linda polverari
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domenica 13 settembre 2009
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carlito
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Tratto da due romanzi del giudice della Corte Suprema di New York: Edwin Torres, e sceneggiato magistralmente da David Koepp, il film inizia dalla fine con l’inquadratura in primo piano del protagonista che, come in una sorta di visione onirica che precede la morte caratterizzata dalla sua stessa voce narrante, ci prende per mano e ci porta a conoscere la sua storia:
Carlos Brigante (Al Pacino), boss della droga newyorkese di origine portoricana, nel 1970 viene arrestato salutando per sempre la sua fidanzata, Gail (Penelope Ann Miller), perché condannato a scontare trent’anni. Riesce a uscire di prigione dopo solo cinque anni, grazie alla bravura del suo avvocato e amico David Kleinfeld (Sean Penn).
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Tratto da due romanzi del giudice della Corte Suprema di New York: Edwin Torres, e sceneggiato magistralmente da David Koepp, il film inizia dalla fine con l’inquadratura in primo piano del protagonista che, come in una sorta di visione onirica che precede la morte caratterizzata dalla sua stessa voce narrante, ci prende per mano e ci porta a conoscere la sua storia:
Carlos Brigante (Al Pacino), boss della droga newyorkese di origine portoricana, nel 1970 viene arrestato salutando per sempre la sua fidanzata, Gail (Penelope Ann Miller), perché condannato a scontare trent’anni. Riesce a uscire di prigione dopo solo cinque anni, grazie alla bravura del suo avvocato e amico David Kleinfeld (Sean Penn).Carlito è un uomo diverso, il carcere sembra averlo cambiato. Ritorna nel suo vecchio quartiere dover ritrova i vecchi “amici” del suo giro malavitoso. Non nega o rinnega l’amicizia a nessuno di loro ma vuole andare per la sua strada. Preferisce tenersi lontano dai loro loschi affari, è deciso a farla finita con quell’ambiente. Prende in gestione un nightclub, Il Paradise, in attesa di riuscire a fare parecchia “grana” che gli permetta di trasferirsi alle Bermuda, aprire un autonoleggio, e vivere onestamente insieme con la sua amata Gail.Ma non ha fatto i conti con l’ineluttabilità del destino. Kleinfeld, avvocato cocainomane all’ultimo stadio e corrotto fino al midollo ha soffiato un milione di dollari a Tony Taglialucci, un capo mafia italiana finito in galera, che glielo aveva affidato per corrompere un testimone chiave nel processo a suo carico. Taglialucci viene condannato a trent’anni di galera e giura di uccidere Kleinfeld se no lo aiuta ad evadere. L’Avvocato chiede aiuto a Carlito il quale non può rifiutargli questo favore perché mosso dalla fraterna amicizia che li lega e dalla riconoscenza nei suoi confronti per averlo salvato dal carcere a vita, ma sa bene che: “Questo è quel genere di favore che uccide più veloce di una pallottola”.Per risolvere i problemi dell’amico sarà costretto a riprendere le armi e a scontrarsi con gente pericolosa, compromettendo i suoi progetti futuri e il suo rapporto con Gail.Pur facendo di tutto per non farsi beccare dai mafiosi contro cui si è messo, verrà tradito dall’amico e confidente, nonché suo collaboratore al locale: Pachanga (Luiz Guzman) che lo venderà per pochi soldi a Benny Blanco (John Leguizamo), nuovo Boss emergente che ha giurato di uccidere Carlito dopo che quest’ultimo lo ha cacciato dal "Paradise" umiliandolo davanti a tutti. Ed è nella meravigliosa sequenza finale, quando Carlito è deciso a scappare con Gail, che avrà la certezza di non poter realizzare i suoi sogni nella rocambolesca corsa verso il treno della salvezza inesorabilmente scandita dalla morte.Gli attori secondari sono tutti nella parte, dalla Miller a Guzmann passsando per Leguizamo fino a Viggo Mortensen, straordinariamente bravo nella parte dell'ex deliquente costretto su una sedia a rotelle.Sean penn è da brividi nel ruolo del cocainomane che trascina all’inferno il suo migliore amico.La ripresa di Brian De Palma è spietata, piena di malinconica speranza e di tragica consapevolezza finemente alternata tra la violenza e l’amore, intrappolata nello sguardo straziato e rassegnato di un Al Pacino intenso e appassionato.
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riccardo
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giovedì 3 marzo 2005
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bellissimo
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Carlito, nonostante tutti gli sforzi per liberarsi del suo passato deve fare i conti con l'ambiente degradato in cui è nato e vissuto e i loschi figuri che lo popolano. E' un bellissimo affresco. Bravissimi sia Pacino che Penn. Ottimo il doppiaggio di Giannini, ma Pacino è già bravo di suo. Imperdibile.
Chi gurda i premi per scegliere un film di solito non ne capisce molto e comunque perde buona parte di bei capolavori.
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darjus
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venerdì 13 aprile 2007
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la summa della poetica dell'antieroe romantico
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L’ex narcotrafficante Carlos “Carlito” Brigante (Pacino, che con barba incolta e sguardo da duro romantico, interpreta uno dei suoi personaggi più belli, fiero e leale, concreto e sognatore) esce anticipatamente di prigione grazie ad un cavillo legale. Sinceramente redento e pentito della sua vita passata cerca di coronare il suo sogno. Lasciarsi indietro il barrio (il nome spagnolo per chiamare il quartiere ispanico di New York) per vendere macchine su un’isola ai tropici. Nel percorso verso il suo sogno cercherà di coinvolgere la sua ex fiamma, Gail (Ann-Miller, dolce e forte, sensuale e rassicurante: la donna con cui progettare un futuro ai tropici), di cui è ancora innamorato, ma sarà ostacolato proprio dal suo avvocato, Dave (Penn, che ruba la scena a Pacino, con un’interpretazione memorabile, per quanto istrionica ed eccessiva), che lo aveva salvato dalla prigione.
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L’ex narcotrafficante Carlos “Carlito” Brigante (Pacino, che con barba incolta e sguardo da duro romantico, interpreta uno dei suoi personaggi più belli, fiero e leale, concreto e sognatore) esce anticipatamente di prigione grazie ad un cavillo legale. Sinceramente redento e pentito della sua vita passata cerca di coronare il suo sogno. Lasciarsi indietro il barrio (il nome spagnolo per chiamare il quartiere ispanico di New York) per vendere macchine su un’isola ai tropici. Nel percorso verso il suo sogno cercherà di coinvolgere la sua ex fiamma, Gail (Ann-Miller, dolce e forte, sensuale e rassicurante: la donna con cui progettare un futuro ai tropici), di cui è ancora innamorato, ma sarà ostacolato proprio dal suo avvocato, Dave (Penn, che ruba la scena a Pacino, con un’interpretazione memorabile, per quanto istrionica ed eccessiva), che lo aveva salvato dalla prigione. Il film si apre e si chiude con la stessa scena in un cerchio perfetto al quale non manca nulla. L’unhappy-end è l’unica conclusione possibile (e ricorda l’amaro finale di Casablanca) per una storia romantica come poche che utilizza la metafora del gangster pentito e a caccia di un sogno, come metafora della ricerca della felicità e della propria realizzazione in un mondo più puro, che si può solo sfiorare, ma non raggiungere. L’essenza più intimistica e romantica di “Carlito’s way” è nel concetto di perdita-sconfitta e nella lotta passionale e illusoria che un uomo ingaggia, nel tentativo impossibile di realizzare il suo sogno, mantenendosi leale e giusto nei confronti di chi lo circonda. In secondo piano De Palma ritrae una New York corrotta e cinica, in cui le persone leali, sognatrici e di cuore (“This city is no good for two big hearts like ours”, dice Carlito a Gail) non hanno scampo soprattutto se nostalgiche degli ideali del passato (siamo a metà degli anni ’70). Splendida la musica, diretta da Patrick Doyle e intervallata a classici della Disco degli anni Settanta. Perfetta, infine, la regia di De Palma (è, sin ora, il suo miglior film) che non rinuncia a nulla pur di incantare, emozionare e coinvolgere: piani sequenza lunghissimi e pieni di tensione, riprese dall’alto e dal basso, da lontano e ravvicinatissime, nonché il ralenty, quando serve. ****
http://lemierecensioni.blog.tiscali.it/
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alberto.dif
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venerdì 9 luglio 2010
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criminale dall'animo buono.
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Brian De Palma disegna un bellissimo film dove Al Pacino interpreta Carlos Brigante detto Carlitos un criminale portoricano appena uscito di galera che vuole estraniarsi dalla malavita locale e raccimolare i soldi necessari per cambiare vita e trasferirsi con l'amore della sua vita lontano da tutto quel crimine. Film Drammatico dal finale capolavoro e inaspettato.CONSIGLIATO
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frank slade
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sabato 14 luglio 2012
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storie di uomini..
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Il film del tipico portoricano che come un pesce nell'oceano sa che prima o poi sarà mangiato da un pesce più grosso. La storia di Carlito Brigante in ogni tratto è sempre accesa e interessante, passando da scene di strada e di gangsta e soffermandosi poi in una parentesi amorosa con la donna prima di lasciare nuovamente spazio alle avventure nel Club Paradise. Non è una scalata al potere come suggerisce il genere e probabilmente anche il titolo, è invece un ritorno alla vita normale che ormai è macchiata ed è impossibile distaccarsi da certa gente e certi luoghi. Tuttavia con la sua forza di volontà e soprattutto intelligenza riuscirà a riambientarsi da cittadino pulito pur non raggiungendo il suo scopo.
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Il film del tipico portoricano che come un pesce nell'oceano sa che prima o poi sarà mangiato da un pesce più grosso. La storia di Carlito Brigante in ogni tratto è sempre accesa e interessante, passando da scene di strada e di gangsta e soffermandosi poi in una parentesi amorosa con la donna prima di lasciare nuovamente spazio alle avventure nel Club Paradise. Non è una scalata al potere come suggerisce il genere e probabilmente anche il titolo, è invece un ritorno alla vita normale che ormai è macchiata ed è impossibile distaccarsi da certa gente e certi luoghi. Tuttavia con la sua forza di volontà e soprattutto intelligenza riuscirà a riambientarsi da cittadino pulito pur non raggiungendo il suo scopo. E' difficile stabilire in questi generi chi sia il buono e chi il cattivo, qui il confine invece risulta marcato, almeno sentimentalmente, ed è possibile affermare la vittoria del cattivo, la vittoria appunto del pesce diventato grosso. "La galera lo ha castrato" dice lui stesso, in realtà lo ha aiutato a capire la strada giusta. L'unica sua ricaduta avviene all'uscita di galera tentando di aiutare il cugino in un blitz di gangsta, tutto il resto del film il personaggio mostra grande intuizione e "onestà", scoprendo il microfono del vecchio amico carcerato prima e aiutando un grande Sean Penn a liberarsi dei siciliani, dopo. E' interessante notare come in questo percorso di vita a ritroso di Carlito le persone a lui care prendano comunque la strada opposta: Pachanga non è così fidato e ha un "prezzo", l'avvocato si mette nei guai trasformandosi anche lui in gangsta e vendendolo alla polizia, e chi lo stimava, lo vedeva come un esempio costatando l'irriverenza e l'antipatia di Carlito lo stronca, Benny Blanco. Nonostante abbia sempre un certo fiuto per i guai decide lo stesso, anche dopo i suggerimenti del socio, di tenersi Pachanga vicino che in una cornice fatta di onestà e orgoglio mafioso risulta essere il "peggiore" offrendolo su un piatto d'argento al giovane Benny Blanco, che ricambia la cortesia nel peggiore dei modi. Le scene, le musiche e i dialoghi trascinano lo spettatore nel film in una maniera straordinaria, accendendo un amore inconscio per Carlito che alla fine del film porta un'infinita tristezza. L'insegnamento risulta pesante e di stile Sartriano, è difficile sfuggire dalla vita e dalle circostanza, invece forse la forza di volontà può aiutare a cambiare resistendo alle forze avverse, quando è possibile. Da segnalare un grande Sean Penn che forse risulta offuscato da Al Pacino ma dimostra la sua grande abilità di attore, passando da un avvocato rispettato a un "uomo di mondo" se cosi si può dire. GENERE: STORIA DI UOMINI
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ilpredicatore
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lunedì 6 dicembre 2010
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un capolavoro immenso. un sublime al pacino.
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Inizia con una conclusione, confermandoci ciò che De Palma cerca da sempre in ogni film: qualcosa di originale. Poi si torna indietro. Carlito Brigante esce di galera dopo cinque anni e non è più il gangster di una volta. Carlito Brigante è redento, si pente di tutto quello che ha fatto, si è reso conto che quella merda di strada dove ha vissuto e spacciato lo porterà all'inferno se non se ne andrà via e tutto ciò che sogna, adesso che è libero, è fuggire su un'isola da cartolina per fare l'autonoleggiatore. Possibilmente con Gail (brava e sensuale la Miller), la ragazza che ha amato, bellissima, aspirante stella di Broadway che però fa spettacoli di striptease nei locali notturni. Piano piano Carlito mette i soldi da parte, ma, mentre ha recuperato il rapporto con Gail, l'amico e avvocato Kleinfeld gli chiede un favore molto grosso e pericoloso.
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Inizia con una conclusione, confermandoci ciò che De Palma cerca da sempre in ogni film: qualcosa di originale. Poi si torna indietro. Carlito Brigante esce di galera dopo cinque anni e non è più il gangster di una volta. Carlito Brigante è redento, si pente di tutto quello che ha fatto, si è reso conto che quella merda di strada dove ha vissuto e spacciato lo porterà all'inferno se non se ne andrà via e tutto ciò che sogna, adesso che è libero, è fuggire su un'isola da cartolina per fare l'autonoleggiatore. Possibilmente con Gail (brava e sensuale la Miller), la ragazza che ha amato, bellissima, aspirante stella di Broadway che però fa spettacoli di striptease nei locali notturni. Piano piano Carlito mette i soldi da parte, ma, mentre ha recuperato il rapporto con Gail, l'amico e avvocato Kleinfeld gli chiede un favore molto grosso e pericoloso. Il capolavoro di De Palma, perfino migliore e più completo de Gli Intoccabili, uno dei film più belli degli ultimi quarant'anni, senza imperfezioni, non una sola inquadratura lasciata al caso, non una sola sequenza che non lasci il segno. Carlito's Way è la summa della carriera del regista, vi comprende tutte le sue ossessioni. De Palma qui dà libero sfogo al suo stile: la telecamera diventa un occhio hitchcockiano che insegue incessantemente Carlito, silenziosa e osservatrice. A volte si contorce, a volte si capovolge, a volte si guarda attorno come un bambino curioso. E così vediamo Carlito mentre cerca di rintracciare l'amata Gail, lo vediamo mentre, incantato, da un tetto e sotto la pioggia la osserva al palazzo di fronte che fa danza classica. Lo vediamo mentre esce dal retro del locale, seguendo i due scagnozzi che portano via un pezzente di nome Benny Blanco che lo ha appena provocato. E lui si volta indietro più volte, quasi come se si sentisse osservato. La strada ti tiene d'occhio, Carlito, ti tiene d'occhio continuamente. E lo vediamo anche mentre cerca di stare alla larga dai guai, mentre ama Gail, mentre non può fare a meno di accettare di aiutare il suo migliore amico, fino alla conclusione finale. Come cita uno degli slogan del film, è difficile sfuggire a un destino criminale. Carlito però ce la mette tutta. Ci sono almeno due sequenze da antologia: quella nel locale dove accompagna il cugino a fare una “consegna” e poi l'ultima mezz'ora, dove tensione e suspense sono perfette e si arriva a una stazione che omaggia la scena della carrozza de Gli Intoccabili. Meravigliosa l'ultima sequenza di un bravo Sean Penn, con un'alternanza di scene che lascia senza fiato. Che grande, De Palma. E' un geometra, un matematico cinematografico, sa perfettamente come attirare l'attenzione dello spettatore, coinvolgerlo, destarlo, motivarlo, fino a raggiungergli il cuore. E fa di Carlito's Way un gangster movie che allo stesso tempo è un noir, un mèlo, un film d'azione, un dramma, frullando generi su generi. E alla fine innamorarsi di quell'avanzo di galera portoricano di Carlito non è difficile, anzi. Così ogni volta che lo riguarderemo, spereremo che salga su quel treno, con Gail, e che vada su quell'isola a ballare con lei sulla spiaggia davanti al tramonto. Accompagnato anche da una voce fuori campo che è poesia e con quella che forse è la migliore interpretazione di Pacino (ma bravissimo anche il doppiatore Giannini), un capolavoro memorabile, che entra nel cuore, impossibile da separarsene, un po' sottovalutato da critica e pubblico. Siamo nella quintessenza del cinema contemporaneo.
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alex41
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mercoledì 8 dicembre 2010
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carlito's way: il secondo volto di al pacino.
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In certi punti di vista, la storia del film "Carlito's Way" è nettamente superiore a quella del vecchio capolavoro indimenticabile che era "Scarface". Il regista Brian De Palma torna a dirigere uno dei più grandi attori mondiali, Al Pacino, in un ruolo indimenticabile, più maturo di quel sadico e storico gangster che era Tony Montana. Stavolta, il personaggio di Pacino è un uomo che, appena uscito di galera dopo quasi cinque anni, è stanco della vita del gangster, ma mentre era in galera, qualcun'altro indisturbato tenterà di farlo fuori. Carlito dovrà riuscire da solo a farli fuori tutti senza contare su nessuno, neanche sul suo fidato avvocato che, in seguito a un omicidio per sua mano, passerà come dice Carlito "dall'altra parte", cioè dall'avvocato al gangster.
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In certi punti di vista, la storia del film "Carlito's Way" è nettamente superiore a quella del vecchio capolavoro indimenticabile che era "Scarface". Il regista Brian De Palma torna a dirigere uno dei più grandi attori mondiali, Al Pacino, in un ruolo indimenticabile, più maturo di quel sadico e storico gangster che era Tony Montana. Stavolta, il personaggio di Pacino è un uomo che, appena uscito di galera dopo quasi cinque anni, è stanco della vita del gangster, ma mentre era in galera, qualcun'altro indisturbato tenterà di farlo fuori. Carlito dovrà riuscire da solo a farli fuori tutti senza contare su nessuno, neanche sul suo fidato avvocato che, in seguito a un omicidio per sua mano, passerà come dice Carlito "dall'altra parte", cioè dall'avvocato al gangster. Il risultato è un capolavoro, ingiustamente non ha avuto lo stesso impatto che ebbe "Scarface" oggi, eppure è un film che mostra un personaggio pronto a rischiare di tutto pur di lasciare finalmente il campo della mafia e vivere finalmente una vita tranquilla e lontano dai guai. Al Pacino ci regala un'altra intensa interpretazione, meno sadica di Tony Montana ma nello stesso tempo più credibile. Da Oscar soprattutto Sean Penn nel ruolo dell'avvocato e il giovane John Leguizamo in un ruolo sinistro che nel film diventerà uno dei più importanti. La storia fila liscia senza sbavature, la regia di De Palma è impeccabile: buone panoramiche, ottimi piani sequenza. Un film indimenticabile, tra "Scarface" e "Gli Intoccabili", complimenti soprattutto a Giannini per il doppiaggio. Stra consigliato.
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gaety
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mercoledì 19 dicembre 2007
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uno dei migliori film di brian de palma
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Ambientato nella Harlem ispanica dell'East river,"carlito's way" è l'avvincente storia della vita di Carlos Brigante,un malavitoso portoricano,impegnato in giri di eroina e che dopo cinque anni di carcere,decide di cambiare vita acquistando per metà una discoteca molto frequentata, ma nonostante i suoi enormi sforzi, a causa di uno sbandato avvocato che gioca a fare il gangster e delle molte conoscenze ancora potenti nell'ambito della droga,Carlito non riesce a scappare alle bahamas dal suo torbido passato e viene ucciso dopo molte avversità da Danny Blanco un giovane spacciatore che prende il suo posto nel mercato della cocaina e dell'eroina.
La storia inizia direttamente con la morte del protagonista Carlito,ed è quindi raccontata in flashback.
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Ambientato nella Harlem ispanica dell'East river,"carlito's way" è l'avvincente storia della vita di Carlos Brigante,un malavitoso portoricano,impegnato in giri di eroina e che dopo cinque anni di carcere,decide di cambiare vita acquistando per metà una discoteca molto frequentata, ma nonostante i suoi enormi sforzi, a causa di uno sbandato avvocato che gioca a fare il gangster e delle molte conoscenze ancora potenti nell'ambito della droga,Carlito non riesce a scappare alle bahamas dal suo torbido passato e viene ucciso dopo molte avversità da Danny Blanco un giovane spacciatore che prende il suo posto nel mercato della cocaina e dell'eroina.
La storia inizia direttamente con la morte del protagonista Carlito,ed è quindi raccontata in flashback.
ottima regia di Brian De Palma e stupenda interpretazione di al pacino che come già visto in film come "il padrino" e "scarface" sa calarsi benissimo nei panni dei malviventi e sa tenere il pubblico fermo e muto sulla poltrona.
Questo film, non solo vuole dimostrare che una volta entrato in giri loschi è difficile uscirne, ma anche che la criminalità organizzata cambia,si evolve ed è sempre più al passo con i tempi.
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[+] uno dei migliori film di de palma...
(di el fabuloso'94)
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paperino
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martedì 31 maggio 2011
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capolavoro nel suo genere
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Uno dei migliori film di questo genere che abbia visto. Grandi come sempre Al Pacino e Sean Penn e la regia è a mio parere perfetta.
Un film che si guarda " tutto d'un fiato", sempre in tensione e che lascia ampio spazio alla caratterizzazione psicologica dei due protagonisti ma senza eccessi nel voler in qualche modo giustificare le loro azioni e decisioni.
Ci scorrono davanti agli occhi e nella coscienza il bene e il male, i legami familiari e la crudeltà, il senso dell'onore e il tradimento, l'amore con tutte le sue contraddizioni, la vita balorda e il tentativo di riscattarsi dal proprio passato.
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Uno dei migliori film di questo genere che abbia visto. Grandi come sempre Al Pacino e Sean Penn e la regia è a mio parere perfetta.
Un film che si guarda " tutto d'un fiato", sempre in tensione e che lascia ampio spazio alla caratterizzazione psicologica dei due protagonisti ma senza eccessi nel voler in qualche modo giustificare le loro azioni e decisioni.
Ci scorrono davanti agli occhi e nella coscienza il bene e il male, i legami familiari e la crudeltà, il senso dell'onore e il tradimento, l'amore con tutte le sue contraddizioni, la vita balorda e il tentativo di riscattarsi dal proprio passato.
Carlito fa le sue scelte come meglio crede e come la vita gli impone: a modo suo, come dice esplicitamente il titolo...
La morte arriva come qualcosa di ineluttabile ma dolce allo stesso tempo nella speranza di aver lasciato dietro di se un seme che cada in un terreno migliore e coltivato nel modo giusto.
Questo il pensiero che dà un senso alla sua esistenza e alla sua fine mentre contempla il manifesto dove si legge " la via per il paradiso" che prende vita mostrandoci la sua donna e suo figlio che danzano... Un finale indimenticabile come il film.
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ultimoboyscout
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martedì 4 settembre 2012
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il ruggito di brian depalma!
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Oggi tutti sanno chi è Carlito Brigante, eppure quando uscì il film venne snobbato e criticato aspramente. Al Pacino interpreta magistralmente il narcotrafficante di origini portoricane che, grazie ad un cavillo giudiziario, riesce ad uscire di prigione ben prima che scontasse la sua pena. Una volta fuori cerca di riciclare la sua vita reinventandosi gestore di un locale notturno, ma il suo avvocato lo coinvolge suo malgrado in omicidio nel quale resterà fatalmente impigliato. Il film rappresenta un punto altissimo del cinema di DePalma, rappresenta alla perfezione il romanticismo dei perdenti e della sconfitta inevitabile, perchè è chiaro fin da subito che fine farà Brigante.
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Oggi tutti sanno chi è Carlito Brigante, eppure quando uscì il film venne snobbato e criticato aspramente. Al Pacino interpreta magistralmente il narcotrafficante di origini portoricane che, grazie ad un cavillo giudiziario, riesce ad uscire di prigione ben prima che scontasse la sua pena. Una volta fuori cerca di riciclare la sua vita reinventandosi gestore di un locale notturno, ma il suo avvocato lo coinvolge suo malgrado in omicidio nel quale resterà fatalmente impigliato. Il film rappresenta un punto altissimo del cinema di DePalma, rappresenta alla perfezione il romanticismo dei perdenti e della sconfitta inevitabile, perchè è chiaro fin da subito che fine farà Brigante. E la suspence c'è nonostante il finale è quello che ci si aspetti e proprio qui sta l'immensa bravura del regista. Il suo stile impareggiabile e una sceneggiatura solidissima (ispirata da due libri-verità di Edwin Torres) bastano a rendere il film indimenticabile, film che incarna la rinascita di Depalma dopo alcune prove non del tutto riuscite. "Carlito's way", invece, risulta teso, affascinante e avvolgente, dalla confezione splendida, ricco di virtuosismi non fini a se stessi, un noir fuori tempo e lontanissimo dalle regole del momento, ricco di scene d'azione indimenticabili e con due attori meravigliosi: copisce Al Pacino, doppiato in maniera assolutamente perfetta da Giannini, ma a tupire è Sean Penn, l'avvocato yuppie luciferino, in uno dei suoi momenti più ispirati della carriera. Alza il tiro il regista, deciso a dare una sferzata a una carriera in declino, tornando ad un genere a lui caro, quello del gangster movie, ma la genialità sta nell'averlo modificato, incentrando la storia su un eroe perdente a mutandolo in un noir romantico, malinconico e decadente in cui la brama di potere e l'arroganza (si pensi a "Scarface") sono sostituiti dalla voglia di una vita serena e tranquilla e desideri di pace e semplicità. Strepitosi i giochi cromatici, in particolare quelli della sequenza inizale, con la macchina da presa che sembra fluttuare finendo per soffermarsi sul primo piano degli occhi profondi di Carlito che intensamente osservano un cartello pubblicitario con scritto "Escape to Paradise", a rappresentare quel sogno che inesorabilmente se ne sta andando e che sancisce la sconfitta dell'eroe.
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