brian77
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martedì 31 gennaio 2012
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buon film classico
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Buon film, solido, classico, fluido nel racconto ma mai banale o scontato. Come nella miglior tradizione del cinema americano (e hollywoodiano), non cerca di dimostrarci qualcosa, non usa i personaggi come manichini che incarnano delle tesi, ma ci racconta una storia. E lo fa con diversi piani di lettura, senza essere pretenzioso. Buoni interpreti, anche se è vero che Philip Seymour Hoffman sembra fuori ruolo. Una stelletta in più, proprio perché è un tipo di film oggi non più frequente: si preferiscono spesso film che esibiscono una tesi.
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jaylee
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domenica 29 gennaio 2012
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lo sport è una cosa seria
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Sarebbe stato molto facile per il regista Bennet Miller (che aveva diretto il meraviglioso Truman Capote nel 2005) mettere insieme una bella storia di sport (vera) e Brad Pitt e farne un bel blockbuster con lacrimoni, rivalse, perdenti che diventano vincenti, ecc. Invece Miller sceglie di raccontare una bella storia di sport (vera) mostrandoci il dietro le quinte, tutto quello che non si vede sul campo, dietro le scrivanie, tra manager sportivi maneggioni, allenatori cialtroni, talent-scout improvvisati. In effetti, più che l’Arte di Vincere, sarebbe stato opportuno intitolare il film La Scienza di Vincere.
La trama narra di Billy Beane, ex mancata promessa del baseball, e general manager degli Oakland Athletics che, nel 2002, riuscirono a stabilire il record delle vittorie di fila della Lega di Baseball USA, ma quello che fu più incredibile fu che non si trattava degli Yankees o dei Giants, ovvero squadroni multimiliardari tipo Milan o Inter nostrani, ma di una squadra che aveva avuto un’idea rivoluzionaria, ovvero applicare il metodo scientifico alla scelta dei giocatori da mettere in campo.
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Sarebbe stato molto facile per il regista Bennet Miller (che aveva diretto il meraviglioso Truman Capote nel 2005) mettere insieme una bella storia di sport (vera) e Brad Pitt e farne un bel blockbuster con lacrimoni, rivalse, perdenti che diventano vincenti, ecc. Invece Miller sceglie di raccontare una bella storia di sport (vera) mostrandoci il dietro le quinte, tutto quello che non si vede sul campo, dietro le scrivanie, tra manager sportivi maneggioni, allenatori cialtroni, talent-scout improvvisati. In effetti, più che l’Arte di Vincere, sarebbe stato opportuno intitolare il film La Scienza di Vincere.
La trama narra di Billy Beane, ex mancata promessa del baseball, e general manager degli Oakland Athletics che, nel 2002, riuscirono a stabilire il record delle vittorie di fila della Lega di Baseball USA, ma quello che fu più incredibile fu che non si trattava degli Yankees o dei Giants, ovvero squadroni multimiliardari tipo Milan o Inter nostrani, ma di una squadra che aveva avuto un’idea rivoluzionaria, ovvero applicare il metodo scientifico alla scelta dei giocatori da mettere in campo. Si fa aiutare in questo da un giovane nerd statistico, Peter (Jonah Hill), che diverrà il suo braccio destro.
Proprio l’approccio di Miller al racconto, rende quasi marginale l’aspetto dello sport, rendendolo più una metafora delle nostre scelte che il succo del racconto stesso… si potrebbe dire che, da questo punto di vista, L’Arte di Vincere è l’esatta antitesi di un altro classico dello sport, Ogni Maledetta Domenica, quello sì basato sulla motivazione, sul sudore, sulla spettacolarizzazione dell’immagine… antitesi in tutto eccetto in un concetto, fondamentale: lo sport di squadra, come la vita, è sinergia. Ognuno completa ed è completato dall’altro, la luce di ciascuno può essere potenziata, o limitata, dalla luce dell’altro; nessuno può vincere da solo, ma solamente quando i suoi punti di forza diventano un asset del gruppo.
Bravissimo Brad Pitt, che interpreta questo personaggio così difficile da leggere, superstizioso ma pragmatico, perfezionista e proprio per questo perennemente in tensione, neanche la vittoria sembra essere il suo obiettivo, quasi come dovesse dimostrare qualcosa a se stesso, più che agli altri… e pur fidandosi ciecamente dei numeri, anche lui migliorerà quegli aspetti di interazione col team che lui non aveva considerato inzialmente.
Si scontrerà con quel mondo del baseball fatto tutto di pancia, di istinto, di cuore, ma anche di bugie, di approssimazione; e di rituali di negoziazione e interazione con manager e giocatori. Un mondo che lui sfiderà con la forza dei fatti e l’ostinazione del perfezionista… Così concentrato su quella perfezione , da non rendersi conto di perdersi la bellezza del momento. Riuscirà alla fine a coniugare l’Arte di Vincere con l’Arte di Vivere?
L’Arte di Vincere è un film per queste caratteristiche abbastanza unico nel suo genere e merita di sicuro di essere visto; regia ottima, asciutta, musica tesa; bene oltre a Pitt e Jonah Hill (Peter), i giocatori di baseball. Se proprio vogliamo trovare un neo è invece l’utilizzo di due ottimi attori come Philip Seymour Hoffman e (soprattutto) Robin Wright in ruoli assolutamente marginali. A parte questo, però, davvero 2 ore di riflessioni ben spese, anche per chi (o soprattutto per chi) non ama i film sullo sport.(www.versionekowalski.it)
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nfl 26
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mercoledì 25 gennaio 2012
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la chiave che cambiò,per sempre, lo sport!!!
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Il film inizia con una importante, ma scontata, partita: New York Yankees vs. Oakland Athletics. Ciò che fin da subito il film evidenzia non è tanto l'azione di gioco,il tifo, l'atmosfera che si respira prima e dopo il match, ma il grande divario che vi è tra il budget di una e dell'altra squadra. Un distacco di quasi 100 mln che, sul campo, non lascia speranza a squadre come gli Oakland Athletics. Come se ciò non bastasse la squadra di Oakland subisce la perdita dei suoi fuoriclasse, attirati da grandi contratti e potenti squadre! La svolta avviene quando il coach degli Oakland Athletics, Billy Beane incontra un matematico di Yale, Peter Brand il quale,tramite formule matematiche e statistiche dimostrerà, prima ad Oakland e successivamente a tutto il mondo, che non sempre il talento di un giocatore corrisponde al suo costo! Una nuova mentalità che sicuramente, all'inizio, non viene accolta a braccia aperte; essa però dimostrerà la sua forza e credibilità trasformando gli Oakland in una squadra in grado, con pochi soldi, di affrontare squadre a cinque stelle e raggiungere record invidiabili !!! Una grande storia americana che dimostra quanto questo popolo sia il più civilizzato, sicuramente, in ambito sportivo.
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Il film inizia con una importante, ma scontata, partita: New York Yankees vs. Oakland Athletics. Ciò che fin da subito il film evidenzia non è tanto l'azione di gioco,il tifo, l'atmosfera che si respira prima e dopo il match, ma il grande divario che vi è tra il budget di una e dell'altra squadra. Un distacco di quasi 100 mln che, sul campo, non lascia speranza a squadre come gli Oakland Athletics. Come se ciò non bastasse la squadra di Oakland subisce la perdita dei suoi fuoriclasse, attirati da grandi contratti e potenti squadre! La svolta avviene quando il coach degli Oakland Athletics, Billy Beane incontra un matematico di Yale, Peter Brand il quale,tramite formule matematiche e statistiche dimostrerà, prima ad Oakland e successivamente a tutto il mondo, che non sempre il talento di un giocatore corrisponde al suo costo! Una nuova mentalità che sicuramente, all'inizio, non viene accolta a braccia aperte; essa però dimostrerà la sua forza e credibilità trasformando gli Oakland in una squadra in grado, con pochi soldi, di affrontare squadre a cinque stelle e raggiungere record invidiabili !!! Una grande storia americana che dimostra quanto questo popolo sia il più civilizzato, sicuramente, in ambito sportivo. Nel film non verrà menzionato ma l'incontro tra il coach Beane e Brand segnerà la nascita del salary cap: tutte le squadre di tutte le leghe sportive americane avranno stesso budget. L'idea è che una grande squadra debba essere o divenire grande non grazie ai soldi ma grazie al talento,cuore e testa di tutti coloro che la compongono! Il film, della durata di circa poco più di due ore, scorre benissimo e trascina molto velocemente lo spettatore all'interno delle diverse situazioni. Brad Pitt nel ruolo del coach Billy Beane è sensazionale, ma esagerata la canditatura all'oscar per questo ruolo! Altra canditatura agli oscar( ma stavolta meritatissima) è diretta all'attore Jonah Hill, il quale ci regala la sua più grande e profonda interpretazione,fin ora, della sua carriera!!! Molto interessanti le musiche di Mychael Danna. Alla fine alla regia ritorna dopo la grande pellicola "Truman Capote - A Sangue Freddo", Bennett Miller, il quale non delude i propri fan e regala un'altra perla, un'altra iportante e profonda storia! Il film piacerà molto ma lo apprezzeranno fino in fondo,in particolare, coloro che sono più vicini alla cultura sportiva americana!!!
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