Titolo originale | Elle s'appelait Sarah |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 111 minuti |
Regia di | Gilles Paquet-Brenner |
Attori | Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy Dominique Frot, Gisèle Casadesus, Aidan Quinn, Natasha Mashkevich, Arben Bajraktaraj, Sarah Ber, Karina Hin, George Birt, Charlotte Poutrel. |
Uscita | venerdì 13 gennaio 2012 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 2,58 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 26 gennaio 2017
Julia Jarmond, giornalista americana che vive in Francia da 20 anni, indaga sul doloroso episodio del rastrellamento nazista del Vel d'Hiv a Parigi: il soggetto di un possibile articolo giornalistico diventa per Julia qualcosa di più personale. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar, In Italia al Box Office La chiave di Sara ha incassato 692 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Julia Jarmond è una giornalista americana, moglie di un architetto francese e madre di una figlia adolescente. Da vent'anni vive a Parigi e scrive articoli impegnati e saggi partecipi. Indagando su uno degli episodi più ignobili della storia francese, il rastrellamento di tredicimila ebrei, arrestati e poi concentrati dalla polizia francese nel Vélodrome d'Hiver nel luglio del 1942, 'incrocia' Sara e apprende la sua storia, quella di una bambina di pochi anni e ostinata resistenza che sopravviverà alla sua famiglia e agli orrori della guerra. Impressionata e coinvolta, Julia approfondirà la sua inchiesta scoprendo di essere coinvolta suo malgrado e da vicino nella tragedia di Sara. Con pazienza e determinazione ricostruirà l'odissea di una bambina, colmando i debiti morali, rifondendo il passato e provando a immaginare un futuro migliore.
La Shoah è un argomento pericoloso dal punto di vista artistico. Si tratta di una tragedia così traumatica e indicibile da renderla di fatto irrappresentabile. Eppure il cinema si è misurato infinite volte con questo soggetto storico tentando approcci 'esemplari' con Il pianista di Polanski o Schindler's List di Spielberg, sperimentando sguardi morbosi con Il Portiere di notte, osando quello favolistico e 'addolcente' con La vita è bella e Train de vie. Ci ha provato con la stessa urgenza e serietà il cinema documentario fallendo ugualmente l'intento di avvicinare la realtà della Shoah. A mancare troppe volte e nonostante le migliori intenzioni sembra essere una maggiore coscienza storica e morale.
La chiave di Sara non fa eccezione, riducendo la dismisura dell'orrore a una semplice funzione narrativa, preoccupandosi di comunicare, piuttosto che capire, quanto accaduto. Trasposizione del romanzo di Tatiana de Rosnay, La chiave di Sara aderisce al dramma interiore della bambina del titolo raddoppiandone il senso di colpa ed esibendo un gusto per l'iperbole che lascia perplessi.
Se il film di Gilles Paquet-Brenner ha l'indubbio merito di recuperare un evento storico dimenticato e di fare luce sul rastrellamento del Vélodrome d'Hiver, sui campi di smistamento e di concentramento, sulle delazioni e sulle responsabilità francesi, facendo tutti (poliziotti, funzionari e civili) compartecipi di un errore e di una mancata presa di coscienza, nella realizzazione pecca di didascalismo e ridondanza. Inopportuni i rilanci narrativi (nel film è Sara a chiudere il fratellino nell'armadio) per rendere la vicenda ancora più emozionante. Al di là della buona volontà e dell'obiettivo storico-didattico l'impressione è che il regista abbia sfruttato le componenti più tragiche della vicenda dissimulandole dietro lo sguardo gentile di Kristin Scott Thomas e quello ruvido di Niels Arestrup, che provano con le loro misurate interpretazioni ad arginare un diffuso bozzettismo emozionale. Una tale semplificazione conduce a una banalizzazione del male, la cui sola prerogativa è quella di mettere in risalto la superiorità del bene.
La chiave di Sara, sospeso tra un passato mai esaurito e una contemporaneità in divenire, rimette innegabilmente in discussione un deplorevole momento della vicenda nazionale, ma con altrettanta evidenza si stacca dalla verità dei documenti, contagiandola con le 'contraffazioni' dell'entertainment e il sentimento popolare, troppo incline agli amarcord e poco alla Memoria.
Contesto la visione dei bacchettoni della Shoah, che accusano romanzo e film di pressapochismo e superficialità. Non si tratta di questo: il film affronta un argomento su cui si è scritto e mostrato tutto. Nel 2010 non è possibile parlare di un fatto avvenuto del 1942 con il taglio del documento storico. "La chiave di Sara" non può e non deve descrivere l'olocausto in tutte le sue sfumature, [...] Vai alla recensione »
Il film rivisita il noto tema mostrando che ci sono stati degli "uomini" a salvare gli ebrei dalla follia nazista, in mezzo a tante bestie, ma La chiave di Sara mostra pure come "i sopravvissuti non possano vivere più una vita normale". Sara si uccide perché non riesce a perdonarsi, non tanto e solo per aver fatto morire il fratello ma per non essere riuscita a salvarlo.
La storia della piccola Sarah che al momento della deportazione rinchiude il fratellino in un armadio,ignara del fatto che non sarebbe potuta ritornare a breve termine nella casa.Intanto, si assiste ad una serie di flash back continui in cui una giornalista si interessa alla storia di questa bambina,scoprendo in seguito un segreto che man mano la porteranno a far luce sulla vita di Sarah.
Sara è una bellissima donna stabilitasi e sposatasi in America negli anni 50 che, lo dice il marito stesso, porta nel volto un profondo dolore, come un peso tremendo, anche quando sorride. Un giorno si suicida in quello che sembrava un incidente d’auto. Giulia è una giornalista franco-americana che, a Parigi, decide nel 2009 di scrivere della “retata” di 13000 ebrei dapprima concentrati dai tedeschi [...] Vai alla recensione »
La storia della piccola Sara, ebrea di Parigi appena adolescente, costretta a vivere suo malgrado il feroce rastrellamento del '42 francese non è poi così originale. Ne sono passate parecchie di pellicole di questo genere, magari semplicemente cambiando l'ambientazione, la lingua dei soldati, le pettinature e il modo di vestire, l'architettura delle case e delle botteghe, [...] Vai alla recensione »
Il punto forte del film “La chiave di Sara” è senz’altro la trama. Essa si snoda secondo un montaggio che alterna sistematicamente la vicenda attuale, che ha come protagonista una giornalista, Julia Armond, impegnata in un‘indagine storica, e l’episodio del 1942 di cui la stessa Julia si sta occupando. Si tratta di un fatto vergognoso della storia francese: [...] Vai alla recensione »
La chiave di Sarah, grande film di Gilles Paquet-Brenner (2012), con Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, tratto dall’omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay. Un altro, ma non uno qualunque, dei film sull’olocausto che ne narra l’orrore e la disumanità con angolazion [...] Vai alla recensione »
E' vero tutto e il contrario di tutto. Partiamo però dal fatto che non è un film sulla shoah e quindi non mi piace il commento della brava Marzia Gandolfi. Confermo quasi in tutto quello che ha detto Imliver nel suo commento. Per sapere cosa è successo basta informarci e lo sappiamo tutti a meno che la testa sia sotto la sabbia.
E’ solo una storia tratta da un libro più o meno di successo e ce ne sono tanti.Ma è una storia che si ripete: una vicenda sicuramente vera come le infinite crudeltà dimenticate od oscure che hanno accompagnato il cammino dell’uomo e sulle quali nessuno mai ha scritto ne un libro ne un copione e che si sono perse o sono state ben chiuse nelle tenebre di chissà [...] Vai alla recensione »
il film è ambientato a Parigi su 2 piani temporali: il 1942 nei giorni del rallestramento degli ebrei da parte dei nazisti pressi il velodromo di inverno ed ai giorni nostri dove la giornalista americana Julia si occupa di questo episodio della seconda guerra mondiale per scriverne un articolo. Con numerosi flashback il regista ci porta a conoscere la storia della bambina Sara, dei suoi genitori [...] Vai alla recensione »
La cinematografia è una libera arte che non deve sottostare ai paletti degli eventi storici quando il fine non è divulgare i fatti, piuttosto muovere le coscienze collettive. La "Pellicola" parte dal fatto storico: il rastrellamento del velodromo, per invitarci a riflettere sui giorni nostri, di quando milioni di Hitler decidono se un essere umano è degno di venire al [...] Vai alla recensione »
Angolo visuale particolare, in questo"Elle s'appelait Sarah"(2019), che rilegge la storia della Shoah nella Francia occupata(governo di Vichy, Pétain etc.)attraverso il racconto di una giornalistaa americana trasferita in Francia, che viene a sapere di esser venuta a vivere in una casa che, all'epoca(anni 1940)era stata proprietà di Ebrei Francesi.
La regia è splendida veloce e narrativa. Kristin Scott Thomas è intensa e splendida. Il dramma seppur tragico le vite di due donne si incrociano in uno strano caso. Guardando il fim viene la voglia di leggere il libro. Assolutamente da vedere.
"Je m'appelle Sarah"di Gilles Paquet-Brenner è molto efficace, benintenso a partire dal romanzo, nel mostrare la viltà che aveva portato non dei nazisti ma dei Francesi(certo"colla", "collaborateurs", in italiano, meno efficacemente"collaborazionisti" a costruire un lager per Ebrei francesi in un velodromo.
Non riassumo la storia, già ben descritta nell'articolo di mymovies e nelle altre recensioni. Mi preme evidenziare due argomenti: uno è l'equilibrata testimonianza di due opposte verità, cioè il delitto commesso dalla Francia, di cui quest'ultima non potrà mai più cessare di vergognarsi (e il più emblematico è la distruzione del Veld'hiv, ricordato da una semplice targa) contrapposto alla testimonianza [...] Vai alla recensione »
Sarah starzynski una bambina ebrea francese prima di essere prelevata dalla polizia insieme al padre e alla madre, per salvare il suo fratellino dall'arresto lo nasconde chiudendolo in un armadio, fuggita dal campo di prigionia, torna, ma trova il piccolo morto dove lo aveva lasciato. La chiave di sara è il racconto di una storia tra le infinite storie sulla shoah, il film di paquet-brenner [...] Vai alla recensione »
Sull’olocausto si è scritto di tutto e, per fortuna, non il contrario di tutto. La storia ha certificato, con documenti e testimonianze, la follia nazista. Milioni di pagine, ore e ore di musica e pellicole sono state dedicate a raccontare il massacro degli ebrei, da una parte loro, perfetta la rappresentazione di Spiegelman che li ha dipinti come topi, dall’altra, i maiali, [...] Vai alla recensione »
Durante una retata Nazista a Parigi, quella tristemente nota del Velodromo d'Inverno, una bimba di una decina d'anni, Sara, salva il fratellino più piccolo chiudendolo in un ripostiglio. Fuggita dal lager dove era stata confinata con la famiglia, non riuscirà a liberare il bambino e il rimorso non l'abbandonerà nemmeno da adulta emigrata negli Stati Uniti.
I film sulla deportazione degli ebrei fanno quasi sempre molto male e spesso ci si rifiuta di guardarli, questo invece e' un film doloroso, fortemente intimista, ma lascia qualche segno di speranza. Il film narra degli ebrei parigini prima rinchiusi nel velodromo e poi deportati a cura dei francesi stessi. Sara riesce a fuggire e si salverà perché altri francesi l'aiuteranno, [...] Vai alla recensione »
Trovo questo film da iscrivere tra i migliori che hanno trattato il tema della Shoah; l'argomento viene approcciato con realismo e rispetto. Con equilibrio vengono presentati gli aguzzini francesi, sempre sospesi tra la necessità di eseguire un compito sgradevole e la esitazione conseguente. Il film traccia interessanti profili psicologici tra personaggi in qualche modo coinvolti nella vicenda: è notoria [...] Vai alla recensione »
Un film drammatico e toccante la cui unica pecca è la parte finale.Ben elaborato e con un'ottima fotografia "La chiave di Sara" (Titolo originale "Elle s'appellait Sarah) riesce a descrivere fedelmente quelle che erano le condizioni dentro il velodromo,nei campi di concentramento e nelle strade parigine.Un film che sa tenerti spesso col fiato sospeso e riesce a trasmettere [...] Vai alla recensione »
Ho letto la sua recensione e mi è venuto spontaneo farmi due domande. Innanzitutto: e se lasciassimo che il cinema faccia cinema? La chiave di Sara è un film realizzato con gran cura, intelligente e persino utile. Che cosa chiedergli di più? di diventare un esaustivo saggio di Storia contemporanea? Mi ha sorpreso nella sua recensione la totale assenza di riferimenti ai contenuti [...] Vai alla recensione »
Chiedo scusa se esco allo scoperto ma mi trovo costretto a farlo: in realtà, dietro a questo nickname si nasconde il vostro affezionatissimo Steven Spielberg. Dopo aver letto la recensione di Marzia Gandolfi, ho finalmente capito: ho allora raccolto intorno a me gli amici Roman Polanski, Quentin Tarantino, Roberto Benigni, Gilles Paquet-Brenner, Radu Mihăileanu, g [...] Vai alla recensione »
Sarà per deformazione professionale, ma più per attitudine temperamentale nel segno dell’assoluto, del risolutivo, che nella brillante giornalista americana, con il bel volto intenso di Kristin Scott-Thomas, nasce, cresce, lavora irrefrenabile la voglia di dipanare gli inquietanti dubbi attinenti la casa parigina dei suoceri che con il marito sta ristrutturando.
La rafle ... questo è il precedente del concentramento al Velodrome d'Hiver e delle retate di bambini ebrei in Francia (Vento di primavera il titolo italiano), nell'attesa di vederlo davvero, non fosse altro che per Kristin Scott Thomas e per il fatto storico in sé.
avevo già visto vento di primavera sulla stessa vicenda,e questa è una della molte storie che ci vengono tramandate,non so se corrisponde a verità,sicuramente nel traspondere su schermo ci sono incongruenze romanzate,ma nel contesto è una pellicola abbastanza credibile nel suo racconto intrinseco,se c'è una morale è quella che talvolta si vive inconsciamente una vita che non è la nostra storia e solo [...] Vai alla recensione »
Vorrei vedere qs film stasera..ma..una domanda..perché raccontate la trama completa ???? Un commento, una recensione personale ok, ma che bisogno c è di rovinare la visione a chi non ha ancora visto il film??? Scusate lo sfogo, ma poiché succede spesso, oggi ho voluto puntualizzare....
Storia che si sviluppa su due piani temporali e che prende a spunto un infame episodio di persecuzione ebraica. Non condivido chi critica sul presupposto che il film sia debole sotto il profilo della trasmissione della sofferenza, che a mio parere è ben rappresentata. Ha anche il pregio di ricordare un episodio passato nel dimenticatoio. Lo consiglio.
Nel Luglio del 1942, a Parigi, avvenne il Rastrellamento del Velodromo d'Inverno, migliaia di ebrei vennero deportati, una decisione presa dalla nazione Francese. La storia si alterna tra passato e presente, Julia, giornalista americana ma che da decenni vive in Francia col marito, erede la casa dei suoceri, quella casa nasconde un orribile segreto avvenuto proprio nel Luglio del 1942.
La vicenda è trattata bene, raccontata con passione e commozione,peraltro gia trattata in un recente film francese. Tutto ciò che serve a mantenere viva la memoria sull'orrore del razzismo e sullo sterminio del popolo ebraico è sicuramente utile, ma trattandosi di tematiche storiche se la narrazione lascia eccessivo spazio al romanzato corre ,come in questo caso di apparire inverosimile in molti tratti [...] Vai alla recensione »
Brava Marzia a riuscire a condensare in poche espressioni tutte le caratteristiche di qualcosa, però penso che questa "bravura" renda un pò la distanza tra lo spettatore qualsiasi e i critici dotti, mah, non so ... se la comunicazione serve per avvicinarci ci sono espressioni comunicative che ci allontanano, forse le differenze culturali ci allontanano.
Prima del film, ho amato e molto apprezzato il libro di Tatiana de Rosnay, da cui è tratto questo toccante film. UNa storia, quella della deportazione di massa degli ebrei a Parigi nel luglio del '42. poco conosciuta. Interessante l'inserimento delle riprese del 1995, quando l’allora presidente francese Jacques Chirac ha chiesto scusa per il ruolo collaborazionista di poliziotti [...] Vai alla recensione »
Sono rimasta molto colpita da questo film perché mette in luce, ancora una volta, l'orrore dell'orrore e ciò non è una novità, quanto l'orrore del collaborazionismo e qui mi sarebbe piaciuto che il regista calcasse di più la mano, come quando fa gridare a un testimone della maxiretata contro gli ebrei. "Non si rende conto che dopo tocca a noi!" Il fatto che nelle case lasciate libere, contro la loro [...] Vai alla recensione »
Film realizzato come una fiction televisiva su di un episodio accaduto ad una bambina ebrea nel 1942 al tempo della deportazione e dello sterminio nei campi di concentramento. Inverosimile per ciò che riguarda certi episodi ed un pò prolisso nel rappresentarli, insomma, un film dalla resa parecchio deludente. Buona ed efficace e da salvare solo la primissima parte del film.
Deludente il finale per un intreccio, che ti intriga e emoziona per la maggior parte del tempo ,se non si focalizza l'attenzione su quella dichiarazione finale di appartenenza alla Francia dell'americana,dichiarazione che.insieme con l'ambizione di teorizzare e dimostrare il senso della Storia, intellettualmente giustifica tutto il percorso della giornalista.
Trovo che la cosa più sgradevole e opportunista di questo film stia nel fatto che è un'Americana ad andare a scoperchiare e denunciare simbolicamente le colpe dei Francesi. Un modo per spianare mercato e successo oltreoceano... Sì, un'Americana che fa la morale... questa è bella. Se usiamo una giornalista americana intraprendente e morale, facciamola indagare [...] Vai alla recensione »
Film sulla barbarie nazista sono sempre utili; quello che accadde in Europa non deve essere mai dimenticato. Inoltre, portare alla luce storie che non vengono raccontate per pudore e vergogna è ancora più utile. La Francia, come l'Italia, possiede storie abiette e degradanti di quell'epoca storica ed il film ne racconta una, a me sconosciuta, che merita di essere narrata; [...] Vai alla recensione »
Nel luglio del 1942, tredicimila ebrei vennero richiusi al Vélodrome di'hiver di Parigi. Giorni di angosce in condizioni igieniche disastrose, uomini subito mandati nei campi, bambini separati dalle madri. Sappiamo cosa succedeva. Solo una minima parte di loro sopravvissero ai lager. Incredibilmente manca una documentazione storica della vicenda. Ai giorni nostri, un giovane cronista dice "strano, i nazisti documentavano tutto", il direttore gli risponde “non furono i nazisti, furono i francesi”.
Allora si può. Non è vero che non si può mettere in scena la Shoah in forma romanzesca senza oltraggiare il dolore e la memoria di milioni di vittime e dei loro cari. Non è vero - o forse non è più vero, perché il tempo passa e le cose cambiano - che il cinema può accostarsi all’irrappresentabile solo in forma indiretta. Il problema vero è scegliere un punto di vista preciso e mettere in scena il cammino, [...] Vai alla recensione »
Come il recente Il vento di primavera , La chiave di Sara , ispirato all’omonimo bestseller di Tatiana De Rosnay, rievoca il terribile e vergognoso episodio del rastrellamento di migliaia di connazionali ebrei effettuato nel luglio del 1942 a Parigi dalla polizia francese su istanza dei nazisti occupatori. Questo filo narrativo - raccontato dal punto di vista di Sara, una bambina che avrà la sorte [...] Vai alla recensione »
Evoquant les horreurs de la rafle du Vél' d'Hiv, l'intrigue du film, adapté d'un roman de Tatiana de Rosnay, puise ses ressources d'émotion dans un drame vécu par une enfant, comme le fit Roselyne Bosch dans La Rafle. Alors que la police vient embarquer sa famille en juillet 1942, Sarah, 10 ans, cache son petit frère dans un placard de l'appartement.
Un nobile e compunto film storico di denuncia, di quelli, per intenderci, che colpiscono moltissimo gli spettatori da un film o due l'anno. «La chiave di Sara» riprende, per mano dell'intonata quanto impettita regia del francese Paquet-Brenner, il bestseller di Tatiana de Rosnay che intreccia storie individuali all'inchiesta a distanza di sessant'anni di una balda giornalista americana sul rastrellamento [...] Vai alla recensione »
Solo quando la si racconta una storia esiste davvero: così si legge mentre inizia “la chiave di Sarah” (“Elle s’appelait Sarah”, Francia 2010, 111’). Ed è una storia tragica quella cui il film cerca di ridare vita. Fra il 16 e il 17 luglio 1942, il governo collaborazionista di Philippe Pétain ordinò una retata di cittadini francesi d’origine ebraica, che prima vennero ammassati a migliaia nel Vel’ [...] Vai alla recensione »
Per evocare gli orrori della celebre retata del Velodromo d’inverno, il film di Gilles Paquet-Brenner, tratto dal romanzo di Tatiana de Rosnay, prende spunto dalla storia di una bambina. Durante il rastrellamento, nel luglio del 1942, una bambina nasconde il fratello in un armadio. A riscoprire la storia è una giornalista statunitense che deve scrivere un reportage sul doloroso episodio, ma poi si [...] Vai alla recensione »
Il cinema ha riscoperto la dimenticata retata del luglio 1942 a Parigi. Un’altra pagina buia dell’Olocausto. Il recentissimo Vento di primavera aveva già detto tutto, e anche piuttosto bene. Comunque questo dramma francese ripercorre l’identico tragitto, visto con gli occhi della piccola Sara, che, tormentata da un’imprudenza, finisce con altri ottomila cittadini ebrei al Velodromo d’inverno.
Alla più immane tragedia della Storia tocca, sullo schermo, una strana sorte: trovarsi in bilico tra commozione e banalità. Due recenti film francesi hanno per soggetto un episodio meno noto della Shoah: la deportazione di migliaia di ebrei nel Velodromo d’Inverno, durante l’occupazione nazista di Parigi. Uscito l’anno scorso, Vento di primavera sceglieva la via — piuttosto banale — del melodramma [...] Vai alla recensione »