simona tudisco
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giovedì 11 ottobre 2012
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tutti i santi giorni, un racconto fatto con amore.
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Ha ragione Paolo Virzì quando dice che oggi non è facile parlare d’amore in modo realistico e non melenso. Allo stesso tempo è difficile parlare in modo non melenso di un film che parla d’amore.Quello che serve,in generale,è l’equilibrio, esattamente come nelle vere storie d’amore.Partiamo da paio di ‘annotazioni tecniche’: il film di Virzì si intitola “Tutti i santi giorni,sarà nelle sale da giovedì 11 Ottobre,e prende spunto dal romanzo ‘La Generazione’ di Simone Lenzi.La trama è piuttosto semplice: c’è lui,genio tenerissimo che lavora di notte e c’è lei, genio sregolato, che lavora di giorno e ogni tanto canta.Le loro giornate iniziano allo stesso modo tutte le mattine: caffè,una storia sui santi e poi amore alla ricerca,non soltanto dell’altro,ma anche di un figlio che deve ancora decidere se arrivare o meno.
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Ha ragione Paolo Virzì quando dice che oggi non è facile parlare d’amore in modo realistico e non melenso. Allo stesso tempo è difficile parlare in modo non melenso di un film che parla d’amore.Quello che serve,in generale,è l’equilibrio, esattamente come nelle vere storie d’amore.Partiamo da paio di ‘annotazioni tecniche’: il film di Virzì si intitola “Tutti i santi giorni,sarà nelle sale da giovedì 11 Ottobre,e prende spunto dal romanzo ‘La Generazione’ di Simone Lenzi.La trama è piuttosto semplice: c’è lui,genio tenerissimo che lavora di notte e c’è lei, genio sregolato, che lavora di giorno e ogni tanto canta.Le loro giornate iniziano allo stesso modo tutte le mattine: caffè,una storia sui santi e poi amore alla ricerca,non soltanto dell’altro,ma anche di un figlio che deve ancora decidere se arrivare o meno.Il film racconta in modo credibile, vero, la realtà di un legame affettivo; l’esistenza di quel quotidiano che alcuni definiscono con orrore ‘routine’ ma che in realtà è la base di un rapporto a due.I caffè portati a letto, le speranze deluse, le rinunce senza rimpianti,i piatti da lavare,i cessi da pulire e lo sforzo di capirsi,sono il cartellino da timbrare di chi,‘tutti i santi giorni,sceglie di dividere la vita con la persona che si ama.Fuori può esserci anche una società che va a rotoli ma non sarà questo a fermare un ‘amore puro’ che approfitta degli attimi ripetuti giorno dopo giorno per diventare più forte.Ogni colpo che arriva dall’esterno è una minaccia che può mettere a repentaglio l’equilibrio raggiunto.Per rimanere in piedi i movimenti devono essere delicati ma decisi e Guido(Luca Marinelli)con la sua ferma dolcezza tiene a bada l’irruenza di Antonia e l’imprevedibilità delle cose.Tutti i segni che lo identificano come i suoi occhiali di metallo sottile o la poca ambizione, nascondono la sua vera forza che si mostra soltanto lì dove è realmente necessario, nella difesa del legame con la propria donna.La forza del film è quella di riuscire a raccontare una verità così complessa, come quella di un legame a due,in modo asciutto restituendo agli spettatori un tale livello di intimità con i personaggi da aver la sensazione di essere lì seduti sul divanetto a due posti della loro cucina, come dei vicini di casa un po’ impiccioni ma affezionati.I due protagonisti sono talmente veri che, lontano dagli stereotipi cinematografici,non hanno bisogno di dirsi tutto.Il loro rapporto è fatto di sguardi, sorridi, dialoghi brevi ma ricchi e ironici.A tratti vi sembrerà di essere esattamente come Guido e Antonia, a volte vi augurerete di diventare come loro.Invidierete la capacità che hanno di appoggiarsi l’un l’altro oppure vi renderete conto che la vostra è una bellissima storia d’amore.
Ovviamente vi consiglio di andare a vedere il film,e vi consiglio di andare in sala, perché la visione collettiva vi farà godere meglio delle scene in cui si ride, e si ride tanto, ma anche di quelle in cui vi verrà da piangere. Virzì ci ha abituati da sempre a questo balletto di emozioni; si piange, si ride, si ride ancora e poi si prende il fazzoletto e si offre anche al vicino di poltrona. E poi, importantissimo, segnatevi il nome della protagonista femminile, Federica Caiozzo in arte Thony. Espressioni e sorrisi di una intensità difficili da descrivere, una presenza che riempie lo schermo e una voce unica che potrete ascoltate per tutto il film, sue infatti le canzoni della colonna sonora.
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sergio dal maso
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lunedì 22 giugno 2015
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tutti i santi giorni
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Guido, un trentenne toscano tranquillo e coltissimo, appassionato di santi e martiri del cristianesimo. Poteva accettare una prestigiosa cattedra in una università degli Stati Uniti, invece fa il portiere notturno in un grande Hotel di Roma. Antonia, un’irascibile e irrequieta ragazza sicula, talentuosissima cantante folk, dalla voce suadente e ammaliante. Ha rinunciato al sogno adolescenziale di sfondare nel “mondo della musica”, si accontenta di
qualche concerto nei pub della capitale e lavora come impiegata in un autonoleggio della stazione centrale. Due ragazzi apparentemente lontanissimi, bizzarri e surreali.
Invece sono assolutamente “veri”, spontanei e credibili.
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Guido, un trentenne toscano tranquillo e coltissimo, appassionato di santi e martiri del cristianesimo. Poteva accettare una prestigiosa cattedra in una università degli Stati Uniti, invece fa il portiere notturno in un grande Hotel di Roma. Antonia, un’irascibile e irrequieta ragazza sicula, talentuosissima cantante folk, dalla voce suadente e ammaliante. Ha rinunciato al sogno adolescenziale di sfondare nel “mondo della musica”, si accontenta di
qualche concerto nei pub della capitale e lavora come impiegata in un autonoleggio della stazione centrale. Due ragazzi apparentemente lontanissimi, bizzarri e surreali.
Invece sono assolutamente “veri”, spontanei e credibili. Hanno rinunciato ai loro sogni professionali perché si sono scelti, reciprocamente. Sono sereni e senza rimpianti perché vivono con intensità e passione la loro
splendida storia d’amore. Innamorati tutti i santi giorni, che iniziano con il rito mattutino della declamazione di Guido della storia del santo del giorno.
Il coronamento della loro felicità sarebbe un figlio, desiderato caparbiamente, che però non vuole arrivare. Iniziano perciò un rocambolesco e a tratti esilarante calvario di tentativi di fecondazione assistita, visite ginecologiche e spermiogrammi, accompagnati da speranze e paure, entusiasmo e depressione, con il rischio di travolgere e frantumare i loro sentimenti e l’equilibrio del loro rapporto. Fortunatamente, l’amore sincero che anima la coppia è più forte delle mille difficoltà che dovranno affrontare.
Dopo il sorprendente successo dell’affresco familiare del “La prima cosa bella” il regista livornese Paolo Virzì sceglie una commedia più intima, romantica e introspettiva. La storia d’amore di Guido e Antonia
è anzitutto la storia di due ragazzi contemporanei, precari e professionalmente disillusi, sensibili e umanamente alieni nell’Italia nevrotica e superficiale di oggi. Il mondo che li circonda è antitetico ai due protagonisti. Nell’asettica e impersonale periferia romana, dove risiedono, i vicini sono rozzi e coatti, gli avventori del pub e i baristi maneschi e maleducati. Il cineasta toscano sa tratteggiare con poche inquadrature e con battute fulminanti personaggi spassosi e folkloristici, mai banali, però, sono piuttosto caricature emblematiche delle brutture e dei vizi del mondo d’oggi.
La commedia di Virzì è una commedia leggera ma con le radici ben piantate nella società che rappresenta. Si ride molto, spesso con un retrogusto amaro e sarcastico, come d’altro canto ci si commuove facilmente.
La grande scommessa vinta da “Tutti i santi giorni” è stata la coraggiosa scelta dei due protagonisti, due attori semi sconosciuti che si sono rivelati davvero strepitosi. Antonia è Federica Victoria Caiozzo, in arte Thony, sicula vulcanica e “vagabonda” nella vita come nel film. Ha avuto dei trascorsi molto simili a quelli della protagonista : è infatti una cantautrice vera (le canzoni del film le ha scritte lei), sconosciuta in Italia ma apprezzata in Inghilterra dove ha vissuto due anni facendo i mestieri più svariati. Non aveva mai recitato prima e Virzì, che l’ha scoperta su myspace, ha dovuto faticare per convincerla ad accettare la parte. Guido è il bravissimo Luca Marinelli, romano formato alla scuola teatrale di Carlo Cecchi, al suo secondo ruolo da protagonista dopo quello nel “La solitudine dei numeri primi”.
Tra loro c’è una complicità e un’alchimia bellissima, riescono a trasmettere con grazia ed estrema naturalezza gli stati d’animo, le ansie, l’intimità e la felicità della vita quotidiana della coppia. In una intervista Victoria ha dichiarato che ad un certo punto delle riprese pensava che Luca si fosse innamorato realmente. Le problematiche e le vicende legate all’infertilità, pur costituendo il tema principale del film, restano sullo sfondo, “Tutti i santi giorni” è prima di tutto una storia d’amore, un amore puro, autentico e forte, in grado di resistere e di non incrinarsi di fronte alla volgarità e alla precarietà della vita contemporanea. Un sentimento che emoziona, toccante e sincero come lo sono le stupende canzoni di Antonia.
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(di maria f.)
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zoom e controzoom
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lunedì 29 ottobre 2012
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film irriverente ed inutile
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Il film ha avuto il contributo dal Ministero per i beni e le Attività Culturali, nonostante ciò lo giudico irriverente per come propone il tema:
irriverente è la mancanza di ironia o di qualsiasi altro imprinting che non sia la superficialità, con la quale mette al centro di tutto il movimento centripeto del film, il desiderio di maternità di una donna. Tema molto serio questo, ma che potrebbe essere anche presentato con leggerezza, con capace leggerezza, con capace sottile ironia, con capace profondità e mille altri modi, ma che qui viene presentato come sfizio di una donna che non dimostra - se non nell'incosciente momento che decide di passare con una bimba non sua creando angoscia nella madre vera - che non dimostra forte desiderio di maternità, ma nulla altro che la voglia di qualche cosa che non conosce, che non sembra voler conoscere e per nessun sentimento condiviso con il partner se non di quello del "fare un figlio insieme".
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Il film ha avuto il contributo dal Ministero per i beni e le Attività Culturali, nonostante ciò lo giudico irriverente per come propone il tema:
irriverente è la mancanza di ironia o di qualsiasi altro imprinting che non sia la superficialità, con la quale mette al centro di tutto il movimento centripeto del film, il desiderio di maternità di una donna. Tema molto serio questo, ma che potrebbe essere anche presentato con leggerezza, con capace leggerezza, con capace sottile ironia, con capace profondità e mille altri modi, ma che qui viene presentato come sfizio di una donna che non dimostra - se non nell'incosciente momento che decide di passare con una bimba non sua creando angoscia nella madre vera - che non dimostra forte desiderio di maternità, ma nulla altro che la voglia di qualche cosa che non conosce, che non sembra voler conoscere e per nessun sentimento condiviso con il partner se non di quello del "fare un figlio insieme". La gioiosità e la maturità, della coppia finisce lì, la stessa sessualità è tutta proiettatta nel volere questo figlio che non arriva. Il partner, sta all'opposto di Antonia, Guido è un uomo di cultura - cioè, legge tanto, conosce tanto da permettersi di fare citazioni letterarie sulla scia lanciata da e con un luminare - questa sua è l'immagine della "cultura" che ci viene presentata, ma di contro Guido non ha la capacità ne di capire la sua adorata compagna - così ignorante, così leggera, così vivace, così sbandata, così..scazzata -, ne di proporsi in modo da poterla aiutare, ne sa aiutare se stesso nelle varie occasioni che gli capitano, sia al lavoro, sia con i vicini, sia..ovunque. Insomma: è un dotto che oltre al collegamento tra se stesso e le cose che gli piacciono - gli studi di lingue antiche etc etc - è negato per ogni altra cosa. Figura nobilissima dunque, se è questo l'aspetto della cultura più esclusivista e sublime, ma anche qui il sentimento di paternità, scivola via senza lasciare null'altro che il tentativo di accontentare questa libellula che è Antonia. Viene da chiedersi come può una coppia così mal assortita, restare assieme, però il desiderio di un figlio evidentemente deve essere sembrato un collante possibile per la struttura del film. E tutto diventa noioso e prevedibile e trascinato per le lunghe. Anche l'incontro/scontro con i genitori di Antonia - sorpresa sorpresona di Guido che dimostra che con Antonia non ci azzecca proprio in niente - appare buttato lì per aggiungere differenza tra i due - in contrappunto difatti molto più positiva appare la famiglia di Guido, ovviamente -, ma non è costruito in modo sufficiente, hanno vissuto tanti anni assieme i due ragazzi e Guido..cade dal pero quando i due genitori di lei gli si presentano davanti alla receptionist dell'albergo dove lui lavora; l'inserto appare come un qualche cosa di colore - e anche qui scontato - inserito tanto per riempire uno spazio vuoto. Infine è scontata anche la rincorsa del bel cane nero per raggiungere la padrona, gioiosa scelta questa perchè ci mancava tra tanta concettualità o tra tanta pirotecnica fantasia..
E' un film inutile perchè se vuole presentare un contemporaneo modo di essere dei giovani tra i trenta e i quaranta, be' insomma, l'immagine dei giovani superficiali, negativi, fuori dal mondo..la continuano a ripetere tutti e forse è del tutto inutile inventarse una nuova e patinata e così fuori sia dalla realtà che dalla fiaba. Di certo non aiuta dato che esisto giovani del tutto, o mediamente, o almeno un po' più positivi di queste due figurette sostanzialmente insulse per il ruolo che dovrebbero avere in un film, appiccicate assieme per farne un film.
Buoni i panorami, quasi grafici, ben equilibrati nell'inquadratura e carichi di atmosfera e buona anche l'impaginazione dei coatti - vicini e frequentatori dei vari locali dove c'è musica dal vivo e urla e personaggi coloriti.. Personaggi ben disegnati anche se "beceri" oltre misura, e quindi fuori livello per tutto il resto del contesto di registro molto, molto più piatto.
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giulio vivoli
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sabato 20 ottobre 2012
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virzì quotidiano e questa volta piacione
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Da tutta la vita davanti a tutti i santi giorni il cambio di punto di partenza e di prospettiva e' significativo: dalla condizione di infelicita' sociale e personale drammatica e senza scampo di un'intera vita da precari, si passa ad una considerazione del quotidiano faticosa e precaria, ma tutto sommato accettata e vissuta con gioiosa rassegnazione.
Un quotidiano fatto di faticosi trasferimenti dalla periferia al semicentro metropolitano,di lavoro routinario e privo ambizioni, ma anche di voglia di felicita' di coppia con tanto di sesso e desiderio di famiglia con figli. Tale e' la normalita' a cui aspirano i due protagonisti che anche Virzi' sembra accontentarsi di una commedia facile nel gusto,dai toni morbidi e con continui e ripetuti messaggi buonisti, fino all'epilogo da mulino bianco opaco con lo scontato festoso matrimonio in salsa di sagra paesana, in cui tutto e tutti si riconciliano con la vita e i suoi problemi quotidiani.
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Da tutta la vita davanti a tutti i santi giorni il cambio di punto di partenza e di prospettiva e' significativo: dalla condizione di infelicita' sociale e personale drammatica e senza scampo di un'intera vita da precari, si passa ad una considerazione del quotidiano faticosa e precaria, ma tutto sommato accettata e vissuta con gioiosa rassegnazione.
Un quotidiano fatto di faticosi trasferimenti dalla periferia al semicentro metropolitano,di lavoro routinario e privo ambizioni, ma anche di voglia di felicita' di coppia con tanto di sesso e desiderio di famiglia con figli. Tale e' la normalita' a cui aspirano i due protagonisti che anche Virzi' sembra accontentarsi di una commedia facile nel gusto,dai toni morbidi e con continui e ripetuti messaggi buonisti, fino all'epilogo da mulino bianco opaco con lo scontato festoso matrimonio in salsa di sagra paesana, in cui tutto e tutti si riconciliano con la vita e i suoi problemi quotidiani.
Anche se il regista non perde almeno la sua tradizionale leggerezza nel disegnare i personaggi e conferire loro un tocco di simpatica ironia, stavolta l'operazione e' eccessivamente macchiettistica (la periferia,le hostess tedesche,le continue citazioni letterarie,il personale sanitario) quando non stereotipata (le famiglie di borgata,le birrerie di periferia,i genitori decaduti della campagna toscana e quelli arretrati del paese della sicilia, il cantante rock fallito), o addirittura di bassa comicita' da B movie (masturbazione con fini procreativi e facili battute e allusioni allegate), minando la credibilita' dei personaggi e il realismo mai banale delle storie di Virzi'.
Dove sono finiti gli i ribaltamenti degli stereotipi sociologici di Ferie d' agosto,la poesia e il verismo di Ovosodo,i toni da favola surreale di Baci e abbracci, l'originalita' di My name is tanino,gli affondi ideologici di Caterina va in citta', la spietatezza di Tutta la vita davanti, l'intensita' melodrammatica della Prima cosa bella?
Evidentemente Tutti i santi giorni e' un film di passaggio non all'altezza dei piccoli e grandi capolavori a cui eravamo abituati.
A volte anche i grandi sanno essere normali.
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gianni perego
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domenica 21 ottobre 2012
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virzi' (e soldini): tutta la vita alle spalle
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A pensarci bene, forse, in questo momento, in questo paese neanche il cinema scoppia di salute civile.
O almeno suoi pezzi rilevanti.
A fronte di opere come quelle di Bellocchio e Garrone che affrontano a viso aperto e a schiena dritta alcuni tra gli aspetti più desolanti della società italiana odierna, infatti, ve ne sono altre che, invece, sotto gli stessi profili, non brillano di luce propria.
E la constatazione è tanto più deludente quanto più i film in questione provengono da registi che si erano, comunque, variamente distinti in passato per un approccio decisamente “forte” alla realtà.
Si sta parlando dei lavori di S. Soldini e P. Virzì.
Due opere dalle quali emerge un deprimente messaggio comune: i personaggi positivi, “i buoni”, in questa disperante fase storica hanno la stessa consistenza di un vaso di vetro soffiato tra i celebri vasi di ferro.
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A pensarci bene, forse, in questo momento, in questo paese neanche il cinema scoppia di salute civile.
O almeno suoi pezzi rilevanti.
A fronte di opere come quelle di Bellocchio e Garrone che affrontano a viso aperto e a schiena dritta alcuni tra gli aspetti più desolanti della società italiana odierna, infatti, ve ne sono altre che, invece, sotto gli stessi profili, non brillano di luce propria.
E la constatazione è tanto più deludente quanto più i film in questione provengono da registi che si erano, comunque, variamente distinti in passato per un approccio decisamente “forte” alla realtà.
Si sta parlando dei lavori di S. Soldini e P. Virzì.
Due opere dalle quali emerge un deprimente messaggio comune: i personaggi positivi, “i buoni”, in questa disperante fase storica hanno la stessa consistenza di un vaso di vetro soffiato tra i celebri vasi di ferro.
Si tratti di una talentuosa artista, tanto socialmente inibita e svampita da farsi sfruttare da tutti quelli con cui entra in contatto; o, invece, ci si trovi in presenza di un cultore di letteratura latina e di lingua tedesca, nonché di agiografia paleocristiana, con concrete possibilità di una luminosa carriera accademica negli Stati Uniti, che, invece, canta le laudi del suo impiego come portiere di notte perché “ha molto tempo libero per leggere e pensare”, la conclusione è sempre, logicamente, la stessa: costoro si fanno buttare a terra e calpestare sulla scala di una metropolitana o prendere a pugni in faccia senza esser minimamente in grado di abbozzare la benché minima difesa.
Ma l’elemento che desta più “perplessità”, specie se proveniente dall’autore di “Tutta la vita davanti” (ma anche Soldini vanta lavori ottimi come “Giorni e nuvole”), è il finale consolatorio: anche per queste fragili creature metropolitane arriva o ritorna l’amore pacificatore: si dorma insieme, sotto gli occhi benevoli di un fantasma, dopo il rapporto, oppure ci si sposi sull’altare, in bianco, nel tripudio di parenti danzanti e riconciliati.
Non è certo una colpa, né una défaillance professionale, il fatto in sé di voler scrivere o rappresentare una storia d’amore, o comunque una vicenda privata.
La riuscita non proprio esaltante di questi films, di quello di Virzì in particolare, sta in un altro elemento: l’aver voluto sfiorare sciattamente, quasi per forza d’inerzia questioni che avrebbero meritato ben altro livello di attenzione: dalla fuga dei cervelli alla violenza di genere alla pma.
Invece, tutti questi diventano solo i pezzi sfuocati di uno sfondo confuso, giacché in primo piano lo spettatore si ritrova sempre la storia di coppia del cultore dei santi che si bea di tutto quello che la vita gli passa, purché al suo fianco abbia la sua amata, la quale poi gratifica se stessa ed il suo compagno, rispettivamente, delle alate qualifiche di “troia attempata” e “coglione vigliacco”.
Non si capisce perché mai uno spettatore appena consapevole dovrebbe simpatizzare con un personaggio del genere, strutturalmente alieno a qualsiasi dimensione civile, e per il quale la sua erudizione non è fonte di analisi sociale o politico – culturale, ma neanche di progresso nella propria condizione di vita.
Forse, non sono questi i modelli civili di cui ha bisogno questo paese per provare a tirarsi fuori dal fiume melmoso di conformismo, opportunismo, viltà, passività, corruzione, prostituzione, in cui è definitivamente precipitato negli ultimi decenni.
Gli attori protagonisti sono molto bravi. Tutti.
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serenasottini
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sabato 6 ottobre 2012
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tanta ironia e molto sentimento
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"Tutti i santi giorni
Visto..."Tutti i santi giorni"...Virzì style ...Non comicità spinta ma tanta ironia e molto sentimento.
Una città' immensa, caotica...una coppia come tante lei lavora in un'agenzia di noleggio autovetture di giorno, lui lavora di notte ...pur incontrandosi poco si amano cosi' tanto da volere un figlio da crescere insieme...
Inizia la paradossale e a tratti comica storia di Guido detto Guidopedia per il suo esser colto (cosi' colto che sembra un alieno a Roma) in una città' fatta di aho', azi',amo',aci' compresi i vicini.
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"Tutti i santi giorni
Visto..."Tutti i santi giorni"...Virzì style ...Non comicità spinta ma tanta ironia e molto sentimento.
Una città' immensa, caotica...una coppia come tante lei lavora in un'agenzia di noleggio autovetture di giorno, lui lavora di notte ...pur incontrandosi poco si amano cosi' tanto da volere un figlio da crescere insieme...
Inizia la paradossale e a tratti comica storia di Guido detto Guidopedia per il suo esser colto (cosi' colto che sembra un alieno a Roma) in una città' fatta di aho', azi',amo',aci' compresi i vicini...
In una metropoli si racconta la storia di una coppia alle prese con l'ignoranza, le preoccupazioni unite a fobie e le gioie dell'attesa nella speranza dell'arrivo di un figlio.
E Virzi'affresca ogni scena con facce, volti recitanti che (come accadeva nella commedia italiana del passato) riempiono la scena tra sorriso ed emozione come il ginecologo (Franco Gargia troppo forte) oppure riproponendo cavalli di battaglia come Lele Vannoli che in sala conquista con una battuta ("a Guido ci hai messo 12 minuti compreso l'ascensore") la risata più forte del film o utilizzando anche suoi colleghi nella parte di un ex (Giovanni La Parola), con i due genitori di Thony (non le solite facce finalmente) e poi Roma e le musiche che fanno sempre da protagonisti ineguagliabili in tutti i film.
I toni sono volutamente pacati due persone con un passato che la vita di coppia cambia (in questo caso in meglio)contrapposti ad una generazione che non sa parlare ma sbraita e dentro c'e' tutto come l'artista che va ad esibirsi mentre gli altri ti ignorano, coppie che convivono sognando un figlio ma che tengono a precisare che non sono sposati, mariti menefreghisti e mogli svampite che capiscono troppo tardi di aver sbagliato compagno perche' il fico poi alla fine diventa solo ingombrante se non ha cervello e non sa comportarsi, persone invece colte che sembrano alieni in una societa' che si stufa di ascoltare chiunque perche' anche dialogare sembra una perdita di tempo.
Un film per raccontare la nostra societa' che sta creando un enorme divario tra chi strilla,si lamenta e chi cerca di vivere bene tollerando tutti ma non sopportando la maleducazione in aumento.
Un film non adrenalinico ma come ha sempre detto Virzi' al 3D l'Italia deve rispondere con una quarta "D"imensione quella dell'emozione e il film cresce con un bel finale inaspettato, per un film italiano
Voto 7 (per chi ama lo stile tagliente di Virzi' e vuole emozionarsi al cinema)
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ultimoboyscout
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lunedì 25 marzo 2013
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c'è speranza di vita.
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Guido e Antonia sono una coppia particolare ma ben affiatata. Lui è figlio di intellettuali, lavora come portiere di notte, ha una laurea in filologia classica, è discreto, gentile e ama leggere. Lei è il suo opposto ma gli è complementare, è insoddisfatta di se, ama cantare, non ha un buon rapporto coi suoi genitori e ha un passato sentimentale del tutto scombinato. Si fa la sua conoscenza mentre l'orologio biologico scorre inesorabile e mentra ingaggiano una battaglia drammatica, tenera, a tratti comica per avere un figlio. Tratto dal libro di Simone Lenzi "La generazione", è un film sentimentale con qualche ricatto da kleenex, realista si ma con alcune polemiche forzate, non paradossale ma con punte grottesche.
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Guido e Antonia sono una coppia particolare ma ben affiatata. Lui è figlio di intellettuali, lavora come portiere di notte, ha una laurea in filologia classica, è discreto, gentile e ama leggere. Lei è il suo opposto ma gli è complementare, è insoddisfatta di se, ama cantare, non ha un buon rapporto coi suoi genitori e ha un passato sentimentale del tutto scombinato. Si fa la sua conoscenza mentre l'orologio biologico scorre inesorabile e mentra ingaggiano una battaglia drammatica, tenera, a tratti comica per avere un figlio. Tratto dal libro di Simone Lenzi "La generazione", è un film sentimentale con qualche ricatto da kleenex, realista si ma con alcune polemiche forzate, non paradossale ma con punte grottesche. Virzì prova a raccontare l'amore ai tempi della precarietà e del rincoglionimento da esagerazioni mediatiche, lo fa grazie a due interpreti che recitano in maniera molto naturale, sincera, Marinelli che viene dal teatro e la cantautrice Federica Victoria Caiozzo, detta Thony, esordiente d'impatto al cinema che, ovviamente, cura le musiche del film. E' una fiaba moderna intimamente forte, romantica, che punta sull'amore che unisce due persone diametralmente opposte e non su temi complicatissimi come quello della fecondazione assistita. Le regole della commedia sono tutte applicate in maniera ferrea, comodo il compitino di Virzì che eccede in diversi passaggi onirici e con alcuni personaggi di taglio estremo-caricaturale.
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marce84
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giovedì 24 luglio 2014
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l'amore come unica via di salvezza
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Tutti i santi giorni è innanzitutto una storia d’amore. E’ una storia d’amore non convenzionale, tra due personaggi dai caratteri diversissimi e ben interpretati da Luca Marinelli e Thony. La loro interpretazione è così reale e intensa da coinvolgere lo spettatore e “fare il tifo” per la loro relazione nello squallore e nelle difficoltà della vita quotidiana. Perché la storia d’amore rappresentata da Virzì è proprio questa: la lotta che una piccola coppia fa per portare avanti il loro amore, i loro buoni sentimenti nelle difficoltà degli anni contemporanei, della periferia romana, dove il mondo va alla rovescia e dove i buoni finiscono per essere sconfitti.
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Tutti i santi giorni è innanzitutto una storia d’amore. E’ una storia d’amore non convenzionale, tra due personaggi dai caratteri diversissimi e ben interpretati da Luca Marinelli e Thony. La loro interpretazione è così reale e intensa da coinvolgere lo spettatore e “fare il tifo” per la loro relazione nello squallore e nelle difficoltà della vita quotidiana. Perché la storia d’amore rappresentata da Virzì è proprio questa: la lotta che una piccola coppia fa per portare avanti il loro amore, i loro buoni sentimenti nelle difficoltà degli anni contemporanei, della periferia romana, dove il mondo va alla rovescia e dove i buoni finiscono per essere sconfitti. Ma in questa desolazione di valori, Virzì ci mostra una via d’uscita nell’amore, in particolare negli occhi, nei modi gentili ed educati di Luca, un ragazzo d’altri tempi, che riesce a rapire completamente il cuore di Thony, ragazza difficile, spigolosa, controcorrente, tanto diversa quanto attratta da un tipo come Luca. E il loro amore è più forte di tutto, anche del figlio tanto voluto, ma che non arriva.
Lo sguardo della regia di Virzì è delicato, leggero, malinconico, simpatizza per la dolcezza dei due ragazzi, ma lo fa sempre con una certa distanza. Il film non cade mai nel melo’, nel romanticismo a tutti i costi, ma si tiene sempre in un equilibrio perfetto che conferisce, appunto, quella sensazione di dolcezza malinconica che trasmette la coppia protagonista.
Come spesso fa, Virzì non disdegna di inserire elementi ironici su cui sorridere e far riflettere: in questo film, l’aspetto su cui maggiormente si sofferma è l’odissea che la coppia deve compiere per avere il figlio tanto voluto, ma che tarda ad arrivare. Virzì ci invita a riflettere su questo aspetto e lo fa con il sorriso sulle labbra, ma è un sorriso amaro, tale da trasmettere empatia nei confronti dei “poveri” candidati genitori, in particolare per Luca, che vive una serie di episodi imbarazzanti, surreali, quanto improbabili, ma ahimé reali.
Due scene rimangono nella memoria: la prima è quella in cui i due aprono la lettera con l’esito della fecondazione. Tutto è già intuibile dall’atmosfera della scena con un’ambientazione fatta di strutture fatiscenti e di degrado, i due si siedono su una panchina con alle spalle, guarda caso, un parco giochi per bambini, la lettera la apre Luca, la guarda e la mette in tasca. Silenzi e sguardi che parlano da soli, non c’è bisogno di alcun dialogo. A quel punto Thony, con la morte nel cuore, comprende l’esito e inizia a parlare delle piante di casa. E’ una scena di un’intensità incredibile.
La seconda scena è invece quella al buio durante il matrimonio, prima che si aprano le porte della chiesa e che gli invitati lancino il riso.
Poesia laddove non c’è, ricercare bellezza laddove c’è squallore, ritrovare amore laddove c’è assenza di sentimenti, è questa la potenza del film di Virzì: i due protagonisti sembrano quasi alieni rispetto al mondo circostante e se ciò da una parte li frustra e li umilia, dall’altro li avvicina e cementifica la loro unione.
La regia di Virzì sembra una gigantesca mano invisibile che protegge l’amore dei protagonisti nei confronti del mondo circostante, li accarezza e gli dà una pacca sulle spalle nei momenti di difficoltà. E’ un film vero e intenso.
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ciccio300791
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venerdì 8 gennaio 2016
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altro che cinepanettoni!
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In "Tutti i santi giorni," Paolo Virzì dà (quasi) il meglio di sé creando un caso raro di film in grado di arricchire la trama del romanzo cui è ispirato. A differenza del romanzo "La generazione," di cui "Tutti i santi giorni" è una rivisitazione molto libera, il film non si concentra esclusivamente sui sacrifici che una coppia fa per avere un bambino, ma illustra anche le sfaccettature estremamente contraddittorie della società attuale di cui i due protagonisti Guido e Antonia sono le metafore per antonomasia per via dei loro rispettivi orientamenti culturali. Ci si può aspettare, infatti, che un portiere d'albergo appassionato di agiografie e cultura classica sposi una rockettara scatenata? Le spettacolari inquadrature sui panorami romani, accompagnate dalla "Pastorale" di Beethoven, e gli incontri fra Guido e i coatti di periferia simboleggiano due sfaccettature della capitale italiana: il suo glorioso passato e il suo vuoto presente.
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In "Tutti i santi giorni," Paolo Virzì dà (quasi) il meglio di sé creando un caso raro di film in grado di arricchire la trama del romanzo cui è ispirato. A differenza del romanzo "La generazione," di cui "Tutti i santi giorni" è una rivisitazione molto libera, il film non si concentra esclusivamente sui sacrifici che una coppia fa per avere un bambino, ma illustra anche le sfaccettature estremamente contraddittorie della società attuale di cui i due protagonisti Guido e Antonia sono le metafore per antonomasia per via dei loro rispettivi orientamenti culturali. Ci si può aspettare, infatti, che un portiere d'albergo appassionato di agiografie e cultura classica sposi una rockettara scatenata? Le spettacolari inquadrature sui panorami romani, accompagnate dalla "Pastorale" di Beethoven, e gli incontri fra Guido e i coatti di periferia simboleggiano due sfaccettature della capitale italiana: il suo glorioso passato e il suo vuoto presente. Un terzo contrasto emerge a proposito dei medici con cui i due protagonisti si confrontano: una biologa laica e un ginecologo cattolico. A livello di gag, questo film non sfocia mai nel volgare prediligendo battute originali e discrete (che a volte includono citazioni colte!) alle parolacce tipiche dei cinepanettoni e varie altre commedie italiane degli ultimi anni. A livello di cast, infine, il film punta sul talento degli attori piuttosto che sulla loro fama, lanciando nuove proposte sulla scena.
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rob8
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sabato 4 agosto 2018
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opera non del tutto compiuta
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Un altro tassello del percorso di Virzì nella realtà contemporanea di un Paese in difficoltà: questa volta, attraverso la vicenda di un ragazzo timido e gentile, che sognava di insegnare e che invece fa il portiere di notte in un hotel, e di una ragazza che fa la hostess in un’agenzia di un autonoleggio, ma che sognava di fare la cantante. Due vite non risolte che si incontrano e decidono di unirsi nel progetto, che non riuscirà, di avere un figlio.
La misurata recitazione di Luca Marinelli dà credibilità e spessore al suo personaggio, in misura maggiore di una pur convincente Thony, nella parte della tipa sballata e sregolata.
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Un altro tassello del percorso di Virzì nella realtà contemporanea di un Paese in difficoltà: questa volta, attraverso la vicenda di un ragazzo timido e gentile, che sognava di insegnare e che invece fa il portiere di notte in un hotel, e di una ragazza che fa la hostess in un’agenzia di un autonoleggio, ma che sognava di fare la cantante. Due vite non risolte che si incontrano e decidono di unirsi nel progetto, che non riuscirà, di avere un figlio.
La misurata recitazione di Luca Marinelli dà credibilità e spessore al suo personaggio, in misura maggiore di una pur convincente Thony, nella parte della tipa sballata e sregolata. La chimica del rapporto tra i due genera una buona reazione narrativa ed il regista conferma la sua consueta sensibilità nel trattare i sentimenti umani.
L’opera rimane però non del tutto compiuta, in un chiaroscuro espressivo che in altre prove di Virzì ha virato verso tinte più decise e amalgamate.
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