Il mercante di pietre

Se non lo avete già fatto, andate a vedere "Il mercante di pietre": potrete guardare alla realtà dell'integralismo islamico presente tra noi con l'efficacia della buona tecnica cinematografica di Martinelli e la durezza della emblematica vicenda da lui narrata. Una realtà che vi apparirà dunque risolutamente "visibile", lo vogliano o no i vostri occhi e la vostra coscienza. Per comprensibile accortezza non manca il "disclaimer" che l'opera è frutto di fantasia, ma ciò è certo l'affermazione meno verosimile del regista. Perchè è invece tragica cronaca la tecnica del "mercante di pietre" di diffondere i suoi messaggi di morte sulle ali di una ignara "colomba", e l'imam e gli integralisti che compaiono parlano con le stesse parole degli islamisti intercettati nelle varie inchieste della Digos. Così sullo schermo si muovono e dialogano persone vere, uomini che possono condividere la nostra vita quotidiana, ma anche troncarla freddamente a gloria di Allah e della sua legge. E sono orribilmente iper-reali le vittime della sharia che, lapidate o con le mani mozzate, appaiono nelle agghiaccianti riprese "amatoriali" con cui il film si fa anche impietoso documento. Molte quindi le ragioni per confrontarsi con "Il mercante di pietre", alcune forse imbarazzanti per qualche "anima bella". Ma per tutti, almeno spero, c'è la ragione migliore: la richiesta del sequestro giudiziario dell'opera da parte della Islam Anti-defamation League della sig.ra Dacia Valent, la stessa che avvalendosi del diritto costituzionale alla libertà d'opinione ha confermato in tv, a "L'antipatico", di aver "tifato tumore" nella terminale vicenda umana di Oriana Fallaci. Comunque la pensiate, non tifate pro o contro Martinelli con lo stesso incivile accanimento.