matogrosso
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sabato 14 marzo 2009
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un falso thriller, provocatoriamente erotico
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Per la prima volta Jane Campion abbandona le terre australi in cui è nata e si avventura nel cuore del mondo anglofono moderno, gli Stati Uniti, decisa a scuoterne le fondamenta. Il suo tema centrale rimane quello di sempre: celebrare le passioni e la sofferenza della donna di fronte alle differenze psicologiche e comportamentali del (s)oggetto maschile, che generano violenze e incomprensioni sia nel patologico che nel quotidiano. Viaggiando nel tempo (dall’Ottocento a oggi) e nello spazio (Nuova Zelanda, India, ed ora a New York), Jane ha esplorato gli stessi motivi in contesti storico-geografici diversi. Ora si addentra nel sacro tempio del politically correct e della programmazione finalizzata al profitto, con lo scopo di trasgredire il linguaggio e i contenuti del cinema americano, rilevando le difficoltà di comunicazione fra donne e uomini, se non attraverso il sesso.
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Per la prima volta Jane Campion abbandona le terre australi in cui è nata e si avventura nel cuore del mondo anglofono moderno, gli Stati Uniti, decisa a scuoterne le fondamenta. Il suo tema centrale rimane quello di sempre: celebrare le passioni e la sofferenza della donna di fronte alle differenze psicologiche e comportamentali del (s)oggetto maschile, che generano violenze e incomprensioni sia nel patologico che nel quotidiano. Viaggiando nel tempo (dall’Ottocento a oggi) e nello spazio (Nuova Zelanda, India, ed ora a New York), Jane ha esplorato gli stessi motivi in contesti storico-geografici diversi. Ora si addentra nel sacro tempio del politically correct e della programmazione finalizzata al profitto, con lo scopo di trasgredire il linguaggio e i contenuti del cinema americano, rilevando le difficoltà di comunicazione fra donne e uomini, se non attraverso il sesso. La storia è volutamente banale, fondata sull’ennesima narrazione del serial killer che vive di sangue femminile, con sospetti sulle persone più vicine ai protagonisti, e la colpevolezza del meno sospettabile. Tutto déjà vu, d’accordo, ma il significato di ogni elemento narrativo è qui fortemente simbolico. Non a caso mancano tutti gli elementi scenici consueti (inseguimenti di macchine, sparatorie e colluttazioni fra maschi che cadono feriti e si rialzano sempre, ecc.). Tuttavia, quando il gioco intellettuale è troppo difficile, si corrono dei rischi, e ciò ha provocato il rigetto e l’incomprensione da parte di critici e spettatori, forse sorpresi dalla esibizioni fisiche e verbali del sesso come veramente è, senza filtri che consentano la visione e la condivisione da parte del grande pubblico. Il detective Malloy (Mark Ruffalo) è il simbolo della virilità ortodossa, quella che piace tanto alle donne ed è spesso motivo delle loro sofferenze: bello e imponente, distaccato e arrogante, sensuale e infedele, sicuro di sé e poco intelligente (a tal punto di non accorgersi, pur essendo detective, che per anni è vissuto fianco a fianco con un serial killer). A connotare ancora di più la sua figura, la regista gli ammolla un paio di baffi ispanico-islamici ed un vocabolario da scaricatore di porto. Lei, Frannie (Meg Ryan), è un’insegnante, sensibile ma sola, con un estremo bisogno di sesso e affetto. Ovviamente i due finiscono a letto durante le indagini sull’omicidio di due donne (una delle quali è la sorella di Frannie). Con la rappresentazione dei loro rapporti carnali, libera dai falsi pudori a cui il pubblico è abituato (senza personaggi che si alzano dal letto avvolti da un lenzuolo come se fossero in piazza), il cinema nordamericano viene messo a nudo, in tutti i sensi, grazie anche alla mancanza degli elementi scenici suddetti (se si toglie il contenente, in assenza di contenuti, che cosa rimane?). Così il discorso si sposta subito su temi seri, lei incatena l’uomo con le manette di servizio, per un gioco erotico che simboleggia il possesso e l’esclusività che la donna vorrebbe esercitare sull’uomo, contrastandone lo spirito libertino. Ma le manette assumono subito un nuovo ruolo quando un indizio casuale porta Frannie a credere che il serial killer sia proprio lui, il suo amante infedele ma tanto desiderato. E mentre lui rimane prigioniero, lei cade nelle grinfie del serial killer vero. Priva della protezione dell’uomo/detective che lei stessa ha reso impotente di agire, la donna riesce a uccide il killer e ritorna a casa sporca del suo sangue. E qui il suggestivo epilogo: per pochi secondi la vediamo entrare a casa e distendersi a fianco del “suo” uomo, lui ancora legato, lei rassegnata.
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roberto
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giovedì 27 marzo 2008
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capolavorooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
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è un capolavoror, non avete capito un cavolo del enio della Campion, stete troppo attenti alle perette di quegli insulsi di Koreani che parlano con il limone in bocca. Qui c'è desiderio, amore , carne e umore da vendere, non le solite sciocchezze pseudo intellettualoidi e cervellotiche. Rivedetelo
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(di alfiere)
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pennylane
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martedì 19 febbraio 2008
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colonna sonora
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il film farà anke pena...ma la colonna sonora è bellissima.qualcuno sa x caso il titolo della canzone ke è anke nel trailer?
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dedoverde
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mercoledì 26 settembre 2007
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che noia...
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nel corso del film mi sono addormentato....thriller...?!....comunque almeno la Meg Ryan ci lascia vedere qualcosa di buono...un sedere niente male Meg!!
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kiara
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mercoledì 1 agosto 2007
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help for the song
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salve potrei sapere se per caso del film in the cut esiste una colonna sonora???cerco dannatamnete una kanzone ke si trova anke nel trailer ma nn so kome si kiama se mi potete aiutare per favore grzie mille baci kiara
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lola
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venerdì 13 aprile 2007
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solo per gli occhi
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pessimo, inconsistente per quanto dolcemente surreale, c'è tuttavia un serissimo motivo per cui vale la pena di vedere questo film : Ruffalo.Ha un impatto fortissimo, per quanto interpreti un personaggio banalmente stereotipato riesce a salvare il salvabile: pura contemplazione del bell'attore.
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anto
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lunedì 23 ottobre 2006
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in the cut... guarda oltre
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Ho letto la recensione pessima del film...
ma è tutto non vero! il film trasmette qualcosa... e nnon è forse questo il senso di girare un film???!!! Guarda oltre le semplice scene.. e scoprirai la passione... la voglia di essere presa da uomo... di essere posseduta e di possedere!! la voglia di capire che dietro un volto c'è un sentimento odio, amore, passione ... voglia di amare!! il film ti da molto.. molto più di qualsiasi altro film che ottiene incassi mostruosi nelle sale... lui è fantastico . . starno.. magnetico e qualsiasi donna almeno durante un secondo del film ha sperato di incontrarlo e di provare un brivido lungo la schiena . . .
lei .. enigmatica .. look strepitoso .. e kavolo.
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Ho letto la recensione pessima del film...
ma è tutto non vero! il film trasmette qualcosa... e nnon è forse questo il senso di girare un film???!!! Guarda oltre le semplice scene.. e scoprirai la passione... la voglia di essere presa da uomo... di essere posseduta e di possedere!! la voglia di capire che dietro un volto c'è un sentimento odio, amore, passione ... voglia di amare!! il film ti da molto.. molto più di qualsiasi altro film che ottiene incassi mostruosi nelle sale... lui è fantastico . . starno.. magnetico e qualsiasi donna almeno durante un secondo del film ha sperato di incontrarlo e di provare un brivido lungo la schiena . . .
lei .. enigmatica .. look strepitoso .. e kavolo.. alla fine conquista lui!!!
e le frasi che legge ... mitiche! :)
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nico.
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giovedì 12 gennaio 2006
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a me è piaciuto...
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credo invece che sia un bellissimo film....è vero,l'aspetto thriller nn è un granchè...ma la fotografia t fa entrare dentro la storia,dentro il film...poi le musiche...l'aspetto dei personaggi...nn tutto il cinema deve essere perfetto..un film deve farci vedere..deve emozionarci..deve un pò impressionarci...a me ha dato tanto..
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elia
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giovedì 6 ottobre 2005
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passo falso del thriller
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Visivamente disturbante ad ogni sequenza, In the cut non regala neanche mezza delle sorprese che erano state sbandierate con la presentazione. Meg Ryan percorre con un'aria inebetita tutto il film, mentre Ruffalo è del tutto inesistente. Forse, però, neanche due eccellenti attori avrebbero potuto esprimere le loro capacità con una sceneggiatura così risibile. Il film non riesce ad essere un thriller in nessuna momento nonostante la scelta di inquadrature ed ambienti denunci lo sforzo che la regista fa in questo senso.Conseguentemente l'attenzione dello spettatore si disperde mentre cerca di dare un filo logico al tutto.
La presunta performance erotica (ma dove?) della Ryan è stata sfruttata per creare un'attesa che poi alla fine è stata tradita, regalandoci qualche minuto di nudità esplicite francamente evitabili.
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Visivamente disturbante ad ogni sequenza, In the cut non regala neanche mezza delle sorprese che erano state sbandierate con la presentazione. Meg Ryan percorre con un'aria inebetita tutto il film, mentre Ruffalo è del tutto inesistente. Forse, però, neanche due eccellenti attori avrebbero potuto esprimere le loro capacità con una sceneggiatura così risibile. Il film non riesce ad essere un thriller in nessuna momento nonostante la scelta di inquadrature ed ambienti denunci lo sforzo che la regista fa in questo senso.Conseguentemente l'attenzione dello spettatore si disperde mentre cerca di dare un filo logico al tutto.
La presunta performance erotica (ma dove?) della Ryan è stata sfruttata per creare un'attesa che poi alla fine è stata tradita, regalandoci qualche minuto di nudità esplicite francamente evitabili.
Inguardabile.
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gianpaolo
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martedì 17 maggio 2005
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volgare "harakiri"
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In genere a titoli come questo si è soliti abbinare,..lo stereotipato termine "torbido",....al di là di facili eufemismi questa scadentissima "performance" della regista neozelandese è un autentico "suicidio" artistico.
Com'è lontana la "Campion" di "Lezioni di piano".
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