Naso di cane

Lo sceneggiato è ambientato a Napoli, non a Roma. Non ho mai visto immagini così estremamente "reali" come quelle della Napoli malavitosa che Squitieri analizza, sviscera e rappresenta al telespettatore, a mio giudizio, in maniera magistrale. E' un racconto di storie di camorra e quindi anche di droga, due negatività del nostro tempo che camminano quasi sempre parallelamente, ma è soprattutto la storia di un killer apprendista che affitta la sua pistola al miglior offerente e che, con il disappunto di chi vede, si risolverà con una conclusione estrema in quanto, qui per nulla in controtendenza, individui che incarnano il "perdente in tutti i sensi" come Ciro Mele ancorché criminale spietato e cinico, divenuto disumanamente abile, non possono in alcun modo sopravvivere. E' anche un racconto molto composito nel quale si possono cogliere una pluralità di vari temi di largo ed ampio respiro di sottosviluppo sociale, con intrecci di vario genere, dove anche il più nobile dei sentimenti, cioè l'amore e quindi l'amare, sono inseriti con grande bravura. E' una pellicola dove la rappresentazione della violenza è spietata e cruda ma notevolmente accostabile a quelle folli distorsioni a cui regolarmente la vita di tutti i giorni, come su un palcoscenico, tristemente ci affonda.