enrimaso
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martedì 28 gennaio 2014
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connessi alla rete, disconnessi dal mondo
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Bel film "a incastro", incentrato sul tema della dipendenza dalla Rete e su quello parallelo della disgregazione della famiglia e della società (sociale) moderna.
Ben diretto da Henry Alex Rubin (la sua mano da documentarista si nota soprattutto nell'intensità con cui descrive le sfumature delle diverse personalità dei protagonisti), il film si sfilaccia un po' nel finale, quando cerca di far convergere le storie parallele dei vari personaggi; ma ha il sicuro merito di saper dipengere un affresco cupo e realistico di quello che sta diventando la nostra vita sociale nell'era della rete, dei Social Network e della condivisione "per forza" di tutto, tranne che, forse, dei veri sentimenti.
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Bel film "a incastro", incentrato sul tema della dipendenza dalla Rete e su quello parallelo della disgregazione della famiglia e della società (sociale) moderna.
Ben diretto da Henry Alex Rubin (la sua mano da documentarista si nota soprattutto nell'intensità con cui descrive le sfumature delle diverse personalità dei protagonisti), il film si sfilaccia un po' nel finale, quando cerca di far convergere le storie parallele dei vari personaggi; ma ha il sicuro merito di saper dipengere un affresco cupo e realistico di quello che sta diventando la nostra vita sociale nell'era della rete, dei Social Network e della condivisione "per forza" di tutto, tranne che, forse, dei veri sentimenti.
Bravi tutti i protagonisti, con una particolare nota di merito al giovane Jonah Bobo e all'intensa Andrea Riseborough: risentiremo spesso parlare di loro.
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melvin ii
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domenica 26 gennaio 2014
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il web è l'orco cattivo del nuovo millenio?
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Disconnect è un film del 2012 diretto da Henry Alex Rubin, con protagonista Jason Bateman.
Il film viene presentato fuori concorso durante la 69ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica.
Un buon trailer è già il biglietto da visita di un film.
Cosi è stato per Disconnet. Il trailer incuriosisce ed invoglia ad andare al cinema
L’uso ed abuso del web è il tema centrale.
Tre storie si sfiorano lungo il film, in maniera incalzante e coinvolgente.
Il web assume varie forme:bullismo, sostegno per un lutto, lussuria.
Il regista ci racconta attraverso queste storie, la nostra società ed i suoi eccessi.
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Disconnect è un film del 2012 diretto da Henry Alex Rubin, con protagonista Jason Bateman.
Il film viene presentato fuori concorso durante la 69ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica.
Un buon trailer è già il biglietto da visita di un film.
Cosi è stato per Disconnet. Il trailer incuriosisce ed invoglia ad andare al cinema
L’uso ed abuso del web è il tema centrale.
Tre storie si sfiorano lungo il film, in maniera incalzante e coinvolgente.
Il web assume varie forme:bullismo, sostegno per un lutto, lussuria.
Il regista ci racconta attraverso queste storie, la nostra società ed i suoi eccessi.
La sceneggiatura è ben scritta
Gli attori sono convincenti nei ruoli e danno profondità alle storie.
Interessante anche dal punto di vista tecnico, come il regista mostra sullo schermo le varie chat e le reazioni dei protagonisti.
Disconnect non ha grandi pretese cinematografiche, ma merita d’essere visto.
Il web è uno strumento delicato, dipende da chi c’è dietro lo schermo
Il finale è amaro, ma invita lo spettatore alla riflessione che la vera “connessione” è nel mondo reale.
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il beppe nazionale
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domenica 26 gennaio 2014
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un film che non si vede volentieri
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Il titolo della mia recensione rispecchia quello che ho provato una volta uscito dalla sala: non ho guardato volentieri Disconnect non perchè è un brutto film, ma perchè la drammaticità inscenata è maledettamente realistica. A quel punto ho capito che il film aveva colto nel segno, perchè era riuscito a rendere quella solitudine in cui stiamo cadendo nonostante la perenne connessione. E' come se attraverso i social network noi ci sdoppiassimo, creando un personaggio virtuale che può esserci più o meno fedele e col quale possiamo fare qualunque cosa: ingannare, guadagnare, cercare conforto, condividere il dolore. Questi quattro temi appena elencati formano la trama portante di Disconnect al quale si aggiungono genitori che poco si interessano dei figli, una giornalista intenta a far carriera e una generale perversione umana che spinge i giovani più disinibiti a performance sessuali via webcam.
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Il titolo della mia recensione rispecchia quello che ho provato una volta uscito dalla sala: non ho guardato volentieri Disconnect non perchè è un brutto film, ma perchè la drammaticità inscenata è maledettamente realistica. A quel punto ho capito che il film aveva colto nel segno, perchè era riuscito a rendere quella solitudine in cui stiamo cadendo nonostante la perenne connessione. E' come se attraverso i social network noi ci sdoppiassimo, creando un personaggio virtuale che può esserci più o meno fedele e col quale possiamo fare qualunque cosa: ingannare, guadagnare, cercare conforto, condividere il dolore. Questi quattro temi appena elencati formano la trama portante di Disconnect al quale si aggiungono genitori che poco si interessano dei figli, una giornalista intenta a far carriera e una generale perversione umana che spinge i giovani più disinibiti a performance sessuali via webcam.
Rubin piazza molte linee di trama che alla fine si uniscono in tre filoni fondamentali: il ragazzo che tenta il suicidio, la giornalista con il ragazzo delle chat erotiche e la coppia in crisi alla ricerca di chi ha consumato tutti i loro risparmi.
Frank Grillo interpreta un padre severo, sarcastico, poco attento al figlio così come poco attento al figlio sarà Rich Boyd (Bateman), avvocato di successo che verrà riportato alla realtà solo dal tentato suicidio del suo secondogenito. Probabilmente si tratta dei due attori adulti che spiccano all'interno della pellicola in quanto animano due padri che suscitano un certo fastidio nei loro modi educativi, nella loro disattenzione e nelle loro debolezze. Si tratta di anti-eroi che raggiungono una sorta di riscatto solo alla fine, un riscatto dal sapore agrodolce e macchiato di dolore.
Skasgaard recita bene l'ex militare Derek Hull in crisi con la moglie per via della morte del loro neonato. Dolore, frustrazione, delusione investono Derek il quale sembra sempre essere sull'orlo della pazzia ma che, nonostante tutto, riesce a ritrovare un contatto con la moglie.
Per quello che riguarda la Nina Dunham messa in scena dalla Riseborough ci troviamo di fronte a una giornalista forse un po' annoiata che è pronta a svendere il suo corpo e a relazionarsi in modo ambiguo con un toyboy per fare il servizio dell'anno. Abbiamo un'interpretazione abbastanza anonima che mette in risalto il buon lavoro del giovane attore che veste i panni del ragazzo delle chatroom erotiche.
Non si tratta sicuramente del film dell'anno in quanto vi è una certa pesantezza di fondo, quasi soffocante, che non è data solo dal tono drammatico delle vicende, ma probabilmente anche dalle scelte della regia e delle inquadrature. Si tratta sicuramente di un film attuale e realistico che non riesce però a discostarsi dai canoni del dramma americano: personaggi virili (Bateman e Grillo) o sexy (Riseborough), ragazzini strafottenti, scazzottata, sorella maggiore che si accorge del fratello minore solo quando questo è in coma nella sua stanza d'ospedale.
Commovente la scena finale in cui la sorella di Ben Boyd si presta a un gesto di autetico affetto che non diviene il pretesto per inscenare un lieto fine, ma chiude il film puntando tutto sulla consapevolezza acquisita dai personaggi durante le loro vicende. La denuncia della pericolosità del web avviene attraverso il servizio di Nina Dunham ma sgorga dalla pellicola attraverso le azioni e le conseguenze dei protagonisti. Vi è qualcosa però in Disconnect che mi permette di dargli solo tre stelle: manca un "non so che" in questa denuncia mentre si esaspera il mix soffocante di dramma americano e realtà quotidiana. Mi sento comunque di dire che i soldi spesi per andarlo a vedere non sono stati soldi sprecati.
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melvin ii
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lunedì 24 marzo 2014
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il web è l'orco cattivo del nuovo millenio?
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Disconnect è un film del 2012 diretto da Henry Alex Rubin, con protagonista Jason Bateman.
Il film viene presentato fuori concorso durante la 69ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica.
Un buon trailer è già il biglietto da visita di un film.
Cosi è stato per Disconnet. Il trailer incuriosisce ed invoglia ad andare al cinema
L’uso ed abuso del web è il tema centrale.
Tre storie si sfiorano lungo il film, in maniera incalzante e coinvolgente.
Il web assume varie forme:bullismo, sostegno per un lutto, lussuria.
Il regista ci racconta attraverso queste storie, la nostra società ed i suoi eccessi.
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Disconnect è un film del 2012 diretto da Henry Alex Rubin, con protagonista Jason Bateman.
Il film viene presentato fuori concorso durante la 69ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica.
Un buon trailer è già il biglietto da visita di un film.
Cosi è stato per Disconnet. Il trailer incuriosisce ed invoglia ad andare al cinema
L’uso ed abuso del web è il tema centrale.
Tre storie si sfiorano lungo il film, in maniera incalzante e coinvolgente.
Il web assume varie forme:bullismo, sostegno per un lutto, lussuria.
Il regista ci racconta attraverso queste storie, la nostra società ed i suoi eccessi.
La sceneggiatura è ben scritta
Gli attori sono convincenti nei ruoli e danno profondità alle storie.
Interessante anche dal punto di vista tecnico, come il regista mostra sullo schermo le varie chat e le reazioni dei protagonisti.
Disconnect non ha grandi pretese cinematografiche, ma merita d’essere visto.
Il web è uno strumento delicato, dipende da chi c’è dietro lo schermo
Il finale è amaro, ma invita lo spettatore alla riflessione che la vera “connessione” è nel mondo reale.
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pascale marie
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lunedì 13 gennaio 2014
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la solitudine del web
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Disconnect è un film crudo e ben svolto da Henry Alex Rubin che racconta chiaramente, senza troppi raggiri, come tutti giovani e adulti sono ininterrottamente connessi a cellulari accesi sempre e ovunque e computer per fotografare, chattare e comunicare per essere vicini ma che in realtà li allontanano da tutti. E' una storia molto triste che coinvolge diversi personaggi casualmente collegati fra loro da terribili fatti che sconvolgeranno la vita di ciascuno di loro. Due amici che per un gioco assurdo, sciocco, quanto pericoloso, irresponsabilmente mandano via web un messaggio contorto con identità false ad un compagno della stessa scuola scatenando l'inizio di un girone infernale.
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Disconnect è un film crudo e ben svolto da Henry Alex Rubin che racconta chiaramente, senza troppi raggiri, come tutti giovani e adulti sono ininterrottamente connessi a cellulari accesi sempre e ovunque e computer per fotografare, chattare e comunicare per essere vicini ma che in realtà li allontanano da tutti. E' una storia molto triste che coinvolge diversi personaggi casualmente collegati fra loro da terribili fatti che sconvolgeranno la vita di ciascuno di loro. Due amici che per un gioco assurdo, sciocco, quanto pericoloso, irresponsabilmente mandano via web un messaggio contorto con identità false ad un compagno della stessa scuola scatenando l'inizio di un girone infernale. Genitori troppo presi con i loro problemi per non accorgersi della vita dei figli o troppo severi e freddi nei loro confronti da inimicarseli. Nina che, per mandare in onda uno scoop giornalistico si serve di un giovane che a sua volta è inguaiato e usa video porno naturalmente e cinicamente, non pensa alle conseguenze e cade anche lei nel cinismo per accaparrarsi un servizio esclusivo. Questa storia descrive la realtà di oggi, dei giovani che purtroppo non sanno giocare, divertirsi veramente fra loro, non hanno fantasia, immaginazione, non sanno sognare ma si perdono nella rete del web che dovrebbe aprirli al mondo e a conoscenze nuove, ma che invece li abbandona a sè stessi e alla loro solitudine. La loro voglia di comunicare svanisce nel nulla, nella fredda e impersonale tecnologia che li illude di essere collegati... ma a chi? Tutti gli attori hanno interpretato molto bene le loro drammatiche parti coinvolgendomi interamente ed il regista ha fatto un buon lavoro. Film da vedere.
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astromelia
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venerdì 17 gennaio 2014
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film da nomination
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non occorrono grandi artifici per fare un buon film,ma un'ottimo ensemble,questo film denuncia la quotidianità via internet,con le sue trappole ,ma lo fa in maniera accessibile a tutti senza fronzoli o aggiunte,per questo lo giudico un film da premi,seppure appunto richiama CRASH,MA ANCHE QUESTO SE VOGLIAMO RICCO DI UMANITà NEL BENE E NEL MALE,OTTIMO FILM
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gianleo67
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giovedì 27 febbraio 2014
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drammatiche ricadute della virtualità
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Storie parallele e convergenti di vari personaggi nella New York dei nostri giorni alle prese con le ricadute reali di una vita virtuale vissuta tra smarphone,tablet e PC nella costante e ambivalente connessione con una dimensione tanto fittizia quanto foriera di pericolose implicazioni. Una ambiziosa reporter locale alle prese con uno spregiudicato servizio sulle chat erotiche che sfruttano ragazzi giovanissimi finisce per apparire a sua volta come sfruttatrice; una coppia in crisi per la morte del figlio ancora piccolo (messa sul lastrico) rovinata da un grave problema di phishing; un teenager problematico spinto al suicidio dal cyberbullismo di due coetanei incoscienti...
Film corale fatto di episodi e personaggi che , in un modo o nell'altro, intrecciano le proprie vicende sullo sfondo di una contemporanea modernità in cui la dimensione virtuale di una permanente connessione ad internet finisce per inquinare e condizionare una vita reale in cui le relazioni sociali sembrano allentarsi e sfilacciarsi, sostituite e riflesse in una vita speculare che nasconde e confonde verità e inganni, paure e illusioni, speranze e smarrimenti fino al drammatico epilogo in cui ciascuno è chiamato a fare i conti con le imprevedibili (o forse no) conseguenze di una inesorabile distopia.
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Storie parallele e convergenti di vari personaggi nella New York dei nostri giorni alle prese con le ricadute reali di una vita virtuale vissuta tra smarphone,tablet e PC nella costante e ambivalente connessione con una dimensione tanto fittizia quanto foriera di pericolose implicazioni. Una ambiziosa reporter locale alle prese con uno spregiudicato servizio sulle chat erotiche che sfruttano ragazzi giovanissimi finisce per apparire a sua volta come sfruttatrice; una coppia in crisi per la morte del figlio ancora piccolo (messa sul lastrico) rovinata da un grave problema di phishing; un teenager problematico spinto al suicidio dal cyberbullismo di due coetanei incoscienti...
Film corale fatto di episodi e personaggi che , in un modo o nell'altro, intrecciano le proprie vicende sullo sfondo di una contemporanea modernità in cui la dimensione virtuale di una permanente connessione ad internet finisce per inquinare e condizionare una vita reale in cui le relazioni sociali sembrano allentarsi e sfilacciarsi, sostituite e riflesse in una vita speculare che nasconde e confonde verità e inganni, paure e illusioni, speranze e smarrimenti fino al drammatico epilogo in cui ciascuno è chiamato a fare i conti con le imprevedibili (o forse no) conseguenze di una inesorabile distopia. Camera mobilissima, a sottolineare un taglio documentaristico che trasmetta il realistico smarrimento di regista e spettatore di fronte ad una dimensione quotidiana di sorprendente prossimità, il giovane Rubin si cimenta in un'operazione complicata e furbetta, ma perfettamente riuscita, in cui convergono, come in un saggio accademico di sociologia applicata, tutti i quesiti che investono il moderno rapporto con i mezzi di comunicazione (dalla mistificazione dei rapporti reali alla pervasiva intrusività nelle relazioni sociali) per arrivare ad una conclusione che, salvo un finale di romanzato buonismo (quasi nessuno sembra farsi male), ridimensiona ciascuna conseguenza nel naturale e irrevocabile contesto della vita reale, vero e unico antidoto alle pericolose insidie della virtualità. Così la moglie riabbraccia il marito, un vedovo il suo unico figlio, un padre la sua famiglia e una donna (forse con maggiore consapevolezza etica) il proprio lavoro, rirpistinando una vicinanza umana e sociale che dia la misura di errori e disfunzioni, in una (questa sì) interessante ed originale dialettica tra perdono (come fatto individuale e intimo diceva Derrida) e desiderio di vendetta, laddove prevalga il riscatto conciliatorio del primo sulle irrimmediabili conseguenze di quest'ultimo.
Cinema che rivela, oltre alle convenzionali confezioni mainstream, una sorprendente capacità di lettura e ri-scrittura della realtà da parte delle produzioni indipendenti d'oltreoceano giustamente attenzionate dai festival internazionali (Toronto e Venezia) ma forse non sufficientemente valorizzate (nessun premio). Drammatiche ricadute della virtualità.
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eleonora panzeri
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domenica 14 giugno 2015
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fuori controllo
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Un film attualissimo, a tratti angosciante se pensiamo come i social network e internet sono parte integrante delle nostre vite. Brevi stralci di vita, drammi umani forti ed intensi che scorrono velocemente tra il reale ed il virtuale. Furti di identità, cyber bullismo e sesso virtuale. Un film dove internet sembra il nuovo regno del gatto e la volpe e noi tutti dei poveri Pinocchi sprovveduti alla ricerca del paese dei balocchi. Ho ringraziato di non essere stata adolescente dell’era dei social e trovo pazzesco come pochi click possano cambiare il corso di una vita.
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Un film attualissimo, a tratti angosciante se pensiamo come i social network e internet sono parte integrante delle nostre vite. Brevi stralci di vita, drammi umani forti ed intensi che scorrono velocemente tra il reale ed il virtuale. Furti di identità, cyber bullismo e sesso virtuale. Un film dove internet sembra il nuovo regno del gatto e la volpe e noi tutti dei poveri Pinocchi sprovveduti alla ricerca del paese dei balocchi. Ho ringraziato di non essere stata adolescente dell’era dei social e trovo pazzesco come pochi click possano cambiare il corso di una vita. Non è fantascienza ma cruda realtà fatta di solitudine, noia ed insoddisfazione. Interpretezione impeccabile e realistica di tutto il cast. Un film che fa riflettere e che merita di essere visto.
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fabio1957
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domenica 14 giugno 2015
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attuale
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Nell'era dei social network,del cyber-spazio,dei tablet, smart-phone e quant'altro,l'uomo è solo.Questo assunto che io condivido pienamente è la ragione e il senso del film.Buono perchè interpreta i nostri tempi, scanditi da una tecnologia che ci sovrasta e domina, che dovrebbe darci sicurezza e compagnia e invece è una trappola da cui è difficile difendersi.Gli episodi che in qualche modo s'intrecciano, sono storie di oggi che possono accadere e accadono,purtoppo la rivoluzione digitale è andata più avanti di noi e forse quelli della muia generazione,cinquantanni-sessantenni,stentano a tenere il passo.Credo che le invenzioni del secolo sono state il cellulare ed internet,queste hanno veramente cambiato il modo di stare al mondo.
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Nell'era dei social network,del cyber-spazio,dei tablet, smart-phone e quant'altro,l'uomo è solo.Questo assunto che io condivido pienamente è la ragione e il senso del film.Buono perchè interpreta i nostri tempi, scanditi da una tecnologia che ci sovrasta e domina, che dovrebbe darci sicurezza e compagnia e invece è una trappola da cui è difficile difendersi.Gli episodi che in qualche modo s'intrecciano, sono storie di oggi che possono accadere e accadono,purtoppo la rivoluzione digitale è andata più avanti di noi e forse quelli della muia generazione,cinquantanni-sessantenni,stentano a tenere il passo.Credo che le invenzioni del secolo sono state il cellulare ed internet,queste hanno veramente cambiato il modo di stare al mondo.
Da vedere
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gianchi
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venerdì 10 gennaio 2014
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il vuoto della comunicazione nell'era virtuale.
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In una America dove i rapporti umani e la comunicazione tra gli individui cedono il passo al più attraente ma altrettanto falso e freddo mondo virtuale, quattro storie si intrecciano in un crescendo di tensione. Una giornalista riesce a fare uno scoop su un minorenne che si spoglia in chat, una moglie dimenticata chiede conforto ad un perfetto sconosciuto sulla rete, dei ragazzini malati di cyber bullismo riescono ad adescare su social network il timido-introverso della classe inventando un falso profilo: Jessica (causando non pochi danni allo sfortunato ingenuo). Padri assenti che si svegliano solo quando i ragazzi le combinano grosse, mariti fuori di testa che perdono soldi al gioco.
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In una America dove i rapporti umani e la comunicazione tra gli individui cedono il passo al più attraente ma altrettanto falso e freddo mondo virtuale, quattro storie si intrecciano in un crescendo di tensione. Una giornalista riesce a fare uno scoop su un minorenne che si spoglia in chat, una moglie dimenticata chiede conforto ad un perfetto sconosciuto sulla rete, dei ragazzini malati di cyber bullismo riescono ad adescare su social network il timido-introverso della classe inventando un falso profilo: Jessica (causando non pochi danni allo sfortunato ingenuo). Padri assenti che si svegliano solo quando i ragazzi le combinano grosse, mariti fuori di testa che perdono soldi al gioco. In poche parole la solitudine nell'era di internet ed i rapporti umani che sembrano irrecuperabili. Ma è veramente tutto così negativo ? Forse il film pone l'accento sulle piaghe dei nostri giorni in modo troppo pessimistico (va detto che il film assomiglia un pò troppo a Crash) ma il merito di questa pellicola sta nel fatto di farci riflettere sulla nostra condizione di oggi, nessuno escluso, in quanto il World Wide Web ci ha oramai assimilati, tutti.
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