teotibi
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domenica 8 marzo 2009
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il cuoco,il ladro,sua moglie,l'amante e greenaway
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Prima di questa pellicola ammetto di aver solo sentito parlare del poliedrico artista gallese, Peter Greenaway…ed ora che l’ho scoperto sono curioso di andare a indagare meglio ed in maniera più approfondita nella sua filmografia.
IL CUOCO, IL LADRO SUA MOGLIE E L’AMANTE è risultato per me, al primo sguardo, un capolavoro inaspettato e di forte impatto visivo.
La prima cosa che colpisce infatti è la costruzione delle immagini, con una predominanza di colori vivi e accesi (in particolare del rosso) che proprio sembrano dipingere la pellicola come si fa con la tela, imprimendovi un forte accento sulla passionalità, la carnalità che pervade la storia che il regista si appresta a raccontare.
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Prima di questa pellicola ammetto di aver solo sentito parlare del poliedrico artista gallese, Peter Greenaway…ed ora che l’ho scoperto sono curioso di andare a indagare meglio ed in maniera più approfondita nella sua filmografia.
IL CUOCO, IL LADRO SUA MOGLIE E L’AMANTE è risultato per me, al primo sguardo, un capolavoro inaspettato e di forte impatto visivo.
La prima cosa che colpisce infatti è la costruzione delle immagini, con una predominanza di colori vivi e accesi (in particolare del rosso) che proprio sembrano dipingere la pellicola come si fa con la tela, imprimendovi un forte accento sulla passionalità, la carnalità che pervade la storia che il regista si appresta a raccontare.
I personaggi, molto ben caratterizzati, sono grotteschi, buffi, ma molto più spesso atroci nelle loro scelte e azioni…A partire dalla figura del ladro, interpretato da un ispirato Michael Gambon, che è realmente disgustoso, un porco, un criminale senza scrupoli…ma profondamente stupido. Il cuoco ((Richard Bohringer), “ovviamente francese”, con tutti i cliché che il personaggio prevede (r moscia inclusa), che si trova a fronteggiare situazioni via via più grottesche, mantenendo però sempre il medesimo aplomb…fino ad un finale che è il matrimonio ideale tra Eros e Thanatos.
La moglie è una splendida Helen Mirren, di gran classe, annoiata, snob e disgustata dal marito al punto di trovarsi un amante proprio sotto il suo naso, nel locale di cui egli è padrone e dove peraltro si svolge l’intera vicenda.
Alan Howard è l’amante, il classico simbolo dell’intellettuale silenzioso contrapposto alla chiassosa ignoranza del marito di lei.
I dialoghi sono costanti, assurdi, spesso davvero stomachevoli…è infatti bene dire, che il film è sconsigliato a chi è debole in questo senso, perché è un vero e proprio oltraggio alle “comuni” convenzioni narrative del cinema moderno…un pugno nello stomaco, un po’ come lo è Arancia Meccanica del non troppo distante Kubrick.
Certo forse oggi che il cinema ci ha abituati alla “ricerca della morbosità e dello scandalo” nella maggior parte dei thriller… il film potrebbe non farebbe lo stesso effetto (la pellicola è del 1989)…è pure vero però che il fattore grottesco rende tutto ancor più strano, di conseguenza più inquietante di un normale film horror.
Si sorride per poi voltarsi dall’altra parte disgustati…è una sfida in cui il regista ci sbatte in faccia il peggio, cercando di premere il pedale dell’acceleratore al massimo. E’ come stare seduti accanto a lui mentre questi guida come un pazzo a occhi chiusi su una strada piena di automobili… Prima o poi lo schianto arriva.
Meravigliosa la colonna sonora di Michael Nyman…onnipresente, che accompagna le immagini con cura solenne, spesso scandendone, come un metronomo, il ritmo e l’incedere.
Posso solo dire che adoro questo genere di sfide al cinema, perché sono capaci di dire qualcosa di già detto, con la rabbia di chi vuol dire di più, anche a costo di ferire lo sguardo, rispetto a quanti si stereotipano con evidente stanchezza di idee ed ispirazione, attorno al cinema commerciale di attuale diffusione.
Da notare nel cast, un giovane e già efficace Tim Roth.
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paride86
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venerdì 8 ottobre 2010
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straordinario
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Un film sorprendente e denso di significato che trova, però, nella forma il suo punto di forza. Lo splendore delle luci, dei colori, delle scenografie e il gioco dei costumi lo rende unico.
L'umorismo grottesco e cattivo, invece, fa di questo film un piatto per soli cinefili.
Ottimi attori.
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arnaco
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mercoledì 15 giugno 2016
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realtà o arte
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Molti film, come ad esempio il Padrino, ci hanno abituati ad una immagine edulcorata e quasi signorile del malavitoso; altri ci hanno fatto simpatizzare con un criminale, mediante la descrizione delle vicissitudini affettive e sociali da lui attraversate (spesso fin dall'infanzia). Anche l'Albert mostratoci da Greenaway, per quanto odioso e ripugnante, è abbastanza lontano dalla realtà di certi mafiosi nostrani che tagliano i genitali e li mettono in bocca alle loro vittime o di quegli uomini che bruciano con l'alcool la propria ex-fidanzata, o che fanno di peggio. Almeno in questo film, alla fine, arriva una forma di giustizia, sotto forma di una vendetta tanto rivoltante quanto appagante: è quello che lo spettatore aveva, magari inconsciamente, maturato durante la ripetizione quotidianamente ossessiva delle prepotenze e dei soprusi perpetrati dal protagonista.
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Molti film, come ad esempio il Padrino, ci hanno abituati ad una immagine edulcorata e quasi signorile del malavitoso; altri ci hanno fatto simpatizzare con un criminale, mediante la descrizione delle vicissitudini affettive e sociali da lui attraversate (spesso fin dall'infanzia). Anche l'Albert mostratoci da Greenaway, per quanto odioso e ripugnante, è abbastanza lontano dalla realtà di certi mafiosi nostrani che tagliano i genitali e li mettono in bocca alle loro vittime o di quegli uomini che bruciano con l'alcool la propria ex-fidanzata, o che fanno di peggio. Almeno in questo film, alla fine, arriva una forma di giustizia, sotto forma di una vendetta tanto rivoltante quanto appagante: è quello che lo spettatore aveva, magari inconsciamente, maturato durante la ripetizione quotidianamente ossessiva delle prepotenze e dei soprusi perpetrati dal protagonista. La tremenda giustiziera prima di finirlo con un colpo di pistola gli fa provare cosa significa subire una delle sue abituali violenze e gli massacra il mascolino senso di possesso nei confronti della donna dicendogli: "Mangiagli l'uccello, lo sai bene dove è stato!". Per alcuni è disgustoso, per me è una potente sublimazione della realtà, tipica di un'opera d'arte.
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john doe
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giovedì 4 marzo 2021
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i colori della vita
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Il regista Peter Greenway dirige un film in cui in ogni ambientazione vi è la prevalenza di uno o più colori specifici. I colori sono elementi fondamentali nei costumi e negli oggetti. La storia, di per sé molto semplice ma sviluppata in maniera personalissima, narra le vicende di un uomo rude, violento e volgare (il ladro Albert Spica) che possiede insieme ad un cuoco francese (Richard Borst) un ristorante di lusso, al quale si reca ogni sera per cena con la moglie (Georgina) e i suoi tirapiedi. Nello stesso ristorante la moglie conoscerà un libraio con il quale inizierà una relazione extraconiugale erotica e passionale sotto la copertura del cuoco. Le scenografie immense dei diversi ambienti del ristorante, lo scorrimento dell’immagine attraverso le ambientazioni (grazie ai movimenti di macchina), il sipario all’inizio e alla fine del film, i gesti e le azioni esagerate dei personaggi, il tutto enfatizzato dalle musiche conferisce teatralità alle scene.
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Il regista Peter Greenway dirige un film in cui in ogni ambientazione vi è la prevalenza di uno o più colori specifici. I colori sono elementi fondamentali nei costumi e negli oggetti. La storia, di per sé molto semplice ma sviluppata in maniera personalissima, narra le vicende di un uomo rude, violento e volgare (il ladro Albert Spica) che possiede insieme ad un cuoco francese (Richard Borst) un ristorante di lusso, al quale si reca ogni sera per cena con la moglie (Georgina) e i suoi tirapiedi. Nello stesso ristorante la moglie conoscerà un libraio con il quale inizierà una relazione extraconiugale erotica e passionale sotto la copertura del cuoco. Le scenografie immense dei diversi ambienti del ristorante, lo scorrimento dell’immagine attraverso le ambientazioni (grazie ai movimenti di macchina), il sipario all’inizio e alla fine del film, i gesti e le azioni esagerate dei personaggi, il tutto enfatizzato dalle musiche conferisce teatralità alle scene. L’opera di Greenway è una rappresentazione surreale, grottesca e drammatica dell’amore e della passione che si tramutano in violenza e disperazione.
La teatralità dell’opera è evidenziata ulteriormente dalla suddivisone della pellicola in delle sorta di “atti” dati dai diversi giorni della settimana quando si svolgono le cene. La fotografia risulta importantissima nella costruzione della storia e con la presenza preponderante di colori, ad esempio del rosso nella grande sala delle cene che indica l’eros e la violenza dell’amore e del desiderio che si fanno strada nella narrazione, assume un valore anche simbolico. Ogni ambiente è scandito da colori peculiari come anche il verde e il bianco delle cucine, il bianco dei bagni, il viola e il blu del parcheggio e il marrone della libreria di Michael (l’amante), ma anche gli stessi costumi dei personaggi cambiano a seconda del luogo e del tempo (l’unico a rimanere invariato è quello dell’amante). Ai fini della narrazione è fondamentale anche la simbologia del cibo che si unisce indissolubilmente all’erotismo, alla violenza e ai rapporti tra i personaggi. Tutto questo porterà ad un finale atroce ed impetuoso, ma estremamente coerente, emozionante, grottesco e teatrale come tutta la storia stessa. Una storia anche qui di un amore tanto impossibile quanto passionale dove il desiderio viene soppresso dal contesto e dove tutto non può che sfociare in un finale caricato, violento e tristemente catartico.
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eli
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venerdì 24 marzo 2006
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lontano dai pasti...
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Greenaway è indubbiamente un pittore prestato al cinema. Fotografia ottima e inquadrature che sono dei veri quadri...Ma i simbolismi sono troppi, ridondanti; quanto ai contenuti questo film è rivoltante, nel vero senso della parola. Certo raggiunge il suo scopo: disgustare lo spettatore e disattendere ogni minima aspettativa. Un consiglio: guardare lontano dai pasti.
[+] simbolismi?
(di nathanael.)
[ - ] simbolismi?
[+] guardare lontano dai pasti...
(di rionero)
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