie se pur raccontassero storie diverse.
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Still Life...film capolavoro che già dalla recensione mi aveva fatto pensare a "Tutti i nomi" di Josè Saramago,guardandolo poi,non mi ha lasciato alcun dubbio.Entrambi descrivono la vita "dolcemente malinconica" di un inetto,di un dimenticato,di un personaggio tanto semplice e banale,quanto originale e curioso. In entrambi, c'è la componente dell'ossessione verso la vita degli altri e la ricerca appassionata di uno sconosciuto,in entrambi, c'è il mettere in gioco le certezze di una vita minuziosamente programmata e sempre uguale, che improvvisamente poi viene sconvolta.Ho trovato queste forti analogie se pur raccontassero storie diverse...allora mi chiedo: «Uberto Pasolini,avrà letto "Tutti i nomi"?!» ...ad ogni modo gran bel film.
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m.barenghi
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venerdì 27 dicembre 2013
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il "circolo virtuoso" di uberto pasolini
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Still life, letteralmente "natura morta", racconta la vita "minimale" di un impiegato comunale della South London addetto alla gestione delle salme di persone apparentemente senza famiglia. Ne ritaglia le fotografie, che andranno a far parte del suo personalissimo album di famiglia (che non ha!); ne osserva l'ambiente vitale e ne raccoglie le reliquie, che gli serviranno per redarre un sermone funebre che nessuno ascolterà -a parte lui stesso-, dato che raramente le ricerche di possibili familiari che possano assistere alle esequie trovano esito positivo. E questi defunti rappresentano tutto il suo mondo, sia nello spoglio ufficio dove lavora e in cui cataloga minuziosamente ed accuratamente tutti i reperti che raccoglie, sia a casa, connotata principalmente appunto dal citato album di fotografie e da pasti squallidi ed abitudinaria base di tonno in scatola.
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Still life, letteralmente "natura morta", racconta la vita "minimale" di un impiegato comunale della South London addetto alla gestione delle salme di persone apparentemente senza famiglia. Ne ritaglia le fotografie, che andranno a far parte del suo personalissimo album di famiglia (che non ha!); ne osserva l'ambiente vitale e ne raccoglie le reliquie, che gli serviranno per redarre un sermone funebre che nessuno ascolterà -a parte lui stesso-, dato che raramente le ricerche di possibili familiari che possano assistere alle esequie trovano esito positivo. E questi defunti rappresentano tutto il suo mondo, sia nello spoglio ufficio dove lavora e in cui cataloga minuziosamente ed accuratamente tutti i reperti che raccoglie, sia a casa, connotata principalmente appunto dal citato album di fotografie e da pasti squallidi ed abitudinaria base di tonno in scatola.
Detto così verrebbe voglia di far di tutto tranne che andare a vedere questo film: che è invece un'opera tutt'altro che deprimente, dai fortissimi toni consolatori, pervasa da una fine ironia e talora persino comica, stilisticamente e ritmicamente perfetta, fotograficamente eccellente, splendidamente recitata (non esiste il movimento di un muscolo del fantastico Eddie Marsan che non sia funzionale all'espressività e al racconto!). Soprattutto il film, molto english nello stile, oltre che nella produzione, ci ricorda in modo evidente un concetto fondamentale, mediato dalle culture africane e tornato di attualità in queste settimane in cui è scomparsa una delle grandissime figure del nostro tempo, Nelson Mandela: la nostra esistenza è riconducibile a un sistema di relazioni con tutto quello che ci circonda, materiale o immateriale, presente o assente, vivente o defunto, e solo nell'armonia di queste relazioni conciste il segreto della nostra pace interiore. E' il concetto di ubundu delle culture africane: quello che ha reso possibile la grande riappacificazione in Sudafrica appunto negli anni di Mandela. L'agire disinteressatamente per gli altri, oltre a metterci in risonanza armonica con il resto del mondo, contribuisce a promuovere, in contrapposizione all'utilitarismo e al menefreghismo, quel "circolo virtuoso" cui accennavo nel lancio, e di cui avremmo così tanto bisogno per risollevare le sorti morali del paese e dell'intera cultura occidentale. Il finale del film, che alcuni hanno trovato quasi pacchiano, è invece il suggello meraviglioso e commovente a questi concetti.
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diomede917
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giovedì 26 dicembre 2013
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c'è un omino piccolo così
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C'è un omino piccolo così......che ha la faccia curiosa e stranita di.....Eddie Marsan
È uno che se fosse in Italia avrebbe la faccia aliena di Albanese nel fisico di Renato Rascel
Si chiama John May lavora per il municipio, il suo compito è cercare il parente più prossimo a chi muore da solo e non trovandolo dargli la migliore sepoltura.....
Lui non fa solo ricerche, lui li studia.....li analizza con le poche cose che lasciano di loro.....scrivendo un degno epitaffio che ogni essere umano merita.....è talmente legato al suo lavoro che colleziona in un album le foto di chi non c'è più forse perché la solitudine è il filo conduttore che li lega.
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C'è un omino piccolo così......che ha la faccia curiosa e stranita di.....Eddie Marsan
È uno che se fosse in Italia avrebbe la faccia aliena di Albanese nel fisico di Renato Rascel
Si chiama John May lavora per il municipio, il suo compito è cercare il parente più prossimo a chi muore da solo e non trovandolo dargli la migliore sepoltura.....
Lui non fa solo ricerche, lui li studia.....li analizza con le poche cose che lasciano di loro.....scrivendo un degno epitaffio che ogni essere umano merita.....è talmente legato al suo lavoro che colleziona in un album le foto di chi non c'è più forse perché la solitudine è il filo conduttore che li lega.....
Ma un bel giorno questa routine durata 22 anni si spezza, viene licenziato per una politica di riduzione dei costi e gli viene concesso di portare a termine il suo ultimo lavoro...
Inizia per lui un viaggio doppiamente introspettivo nel mondo del barbone Will Stoke che è un po' come viaggiare dentro se stesso, vaga per l'Inghilterra a incontraee chi gli è stato vicino venendo a contatto con un personaggio stravagante amato e odiato da chi si è imbattuto in lui......la conoscenza profonda di quest'uomo porta degli inevitabili cambiamenti nella sua asettica, perfetta al limite del maniacale vita.
Con Still Life Uberto Pasolini filma la piccola storia di un piccolo uomo sulle grandi domande che la vita ti pone.......salta tra Kaurismaki e Mike Leigh conservando però una sua personale prospettiva.
Perché Still life non è cinema ne metà cinema ma pura e semplice poesia filmata come dimostra il commovente finale.....
Voto 8
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alex2044
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mercoledì 25 dicembre 2013
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un film molto bello con un finale eccezionale .
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Un film molto bello con un finale eccezionale . Un film riuscito che tratta con delicatezza un tema difficile, molto difficile . La scommessa è riuscita . Si possono fare ottimi film con poco .
Eddie Marsan ,una scoperta, bravissimo , il suo cambio di espressione nel finale superlativo . Uberto Pasolini è un regista che sa fare il suo mestiere . Da vedere .
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fausto soregaroli
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lunedì 23 dicembre 2013
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nature morte o nature vive?
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Agire nella direzione in cui si crede, senza aspettarsi nulla in cambio.
La Fede autentica, l'atto d' Amore per eccellenza.
Tutto il resto è Vita.
Film di un lirismo superlativo.
Fausto Soregaroli
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