Un altro film (si ricordi il precedente "Il Cerchio" di Jafar Panahi) costruito in base ad una tecnica circolare che prevede la rappresentazione di svariate storie, la cui ultima si ricollega alla prima essendone in un certo qual modo legata. Pertanto anche in "Acrid" si assiste a quattro storie principali di donne iraniane che riflettono la loro condizione e le loro esistenze, soprattutto prese in esame dal punto di vista dei loro rapporti affettivi o meno con i propri uomini. Le quattro figure femminili prese in considerazione sono quella di una donna sposata benestante, tradita dal marito e dividente con lui ormai soltanto l'abitazione, quella di una donna che presta servizio come assistente presso un ginecologo e che vive in attesa del divorzio dal proprio marito in quanto innamoratisi di un'altra donna, quella di una donna insegnante, divorziata ed indipendente che ha una relazione con un uomo sposato e che nel frattempo cerca di sottrarre la sorella dall'ingerenza manesca di un marito dedito fortemente e costantemente al bere e quella infine di una giovane studentessa che divide con delle compagne un piccolo appartamento e che è innamorata di un suo compagno di studi con cui deciderà di avere i suoi primi rapporti sessuali e con cui spera in un prossimo futuro di sposarsi.
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Un altro film (si ricordi il precedente "Il Cerchio" di Jafar Panahi) costruito in base ad una tecnica circolare che prevede la rappresentazione di svariate storie, la cui ultima si ricollega alla prima essendone in un certo qual modo legata. Pertanto anche in "Acrid" si assiste a quattro storie principali di donne iraniane che riflettono la loro condizione e le loro esistenze, soprattutto prese in esame dal punto di vista dei loro rapporti affettivi o meno con i propri uomini. Le quattro figure femminili prese in considerazione sono quella di una donna sposata benestante, tradita dal marito e dividente con lui ormai soltanto l'abitazione, quella di una donna che presta servizio come assistente presso un ginecologo e che vive in attesa del divorzio dal proprio marito in quanto innamoratisi di un'altra donna, quella di una donna insegnante, divorziata ed indipendente che ha una relazione con un uomo sposato e che nel frattempo cerca di sottrarre la sorella dall'ingerenza manesca di un marito dedito fortemente e costantemente al bere e quella infine di una giovane studentessa che divide con delle compagne un piccolo appartamento e che è innamorata di un suo compagno di studi con cui deciderà di avere i suoi primi rapporti sessuali e con cui spera in un prossimo futuro di sposarsi..
Non svelando, ovviamente, qui i legami diretti o meno che uniscono le quattro storie, il regista Kiarash Asadizadeh, attraverso esse espone in maniera diretta e lineare nonchè svincolata da ogni giudizio personale morale (che però rimanda allo spettatore inducendolo a riflettere) la condizione femminile in Iran prendendo in esame diverse tipologie e strati sociali di donne e, come rimarcato già sopra, principalmente dal punto di vista delle loro relazioni sentimentali con gli uomini. Pur essendo un'opera prima, Asadizadeh riesce a riassumere in circa un'ora e mezza di durata condizioni esistenziali femminili in uno stile quanto mai preciso, scandito (ogni storia si sussegue in modo naturale e spontaneo) e delicato e creando così un'opera lirica e profonda affatto da sottovalutare.
Pertanto il film è altamente consigliabile come esempio di buon cinema e come interessante documento sociologico dell'Iran contemporaneo.
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