Il discorso del re |
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Un film di Tom Hooper.
Con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Jennifer Ehle.
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Titolo originale The King's Speech.
Storico,
durata 111 min.
- Gran Bretagna, Australia 2010.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 28 gennaio 2011.
MYMONETRO
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Sua altezza l'Ansia
di Toro SgualcitoFeedback: 1567 | altri commenti e recensioni di Toro Sgualcito |
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sabato 12 marzo 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film rievoca una storia vera: la lotta contro la balbuzie del Duca di York che a seguito dell’abdicazione del fratello primogenito diverrà nel 1937 re d’Inghilterra assumendo il nome di Giorgio VI. Destino che imporrà al neo sovrano ulteriori ragioni per migliorare il suo assai traballante eloquio. In questa penosa lotta il Duca di York, poco prima di divenire re, viene sostenuto da un logopedista australiano: Mr. Lionel Logue, che con sistemi poco regali ma efficaci aiuterà il futuro sovrano a ridurre la sua balbuzie. Dunque un film con un soggetto piuttosto semplice ma sceneggiato e diretto bene. Buono anche il montaggio, i 50’ del primo tempo “volano” velocemente, ed anche il secondo procede spedito. Colin Firth interpreta molto bene il disagio del Duca balbuziente, ma anche Geoffrey Rush (Lionel, il logopedista) è molto bravo e autorevole: il suo personaggio è davvero amabile. Belle le scenografie mentre la fotografia non mi è sembrata della stessa qualità. Per esempio non condivido l’uso di focali così corte, più adatte a videoclip che al cinema. Per allargare l’inquadratura preferisco ottiche meno spinte e arretramento della macchina da presa, ma questo necessariamente richiede teatri di posa più grandi. Figura di una intriganza misteriosa è la strana moglie di Mr. Lionel (Jennifer Ehle). Mentre ho trovato del tutto ingiustificabile la riduzione di Churchill a macchietta. Questa caduta apre un’incrinatura sulla regia di Tom Hopper su questo film. Impossibile addebitare al solo Timothy Spall questa stonatura perché la valutazione di un’interpretazione è pertinenza della regia, salvo eventuali imposizioni della produzione. In conclusione si tratta di un buon film, di certo amabile ma anche piuttosto prevedibile.
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