Chi pratic arti marziali sa bene quale sia la distanza tra le "gare" e la filosofia che si cela dietro di esse e la difficoltà nel fare apprendere questo aspetto che, perlopiù, rimane sempre in secondo piano nella mentalità occidentale ma che riveste una grande importanza nelle discipline orientali. Il merito del regista David Mamet è quello di avere posto l'accento su questo aspetto, tanto che si fa fatica a inserire "Redbelt" neòlla semplice categoria dei "film d'azione" o dei "film di arti marziali" (almeno per come siamo abituati noi a considerare tali generi), ma va visto per quello che effettivamente è: un film "sulle" arti marziali viste come disciplian mentale ancor prima che fisica.
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Chi pratic arti marziali sa bene quale sia la distanza tra le "gare" e la filosofia che si cela dietro di esse e la difficoltà nel fare apprendere questo aspetto che, perlopiù, rimane sempre in secondo piano nella mentalità occidentale ma che riveste una grande importanza nelle discipline orientali. Il merito del regista David Mamet è quello di avere posto l'accento su questo aspetto, tanto che si fa fatica a inserire "Redbelt" neòlla semplice categoria dei "film d'azione" o dei "film di arti marziali" (almeno per come siamo abituati noi a considerare tali generi), ma va visto per quello che effettivamente è: un film "sulle" arti marziali viste come disciplian mentale ancor prima che fisica. E, allo stesso tempo, una critica alla società dello spettacolo che mercifica tutto e tutti alla quale si contrappone il grande senso dell'onestà di Mike Terry (Chiewel Ejiofor, una delle migliori rivelazioni del cinema britannico degli ultimi anni, protagonista di "12 anni schiavo"), maestro di ju-jitsu brasiliano (da non confondere con quello giapponese, altra disciplina) che cerca di tenere in piedi la sua fatiscente palestra nonostante le evidenti difficoltà economiche, in nome dei principi della disciplina impartitigli dal Professore (la leggenda delle arti marziali Dan Inosanto, già allievo di Bruce Lee). I suoi principi subiranno uno scossone quando avrà a che fare con una squilibrata star del cinema (Tim Allen, qui al suo primo ruolo drammatico) e il suo squallido produttore (Joe Mantegna). Lo scontro finale, dunque, sarà tra queste due filosofie di pensiero: quella del "business is business" e quella dell'onestà e dei valori sportivi (molto spesso dimenticati). Chi vincerà? Non vi resta che guardare il film per scoprirlo.
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