stefy67
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martedì 15 marzo 2005
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imperdibile
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Ho visto ieri su Rai uno per la seconda volta questo film....e per la seconda volta mi è entrato nel cuore. Commovente ma allo tesso tempo positivo...pieno di speranza e di sentimento; Profondo e mai volgare. Morbido come un cuscino di piume. Un film fatto di pause, di occhi e di labbra...colmo di anima. Devo ringraziare il grande Ozpetek perchè nel mio caso ha compiuto un mezzo miracolo. Per la prima volta mi ha sciolto il cuore, dopo una grande perdita due anni fa. Mi ha liberato l'anima dalle lacrime...che non riuscivano + ad uscire. Ed è rimasto la colonna sonora di un momento nel quale l'importanza della memoria mi ha ridato la speranza.GRAZIE...da me e da quelli che come me lo custodiscono nel proprio cuore!
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marco
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mercoledì 18 gennaio 2006
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la finestra... sulla realtà!
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La drammaticità del film sta nella descrizione di vicende i cui protagonisti sono persone qualunque che non si riconoscono più, non sanno cosa vogliono e in che cosa credono, e questo è il dramma del nostro presente; alla fine i flash-back dell'ebreo anziano risultano essere di secondo piano, anche se risultano condizionare più o meno la vita di tutti i personaggi.
Buone le interpretazioni e, in particolare, superlativa Giovanna Mezzogiorno, non bellissima, ma intensa e affascinante.
Capolavoro il tema musicale principale del film, cantato da Giorgia nel finale.
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ciampaglia
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ozpetek è bravissimo, tutto qua.
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Ozpetek è bravissimo. Una coppia normalissima, lui controllore notturno del rifornimento di benzina di una stazione di servizio, lei che fa la contabile in una polleria. Lui pigro e attanagliato dagli obblighi della vita, lei con i pensieri immersi nelle preoccupazioni di protezione della famiglia. Una finestra in cucina è anche un occhio verso un'altra vita, un'alternativa, un'altra passione, forse un nuovo amore, nella persona del vicino di casa Lorenzo (Raoul Bova). Due bambini tanto belli quanto normali, una casa normale, una cucina che sembra maledettamente vera, un condominio vero. Un incontro casuale con un anziano smemorato e in preda a viaggi improvvisi nel suo passato, accelera l'intensità dei rapporti di questa coppia, Giovanna (la Mezzogiorno) e Filippo (Massimo Girotti?).
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Ozpetek è bravissimo. Una coppia normalissima, lui controllore notturno del rifornimento di benzina di una stazione di servizio, lei che fa la contabile in una polleria. Lui pigro e attanagliato dagli obblighi della vita, lei con i pensieri immersi nelle preoccupazioni di protezione della famiglia. Una finestra in cucina è anche un occhio verso un'altra vita, un'alternativa, un'altra passione, forse un nuovo amore, nella persona del vicino di casa Lorenzo (Raoul Bova). Due bambini tanto belli quanto normali, una casa normale, una cucina che sembra maledettamente vera, un condominio vero. Un incontro casuale con un anziano smemorato e in preda a viaggi improvvisi nel suo passato, accelera l'intensità dei rapporti di questa coppia, Giovanna (la Mezzogiorno) e Filippo (Massimo Girotti?). La storia scorre, anche con qualche accento ironico, tra la necessità di sbarazzarsi di questo signore anziano e il crescere di un sentimento di affetto nei suoi confronti. La storia è raccontata bene dalla telecamera di Ozpetek, che indugia molto sui volti, l'espressioni, i silenzi, nel tentativo di far parlare gli occhi. La storia in sè "tiene" meno, con qualche battuta retorica di troppo, con un Raoul Bova che non è aiutato dalla sceneggiatura, che lo rende ancora più inespressivo e abulico. Al contrario, la bellissima Giovanna Mezzogiorno sembra quasi troppo brava per la parte. Le musiche talvolta mi sono sembrate eccessive nel tentativo di sottolineare una drammaticità che non c'era. Alla fine, come spesso accade, forse vince il "caso", che decide i destini di Giovanna e Filippo.
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iltrequartista
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venerdì 28 luglio 2017
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amore incancellabile
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Tra momenti davvero delicati ed altri meno riusciti ,credo che rimanga una delle migliori opere di Ozpetek.
Possiamo dimenticare tutto,anche il nostro nome o dove abitiamo,ma non l'amore della nostra vita,per cui tanto abbiamo sofferto in gioventù ed ha fatto palpitare il nostro cuore.
Allo stesso tempo,storditi da una quotidianità non sempre facile,quasi pronti all'evasione sentimentale,possiamo avere la tentazione di sognare un amore da principesse con il solitario vicino di turno.
Così si incrociano le strade di Giovanna e Davide,destinati a percorrere un pezzo di strada insieme,per ricordare o decidere la via per la felicità.
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Tra momenti davvero delicati ed altri meno riusciti ,credo che rimanga una delle migliori opere di Ozpetek.
Possiamo dimenticare tutto,anche il nostro nome o dove abitiamo,ma non l'amore della nostra vita,per cui tanto abbiamo sofferto in gioventù ed ha fatto palpitare il nostro cuore.
Allo stesso tempo,storditi da una quotidianità non sempre facile,quasi pronti all'evasione sentimentale,possiamo avere la tentazione di sognare un amore da principesse con il solitario vicino di turno.
Così si incrociano le strade di Giovanna e Davide,destinati a percorrere un pezzo di strada insieme,per ricordare o decidere la via per la felicità.
Talvolta si scade nel melenso,in altri momenti c'è la giusta miscela tra passione ed amore verso il prossimo,tra il sogno e la realtà che vive in ognuno di noi.
Come al solito,soddisfacente la fotografia nelle opere di Ferzan,mi sembra doveroso sottolineare l'interpretazione di Girotti,a cui è stata poi dedicata l'opera,che vi rimarrà nel cuore e nella memoria.
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harry manback
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giovedì 6 giugno 2013
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quasi capolavoro
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Non sono pochi i film che trattano questo tema, ovvero l'insoddisfazione verso una vita monotona, esente da momenti fantastici ed in tutto e per tutto in affinità con il nostro vero essere.
In poche parole questo film tratta della voglia vera di vivere dell'individuo, che vuole smettere di sopravvivere alla asfissiante monotonia quotidiana.
Tutto ciò, però , lo fa diversamente da film ben più famosi (tipo il capolavoro American Beauty) ed in modo dolce e lento.
La dolcezza della pellicola è data in primis dalla cadenzata regia di Ozpetek che seppur non virtuosa riesce a regalare un'ottima prova, ma soprattutto dalle musiche di Andrea Guerra che grazie anche alla splendida voce di Giorgia raggiungono altissime vette di splendore.
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Non sono pochi i film che trattano questo tema, ovvero l'insoddisfazione verso una vita monotona, esente da momenti fantastici ed in tutto e per tutto in affinità con il nostro vero essere.
In poche parole questo film tratta della voglia vera di vivere dell'individuo, che vuole smettere di sopravvivere alla asfissiante monotonia quotidiana.
Tutto ciò, però , lo fa diversamente da film ben più famosi (tipo il capolavoro American Beauty) ed in modo dolce e lento.
La dolcezza della pellicola è data in primis dalla cadenzata regia di Ozpetek che seppur non virtuosa riesce a regalare un'ottima prova, ma soprattutto dalle musiche di Andrea Guerra che grazie anche alla splendida voce di Giorgia raggiungono altissime vette di splendore.
Non pensiate, però, che "La finestra di fronte" sia un film perfetto, perchè purtroppo qualche punto debole ce l'ha.
Probabilmente se i due elementi base di cui parlerò adesso mi avessero convinto al 100 % come la regia, la colonna sonora ed il soggetto, questo film sarebbe rientrato tra i miei preferiti.
Il primo punto debole è la sceneggiatura, che mostra un ritmo troppo poco cadenzato e disorganico, i momenti di riflessione sono davvero intensi ma tutto il resto non è lineare.
Il secondo è la recitazione, che non mi ha completamente convinto, in quanto vengono affiancati attori di un certo livello ad altri decisamente scarsi. Giovanna Mezzogiorno è bravissima, così come Massimo Girotti, di cui non mi convince solo qualche espressione vocale. Purtroppo, però, il resto degli attori è sotto la media, soprattutto Raoul Bova, di cui si nota ampiamente lo sforzo di dare una buona prova, ovviamente con pochi risultati.
In conclusione, promuovo a pieni voti la regia e le musiche, ma rimando la sceneggiatura, che comunque presenta degli ottimi spunti, e la recitazione.
Nonostante tutto ve lo consiglio caldamente, perchè a mio parere è un film che fa riflettere su una condizione di vita che, purtroppo, oggi come oggi è molto comune.
VOTO 7,5
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great steven
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domenica 15 marzo 2020
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uno dei più toccanti capisaldi di ozpetek.
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LA FINESTRA DI FRONTE (IT/PORT/UK/TURK, 2003) di FERZAN OZPETEK. Con GIOVANNA MEZZOGIORNO, MASSIMO GIROTTI, RAOUL BOVA, FILIPPO NIGRO, SERRA YILMAZ, MARIA GRAZIA BON, BENEDETTA GARGARI, MASSIMO POGGIO, ROSARIA DE CICCO, IVAN BACCHI, FLAVIO INSINNA
La 29enne Giovanna, sposata e con due figli, è insoddisfatta della propria vita: non le piace il lavoro che conduce in una polleria come contabile, è spesso in contrasto col marito Filippo che passa da un lavoro precario all’altro e di notte spia continuamente il dirimpettaio di condominio, un banchiere di nome Lorenzo. Un giorno viene avvicinata per strada da un uomo anziano che afferma di chiamarsi Simone e di aver perso la memoria.
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LA FINESTRA DI FRONTE (IT/PORT/UK/TURK, 2003) di FERZAN OZPETEK. Con GIOVANNA MEZZOGIORNO, MASSIMO GIROTTI, RAOUL BOVA, FILIPPO NIGRO, SERRA YILMAZ, MARIA GRAZIA BON, BENEDETTA GARGARI, MASSIMO POGGIO, ROSARIA DE CICCO, IVAN BACCHI, FLAVIO INSINNA
La 29enne Giovanna, sposata e con due figli, è insoddisfatta della propria vita: non le piace il lavoro che conduce in una polleria come contabile, è spesso in contrasto col marito Filippo che passa da un lavoro precario all’altro e di notte spia continuamente il dirimpettaio di condominio, un banchiere di nome Lorenzo. Un giorno viene avvicinata per strada da un uomo anziano che afferma di chiamarsi Simone e di aver perso la memoria. Nonostante sia inizialmente riluttante all’idea di tenerlo in casa fino alla guarigione dall’amnesia come voluto dal marito, Giovanna poco a poco si affeziona a quest’uomo misterioso e, con l’aiuto di Lorenzo, arriva a scoprire la verità su di lui. Egli si chiama in realtà Davide Veroli ed è un ebreo omosessuale scampato al rastrellamento del ghetto di Roma avvenuto nel 1943. Pasticciere di grande talento, Davide, quella notte, poiché conosceva i piani dei nazisti, era incerto se avvisare quante più persone possibili poteva salvare o trarre in salvo soltanto l’amante, il vero Simone. Scelse la prima opzione, ma questa decisione costò la vita a Simone, e perciò Davide trascorse tutta la vita a rimpiangerlo. Prima di morire, il vecchio pasticciere non manca però di erudire la donna con le sue fantastiche ricette culinarie e le consiglia anche di proseguire sulla strada della pasticceria, finora vissuta da Giovanna più che altro come hobby. La giovane impara dunque da Davide un mucchio di valori fondamentali sul senso della memoria e, dopo la sua dipartita, decide di vivere con più serenità cogliendo fino all’ultimo le cose belle che regalano i sentimenti positivi più profondi. Potente, scomodo, disomogeneo e di una sincerità estrema, è il miglior film di Ozpetek: il regista turco che da anni vive e lavora in Italia vi condensa una storia interessante rielaborata da un lato sulla rievocazione di un accadimento storico dimenticato dai libri scolastici e dall’altro su una fascinosa costruzione narrativa che pone la meraviglia del ricordo al centro del discorso, ottenendo come esito una preziosissima morale che spiega il significato e l’importanza dell’amore verso gli altri senza sentimentalismo né retorica. Impresa di una difficoltà che avrebbe spaventato chiunque, ma Ozpetek è un maestro del cinema drammatico, e la sua ardente inclinazione ad esporre fatti di sentimenti trattandoli come pagine di un libro bianche da riempire coi colori d’una fervida immaginazione gli è risultata d’aiuto anche questa volta, probabilmente con un effetto ancor più determinante che ne Le fate ignoranti (2003). Non manca un occhio riguardoso alla fedeltà: è anche una storia di possibili tradimenti coniugali, amicizie sull’orlo della rottura (la velenosa, impertinente e pettegola collega interpretata da S. Yilmaz) e promesse d’amore negate per motivi di forza maggiore o, piuttosto, scelte di vita che spingevano in direzioni contrarie. Ozpetek ha sempre girato pellicole soggette alle più disparate interpretazioni, e La finestra di fronte ne costituisce forse l’esempio più fulgido, prestandosi a livelli di lettura anche assai lontani fra loro. Una formidabile G. Mezzogiorno nel pieno della sua giovinezza artistica in un ruolo che sembra fatto su misura per lei, ma ad un esame più attento è in verità una parte a cui l’attrice si adegua con insuperabile maestria. Al suo fianco, Girotti (morto pochi mesi dopo la fine delle riprese e a cui il film è dedicato) è come sempre un interprete molto distinto e rispettabile, qui con una vena maggiormente insistita sulla saggezza da lungimirante consigliere, il che si addice inoltre alle vesti affidategli per esigenze di copione. Abbiamo infine un R. Bova quieto e passionale che, fra desideri sopiti e ambizioni lavorative, penetra nei meandri della buona recitazione da autentico professionista. 5 David di Donatello: film, attrice protagonista alla Mezzogiorno, attore protagonista a Girotti, colonna sonora ad Andrea Guerra e David Scuola al regista. 3 Nastri d’Argento: Mezzogiorno, soggetto (Gianni Romoli e F. Ozpetek) e canzone originale (Gocce di memoria di Giorgia).
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onufrio
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venerdì 8 maggio 2020
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gocce di memoria
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La quotidianità di Giovanna e Filippo, giovane coppia sposata da quasi 10 anni e con due figli, viene interrotta dall'incontro in strada di un anziano signore in evidente difficoltà. L'uomo, abbastanza confuso, verrà aiutato dalla coppia ospitandolo in casa propria, iniziando a sfogliare l'album dei ricordi di Davide (Massimo Girotti) e al tempo stesso analizzare le vite dei protagonisti. Poco dopo le riprese di questo film Girotti venne stroncato da un attacco cardiaco, lasciando al pubblico un ultima interpretazione lucida e potente, che rende a questa pellicola di Ozpetek un valore aggiunto.
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claudio a
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giovedì 2 ottobre 2003
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mi meravigliano tanti premi
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"Nonostante i buoni propositi e gli allettanti spunti storici, il film si mostra spento e abbastanza smorzato. La Mezzogiorno sembra distratta (evidentemente da altri ruoli in altri film riusciti meglio) e la performance di Girotti non giustifica francamente le critiche e i riconoscimenti piovutigli addosso come grandine estiva. E’ un film di ricordi, uno slancio nella memoria: il punto di partenza e gli intenti storici sono da apprezzare, ma poi ci si perde in una sorta di sentimentalismo onirico da fiction televisiva, in disaccordo con la più profonda analisi/crisi intima dei protagonisti del precedente “Le fate ignoranti”.
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simone
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sabato 29 novembre 2003
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il nuovo cinema italiano
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non spaventa tanto la superficialità, il conciliare e la buonanotte. il pubblico continua a identificarsi, è una necessità e si sente. non credo che questo film sia esportabile. spaventa la radicale perdita di sensibilità della mancanza che veniva da dentro. dietro tanta secchezza nel darsi alla telecamera, dietro le maschere, c'era squallore mostruosità miseria. i film erano necessari, partivano dal fondo, te lo facevano toccare, e lo colmavano con le figure che si muovevano, le giostre, le storie di strada. senza scomodare gli amorevoli padri del neorealismo pensate a Totò, Franco e Ciccio, Monicelli -ti danno l'impressione di partire da più lontano-. ora invece Mezzogiorno bellisima, è pausa-cinema momento di riflessione, e pieni di sè si ritorna a casa
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marco
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venerdì 18 marzo 2005
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sopravvalutato
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Purtroppo questo film rappresenta il meglio del cinema italiano attuale, e questo la dice lunga sulla scarsa qualità dei nostri film. Non si capisce dove voglia andare a parare, mette troppa carne al fuoco (crisi di un rapporto, ricordo di una passione, omosessualità, leggi razziali) ma quello che manca è il coinvolgimento dello spettatore, e a ciò contruibuisce l'inespressività monolitica di Raoul Bova e Giovanna Mezzogiorno. Solo Massimo Girotti eleva il livello del film. Checchè se ne dica siamo lontani anni luce dal cinema hollywoodiano
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(di matteo)
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