Disconnect |
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Un film di Henry Alex Rubin.
Con Jason Bateman, Hope Davis, Frank Grillo, Michael Nyqvist, Paula Patton.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 115 min.
- USA 2012.
- Universal Pictures
uscita giovedì 9 gennaio 2014.
MYMONETRO
Disconnect
valutazione media:
2,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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AAA Crash cercasidi EugenioFeedback: 34560 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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lunedì 20 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Vite che sprofondano nel doloroso mare dell’esistenza. Ecco il tema della pellicola Disconnect di Alex Rubin. Sullo stile del famoso Crash di Haggis, il film traccia il ritratto impietoso della generazione del terzo millennio completamente ancorata a un’isola virtuale incapace di rapportarsi efficacemente con il mondo esterno. I protagonisti di questo mosaico di vite destinate a “intrecciarsi” sono esponenti di contesti sociali diversificati aventi come unico legame la solitudine: la vicenda del poliziotto vedovo detective privato con un figlio dal falso profilo Facebook impiegato per schernire un coetaneo più introverso si scontra irrimediabilmente con quella di un avvocato incapace di tenere unita la famiglia e oberato di lavoro, cellulare-dipendente, padre di un figlio silenzioso e oscuro,bersaglio di arroganti quanto stupidi compagni di classe. Parallelamente, in un altro angolo della città senza nome, si svolgono le inchieste di una reporter affamata di notorietà nei confronti di video chat pornografiche aventi come protagonisti minorenni e della conseguente storia d’amore e rabbia instauratasi sulla rete e quelle di una donna reduce da un lutto profondo che attraverso room virtuali cerca conforto in uno sconosciuto ignara del tracollo economico del marito prosciugato dei suoi beni al gioco. Disconnect malgrado la trama troppo vicina al già citato Crash e al sempre eterno surreale America Oggi di Altman traccia il ritratto impietoso di una società che ha perduto uno dei suoi beni più preziosi: la parola e il confronto reale con i nostri simili nella vita quotidiana. Il regista in questo senso, malgrado l’impersonale regia, è abile nel descrivere l’isolamento, il dramma e spesso ahimè la dipendenza che alberga sin da ragazzini nei confronti dell’universo virtuale, un macrocosmo dove il rifugio sempre più precario è incrinato da un isolamento psicologico spesso sottovalutato da molti con conseguenze distruttive nella vita (reale) di tutti noi.
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