vali_pervanille
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giovedì 9 gennaio 2014
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commovente, sincero, smuove le coscienze
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Inaspettato ingresso nel registro dei migliori film. Eccezionale cast, nonostante i nomi apparentemente poveri. Sceneggiatura e fotografia cronometrata e strategica. Un film che commuove e fa riflettere come pochi riescono a fare. Il mondo virtuale entra dentro di te, insieme ai personaggi e alle storie reali e intense. Si esce dalla sala, si spegne la televisione, il PC o il tablet con una nuova e immensa consapevolezza: di aver corso, di correre tutt'ora un pressante pericolo. Forte e vero. Lascia il segno. Pienamente consigliato anche a chi ritiene non far parte di questo mondo. Il mondo ormai è questo, è in noi.
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filippo catani
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domenica 12 gennaio 2014
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il lato oscuro del web
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Un giovane ragazzo timido e introverso ha la grande passione per la musica e decide di postare su Facebook la sua nuova canzone. Due ragazzi lo prendono di mira e decidono di creare un falso profilo di una ragazza con l'intento di fingere che lei si sia innamorata di lui. Una giovane coppia cerca di rimettere insieme i pezzi della loro vita dopo la morte del figlio piccolissimo quando scoprono di essere stati vittima di una truffa che gli ha estinto la carta di credito. Una giovane ed ambiziosa reporter decide di fare un servizio su un gruppo di adolescenti scappati da casa che su internet si offrono a pagamento per giochi erotici.
Un film forte e commovente quello messo in piedi da Rubin il quale si e ci interroga non solo sul lato oscuro del Web ma anche sull'ossessiva e quasi compulsiva frenesia che porta milioni di persone a non poter fare a meno dei propri cellulari, tablet o computer con tutto quello che ne deriva.
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Un giovane ragazzo timido e introverso ha la grande passione per la musica e decide di postare su Facebook la sua nuova canzone. Due ragazzi lo prendono di mira e decidono di creare un falso profilo di una ragazza con l'intento di fingere che lei si sia innamorata di lui. Una giovane coppia cerca di rimettere insieme i pezzi della loro vita dopo la morte del figlio piccolissimo quando scoprono di essere stati vittima di una truffa che gli ha estinto la carta di credito. Una giovane ed ambiziosa reporter decide di fare un servizio su un gruppo di adolescenti scappati da casa che su internet si offrono a pagamento per giochi erotici.
Un film forte e commovente quello messo in piedi da Rubin il quale si e ci interroga non solo sul lato oscuro del Web ma anche sull'ossessiva e quasi compulsiva frenesia che porta milioni di persone a non poter fare a meno dei propri cellulari, tablet o computer con tutto quello che ne deriva. Tanti psicologi, sociologi e filosofi mettono da anni in guardia la popolazione sul fatto che internet ha abbattuto le barriere dello spazio e del tempo ma ci ha allontanato sempre di più dai rapporti umani facendoci isolare dietro un computer. Ovviamente il Web ha tantissimi lati positivi ma ne ha altrettanti terribili. Sono ormai all'ordine del giorno i casi di furti d'identità e di virus che permettono di entrare nei nostri computer per attingere i nostri dati sensibili. Così come non mancano i siti che offrono intrattenimenti piccanti a pagamento e poco importa a chi è aldilà dello schermo se il ragazzo o la ragazza di turno siano sfruttati o che futuro si presenti davanti a loro. Però come si può restare insensibili davanti al terribile scherzo di cui viene fatto oggetto un ragazzino timido e introverso che si vede passare di cellulare in cellulare la sua foto nudo che lui innocentemente e un po' ingenuamente pensava di aver mandato a una ragazza. Naturalmente tutto questo complica e non poco anche la vita dei genitori che devono preoccuparsi anche della vita virtuale dei propri figli oltre che di quella reale. Comunque il punto nodale di questo film è che bisogna ricominciare a parlarsi guardandosi negli occhi senza bisogno di cercare nelle chat. Infatti i coniugi che non riuscivano a superare la perdita del figlio non si parlavano e anche nella famiglia del giovane adolescente i cellulari la facevano da padrone anche a tavola. Ormai la vita di tanti giovani si basa solo sui tag, sui feedback e su un mi piaci in più o in meno (è terrificante a volte uscire la sera e vedere tavoli dove sono seduti tanti ragazzi in silenzio che non parlano fra loro ma che sono intenti solo ad armeggiare con il telefono). Molto valida la scelta degli attori dove non c'è un leader che tira il gruppo ma tutti insieme gli attori offrono un'ottima prova. Bella e commovente anche la colonna sonora. Infine un'ultima questione: si è fatto un gran parlare dei parallelismi con il bellissimo Crash. Ora è vero che la riflessione è la stessa però viene snocciolata in modi diversi anche se la metodologia delle storie a incastro è la medesima. A mio giudizio però non si devono fare troppi paragoni ma entrambi i film vanno visti e apprezzati per il tema che sollevano seppur da diverse prospettive. Ecco un film come questo lancia un serio allarme che speriamo venga colto un po' da tutti.
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peer gynt
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martedì 4 settembre 2012
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ricominciamo a parlare guardandoci negli occhi!
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Seguendo alcune storie parallele, il film illustra i pericoli anche gravi cui porta l'uso di Internet e dei vari servizi del Web (soprattutto dei social network). Le storie intrecciate si distendono in modo fluido e narrativamente efficace fino allo scioglimento finale, che dà motivo di riflessione evitando il dramma estremo, quasi a concedere ai personaggi un'ulteriore possibilità di ravvedimento. E più che su atroci scherzi informatici ai danni degli scolari più deboli, o su giornalismo sensazionalistico e pornografia minorile via Web, o sulla ricerca di un conforto e di una voce amica tramite i social network, il film focalizza la sua attenzione sui sempre più difficili rapporti fra genitori e figli: generazioni che non si parlano, che non condividono più nulla, perché il Web e l'uso di computer e altre novità tecnologiche invadono ogni spazio possibile di dialogo, nel quale parlare dei propri problemi, della propria solitudine, del proprio vuoto interiore.
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Seguendo alcune storie parallele, il film illustra i pericoli anche gravi cui porta l'uso di Internet e dei vari servizi del Web (soprattutto dei social network). Le storie intrecciate si distendono in modo fluido e narrativamente efficace fino allo scioglimento finale, che dà motivo di riflessione evitando il dramma estremo, quasi a concedere ai personaggi un'ulteriore possibilità di ravvedimento. E più che su atroci scherzi informatici ai danni degli scolari più deboli, o su giornalismo sensazionalistico e pornografia minorile via Web, o sulla ricerca di un conforto e di una voce amica tramite i social network, il film focalizza la sua attenzione sui sempre più difficili rapporti fra genitori e figli: generazioni che non si parlano, che non condividono più nulla, perché il Web e l'uso di computer e altre novità tecnologiche invadono ogni spazio possibile di dialogo, nel quale parlare dei propri problemi, della propria solitudine, del proprio vuoto interiore. E sicuro pregio del film è far riflettere, senza retorica, su quanto sia ancora importante la parola "parlare" (e non "chattare"!) guardandosi negli occhi.
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bigio
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domenica 12 gennaio 2014
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pericolo dal web...i marziani siamo noi
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la vita corre veloce, in ogni dove con mille accadimenti piacevoli o dolorosi, ma siamo troppo impegnati a cercare noi stessi per guardare oltre il nostro naso se non per incollarlo sullo schermo di un PC. Il pericolo viene dal Web- è quanto racconta in maniera magistrale questo film, in un intreccio di situazioni e personaggi che finiscono per ritrovarsi indirettamente collegati tra loro. Anche se ormai è divenuto usuale nella cinematografia contemporanea far incrociare episodi e situazioni apparentemente slegate tra loro, questa pellicola merita tutta l'attenzione dello spettatore, che resta senza fiato dall'inizio alla fine, muovendosi con grande destrezza tra argomenti e problematiche che toccano direttamente o indirettamente tutti noi attraverso quella bella ma maledetta invenzione che si dimostra il Web.
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la vita corre veloce, in ogni dove con mille accadimenti piacevoli o dolorosi, ma siamo troppo impegnati a cercare noi stessi per guardare oltre il nostro naso se non per incollarlo sullo schermo di un PC. Il pericolo viene dal Web- è quanto racconta in maniera magistrale questo film, in un intreccio di situazioni e personaggi che finiscono per ritrovarsi indirettamente collegati tra loro. Anche se ormai è divenuto usuale nella cinematografia contemporanea far incrociare episodi e situazioni apparentemente slegate tra loro, questa pellicola merita tutta l'attenzione dello spettatore, che resta senza fiato dall'inizio alla fine, muovendosi con grande destrezza tra argomenti e problematiche che toccano direttamente o indirettamente tutti noi attraverso quella bella ma maledetta invenzione che si dimostra il Web. Ci si alza dalla poltrona e si riflette. Bravi tutti: regia, sceneggiatura, montaggio, colonna sonora, attori. Da premiare e soprattutto da non perdere.
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laurence316
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venerdì 12 ottobre 2018
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tema attuale, ma è la regia ad essere "disconnessa
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L’esordio alla regia di un film di finzione del documentarista e pubblicitario Rubin, Disconnect, sceneggiato da A. Stern, si propone di riflettere circa gli effetti potenzialmente negativi di Internet e, più nello specifico, dei social network e dell’impatto che hanno nel cambiare il modo di relazionarsi con gli altri.
Il tema è importante e gli intenti benemeriti, ma la struttura è convenzionale, la regia poco incisiva e in più di un'occasione non si riesce ad evitare di scivolare nel moralismo più ipocrita ed irritante (tanto nel rapporto tra genitori e figli che in quello tra adulti).
Inoltre, nonostante la presenza di un paio di scene d'impatto (quella coinvolgente Ben e quella, sul finale, dello scontro tra due padri fondamentalmente incapaci di seguire i propri figli), vige una generale sensazione di noia e l'insieme non è particolarmente riuscito.
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L’esordio alla regia di un film di finzione del documentarista e pubblicitario Rubin, Disconnect, sceneggiato da A. Stern, si propone di riflettere circa gli effetti potenzialmente negativi di Internet e, più nello specifico, dei social network e dell’impatto che hanno nel cambiare il modo di relazionarsi con gli altri.
Il tema è importante e gli intenti benemeriti, ma la struttura è convenzionale, la regia poco incisiva e in più di un'occasione non si riesce ad evitare di scivolare nel moralismo più ipocrita ed irritante (tanto nel rapporto tra genitori e figli che in quello tra adulti).
Inoltre, nonostante la presenza di un paio di scene d'impatto (quella coinvolgente Ben e quella, sul finale, dello scontro tra due padri fondamentalmente incapaci di seguire i propri figli), vige una generale sensazione di noia e l'insieme non è particolarmente riuscito.
Spesso, sia in fase di sceneggiatura che di regia, si ripara sulle soluzioni più facili e, una volta uscito di scena Ben, l'intero lungometraggio ci mette poco a perdere completamente di mordente. Si fa sfilacciato e prolisso, didascalico, le continue sovrimpressioni con i contenuti delle chat finiscono presto per stancare e il finale è quanto di più scontato si possa immaginare.
E alla fine si fa poco per parlare in modo anche solo minimamente innovativo o intelligente delle problematiche legate ai nuovi media. Buone, comunque, le interpretazioni degli attori, a cominciare da Bateman (il Michael Bluth di Arrested Development).
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lucva
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lunedì 13 gennaio 2014
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apriamo gli occhi
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è inutile cercare inutili sofismi e fare i difficili ..
a mio avviso quando un film sà raccontare bene delle storie, le sceneggiature sono ottime , gli attori fanno ottimamente il loro lavoro , ma soprattutto un film sa tenerti con il fiato sospeso in tensione per tutta la sua durata è a mio avviso un ottimo film ..
Ma il grande merito di Disconnect e del regista , e che ci fà vedere il lato peggiore della rete , della comunicazione on line , dei tablet , degli smartphone, della velocità del comunicare del tutto e subito con un click senza riflettere più...quella attenzione al reale ..che non abbiamo più.Questo film apre gli occhi ..questa mattina dopo averlo visto ieri sera , ho osservato con una attenzione nuova il reale attorno a me le persone ,quello che facciamo , gente che guida con la testa abbassata su un telefono, ragazzini che chattano e non sanno neanche dove mettono i piedi , persone assenti imbranate che messaggiano ,automi che parlano e urlano da soli con una cuffietta , io che ho sempre il telefono in mano .
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è inutile cercare inutili sofismi e fare i difficili ..
a mio avviso quando un film sà raccontare bene delle storie, le sceneggiature sono ottime , gli attori fanno ottimamente il loro lavoro , ma soprattutto un film sa tenerti con il fiato sospeso in tensione per tutta la sua durata è a mio avviso un ottimo film ..
Ma il grande merito di Disconnect e del regista , e che ci fà vedere il lato peggiore della rete , della comunicazione on line , dei tablet , degli smartphone, della velocità del comunicare del tutto e subito con un click senza riflettere più...quella attenzione al reale ..che non abbiamo più.Questo film apre gli occhi ..questa mattina dopo averlo visto ieri sera , ho osservato con una attenzione nuova il reale attorno a me le persone ,quello che facciamo , gente che guida con la testa abbassata su un telefono, ragazzini che chattano e non sanno neanche dove mettono i piedi , persone assenti imbranate che messaggiano ,automi che parlano e urlano da soli con una cuffietta , io che ho sempre il telefono in mano ..questo film mi ha fatto capire una cosa che siamo tutti diventati una massa di idioti...
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time_traveler
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venerdì 17 gennaio 2014
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i mi fidavo di te
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Kyle finisce nei guai quando aiuta una reporter in un'indagine contro la pedopornografia online; l'ex-marine Derek e sua moglie finiscono sul lastrico quando un virus informatico gli prosciuga il conto corrente; l'introverso Ben tenta il suicidio quando alcuni suoi scatti privati iniziano a circolare nella scuola che frequenta. Le vite e le storie di queste persone si intrecceranno , mettendo , in un attimo, a rischio anni di sacrifici. Un film intelligente, pratico, diretto: una pellicola che potrebbe essere un documentario degli anni di internet, dei social network, degli hashtag, delle condivisioni e delle bacheche pubbliche. Obiettiva quando colloca il web non tra i cattivi dei nostri tempi, ma tra i mezzi di comunicazione, lasciando alla brutalità umana, alla società delle apparenze il ruolo di principale antagonista.
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Kyle finisce nei guai quando aiuta una reporter in un'indagine contro la pedopornografia online; l'ex-marine Derek e sua moglie finiscono sul lastrico quando un virus informatico gli prosciuga il conto corrente; l'introverso Ben tenta il suicidio quando alcuni suoi scatti privati iniziano a circolare nella scuola che frequenta. Le vite e le storie di queste persone si intrecceranno , mettendo , in un attimo, a rischio anni di sacrifici. Un film intelligente, pratico, diretto: una pellicola che potrebbe essere un documentario degli anni di internet, dei social network, degli hashtag, delle condivisioni e delle bacheche pubbliche. Obiettiva quando colloca il web non tra i cattivi dei nostri tempi, ma tra i mezzi di comunicazione, lasciando alla brutalità umana, alla società delle apparenze il ruolo di principale antagonista. Tre storie, poco meno di due ore di film, in cui il tema centrale è la fiducia, immediata e inconcepibilmente incondizionata degli internauti, quando si stabiliscono legami cybernetici tra di essi. Un film, che diligentemente, compone un quadro perfetto della società moderna. Che sia di monito a tutti noi, che ci faccia riflettere. Imperdibile!
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stefano pariani
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venerdì 17 gennaio 2014
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il ritratto di un'umanità fragile e sola
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Periferia di New York: tre storie di gente comune in un giorno qualsiasi. La giornalista di una rete locale conosce un giovane modello in una video chat per adulti e lo convince a farsi intervistare per portare a galla le storie di ragazzi che come lui vengono sfruttati sui siti pornografici. Due bulletti si prendono gioco di un loro coetaneo timido e solitario creando su facebook il falso profilo di una ragazza che lo contatta ed instaura con lui un dialogo che si fa sempre più intimo. Infine una giovane coppia in crisi in seguito alla morte del figlio: lui spende forti somme giocando online, lei invece si confida in chat con uno sconosciuto che ha vissuto la stessa esperienza. Conflitti, tensioni e risvolti drammatici sono dietro l’angolo di ognuna delle tre storie, pronti a scardinare i precari equilibri di individui vicini eppure distanti tra di loro, chiusi in una bolla di incomunicabilità.
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Periferia di New York: tre storie di gente comune in un giorno qualsiasi. La giornalista di una rete locale conosce un giovane modello in una video chat per adulti e lo convince a farsi intervistare per portare a galla le storie di ragazzi che come lui vengono sfruttati sui siti pornografici. Due bulletti si prendono gioco di un loro coetaneo timido e solitario creando su facebook il falso profilo di una ragazza che lo contatta ed instaura con lui un dialogo che si fa sempre più intimo. Infine una giovane coppia in crisi in seguito alla morte del figlio: lui spende forti somme giocando online, lei invece si confida in chat con uno sconosciuto che ha vissuto la stessa esperienza. Conflitti, tensioni e risvolti drammatici sono dietro l’angolo di ognuna delle tre storie, pronti a scardinare i precari equilibri di individui vicini eppure distanti tra di loro, chiusi in una bolla di incomunicabilità. Solo l’umana comprensione, il dialogo e il perdono potranno forse aiutarli a gurdarsi di nuovo negli occhi.
“Disconnect” è uno specchio dei nostri giorni, in cui ormai nessuno riesce più a fare a meno di connettersi alla rete da un computer, un cellulare o un tablet, totalmente assorbito da una realtà sempre meno virtuale e dai risvolti concreti. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2012, il film mostra senza moralismi il ritratto di un’umanità fragile e sola, che vive nascondendosi dietro il filtro di una chat o di un social network. Con un cast ispirato di attori e osservando da vicino la realtà come dato di fatto e senza giudizi, Henry Alex Rubin, esordiente nel lungometraggio, realizza un film indipendente e impegnato da vedere e meditare perché ci guarda da vicino e lascia lo spettatore con un retrogusto amaro in bocca.
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alberto bognanni
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lunedì 13 gennaio 2014
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interessante ma...
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Le aspettative non erano alte. Quindi l'interesse verso questo film cresce pian piano. Le immagini e la musica la fanno subito da padroni. Si riconosce una mano abile dietro la macchina da presa. Il tema è d'impatto sociale immediato. Gli attori nettamente sopra la media (italiana) dal primo all'ultimo, ma ahimè è una triste consuetudine. La sceneggiatura si sviluppa attorno a tre storie accattivanti. Insomma il film ti prende, ti avvolge, ti fa pensare a quanto sia difficle comunicare oggi proprio quando la comunicazione è parte stessa della nostra vita quotidiana. Ma ciò che non mi ha convinto è quel finale bugiardo, intriso di retorica e false speranze.
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Le aspettative non erano alte. Quindi l'interesse verso questo film cresce pian piano. Le immagini e la musica la fanno subito da padroni. Si riconosce una mano abile dietro la macchina da presa. Il tema è d'impatto sociale immediato. Gli attori nettamente sopra la media (italiana) dal primo all'ultimo, ma ahimè è una triste consuetudine. La sceneggiatura si sviluppa attorno a tre storie accattivanti. Insomma il film ti prende, ti avvolge, ti fa pensare a quanto sia difficle comunicare oggi proprio quando la comunicazione è parte stessa della nostra vita quotidiana. Ma ciò che non mi ha convinto è quel finale bugiardo, intriso di retorica e false speranze. Quella visione tutta americana di ricordarci che la vita è più rosa di ciò che vediamo, quella spruzzata di inutile retorica che ci fa sembrare tutti più belli e buoni, quello spiraglio ipocrita verso un mondo che non esiste se non appunto in certa cinemotografia... E anche l'uso smodato di rallenty cruciali e di musica da serie tv strappalacrime ridimensione notevolmente un film che però merita comunque di essere visto e discusso, magari proprio tra genitori e figli.
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eugenio
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lunedì 20 gennaio 2014
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aaa crash cercasi
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Vite che sprofondano nel doloroso mare dell’esistenza. Ecco il tema della pellicola Disconnect di Alex Rubin. Sullo stile del famoso Crash di Haggis, il film traccia il ritratto impietoso della generazione del terzo millennio completamente ancorata a un’isola virtuale incapace di rapportarsi efficacemente con il mondo esterno. I protagonisti di questo mosaico di vite destinate a “intrecciarsi” sono esponenti di contesti sociali diversificati aventi come unico legame la solitudine: la vicenda del poliziotto vedovo detective privato con un figlio dal falso profilo Facebook impiegato per schernire un coetaneo più introverso si scontra irrimediabilmente con quella di un avvocato incapace di tenere unita la famiglia e oberato di lavoro, cellulare-dipendente, padre di un figlio silenzioso e oscuro,bersaglio di arroganti quanto stupidi compagni di classe.
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Vite che sprofondano nel doloroso mare dell’esistenza. Ecco il tema della pellicola Disconnect di Alex Rubin. Sullo stile del famoso Crash di Haggis, il film traccia il ritratto impietoso della generazione del terzo millennio completamente ancorata a un’isola virtuale incapace di rapportarsi efficacemente con il mondo esterno. I protagonisti di questo mosaico di vite destinate a “intrecciarsi” sono esponenti di contesti sociali diversificati aventi come unico legame la solitudine: la vicenda del poliziotto vedovo detective privato con un figlio dal falso profilo Facebook impiegato per schernire un coetaneo più introverso si scontra irrimediabilmente con quella di un avvocato incapace di tenere unita la famiglia e oberato di lavoro, cellulare-dipendente, padre di un figlio silenzioso e oscuro,bersaglio di arroganti quanto stupidi compagni di classe. Parallelamente, in un altro angolo della città senza nome, si svolgono le inchieste di una reporter affamata di notorietà nei confronti di video chat pornografiche aventi come protagonisti minorenni e della conseguente storia d’amore e rabbia instauratasi sulla rete e quelle di una donna reduce da un lutto profondo che attraverso room virtuali cerca conforto in uno sconosciuto ignara del tracollo economico del marito prosciugato dei suoi beni al gioco.
Disconnect malgrado la trama troppo vicina al già citato Crash e al sempre eterno surreale America Oggi di Altman traccia il ritratto impietoso di una società che ha perduto uno dei suoi beni più preziosi: la parola e il confronto reale con i nostri simili nella vita quotidiana. Il regista in questo senso, malgrado l’impersonale regia, è abile nel descrivere l’isolamento, il dramma e spesso ahimè la dipendenza che alberga sin da ragazzini nei confronti dell’universo virtuale, un macrocosmo dove il rifugio sempre più precario è incrinato da un isolamento psicologico spesso sottovalutato da molti con conseguenze distruttive nella vita (reale) di tutti noi.
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