Il venditore di medicine |
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Un film di Antonio Morabito.
Con Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio.
continua»
Drammatico,
durata 103 min.
- Italia 2013.
- Cinecittà Luce
uscita mercoledì 30 aprile 2014.
MYMONETRO
Il venditore di medicine
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Incredibilmente brutto sotto ogni punto di vistadi giacomosalvatoriFeedback: 100 |
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martedì 13 maggio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nessuna recensione pare cogliere il vero punto di questo film: la sua qualità assolutamente inaccettabile. È insufficiente in tutti i campi in cui una produzione può essere carente: una sceneggiatura scombinata e poco credibile tiene le fila di un'esperienza cinematografica dell'orrore, che si apre con l'istrionica e difficile scena iniziale, concepita per dare un forte shock emotivo e catturare l'attenzione dello spettatore (proposito che soccombe istantaneamente sotto i colpi della performance completamente inadeguata di Isabella Ferrari); fino a chiudersi con l'epilogo "emozionale" ed amaro della passeggiata priva di pathos in grigi corridoi non meglio identificati. Senza ritmo, senza simmetria nelle inquadrature, senza musica, senza senso. Il tutto è corredato da: dialoghi noiosi e scialbi, attori poco convinti, fotografia da smartphone di vecchia generazione, lunghissime scene di parcheggio, scene con fortissimi "accenti" musicali in stile thriller alternate ad altre con rumori di sottofondo, riprese con steadycam alternate ad altre intenzionalmente tremebonde (nonostante ritraggano, ad esempio, i coniugi immobili a tavola). La presunzione del regista è palpabile in ogni momento: l'intenzione è di realizzare una sorta di capolavoro del cinema verità, in cui gli attori sono sempre al centro della scena (nonostante la loro evidente inadeguatezza che richiederebbe un minimo di dissimulazione), con soluzioni registiche pretenziosamente ricercate (inquadrature spezzate da infissi, piani sequenza che terminano all'improvviso, la già citata alternanza casuale di accenti musicali e silenzi) che però risultano in un'accozzaglia di tentativi scollegati, e finiscono per infastidire lo spettatore. Per quanto riguarda la sceneggiatura, il tentativo di affiancare al dramma professionale (permanente, senza capo né coda), ben due drammi personali (l'amico morente in seguito a sperimentazioni mediche e la moglie che, in modo piuttosto aggressivo, vuole un figlio) appare ancora una volta forzato e poco credibile. Ciliegina sulla torta, un'apparizione a ciel sereno di Marco Travaglio che, pur risultando tutto sommato compatibile col personaggio, non riesce a nascondere la sua scarsa confidenza col grande schermo e strappa qualche risolino di troppo in sala. In conclusione, nonostante le buone intenzioni di un progetto che sulla carta potrebbe anche avere un motivo di esistere, in quanto innova il rapporto tra cinema di denuncia e thriller, il dilettantismo dilaga in tutte le fasi della realizzazione, e trasforma una serata al cinema in un'autentica sofferenza. Sconsigliato nel modo più assoluto.
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