eugen
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giovedì 28 settembre 2023
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steven spielberg as ever
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la conoscenza della storia americana, in Europa ma specilamente in Italia, e'scarsa e "raqpsodica": se non si fa"Storia americana"all'universita', possibilmente seguenndo il croso, il nome di Abraham Linconln, se va bene, rimane quello di una sorta di"grande"tra quei bigs che sono i"Padri COstituenti", ma poco piu'.,senza coglierne valenze politiche Vedendo il film di Spielberg del 2012, scritto dal drammarurgo Tony Kuslhne(e che si tratti di un film "teatrale"nel senso migliore del termine e'dimostrabile guardando semplicemente il film, anche prima di analizzarlo e di riflettere sullo stesso) e ispirato dal libro di Doris Kean Goodwwn, certo, qualcosa di piu'si capisce, anche se non si e'passati attraverso quella necessaria formazione(chi scrive, tra gli esami di storia, non ha fatto "storia americana", per motivi legati al piano di studi, nell varie facolta'frequentate, ma anche per altri motivi), ossia la complessita'e il"pulralismo"del Primo Parlmaneot USA, la presenza di elementi"strani"(per la concezione europea, almneo)in entrambi i partiti, Democratic Party e Grand Old Party, id est "Repubblicani", ma naturalmente una cosa dovrebbe incidere sull'altra, ossia, per esempio, la visione del film spingere appunto a studiare la storia degli USA, ma.
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la conoscenza della storia americana, in Europa ma specilamente in Italia, e'scarsa e "raqpsodica": se non si fa"Storia americana"all'universita', possibilmente seguenndo il croso, il nome di Abraham Linconln, se va bene, rimane quello di una sorta di"grande"tra quei bigs che sono i"Padri COstituenti", ma poco piu'.,senza coglierne valenze politiche Vedendo il film di Spielberg del 2012, scritto dal drammarurgo Tony Kuslhne(e che si tratti di un film "teatrale"nel senso migliore del termine e'dimostrabile guardando semplicemente il film, anche prima di analizzarlo e di riflettere sullo stesso) e ispirato dal libro di Doris Kean Goodwwn, certo, qualcosa di piu'si capisce, anche se non si e'passati attraverso quella necessaria formazione(chi scrive, tra gli esami di storia, non ha fatto "storia americana", per motivi legati al piano di studi, nell varie facolta'frequentate, ma anche per altri motivi), ossia la complessita'e il"pulralismo"del Primo Parlmaneot USA, la presenza di elementi"strani"(per la concezione europea, almneo)in entrambi i partiti, Democratic Party e Grand Old Party, id est "Repubblicani", ma naturalmente una cosa dovrebbe incidere sull'altra, ossia, per esempio, la visione del film spingere appunto a studiare la storia degli USA, ma... Certo Spielberg ha fatto parecchio in questo senso e, evitando sostanzialmenete il "kolossal"ci propone un film importante quanto notevole, dove l'accoppiata dei protagonisto, Daniel Day-Lewis e Sally FIeld(rispettivamente Abraham Lincoln e consorte)e >Tommy Lee Jones e James Spafer fonrniscono anch'essi intepretazioni noteovli in ruoli comunque importanti nell'"economia"del film stesso. Eugen
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fabri
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lunedì 14 giugno 2021
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bel documentario
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Sicuramente un buon film, con un grande attore, ma sinceramente mi è parso poco film e molto documentario.
Mi aspettavo forse qualcosa di diverso, anche se comunque lo consiglio
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sellerone
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venerdì 30 ottobre 2020
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presidenti così non ne fanno più...
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Film che mi fà percepire la malinconia di un uomo al potere che è condannato a lottare per tenerlo, anche quando stà per scrivere una delle pagine di storia più importanti dell'umanità. Non è un caso che lo interpreta l'ultimo dei Mohicani. Bello ed epico.
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solveig
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venerdì 6 settembre 2019
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non male
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Bella fotografia, storia affascinante.
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cinephilo
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mercoledì 14 novembre 2018
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più considerazione per lavori come questo.
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Lincoln è a mio avviso il film più sottovalutato di Steven Spielberg. Si tratta di una delle due opere di maggior valore del suddetto regista. La pellicola in questione insieme a Schindler's List rappresentano infatti le sue due opere degne di essere inserite tra i giganti di ogni epoca. Preciso, chirurgico e intellettuale sono i tre aggettivi che mi affiorano alla mente pensando a questo film. Ottima la scelta dell'ambientazione, dei costumi e la fotografia e a fare da sfondo c'è la solita magistrale interpretazione di un Daniel Day Lewis che grazie alle sue performances rende oro ogni lavoro a cui partecipa. La sceneggiatura è epica : memorabile il discorso in parlamento di Thaddeus Stevens (Un ottimo Tommy Lee Jones) sull'uguaglianza degli uomini di fronte alla legge cosi' come è memorabile ogni parola pronunciata da Lincoln con un Lewis che per l'occasione ripropone l'accento dell'Indiana di metà 1800 (Il vero accento del presidente per intenderci ed è per questo che consiglio la visione del film in lingua inglese).
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Lincoln è a mio avviso il film più sottovalutato di Steven Spielberg. Si tratta di una delle due opere di maggior valore del suddetto regista. La pellicola in questione insieme a Schindler's List rappresentano infatti le sue due opere degne di essere inserite tra i giganti di ogni epoca. Preciso, chirurgico e intellettuale sono i tre aggettivi che mi affiorano alla mente pensando a questo film. Ottima la scelta dell'ambientazione, dei costumi e la fotografia e a fare da sfondo c'è la solita magistrale interpretazione di un Daniel Day Lewis che grazie alle sue performances rende oro ogni lavoro a cui partecipa. La sceneggiatura è epica : memorabile il discorso in parlamento di Thaddeus Stevens (Un ottimo Tommy Lee Jones) sull'uguaglianza degli uomini di fronte alla legge cosi' come è memorabile ogni parola pronunciata da Lincoln con un Lewis che per l'occasione ripropone l'accento dell'Indiana di metà 1800 (Il vero accento del presidente per intenderci ed è per questo che consiglio la visione del film in lingua inglese). Il film ripercorre gli ultimi mesi di vita del presidente Lincoln e i suoi sforzi nel tentativo di far approvare il tredicesimo emendamento. Il film presenta l'ulteriore merito di essere molto attinente ai fatti storici e dettagliato nelle vicende politiche ma presenta il difetto di essere a tratti un po' lento e pesantuccio. Ne consiglio vivamente la visione.
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samanta
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mercoledì 24 gennaio 2018
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l'ideale e la realtà politica
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La guerra civile americana scoppiò non solo a causa il problema dell'abolizione dellaschiavitù dato che in alcuni stati che combatterono nell'Unione vi era una legislazione schiavista ma anche per motivi di diversa cultura, di diversa economia gli stati del Sud erano esportatori di prodotti agricoli e favorevoli al libero commercio, mentre quelli del Nord industriali erano favorevoli al protezionismo.Consapevole che l'abolizione della schiavitù avrebbe causato problemi anche al nord fu per questo motivo che solo nel gennaio del 1865 alla fine della guerra Lincoln si decise di far approvare il XIII emendamento alla Costituzione che proibiva ogni forma di schiavitù negli U.
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La guerra civile americana scoppiò non solo a causa il problema dell'abolizione dellaschiavitù dato che in alcuni stati che combatterono nell'Unione vi era una legislazione schiavista ma anche per motivi di diversa cultura, di diversa economia gli stati del Sud erano esportatori di prodotti agricoli e favorevoli al libero commercio, mentre quelli del Nord industriali erano favorevoli al protezionismo.Consapevole che l'abolizione della schiavitù avrebbe causato problemi anche al nord fu per questo motivo che solo nel gennaio del 1865 alla fine della guerra Lincoln si decise di far approvare il XIII emendamento alla Costituzione che proibiva ogni forma di schiavitù negli U.S.A. Il film uscito nel 2012 e che ho visto recentemente in DVD narra la vita di Lincoln in quei mesi che venne approvato con motte difficoltà l'emendamento, la regia è di Steven Spielberg, la sceneggiatura è di Tony Kushner noto scrittore (ha vinto anche un Pulizter) e anche sceneggiatore (con Spielberg ha lavorato in Munich). L'affresco realizzato non solo è estremamente accurato, vestiti, ambienti sono curati al dettaglio, ma intelligente, Lincoln è dipinto non solo come un politico mosso da ideali che lo inducevano a abolire un istituto immorale e ormai ripudiato da tutte le nazioni civili da molto tempo, ma anche lungimirante da un punto di visto politico economico, perché prima poi i neri si sarebbero ribellati e quanto all'economia reggersi sulla schiavitù è un suicidio (Impero romano docet). Lincoln si rende conto delle difficolta: lo schiavismo è presente anche in stati che combattono nell'unione e agisce alternando alla forza del suo potere la politica più spicciola corrompendo con incarichi o denaro quei parlamentari che si oppongono (l'emendamento deve essere approvato dal Congresso con una maggioranza qualificata), è quindi un personaggio umano, basti pensare ai rapporti con il figlio che non vorrebbe che si arruolasse come soldato per combattere al fronte e impedirgli così di essere coinvolto in quel terribile massacro che fu la guerra civile, ma fondamentalmente onesto e quello che più importante che sa vedere lontano e non solo nell'immediato politico, creando le premesse per realizzare un popolo unito, premesse che a vedere quello che succede negli USA ancora tormentati dai fantasmi della guerra sembrano non essersi del tutto compiute..
Lincoln è impersonato da Daniel Day-Lewis, bravissimo attore britannico premiato per questo film con l'Oscar (altri 2 Oscar con Il mio piede sinistro e i Petroliere) che in genere offre prestazioni di alto livello (si pensi anche a L'ultimo dei Mohicani o a Gangs of New York) che in questo film fa un'interpretazione a tutto tondo mostrando le sicurezze e le incertezze i momenti di euforia e di angoscia di Lincoln. Merita poi menzione l'intepretazione dt Tommy Lee Jones nella parte di Thaddeus Stevens deputato della Camera dei rappresentanti di impostazione repubblicana radicale fervente abolizionista che seppe piegarsi a compremessi pur di far approvare l'emendamento, come sempre l'attore riesce a esprimere nello schermo dei personaggi che rimangono impressi nella memoria.
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vincze
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lunedì 13 novembre 2017
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non male.
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Il film presuppone una conoscenza della situazione politica del periodo in cui è ambientato, consiglio di dare almeno una semplice lettura per inquadrare la situazione. La prima parte e ricca di intrighi politici e delle possibili alleanze che si cercano per far passare il XIII Emendamento ed abolire la schiavitù, poi il film diventa via via più bello e facile da seguire.
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vincze
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lunedì 13 novembre 2017
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non male.
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Il film presuppone una conoscenza della situazione politica del periodo in cui è ambientato, consiglio di dare almeno una semplice lettura per inquadrare la situazione. La prima parte mi pare sia un pò pesante per gli intrighi politici e le possibili alleanze che si cercano per far ped assare il XIII Emendamento abolire la schiavitù, poi il film diventa via via più bello e facile da seguire.
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mencio
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mercoledì 15 febbraio 2017
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mia è la vendetta, dice il signore
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Poco c'è da aggiungere alla bella recensione di Marianna Cappi. Si può soltanto osservare che, verso la fine del film, Lincoln non viene più visto solo sotto la luce della cronaca e della storia, ma anche con uno sguardo particolare: quello del vecchio domestico di colore (che però non è mai stato schiavo) che lo segue con gli occhi, mentre si avvia al suo ultimo appuntamento, quello con la morte e con l'unica immortalità che l'uomo ordinario possa conoscere: quella che sta dentro il suo cuore. E' significativo che l'ultima scena del film non sia quella di Lincoln sul letto di morte, ma quella di Lincoln che arringa il popolo e che parla del riscatto dei neri come il Dio dell'Antico Testamento: "Mia è la vendetta - dice il Signore".
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Poco c'è da aggiungere alla bella recensione di Marianna Cappi. Si può soltanto osservare che, verso la fine del film, Lincoln non viene più visto solo sotto la luce della cronaca e della storia, ma anche con uno sguardo particolare: quello del vecchio domestico di colore (che però non è mai stato schiavo) che lo segue con gli occhi, mentre si avvia al suo ultimo appuntamento, quello con la morte e con l'unica immortalità che l'uomo ordinario possa conoscere: quella che sta dentro il suo cuore. E' significativo che l'ultima scena del film non sia quella di Lincoln sul letto di morte, ma quella di Lincoln che arringa il popolo e che parla del riscatto dei neri come il Dio dell'Antico Testamento: "Mia è la vendetta - dice il Signore". Questo riscatto, l'eguaglianza degli uomini son tutte cose che non ci saranno finchè non sarà pagata tutta la ricchezza accumulata con il lavoro degli schiavi, finchè non sarà compensata e lavata l'ultima goccia di sangue versato a colpi di frusta. E' una scelta che può lasciare perplessi quanti temono la retorica, ma ancor più, quanti esitano o addirittura rifuggono da quella sfera delicata dello spirito che ha a che fare con gli aspetti religiosi della politica, ma questa appunto è stata la scelta anche artistica che Spielberg ha offerto alla nostra riflessione.
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sergio dal maso
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giovedì 18 giugno 2015
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lincoln, quando la politica cambia la storia
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“La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l’imputato
sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura” XIII emendamento,31 gennaio 1865
In un’epoca in cui l’attività politica è comunemente percepita come una cosa sporca o corrotta, Lincoln, il nuovo e pluripremiato capolavoro di Steven Spielberg, restituisce la giusta dignità e l’imprescindibile dimensione etica all’arte della “polis”.
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“La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l’imputato
sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura” XIII emendamento,31 gennaio 1865
In un’epoca in cui l’attività politica è comunemente percepita come una cosa sporca o corrotta, Lincoln, il nuovo e pluripremiato capolavoro di Steven Spielberg, restituisce la giusta dignità e l’imprescindibile dimensione etica all’arte della “polis”.
La ricostruzione degli ultimi quattro mesi di vita del presidente americano più amato, mesi fondamentali che segnarono la fine della Guerra Civile e l’abolizione della schiavitù con l’approvazione del XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, è prima di tutto una lezione di politica e un esempio di un senso assoluto del dovere nei confronti del bene comune. Ma attenzione, la lotta politica e la passione civica di Abramo Lincoln sono narrate senza retorica o demagogia, non c’è spazio per nessuna scorciatoia né banalizzazione delle complesse vicende storiche. Spielberg e il fidato sceneggiatore Kushner, già affiatatissimi in Munich, non esitano a mostrare gli intricati giochi di potere, i voti di scambio e i sotterfugi della strategia del presidente per ottenere i 20 voti democratici necessari per approvare con la maggioranza di 2/3, prevista dalla Costituzione, l’abolizione della schiavitù, chiudendo di fatto anche le trattative sulla resa dei Confederati sudisti.
Lincoln non è una biografia epica né una rappresentazione patinata della Storia. Il presidente americano, forte dei nobili convincimenti e dei valori che non ha mai abbandonato, compie senza indugi quello che ritiene il suo dovere, pur sentendo intimamente su di sé il peso della Storia e presagendo le tragiche conseguenze del suo coraggio. La dimensione umana e privata di “marito” e di “padre”, con gli affanni e i problemi comuni a un qualsiasi cittadino, rafforzano la sua integrità etica e ne legittimano la statura politica. La capacità di ragionamento e di convincimento di Lincoln e il suo eloquio abile e sornione pongono la “parola” come la protagonista assoluta del film: i dialoghi e gli scontri verbali sono straordinari, frutto di una sceneggiatura brillante e curatissima, complessa ma coinvolgente e incalzante.
Kushner si è basato sul libro biografico della storica Doris Goodwin “Team of rivals : the political genius of Abraham Lincoln”, a cui Spielberg lavorava fin dal 2005. La regia non è meno magistrale e impeccabile, quasi tutto il film è girato in interni, ricostruiti con una precisione maniacale, persino l’orologio a pendolo è uguale all’originale. Le scenografie e i costumi d’epoca sono esaltati dai contrasti tra la luce bianca e le ombre dell’eccezionale fotografia di Kaminski, che riprende spesso in controluce o di traverso il volto del presidente, trasmettendoci così la sua solitudine e la preoccupazione che lo tormenta.
Ma se tutto in Lincoln appare magistralmente riuscito, senza nulla togliere al lavoro di ciascuno, non si può non riconoscere che alla base c’è la straordinaria figura del presidente americano e inchinarsi di fronte alla
stupefacente interpretazione di Daniel Day Lewis. Il volto scavato, la postura e l’andatura sbilenca, le espressioni, la sofferenza del viso: Day Lewis si è talmente immedesimato che non sembra nemmeno recitare. Basti pensare che l’attore irlandese ha studiato per un anno persino l’accento di Lincoln, visitando e soggiornando nei luoghi dove è nato e cresciuto il 16° presidente degli Stati Uniti. Il resto del cast, per non distrarlo, durante la lavorazione non lo chiamava per nome ma “signor presidente”. Anche le altre interpretazioni sono eccellenti, su tutte, a mio avviso, spicca Tommy Lee Jones, che dà vita a un orgoglioso e indomabile senatore radicale Thaddeus Stevens. Significativa e commovente la scena in cui porta l’originale del XIII emendamento alla governante/compagna di colore.
La critica e la stampa all’uscita del film hanno evidenziato l’attualità di alcuni aspetti politici dell’epoca e le similitudini con il presidente Obama. Fa riflettere quanta strada abbiano compiuto gli Stati Uniti che in 150 anni, pur con molte contraddizioni, sofferenze e problemi irrisolti, sono passati dall’abolizione della schiavitù all’elezione di un presidente di colore.
Segno evidente che la Politica quando mira all’interesse generale e al bene comune può cambiare l’esistente e diventare Storia.
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