Signora

Roberto Rombi

Lei passa ignara tra pestaggi, arresti, invii al confino. Nessuna riflessione la smuove, solo la passione amorosa le fa proclamare davanti al re: Viva la repubblica. Nella Roma fascista degli anni Trenta e nella pianura Pontina, dove si sta costruendo la nuova città di Sabaudia, trova la sua ambientazione l’incredibile amore raccontato in Signora, il film di Francesco Laudadio. La signora del titolo, legata al mondo dell’alta finanza e della politica, è Sonia Aquino, l’uomo di cui è innamorata, l’ingegnere idraulico antifascista, è Paolo Seganti. Nel cast anche Urbano Barberini, Angela Finocchiaro, Yorgo Voyagis e Maurizio Donadoni.
Tra melodramma e grottesco, lei lo incontra, si innamora dei suoi modi rudi, inizia una relazione piuttosto esibita, si ingelosisce, lo fa pedinare, provoca il suo arresto e la conseguente destinazione nel confino di Ventotene. Allora si fa arrestare per raggiungere l’amante. Tra ginestre in fiore e mare blu iniziano gli otto annidi convivenza insieme sull’isola. Il confino come una villeggiatura secondo una battuta di Berlusconi? «Non volevo assolutamente sminuire la realtà del confino come repressione» mette le mani avanti Laudadio «ma volevo dare un lieto fine a quella che è deliberatamente una commedia.
C’è una tradizione nella commedia all’italiana, quella di accostarsi a periodi storici drammatici attraverso l’arma del grottesco e della satira. Monicelli insegna come il primo grande massacro del Novecento possa diventare, in La grande guerra, una commedia». Signora prende lo spunto da un fatto di vita vissuta. «Durante gli anni Settantaun mio amico, studente, aveva una relazione con una donna sposata. Lei, gelosa, aveva assunto un investigatore che, scoperta una corrispondenza del ragazzo con le nascenti Brigate Rosse, lo aveva fatto arrestare. Per raccontare la storia ho trasferito tutto, in tempi più gravi».
Da La Repubblica, 4 maggio 2004


di Roberto Rombi, 4 maggio 2004