Blue Jasmine |
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Un film di Woody Allen.
Con Alec Baldwin, Cate Blanchett, Louis C.K., Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay.
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Commedia drammatica,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- USA 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 5 dicembre 2013.
MYMONETRO
Blue Jasmine
valutazione media:
3,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cate Blanchett da brivididi GianlucaRinaldiFeedback: 2211 | altri commenti e recensioni di GianlucaRinaldi |
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venerdì 12 settembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo il fresco e originale "Midnight in Paris" e il triste (non perchè drammatico) "To Rome With Love", il buon vecchio Woody torna al cinema, questa volta con un dramma. E che dramma! La storia portante non è molto originale: una ricca e agiata signora della borghesia newyorkese (di cui il regista mostra l'ipocrisia e la falsità) arriva dalla sorella che vive in un tugurio periferico di San Francisco. Tra passato (bugia) e presente (verità), il canovaccio apparentemente banale serve al regista come tela per dipingere un personaggio enorme: la Janette, che si fa chiamare Jasmine, di Cate Blanchette è una figura di donna sviluppata in maniera magistrale. Jasmine, dopo il fallimento del suo matrimonio a causa di un marito adultero e falsario, tenta di rimettere insieme la sua vita a scapito di quella della sorella Ginger (una sempre fantastica Sally Hawkins). Quest'ultima è molto diversa da Jasmine: decisamente non benestante e non di classe, non riesce a frequentare uomini che rientrino nei limiti della decenza (fantastico Bobby Cannavale nel ruolo del fidanzato rozzo e ignorante). Nel breve periodo di convivenza forzata, le due sorelle, ognuna per conto suo, tentano di migliorare, invano, le proprie condizioni. Più che il fallimentare "upgrade" sociale e sentimentale di Ginger, quella che colpisce è senza ombra di dubbio la discesa all'inferno di Jasmine: una depressione inquietante e malata in cui la Blanchette riesce a immedesimarsi in maniera sublime (nessun'altra avrebbe potuto prendere l'Oscar come Miglior Attrice quest'anno, neanche la Streep). È questo il pilastro che regge tutto il film, una corrispondenza attore-regista che raramente si vede al cinema: Allen sa come mostrarci la Blanchette in quella che è senza dubbio la sua migliore interpretazione. Lo spettatore non può fare a meno di provare pena per lei, vittima del caso (tema caro al regista, vedi "Match Point" e prima ancora "Crimini E "Misfatti") e delle tristi conseguenze della vita, una donna incapace di vivere nel mondo reale perché troppo legata alla menzognera gabbia dorata in cui si era autorinchiusa con il marito, prima che il mondo le crollasse addosso. Nel finale, abbandonata dal figlio che l'ha esclusa dalla sua vita, lasciata da un papabile marito opportunista e arrivista, ignorata dalla sorella, Jasmine perde definitivamente il lume della ragione. Raramente si vede al cinema un finale così essenziale nella sua forma scenica ma allo stesso tempo così pieno di dolore e strazio: la telecamera inquadra una Blanchette completamente struccata che recita con il volto come poche sanno fare. La parabola di Jasmine si chiude come era iniziata: nel dolore psicologico, il peggiore. Una donna morta nell'anima tenuta in vita solamente dal corpo e dai ricordi del passato, che si sovrappongono al presente confondendone i contorni.
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