La marcia dei pinguini

Per quanto ai più giovani potrebbe sembrare un noioso documentario sui pinguini, è un film che dovrebbe essere visto da tutti, grandi e piccini, giovani e meno giovani, per le sensazioni che lascia, un misto di tristezza e tenerezza, da cui si può avere solo da imparare. La dura lotta che questi fragili ma assennati animali, che sembrerebbero più "umani" degli Umani stessi, la scelta del compagno cui la femmina affiderà il grande compito di prendersi cura del proprio loro piccolo, la disperazione di mamma pinguino, per la morte del pulcino che non è riuscita a difendere, il grande impegno di papà pinguino nel difendere quel piccolo uovo da gelo e intemperie dell'inverno, e il suo grido di disperazione per non esserci riuscito, la felicità di trovare il piccolo dopo 4 mesi di lontananza, la curiosià del pulcino ormai in grado di conquistare la sua indipendenza. [+]

Per quanto ai più giovani potrebbe sembrare un noioso documentario sui pinguini, è un film che dovrebbe essere visto da tutti, grandi e piccini, giovani e meno giovani, per le sensazioni che lascia, un misto di tristezza e tenerezza, da cui si può avere solo da imparare. La dura lotta che questi fragili ma assennati animali, che sembrerebbero più "umani" degli Umani stessi, la scelta del compagno cui la femmina affiderà il grande compito di prendersi cura del proprio loro piccolo, la disperazione di mamma pinguino, per la morte del pulcino che non è riuscita a difendere, il grande impegno di papà pinguino nel difendere quel piccolo uovo da gelo e intemperie dell'inverno, e il suo grido di disperazione per non esserci riuscito, la felicità di trovare il piccolo dopo 4 mesi di lontananza, la curiosià del pulcino ormai in grado di conquistare la sua indipendenza. E ancora, la paura del piccolo nel vedere la mamma che si allontana. Non sono forse espressione di sentimenti ed emozioni più umane di quanto noi umani stessi siamo in grado di manifestare? C'è solo da riflettere. E da imparare. [-]

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Documentario particolarissimo e particolareggiato, traboccante di notizie scientifice presentate in chiave ora ironica (merito di Fiorello), ora filosofiche, ora poetiche, e no si risparmia neppure momenti strappalacrime. Quando in un documentario quello che è più forte è il coinvolgimento emotivo anczichè la scoperta, il documentario è un film vero e proprio, non un filmato amatoriale. A guardare La marcia dei pinguini non si può fare a meno di perdersi con lo sguardo tra i ghiacci polari e crollare davanti alla dura lotta per la vita che incessante fa andare avanti il mondo.

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Finalmente un documentario di stampo naturalistico (anche nel senso letterariamente francese della parola) capace di mostrare la drammaticità della vita di un animale che regna incontrastato nella banchisa polare dell’Antartide: il pinguino imperatore. Per prolificare e proseguire la continuazione biologica della sua specie, questo uccello incapace di volare ma abilissimo nel nuoto deve affrontare centinaia di chilometri, dividendo i compiti fra il maschio e la femmina che, dopo un complesso e magico rituale amoroso, sono obbligati a separarsi per due scopi fondamentali: covare l’uovo affinché il pulcino nasca in sicurezza e garantirgli le prime cure, soprattutto il nutrimento a base di pesci e altri organismi marini. [+]

Finalmente un documentario di stampo naturalistico (anche nel senso letterariamente francese della parola) capace di mostrare la drammaticità della vita di un animale che regna incontrastato nella banchisa polare dell’Antartide: il pinguino imperatore. Per prolificare e proseguire la continuazione biologica della sua specie, questo uccello incapace di volare ma abilissimo nel nuoto deve affrontare centinaia di chilometri, dividendo i compiti fra il maschio e la femmina che, dopo un complesso e magico rituale amoroso, sono obbligati a separarsi per due scopi fondamentali: covare l’uovo affinché il pulcino nasca in sicurezza e garantirgli le prime cure, soprattutto il nutrimento a base di pesci e altri organismi marini. La femmina è sempre la prima ad allontanarsi dal branco per raggiungere l’oceano e alimentarsi dopo la fatica della gestazione, mentre il maschio rimane sulla banchisa a prendersi cura dell’uovo, difendendolo dalle tormente di neve e digiunando per almeno sessanta giorni. Una volta che poi il pulcino è cresciuto, perde il piumaggio bianco e comincia a mettere le penne nere tipiche di questo straordinario animale bipede, imparando a muoversi in acqua e perseguendo, come affermano le parole finali del film, la "marcia dell’imperatore". Il pregio principale di questa perla cinematografica è la veridicità con cui mette in scena, traendoli da una realtà che più schietta non si potrebbe, la fatica e la costanza con cui i pinguini portano avanti un’esistenza piena di rischi dove ogni azione sbagliata può costare la perdita del bene più prezioso che anche gli animali proteggono con tutto l’impegno che le circostanze richiedono. Particolarmente suggestive, anche per la loro tragicità incontestabile, sono le sequenze in cui l’uovo non ancora schiuso rimane assiderato dal gelo impietoso e quelle in cui il pulcino muore di freddo o divorato da un predatore alato che giunge a turbare la calma del branco. Colpisce nel segno anche la scena, molto ben congegnata e ripresa senza soluzioni di continuità, nella quale una madre rimasta senza il figlioletto tenta di rubare quello di un’altra. La morale è una sola, ma potente e definitiva: la vita del pinguino imperatore poggia le sue basi sulla collaborazione di un gruppo fedele e compatto, e pertanto i pinguini che rimangono soli, per ritardi, vagabondaggi o stanchezza, sono sfortunatamente condannati a morire. Il regista, insieme ad un’équipe esperta di cameramen e zoologi preparati, ha trascorso settimane nel continente più gelido del pianeta per osservare con occhio scrutatore e concentrato lo svolgimento delle fasi imperdibili e irrinunciabili di una vita fra le più pericolose e appassionanti del regno animale. Nell’edizione originale francese, le voci narranti ammontano a tre: quella del pinguino maschio adulto, quella del pinguino femmina adulta e quella del pulcino. La versione doppiata in inglese presenta la voce del bravissimo Morgan Freeman. In quella italiana, lo scanzonato ma coerente Fiorello accompagna il viaggio dei pinguini lungo le infinite distese ghiacciate senza permettersi facili scimmiottature e mantenendo, seppur con qualche evidente indebolimento narrativo, lo stile discorsivo e divulgativo di un’opera che ha racimolato numerosi premi, fra cui l’Oscar 2006 per il miglior documentario e il Premio César nello stesso anno per il miglior sonoro. Senza dubbio La marche de l’empereur ha aperto una strada inedita per tutti quei documentaristi intenzionati a cimentarsi in avventure in grado di riportare con verosimiglianza e piglio convincente in primo luogo i segreti ma anche le debolezze e i punti di forza di animali che riescono ad impressionare fortemente per come organizzano i loro movimenti e i loro gesti con una pazienza e una perseveranza che solo uno stretto contatto con la natura è capace di donare. [-]

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Storia d'amore, storia di sopravvivenza. Luc Jacquet filma un documentario in cui racconta il lungo viaggio dei Pinguini Imperatori, unici animali in grado di resistere a -40° al Polo Sud, e puntualmente impegnati in una marcia di 20 giorni per accoppiarsi e resistere per oltre tre mesi senza mangiare al gelo per custodire l'uovo che darà alla luce la vita, in attesa dell'arrivo del pinguino femmina che in quel periodo è immerso nelle acque in una provvista di pesce per il neonato pinguino, nella speranza che tutto vada come deve andare, in quanto è davvero molto difficile portare a compimento questo miracolo della natura animale.

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