La chiave di Sara

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Un film di Gilles Paquet-Brenner. Con Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy.
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Titolo originale Elle s'appelait Sarah. Drammatico, durata 111 min. - Francia 2010. - Lucky Red uscita venerdì 13 gennaio 2012. MYMONETRO La chiave di Sara * * 1/2 - - valutazione media: 2,61 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

come sapete cosa avreste fatto?non siete stati lì Valutazione 3 stelle su cinque

di angelo umana


Feedback: 110715 | altri commenti e recensioni di angelo umana
venerdì 3 febbraio 2012

Sara è una bellissima donna stabilitasi e sposatasi in America negli anni 50 che, lo dice il marito stesso, porta nel volto un profondo dolore, come un peso tremendo, anche quando sorride. Un giorno si suicida in quello che sembrava un incidente d’auto. Giulia è una giornalista franco-americana che, a Parigi, decide nel 2009 di scrivere della “retata” di 13000 ebrei dapprima concentrati dai tedeschi nel Vélodrome d’Hiver e poi deportati, avvenimento del quale neppure una foto esiste. Nella sua ricerca si sofferma sulle sorti di una famiglia di ebrei che fu fatta sgombrare da un appartamento nel 1942, occupato mesi dopo dai genitori di suo marito. Proprio in quell’abitazione la famiglia della giornalista starebbe per traslocare. Era la casa dove Sara bambina abitava nel ’42, vi è morto il suo fratellino Michel che lei fece nascondere in un armadio per sfuggire ai tedeschi - di questa morte si è sempre sentita responsabile - e da dove i suoi genitori partirono per morire in un campo di concentramento in Polonia. Dunque il suicidio di Sara appare come qualcosa che ha perseguito per liberarsi da un’immensa solitudine e senso di colpa. Un effetto collaterale, si direbbe, delle deportazioni di ebrei francesi di cui molti francesi naturali si compiacquero e si fecero responsabili, tacendo o sostenendo “si dicono tante cose sugli ebrei”. Tema affrontato molto bene ne “La Rafle” (Vento di primavera), eccellente film di Rose Bosch. Nella sua indagine Giulia incontra anche William, il figlio di Sara che nel 2009 vive a Firenze, che non vorrebbe sapere nulla del passato di sua madre ma … “noi siamo il frutto della nostra storia”, il passato “non può essere dimenticato né tanto meno ignorato” e “non se ne esce mai del tutto”. Giulia non andrà a vivere in quella casa col marito e la figlia, e un’altra bimba che le nasce e a cui dà nome Sara, un atto di speranza dopo aver ripercorso le vicende di quella famiglia e degli ebrei del Vélodrome d’Hiver: le sarebbe apparso come usurpare una seconda volta l’abitazione di Sara. “Quando una storia viene raccontata diventa qualcos’altro, il ricordo di ciò che eravamo e la speranza di ciò che possiamo diventare”. Giulia-Kristin Scott Thomas non potrebbe prestare mai il suo volto intenso a qualcosa che sia anche solo un pò banale.

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ermioneluna sabato 10 marzo 2012
ma la dicitura spoiler non si usa più...
82%
No
18%

...o non la vedo io? scusami angelo, ma sei un pazzo a non avvisare che nella recensione ci sono spoiler? ma insomma!!! scusa ancora...ma...

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antoine_doinel domenica 18 marzo 2012
2 imprecisioni mica lievi
100%
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0%

Ma l'hai visto il film??1) Il rastrellamento fu ad opera dei francesi e non dei tedeschi. Motivo per cui non se ne è mai parlato molto in Francia e ci fu quel discorso storico di Chirac nel 1995.2) Ad occupare l'appartamento non furono i genitori del marito della giornalista, dato che il padre del marito aveva 9 anni come Sara, ma i nonni del marito.

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angelo umana martedì 20 marzo 2012
spoiler e imprecisioni
56%
No
44%

x Ermioneluna: oddìo, che male ho fatto, scusa, non sapevo nemmeno cosa fosse lo "spoiler" qui inteso, sull'Oxford si legge che to spoil vuol dire rendere qualcosa useless (inutile) o unsatisfactory. Mi spiace che il mio commento abbia reso la visione del film useless o unsatisfactory, ma non credo. Vederlo vale lo stesso la pena. Cmq. scusa ancora, scrivo di getto le mie sennsazioni e perciò, antoine_doinel, sbaglio pure, ovvio che non potevano essere i suoceri del marito ad occupare la casa, io sbadato, sul fatto che i rastrellamenti li facessero i francesi, però, avrei da obiettare. I francesi volevano salva la pelle, burattini al comando dei tedeschi o bravi a eseguirne gli ordini (ne La Rafle si vede pure bene qst. [+]

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