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Il film s'inserisce nel clima di tentativo di revisionismo storico dei primi anni del secondo millennio. Senonchè la strumentalizzazione, perchè di questo si tratta, è lampante. Squitieri, in polemica con gli storici di sinistra, sostiene che la sua denuncia del brigantaggio come fenomeno politico-sociale, è un sasso nello stagno dell'omologazione di certi storici asserviti e dediti ad una narrazione di comodo, in linea e a difesa della storiografia ufficiale che vorrebbe vedere il fenomeno del brigantaggio soltanto sotto l'aspetto delinquenziale. Peccato che la rivendicazione del regista giunge con un ritardo di 42 anni.A questa conclusione interpretativa era giunto già Franco Molfese (Storia del brigantaggio dopo l'unità d'Italia, Feltrinelli, 1966), Tommaso Pedìo e altri storici (di sinistra). Pertanto, benvenuto, non è mai troppo tardi.
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