Garage |
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Un film di Lenny Abrahamson.
Con Pat Shortt, Conor Ryan, Anne-Marie Duff, Don Wycherley, Denis Conway.
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Commedia drammatica,
durata 85 min.
- Irlanda 2007.
- Mediaplex Italia
uscita venerdì 5 giugno 2009.
MYMONETRO
Garage
valutazione media:
3,10
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un piccolo gioiello che va recuperatodi cinemaleoFeedback: 0 | altri commenti e recensioni di cinemaleo |
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sabato 4 aprile 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film che nel 2007 e nel 2008 ha trionfato nei più importanti festival, da Cannes a Toronto, da Londra a Torino, mietendo premi e consensi. Un film che non mi risulta sia circolato nelle nostre sale, ed è un peccato: un piccolo gioiello che va recuperato e che onora chi lo ha realizzato. Con uno stile asciutto ed essenziale al massimo, semplice e al contempo complesso, Garage è forse il miglior esponente di quello che molti critici chiamano la "new wave" del cinema irlandese (cinema poco conosciuto nel resto del mondo, ad eccezione dell‘opera di Neil Jordan e Jim Sheridan, cinema a cui la Cineteca di Bologna nell‘ottobre del 2008 e il RomaFilmFestival a dicembre hanno dedicato delle interessanti rassegne). Un film (definito da La Stampa “delicata e crudele fiaba contemporanea”) di forte impatto emotivo, che affascina e cattura l’attenzione dello spettatore che ha l’occasione (grazie ai silenzi e al ritmo volutamente lento) di approfondire e di riflettere su quanto lo schermo gli mostra, di entrare in stretta relazione sia col protagonista che con i vari personaggi appena accennati ma di grande spessore umano (ha dichiarato il regista: “...ho utilizzato un linguaggio lontano dai canoni televisivi su cui invece si sta appiattendo molta produzione di oggi, anche europea”). Un affresco di provincia profondamente autentico e vero, una provincia dove (contrariamente alle apparenze di perfetta comunità) domina la diffidenza e la difficoltà di comunicazione. Un’opera delicatamente drammatica sulla solitudine e il disagio che non può lasciare indifferenti. Bellissimo, e struggente, il finale, difficilmente dimenticabile nel suo simbolismo e nel suo equilibrio (pietismi e sentimentalismi, che la trama avrebbe potuto richiedere, sono assolutamente banditi). Pat Shortt, un attore comico molto popolare in Irlanda soprattutto in televisione, è veramente straordinario: un ruolo particolarmente difficile il suo che gli dà modo di evidenziare un eccezionale talento.
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